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21 Ottobre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ad agosto, la produzione nelle costruzioni è calata lievemente (-0,1% m/m), dopo essere aumentata di +0,2% in ciascuno dei due mesi precedenti. La tendenza annua (corretta per gli effetti di calendario) è risalita per il secondo mese, a 2,1% da 1,2% di luglio (settimo mese consecutivo in territorio espansivo). Nel 3° trimestre, la produzione è in rotta per una variazione solo marginalmente positiva (+0,2% t/t) dopo la decisa flessione dei mesi primaverili (-2,3% t/t): le costruzioni dovrebbero dare un apporto sostanzialmente nullo al valore aggiunto nel trimestre. In ogni caso, la fiducia dei costruttori è tornata a salire a settembre (al secondo livello più alto dal 2002, dopo il picco toccato lo scorso maggio), segnalando che può continuare la tendenza espansiva nel settore (in controtendenza con l’industria in senso stretto).

 

COMMENTI:

ITALIA – Nel Bollettino Economico Trimestrale, la Banca d’Italia stima che, sulla base delle informazioni disponibili, il PIL sia rimasto pressoché stazionario nel terzo trimestre, ancora frenato dalla debolezza nel settore manifatturiero, ma col rischio che la debolezza congiunturale possa trasmettersi anche agli altri settori dell’economia.
Secondo l’indagine della Banca d’Italia sulle aspettative di inflazione e crescita, la quota di imprese che prevede di espandere i piani di investimento nell’anno in corso rispetto al 2018 è aumentata, soprattutto nel comparto delle costruzioni. La Banca d’Italia sottolinea più volte nel bollettino il ruolo svolto dagli incentivi del pacchetto “Industria 4.0” nel favorire un recupero degli investimenti a partire dal trimestre primaverile.
Secondo Bankitalia, l’ammontare di esportazioni italiane direttamente colpite dai nuovi dazi annunciati dagli Usa su alcuni prodotti della filiera agroalimentare ammonta a quasi 400 milioni di euro, corrispondenti a meno dell’1% del complesso dell’export; tuttavia, più rilevanti potrebbero essere gli effetti indiretti, trasmessi attraverso l’interscambio con i partner commerciali dell’area o mediante una revisione dei piani delle imprese europee.
Sul versante inflazione, il rapporto evidenzia come il nuovo pacchetto di misure adottate dal Consiglio direttivo della BCE lo scorso 12 settembre sia giustificato dal rischio di una diminuzione permanente delle aspettative di inflazione.
Sul fronte finanziario, Banca d’Italia ricorda come tra giugno e agosto si sia registrato un forte aumento della domanda estera di titoli di debito italiani (81 miliardi in titoli pubblici nei primi 8 mesi dell’anno, pari all’ammontare delle emissioni nette del Tesoro nello stesso periodo). Di questi afflussi netti di capitale ha beneficiato la posizione debitoria della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti europeo TARGET2 che, dopo una sostanziale stabilità a inizio anno (486 miliardi a maggio), si è ridotta nei mesi centrali dell’anno, fino a 444 miliardi ad agosto. Il nuovo aumento a 468 miliardi registrato in settembre riflette secondo Bankitalia l’effetto stagionale dei consistenti rimborsi netti di titoli del Tesoro nel mese.

BREXIT – Sabato, il Governo britannico non è riuscito a ottenere l’approvazione della Camera dei Comuni all’accordo raggiunto con l’Unione Europea: infatti, l’assemblea ha approvato un emendamento che ha successivamente indotto il governo a sospendere le procedure di voto. Di conseguenza, il Governo ha poi inviato tre lettere all’Unione Europea per adempiere agli obblighi del Benn Act, senza però che Johnson abbia firmato la richiesta formale di proroga dell’art. 50. In ogni caso, è improbabile che l’Unione Europea contesti la validità legale della richiesta, e anche che risponda a stretto giro alla comunicazione: per ora, il Consiglio attenderà gli sviluppi del dibattito parlamentare. Infatti, oggi pomeriggio si terrà un nuovo tentativo del governo di vincere il voto significativo sull’accordo, confidando che la pseudo-richiesta di proroga sia sufficiente a convincere chi temeva una no-deal exit a votare a favore.
Il Financial Times stima una possibile maggioranza di 5 seggi; The Guardian calcola che al governo manchi ancora un voto, ma che ben 13 deputati laburisti sono indecisi. Esponenti del Governo si sono detti fiduciosi riguardo all’esito finale. Tuttavia, non è sicuro che il presidente della Camera consenta la votazione. In alternativa, si potrebbe tenere un altro voto martedì, avente come oggetto se i parlamentari concordano o no con il principio dell’accordo. Nel caso in cui il voto significativo sia favorevole, rimarrebbe poi da approvare lo EU Withdrawal Agreement Bill. In generale, però, il rischio di uscita senza accordo sembra ormai ridotto, e i due esiti più probabili sembrano l’approvazione dell’accordo e un rinvio della scadenza seguito da elezioni anticipate.

