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22 Febbraio 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri l’indice PMI composito a febbraio è cresciuto sopra le attese, a 52,3 da un precedente 50,3, portandosi sui massimi dallo scorso maggio.
I servizi registrano un aumento a 53 da 50,8 (massimo da giugno 2022) per via delle migliori condizioni di domanda visto l’aumento registrato per i nuovi ordini.
Di contro, la crescita dell’indice della produzione manifatturiera (50,4 da 48,9 di gennaio), che ha superato dopo 9 mesi la soglia di invarianza, sembrerebbe spiegata da un migliore contesto di offerta, con l’indice dei tempi di consegna salito a 55,3 da 49,8 punti, cui si contrappone un indebolimento della domanda, data la fiacchezza degli ordini dall’estero (43,2 da 44,7 precedente).
Le indagini confermano il forte ridimensionamento dei rischi al ribasso sullo scenario di breve termine e suggeriscono che una contrazione del PIL nel 1° trimestre potrebbe essere evitata.

GERMANIA
 – Poco fa la seconda lettura ha confermato che a gennaio l’inflazione è salita all’8,7% dall’8,6% sul CPI e calata al 9,2% dal 9,6% di dicembre sull’IPCA.
I prezzi hanno registrato una crescita di un punto sull’indice nazionale e di +0,5% m/m sull’armonizzato UE.
Come riportato da Destatis, il dato di gennaio introduce il passaggio all’anno base 2020 dal 2015.
– Ieri, l’indice ZEW, che misura le aspettative a 6 mesi di analisti e investitori istituzionali sull’economia, è migliorato per il quinto mese consecutivo a febbraio, a 28,1 da 16,9 precedente.
L’aumento è dovuto soprattutto a migliori aspettative di profitto nel settore energetico e attese di aumento dei tassi di interesse.
L’indice sulla situazione corrente è salito anch’esso, a -45,1 da -58,6.

STATI UNITI
 – Ieri il PMI manifatturiero flash di febbraio ha registrato un modesto miglioramento, a 47,8 da 46,9, con ordini e produzione ancora in territorio recessivo, a 44,7 e 48,4, rispettivamente, mentre l’occupazione ha dato un segnale espansivo, salendo a 52,6.
Il PMI dei servizi ha dato indicazioni più favorevoli, con un incremento a 50,5, al di sopra della soglia di 50 per la prima volta da metà 2022, spinto da un miglioramento della nuova attività, a 49,4, e da una ripresa dell’occupazione a 51,5.
Nell’insieme, i PMI segnalano che il 1° trimestre dovrebbe vedere una crescita moderata, grazie alla tenuta dei servizi, con una domanda di lavoro ancora solida.
– Le vendite di case esistenti di gennaio, contrariamente alle aspettative, hanno proseguito sul sentiero di contrazioni per il dodicesimo mese consecutivo, con una correzione di -0,7% m/m (-36,9% a/a), scendendo a 4 mln da 4,02 mln di dicembre.
I contratti di compravendita avevano dato un segnale espansivo e, insieme al ritracciamento dei tassi sui mutui visto a fine 2022, avevano alimentato la previsione di una svolta delle vendite.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Oggi verranno pubblicati i verbali della riunione del FOMC di inizio febbraio.
Il documento è ovviamente “datato”, visto che precede le sorprese di gennaio (mercato del lavoro, CPI, vendite al dettaglio) ma dovrebbe dare informazioni sulla distribuzione di opinioni riguardo ai timori di persistenza dell’inflazione e ai rischi fra eccedere nella restrizione o fermare i rialzi troppo presto.
Nella conferenza stampa, Powell ha detto che durante la riunione si è discusso del sentiero dei tassi e dell’economia ma non ha voluto parlarne, rinviando la diffusione del dibattito alla pubblicazione dei verbali.
La discussione riguardante il sentiero dei tassi potrebbe includere segnali sulle condizioni richieste per interrompere i rialzi.
In generale, il messaggio dovrebbe essere hawkish e sottolineare che le decisioni verranno prese riunione per riunione in base alla totalità dei dati disponibili, indicando che lo scenario centrale della Fed è di inflazione in calo più lento rispetto alle attese di mercato.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è tornato a rafforzarsi ieri sui PMI che hanno mostrato un miglioramento superiore alle attese ed è in salita anche oggi.
Il dato allunga la serie di sorprese verso l’alto giunte da inizio mese (employment report, inflazione e vendite al dettaglio) rafforzando le attese di mercato che la Fed possa trovarsi a dover alzare i tassi più di quanto precedentemente previsto.
Se anche i dati dei prossimi giorni (in particolare redditi e spesa personali nonché deflatore dei consumi venerdì) confermeranno le aspettative di miglioramento e la persistenza di pressioni inflative il dollaro dovrebbe rafforzarsi ancora o comunque consolidare.
Questa sera intanto saranno interessanti i verbali del FOMC per verificare come si stia evolvendo la discussione sul sentiero dei tassi, soprattutto con riferimento alle condizioni che la Fed considera per chiudere il ciclo di rialzi.

