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22 Giugno 2021 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Il WAI della Bundesbank è salito nuovamente, a 1,5; l’indice è coerente con una crescita del PIL del 3,0% nelle 13 settimane fino al 20 giugno rispetto alle 13 settimane precedenti.

 

COMMENTI:

ITALIAUrsula von der Leyen sarà oggi a Roma per consegnare nelle mani del Presidente del Consiglio Mario Draghi il via libera ufficiale della Commissione europea al Piano di Ripresa e Resilienza italiano.
Secondo quanto emerso da fonti di stampa, l’Italia avrebbe ricevuto il massimo giudizio (A) su 10 degli 11 criteri con cui la Commissione valuta i piani nazionali: il rispetto delle raccomandazioni-paese; il contributo all’occupazione, alla crescita e alla transizione ecologica; l’impegno a non danneggiare l’ambiente e ad avere un impatto durevole sull’economia nazionale; l’obiettivo di aiutare la transizione digitale; regole efficaci per monitorare l’applicazione del piano nazionale di rilancio economico; la coerenza intrinseca del piano.
Solo per quanto riguarda il criterio relativo ai costi, il giudizio sull’Italia sarebbe B (su una scala da A a C), in quanto il Paese avrebbe fornito “in misura moderata” informazioni sufficienti a dimostrare che l’importo dei costi totali stimati è in linea con la natura e il tipo delle riforme e degli investimenti previsti.
La valutazione riservata all’Italia è la stessa assegnata ai PNRR approvati finora (Portogallo, Spagna, Grecia, Danimarca, Lussemburgo, Slovacchia, Austria e Lettonia).
Oggi la Commissione dovrebbe dare il via libera anche ai piani di Germania e Belgio.
La proposta di decisione attuativa che la Commissione presenterà oggi dovrà essere approvata dal Consiglio entro un mese, dopodiché potrà essere sbloccata la prima tranche pari al 13% dell’importo totale del programma (per l’Italia, circa 25 miliardi di euro), che dunque potrebbe arrivare almeno in parte entro fine luglio.

BCE – La presidente Lagarde ha ribadito davanti al Parlamento Europeo che l’aumento dell’inflazione è largamente dovuto a fattori transitori.
La BCE prevede che gli effetti della maggiore inflazione negli Stati Uniti sull’eurozona saranno “moderati”, attraverso una maggiore domanda di beni prodotti in Europa e possibili ricadute sulle aspettative.
Secondo Lagarde, un incremento sostenuto nei tassi di interesse di mercato si tradurrebbe in una generalizzata restrizione delle condizioni di finanziamento rilevanti per l’intera economia dell’eurozona, e sarà dunque contrastato dalla BCE.
Durante l’audizione, la presidente ha confermato che la BCE deciderà sull’euro digitale il 14 luglio; la revisione della strategia ha conseguito “buoni progressi”, anche se nulla è stato detto di concreto riguardo agli sviluppi.
Per il governatore della banca centrale portoghese Centeno, il rialzo dell’inflazione nell’eurozona e negli Stati Uniti è temporaneo e difficilmente avrà effetti persistenti.
Le misure di sostegno dovranno essere adattate nel tempo all’evoluzione della crisi, ma Centeno ha ricordato che il PEPP continuerà a essere operativo almeno fino al marzo 2022 e le misure sulla liquidità almeno fino al giugno 2022.