STATI UNITI – Gli ultimi discorsi dalla Fed prima del blackout pre-FOMC, confermano il consenso ampio, ma non unanime, per i tagli preventivi già attuati e per la disponibilità a valutare se sarà opportuno a agire ancora in tempi ravvicinati.
Clarida (vice-presidente Board) ha ribadito quanto affermato dai suoi colleghi, riguardo al fatto che la politica monetaria non è su un sentiero predeterminato, ma verrò definita “riunione per riunione” valutando lo scenario e i rischi. Al momento, l’economia è “ben posizionata” ma secondo Clarida è di fronte ad “alcuni rischi evidenti”.
Kaplan (Dallas Fed) ha detto di essere stato favorevole ai tagli già attuati e di essere indeciso riguardo alla necessità di un altro intervento a ottobre, sottolineando che c’è una riunione anche a dicembre. Secondo Kaplan potrebbe essere opportuno prendere un po’ di tempo per valutare l’evoluzione delle informazioni e in ogni caso la Fed non dovrebbe dare indicazioni precise sul sentiero dei tassi visto che la situazione è “fluida”. Kaplan ha detto che a suo avviso l’attuale sequenza di interventi per ora non è l’inizio di un vero e proprio ciclo di tagli, ma piuttosto un aggiustamento “limitato e contenuto” della politica monetaria. Sarà da vedere, a suo avviso, se effettivamente questo sarà effettivamente il quadro. Kaplan ha anche aggiunto che non è particolarmente preoccupato dalle aspettative di mercato per tagli ancora aggressivi, dato che le aspettative possono cambiare velocemente.
Nonostante le affermazioni di Kaplan, il fatto che non ci sia stato un freno da parte della Fed per il radicarsi di attese per un taglio a ottobre è un ulteriore motivo per prevedere un intervento alla prossima riunione, in un contesto in cui i rischi collegati al commercio internazionale non recedono, mentre i dati di attività danno segnali di trend in rallentamento, aggravato nel breve termine dal probabile effetto negativo sul manifatturiero dello sciopero di GM, ormai in corso da quasi due mesi.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata con un ampio ribasso, principalmente a causa del notevole apprezzamento della sterlina sul raggiungimento dell’accordo con l’UE per Brexit e del correlato rafforzamento dell’euro. Anche i dati USA comunque nel complesso hanno fornito nuovi segnali di debolezza che hanno favorito un aumento delle probabilità implicite nei futures sui Fed Funds di un taglio dei tassi da parte della Fed alla prossima riunione di fine mese. Oggi però ha aperto al rialzo sui mercati asiatici a causa dell’esito del voto del parlamento britannico di sabato.
La settimana entrante, essendo quella che precede il FOMC, non prevede discorsi Fed e pochi saranno anche i dati in uscita, principalmente le vendite di case, che dovrebbero confermare il trend positivo del settore, gli ordini di beni durevoli, che dovrebbero invece mostrare un peggioramento, e la lettura finale della fiducia delle famiglie(Univ. del Michigan), che rileverà soprattutto per il sotto-indice relativo alle aspettative di inflazione, attentamente monitorato dalla Fed in questa fase ai fini della prossima decisione sui tassi. A meno di sorprese positive dai dati, il dollaro potrebbe trovarsi ancora sulla difensiva, anche se un almeno parziale ritracciamento tecnico è possibile dopo l’ampia correzione della scorsa settimana.
Gli sviluppi su Brexit, alla luce del voto di sabato del parlamento britannico (v. sotto), potrebbero condizionare ancora la dinamica del dollaro.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo da 1,09 a 1,11 EUR/USD, non grazie a ragioni di forza propria, ma principalmente per correlazione positiva con la sterlina al raggiungimento dell’accordo su Brexit. Oggi però ha aperto nuovamente al ribasso sui mercati asiatici a causa dell’esito del voto del parlamento britannico di sabato.
La settimana entrante propone come appuntamento principale la riunione BCE, l’ultima presieduta da Draghi, dove però non ci si attende alcuna modifica dopo l’ampio pacchetto di stimolo fornito a settembre. Potranno tuttavia rilevare eventuali commenti aggiornati sullo scenario congiunturale dell’area alla luce degli sviluppi recenti sul fronte dei negoziati USA-Cina e di Brexit.
Tra i dati usciranno i PMI di ottobre, attesi in marginale miglioramento, l’IFO tedesco, la fiducia delle imprese francesi, attesi stabili o in marginale calo, e la fiducia dei consumatori dell’area, attesa in calo.
A meno di delusioni dai dati o di commenti dovish dalla BCE, l’euro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi o eventualmente consolidare. La resistenza chiave che resta da monitorare è 1,1170 EUR/USD: un suo sfondamento porterebbe il cambio fuori dal fronte ribassista in atto da inizio anno. Questo tuttavia non dovrebbe preludere a un’inversione di trend rialzista, data la debolezza della congiuntura dell’area e la prospettiva che i tassi rimangano a zero e sotto per un periodo protratto. Tecnicamente un rialzo sopra 1,1170 sarebbe considerato normale ritracciamento fino a 1,1440-50 EUR/USD. Gli sviluppi su Brexit potrebbero comunque condizionare ancora la dinamica dell’euro.