EURL’euro si è indebolito ieri sui dati USA, mantenendosi comunque ancora in area 1,06 EUR/USD, non riuscendo a trarre beneficio dai PMI dell’area nonostante siano risultati migliori delle attese, così come dall’IFO tedesco questa mattina, che è anch’esso migliorato, ma (solo) “in linea” con le attese.
La reazione dell’euro suggerisce che in questa fase hanno più rilevanza i driver USA e pertanto sul cambio pesa la possibilità che la Fed si trovi ad alzare i tassi prossimamente più del previsto.
Poiché i dati USA più recenti portano effettivamente in tale direzione e probabilmente a breve rivedremo anche noi al rialzo le previsioni sui tassi Fed, rivediamo intanto al ribasso il profilo atteso del cambio a 1,08-1,10-1,12-1,14 EUR/USD sull’orizzonte a 1m-3m-6m-12m dal precedente 1,10-1,12-1,14-1,15 EUR/USD.
La revisione, comunque contenuta, riguarda soprattutto il breve, in quanto è su tale orizzonte che si riduce il disallineamento atteso tra BCE e Fed.
Manteniamo attese di una tendenza rialzista di fondo in prospettiva di una successiva inversione di rotta della politica monetaria da parte della Fed, a fronte invece di tassi fermi da parte della BCE.
Lo scenario sarà comunque da rivalutare alla luce delle recenti sorprese verso l’alto sui dati USA, che aumentano i rischi verso il basso sullo scenario di previsione dell’EUR/USD, sia nel breve (qualora la Fed alzasse significativamente di più i tassi nei prossimi mesi) sia successivamente (qualora la Fed posticipasse il successivo avvio del ciclo di tagli dei tassi).

GBPAl contrario, ieri la sterlina si è rafforzata sia contro dollaro da 1,19 a 1,21 GBP/USD sia contro euro da 0,88 a 0,87 EUR/GBP sui PMI domestici che sono migliorati più delle attese.
Il quadro complessivo dell’economia britannica rimane comunque più compromesso sia rispetto agli Stati Uniti che rispetto all’area euro e coerente con un profilo di rialzi dei tassi BoE probabilmente inferiori sia a Fed che a BCE.
Oggi la sterlina sta infatti già ritrattando sia contro dollaro sia contro euro.
Anche per la valuta britannica inoltre ha più rilevanza nel breve la prospettiva di più rialzi Fed. Ritocchiamo pertanto al ribasso anche il profilo atteso della sterlina rispetto al dollaro a 1,21-1,22-1,23-1,26 GBP/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 1,22-1,23-1,25- 1,27 GBP/USD.
Il profilo atteso contro euro ne risulta ritoccato solo nel breve a 0,89-0,90-0,91-0,91 EUR/GBP a 1m-3m-6m-12m dal precedente 0,90-0,91-0,91-0,91 EUR/GBP.

