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21 Febbraio 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO
 – Venerdì la stima flash dell’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea ha registrato un inatteso calo a febbraio: a -8,8 da -8,5 precedente; alla quinta flessione mensile consecutiva.
Nonostante le notizie favorevoli provenienti dal fronte sanitario è possibile che il morale delle famiglie, comunque ancora al di sopra della media di lungo periodo, stia risentendo dei rincari dei prezzi al consumo, soprattutto energetici, che dovrebbero erodere i redditi e frenare le spese nel 1° trimestre.
– A dicembre la produzione nelle costruzioni è calata per il secondo mese di fila: -4% m/m da -0,2%. Nel 4° trimestre l’output nel settore è calato di -0,3% t/t.
In Italia invece la produzione è cresciuta di 0,3% m/m e di 4,2% t/t.

GERMANIA – Questa mattina il PPI di gennaio è cresciuto più delle attese di consenso, del 2,2% m/m. L’inflazione dei prezzi alla produzione nell’industria è quindi salita al 25% a/a, il ritmo più forte mai registrato dall’inizio delle rilevazioni, sostenuta dal marcato rincaro dei prezzi energetici, la cui componente gas naturale ha registrato un incremento del 119% a/a, e dei beni intermedi, soprattutto metalli

STATI UNITI – Venerdì, le vendite di case nuove di gennaio anno sorpreso con un rialzo di 6,7% m/m, a 6,50 mln, da 6,09 mln di dicembre e prezzi in aumento di 1,8% m/m (15,4% a/a).
Le scorte di case invendute sono crollate a un nuovo minimo storico, 1,6 mesi, segnalando ulteriori pressioni sui prezzi nei prossimi mesi.
L’aumento delle vendite a gennaio probabilmente riflette l’aspettativa di tassi sui mutui in ulteriore rialzo e la volontà delle famiglie di chiudere i contratti velocemente.

GIAPPONE – I PMI flash di febbraio hanno registrato un ampio impatto dell’aumento dei contagi dovuto a Omicron.
Nel manifatturiero, l’indice è sceso a 52,9, con l’indice di produzione in territorio recessivo, a 48,7, mentre i tempi di consegna e i prezzi continuano a segnalare strozzature all’offerta.
Nei servizi, l’indice di attività è crollato a 42,7, sui minimi dal maggio 2020.
La frenata dell’attività dovrebbe essere transitoria e invertirsi a marzo

 

COMMENTI:

BCE – Riguardo alla imminente svolta della politica monetaria, Peter Kažimìr (Slovacchia) ritiene che gli acquisti netti andrebbero azzerati da agosto, e che la BCE dovrebbe sganciare la decisione sugli acquisti netti da quella sui tassi.
Opinione analoga era stata espressa anche da Villeroy de Galhau (Francia) alcuni giorni prima.
Anche Boštjan Vasle (Slovenia) è a favore di un ritiro più rapido dello stimolo monetario rispetto a quanto previsto sino a febbraio.