GBPLa sterlina aveva chiuso la settimana passata in ampio rafforzamento sia contro dollaro da 1,25 a 1,29 GBP/USD sia contro euro da 0,88 a 0,85 EUR/GBP grazie al raggiungimento del nuovo accordo su Brexit tra Regno Unito e UE. Oggi però ha aperto nuovamente al ribasso sui mercati asiatici a causa dell’esito del voto del parlamento britannico di sabato.
Sabato il parlamento avrebbe dovuto votare sull’accordo raggiunto tra governo e UE, ma ha invece approvato un emendamento (emendamento Letwin) che consente di rinviare tale voto, un “tecnicismo” ideato per evitare il rischio di un’uscita senza accordo. Infatti, affinché l’accordo diventi effettivo, è necessario approvare delle leggi secondarie che ne regolano l’entrata in vigore. Normalmente queste sarebbero state approvate nei giorni successivi all’approvazione dell’accordo, ma se sabato l’accordo fosse stato approvato e poi, successivamente, non si fosse riusciti ad approvare entro il 31 ottobre le leggi secondarie per farlo entrare in vigore, si sarebbe corso il rischio di un’uscita senza accordo.
Alla luce del voto di sabato Johnson ha dovuto inviare all’UE una lettera per chiedere un rinvio di Brexit a dopo il 31 ottobre, come richiesto dalla legge anti no-deal, ma ha al contempo comunicato all’UE di non volere tale rinvio. La risposta dell’UE dovrebbe arrivare entro pochi giorni.
Oggi intanto il parlamento britannico sarà nuovamente chiamato a votare sull’accordo per Brexit raggiunto tra il governo e l‘UE, ma non è sicuro che il presidente della camera consenta la votazione. La dinamica della sterlina quindi sarà guidata anche in questi giorni, in modo simmetrico, dai nuovi sviluppi su Brexit. Dalla Bank of England intanto venerdì mattina Ramsden ha dichiarato che la BoE avrebbe guardato domenica la reazione dei mercati valutari dopo il voto del parlamento britannico sull’accordo per Brexit, aggiungendo che in caso di una “smooth” Brexit la direzione delle prossime mosse sui tassi sarebbe al rialzo, specificando comunque che si tratterebbe di rialzi graduali e contenuti. Oggi è in programma un altro discorso BoE, da parte di Haldane. Scarsi i dati in uscita: il più rilevante sarà domani l’indagine CBI sul settore industriale, attesa in miglioramento.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata pressoché stabile contro dollaro mantenendosi sempre in area 108 USD/JPY, ma passando prima per una fase di lieve indebolimento al prospettarsi di un accordo su Brexit e poi di lieve rafforzamento quando è emerso il rischio che il parlamento britannico avrebbe potuto non approvare l’accordo. Contro euro invece lo yen si è indebolito visibilmente passando da 119 a 121 EUR/JPY, per via del contestuale rafforzamento dell’EUR/USD. Oggi però lo yen ha aperto nuovamente al rialzo sui mercati asiatici a causa dell’esito del voto del parlamento britannico di sabato. Questa settimana potrà essere ancora condizionato dagli sviluppi su Brexit. I dati USA saranno l’altro driver del cambio: sorprese positive (negative) farebbero indebolire (rafforzare) la valuta nipponica.

 

PREVISIONI:

ZONA EURO – Le prime indagini di fiducia di ottobre dovrebbero dare nuovi spunti sulla situazione economica nella parte finale dell’anno. La stima flash dovrebbe indicare che gli indici PMI sono in risalita, con il composito a 50,8, il manifatturiero a 46,4 e i servizi a 52,0. L’IFO tedesco è atteso nuovamente in calo a 94,3 da 94,6, sui minimi da nove anni. Infine, l’indice francese INSEE presso le aziende manifatturiere è visto in calo di un punto a 101 a ottobre.

STATI UNITI – La settimana non ha molti dati di rilievo in uscita e il blackout pre-riunione del FOMC fermerà il flusso informativo dalla Fed. Per settembre, le vendite di case nuove ed esistenti dovrebbero confermare il tono positivo del settore immobiliare residenziale, invece gli ordini di beni durevoli sono previsti in calo dopo alcuni mesi marginalmente positivi.