STATI UNITI – Continua il flusso di discorsi di partecipanti al FOMC.
Oggi sono in agenda l’audizione di Powell sugli interventi contro il coronavirus e discorsi di Daly (San Francisco Fed) e Mester (Cleveland Fed), una “colomba” e un “falco”, rispettivamente.
Daly e Mester potrebbero segnalare posizioni al di sotto della mediana delle proiezioni dei tassi per la prima e al di sopra per la seconda.
Ieri la Fed ha pubblicato il testo dell’intervento che terrà oggi Powell in Congresso, in cui si sottolineano i solidi progressi dell’economia, ma anche la persistenza di rischi collegati al rallentamento del ritmo di vaccinazioni e alla diffusione di nuove varianti.
Il testo nota che, a fronte di una crescita solida del PIL, la dinamica occupazionale è ancora frenata da effetti della pandemia.
A suo avviso, si dovrebbero vedere miglioramenti nei prossimi mesi con la normalizzazione del quadro sanitario.
Dal lato dell’inflazione, secondo Powell il rialzo recente, di natura transitoria, dovrebbe recedere con la riduzione delle strozzature dal lato dell’offerta.
È probabile che nell’audizione Powell mantenga un atteggiamento cautamente ottimistico, in cui sottolineerà l’impegno della Fed a sostenere la ripresa e soddisfare gli obiettivi del mandato duale, su occupazione e inflazione.
Williams (NY Fed) ha detto che, nonostante i diffusi progressi dell’economia, non è ancora pronto a decidere una riduzione di stimolo monetario.
Williams ha segnalato che a suo avviso si è ancora lontani dal raggiungimento dell’“ulteriore sostanziale progresso” richiesto per rallentare il ritmo degli acquisti, anche se il Comitato si accinge a discuterne.
Williams prevede che l’economia cresca del 7% quest’anno e che l’inflazione sia al 3%, per poi tornare verso il 2% nel 2022.
Kaplan (Dallas Fed) ha sottolineato che ritiene opportuno “togliere dolcemente il piede dall’acceleratore prima piuttosto che dopo” per ridurre i rischi di dover frenare bruscamente in un secondo tempo.
Anche Kaplan, come Bullard il giorno prima, ha detto che potrebbe essere discutibile continuare gli acquisti di MBS al ritmo di 40 mld al mese.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha aperto la settimana in calo ieri, ma il movimento è da intendersi come un ritracciamento tecnico dopo l’ampia ascesa post-FOMC dei giorni precedenti.
Oggi i riflettori saranno sull’intervento di Powell: il testo del discorso è già stato pubblicato, per cui l’attenzione sarà per eventuali riferimenti più o meno espliciti ai temi del tapering e dei rialzi dei tassi.
La tendenza di fondo del dollaro rimane in ogni caso al rialzo dato l’esito dell’ultimo FOMC, a meno che i dati non smentiscano del tutto lo scenario di ripresa e aumento dell’inflazione prospettato dalla Fed (ipotesi poco probabile).

EUR – L’euro ha aperto la settimana in recupero da 1,18 a 1,19 EUR/USD, ma si tratta di un movimento tecnico dopo l’ampio calo post-FOMC della settimana scorsa.
In questa fase la dinamica dell’euro è perlopiù il riflesso di quella del dollaro.
A meno di delusioni significative dai dati USA, il cambio dovrebbe mantenersi al di sotto di quota 1,20 EUR/USD, muovendosi in laterale nel brevissimo termine, per poi tornare a scendere verso nuovi minimi non appena emerga uno spunto nuovo che avvalori lo scenario Fed (dato USA più forte delle attese) o vi sia qualche delusione dai dati dell’area.
Da monitorare anche l’andamento dei differenziali di rendimento, che restano comunque il driver di fondo, per cui una dinamica temporaneamente più favorevole dei rendimenti euro rispetto a quelli USA potrebbe ritardare l’ulteriore calo atteso della moneta unica.

GBP – Anche la sterlina ha aperto la settimana in recupero ieri, risalendo contro dollaro da 1,37 a 1,39 GBP/USD, ma anche in questo caso il movimento riflette il generalizzato ritracciamento tecnico della valuta statunitense.
La sterlina ieri ha recuperato anche contro euro da 0,8601 a 0,8547 EUR/GBP.
Giovedì i riflettori saranno sulla riunione BoE: possibili segnali di un crescente dibattito interno circa l’opportunità di iniziare a valutare un ridimensionamento dello stimolo monetario in essere favorirebbero un rafforzamento più persistente della sterlina.

JPY – Lo yen ha aperto la settimana al rialzo ieri contro dollaro da 110 a 109 USD/JPY ma poi è ridisceso già in corso di seduta, replicando la dinamica dei rendimenti USA. Analogo il comportamento contro euro, che lo ha visto scendere alla fine da 130 a 131 EUR/JPY.
Si tratta di una fase di “aggiustamento” transitoria in attesa di spunti direzionali più precisi dai rendimenti USA che, in prospettiva dell’annuncio del tapering Fed, dovrebbero spingere lo yen verso ulteriori ribassi.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – L’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea è visto in miglioramento a -1,6 a giugno da -5,1 precedente.
Il processo di riapertura delle economie dovrebbe unirsi al calo dei contagi e ai progressi sul fronte vaccinale nel sostenere il morale delle famiglie.

STATI UNITI – Le vendite di case esistenti a maggio sono previste a 5,75 mln da 5,85 mln di aprile, con un proseguimento del trend verso il basso in atto da febbraio.
I contratti di compravendita sono in calo dai picchi di agosto 2020, frenati dal costante rialzo dei prezzi e dalla scarsità di scorte.
Nei prossimi mesi potrebbe esserci una moderata ripresa sulla scia dell’aumento di case sul mercato (causato dal rallentamento delle vendite) e della correzione dei tassi sui mutui.