JPYAnche lo yen si è indebolito ieri sui dati USA e associato aumento dei rendimenti a lunga USA, portandosi contro dollaro da 134 a 135 USD/JPY.
Anche in questo caso attualmente la prospettiva di maggiori rialzi Fed tende a penalizzare la valuta nipponica, per cui rivediamo al ribasso il profilo atteso dello yen a 132-127-124-120 USD/JPY a 1m-3m-6m-12m dal precedente 126-112-120-118 USD/JPY.
Da monitorare resteranno comunque eventuali novità sul fronte BoJ e venerdì il focus sarà sul discorso di K. Ueda, prossimo governatore della BoJ.
Ieri lo yen si è indebolito anche conto euro e la revisione delle previsioni di EUR/USD e USD/JPY comporta una revisione verso il basso anche del profilo atteso dello yen rispetto all’euro a 143-140-139-137 EUR/JPY a 1m-3m-6m-12m dal precedente 139-137-136-136 EUR/JPY.

NZDIl dollaro neozelandese si è rafforzato solo marginalmente e brevemente questa notte mantenendosi in area 0,62 NZD/USD sull’esito della riunione della RBNZ che ha alzato i tassi di 50 pb a 4,75% in linea con le attese.
La RBNZ ha confermato che i tassi continueranno a salire a causa dell’inflazione che rimane troppo elevata mantenendo un profilo atteso di ulteriori rialzi cumulati di circa 225 pb sull’orizzonte a un anno.
Il fatto che il dollaro neozelandese non abbia tratto beneficio dalla prospettiva di prosecuzione del ciclo di rialzi dei tassi dipende sia dallo scenario domestico (la RBNZ mantiene previsioni di ampio rallentamento della crescita da 4,4% per l’anno fiscale 2022-23 a 0,2% e 0,4% per i due anni successivi e di inflazione che scende lentamente da 7,3% nell’a.f. 2022-23 a 4,2% e 2,3% nei due anni successivi) sia dal fatto che in questa fase prevale sui mercati l’effetto positivo sul dollaro USA della prospettiva di una revisione verso l’alto del sentiero dei tassi Fed nel breve.
Lo scenario di un sentiero di rialzi cumulati dei tassi RBNZ superiori alla Fed al di là del breve e di tassi che la RBNZ si attende restino fermi l’anno prossimo quando invece ci si attende che la Fed inverta la rotta di policy dovrebbe comunque favorire un tendenziale rafforzamento del dollaro neozelandese rispetto al dollaro USA sull’orizzonte annuale.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La seconda lettura dovrebbe confermare che a gennaio l’inflazione è scesa al 10,1% dall’11,6% di dicembre sull’indice nazionale e al 10,9% dal 12,3%sulla misura armonizzata UE.
Nel mese i prezzi in prima lettura erano stimati in crescita di +0,2% m/m sul NIC e viceversa in calo di – 1,3% m/m sull’IPCA (per via dei saldi invernali).

GERMANIA – Oggi l’indice IFO è atteso salire a 91,1 a febbraio, da 90,2 il mese scorso.
Stimiamo un miglioramento delle aspettative a 87,5 da 86,4, sulla scia del calo dei prezzi energetici.
L’indice sulla situazione corrente potrebbe salire anch’esso, a 95 da 94,1 di gennaio.
Difficilmente l’economia tedesca eviterà una recessione ‘tecnica’, ma la contrazione del PIL a inizio 2023 potrebbe risultare lieve, circa in linea con il -0,2% t/t visto a fine 2022.

FRANCIA – L’indice di fiducia delle imprese manifatturiere INSEE a febbraio potrebbe riportare un moderato rialzo a 104 da 103, grazie, oltre che al calo dei prezzi energetici, al superamento delle diverse problematiche dei mesi scorsi nei settori auto, della raffinazione e della produzione di energia.
L’indice composito è atteso stabile a 102, frenato da un minor vigore di costruzioni e servizi rispetto all’industria in senso stretto.