STATI UNITI – Dalla Fed, i discorsi recenti sembrano voler ridimensionare le aspettative di un rialzo di 50 pb a marzo, pur sostenendo la previsione di rialzi a riunioni consecutive.
Williams (NY Fed) si è detto a favore di una svolta a marzo, appropriata in questa fase di crescita forte e inflazione elevata, ma ritiene che non ci sia motivo per iniziare con un ritmo più veloce all’inizio.
Secondo Williams, si potrà muovere “in modo costante e poi rivalutare”.
Brainard (Board Fed) ha indicato che la svolta sarà opportuna a marzo, ma ha aggiunto che i mercati stanno già incorporando tassi in rialzo e determinando una restrizione delle condizioni finanziarie, implicitamente segnalando che non dovrebbe essere necessario iniziare con un rialzo ampio.
Mester (Cleveland Fed) ha detto che considera appropriato alzare a marzo e continuare alle riunioni successive, valutando se attuare mosse più ampie nella seconda metà dell’anno, in caso di inflazione più alta delle attese.
Evans (Chicago Fed) è convinto della necessità di svoltare presto, ma ritiene ancora incerto il punto di arrivo per i tassi.
Gli interventi nel complesso mostrano consenso per una svolta a marzo e per una sequenza di rialzi consecutivi, ma lasciano aperta la decisione sull’entità della mossa iniziale.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata rientrando sui livelli di aperura, dopo esser passato per un lieve calo.
Oggi apre di nuovo in discesa, per via della pausa nella salita dei rendimenti e del ridursi della risk aversion al profilarsi della possibilità di un incontro Biden-Putin per cercare una soluzione diplomatica alla crisi ucraina.
Dai dati USA dei prossimi giorni, soprattutto PMI domani e ordini di beni durevoli venerdì, si attendono indicazioni di miglioramento, ma potrebbero non essere ancora sufficienti a far ripartire un trend rialzista dei rendimenti, necessario per veder risalire significativamente il dollaro, in assenza di un importante aumento della risk aversion.
Il biglietto verde dovrebbe comunque tornare rafforzarsi all’approssimarsi del FOMC del 16 marzo.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata pressoché stabile sui livelli di apertura in area 1,13 EUR/USD, dopo un breve calo però a 1,12 EUR/USD.
Oggi è in lieve rafforzamento per il ridursi della risk aversion sul fronte ucraino, che resterà un driver importante anche nei prossimi giorni.
Dai dati, dopo i PMI di stamani, si attendono altri segnali positivi dall’IFO tedesco domani e dalla fiducia dell’area venerdì, ma potrebbero non essere da soli sufficienti a far rafforzare l’euro, che si muoverà probabilmente più di riflesso alla dinamica del dollaro e agli sviluppi sulla crisi ucraina.
In assenza di spunti chiave su questi fronti, l’area di equilibrio resta quota 1,13 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata in marginale rafforzamento sia contro dollaro da minimi a 1,34 a massimi a 1,36 GBP/USD sia contro euro da 0,84 a 0,83 EUR/GBP, ed è ancora in salita oggi grazie ai PMI rivelatisi anche migliori del previsto.
La prospettiva di un altro rialzo dei tassi BoE alla riunione del 17 marzo fornisce sostegno alla valuta britannica, ma l’upside contro dollaro appare limitato dato che anche la Fed alzerà i tassi il 16 marzo. Numerosi e da seguire questa settimana i discorsi BoE in programma.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata in lieve rafforzamento contro dollaro da 115 a 114 USD/JPY, mostrandosi più movimentato invece contro euro, ma comunque nel range 130-131 EUR/JPY.
Per un indebolimento significativo contro dollaro rimane necessario che i rendimenti a lunga USA riprendano a salire.
Nel frattempo, resta centrale anche il ruolo della risk aversion.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Questa mattina, le stime flash dei PMI di febbraio dovrebbero riportare un miglioramento dell’attività nei servizi per via del calo dei contagi (52,5 da 51,1).
Nella manifattura il morale dovrebbe essere rimasto in territorio espansivo (58,8 da 58,7) sintesi però di un miglioramento dell’attività in Germania e Francia a fronte di un’ulteriore frenata nei paesi della periferia, i più colpiti dal rincaro energetico.
L’indice composito è visto salire a 53,5 da 52,3.
– La settimana nell’area euro vedrà il completamento della tornata di indagini di fiducia di febbraio: saranno diffusi L’IFO tedesco, gli indici Istat in Italia, gli indici di fiducia della Commissione e gli indici INSEE francesi.
Le indicazioni potrebbero essere miste, con un recupero in Germania e Francia, e verosimilmente nell’insieme dell’Eurozona, e viceversa un calo nei Paesi dove i picchi pandemici si sono manifestati con maggior ritardo (Italia e Spagna).

FRANCIA – La prima stima dell’inflazione di febbraio dovrebbe vedere una stabilità rispetto al mese precedente (in questa fase, le pressioni inflazionistiche sono meno accentuate in Francia rispetto agli altri principali Paesi dell’area, grazie alle più tempestive e incisive misure calmieranti decise dal Governo transalpino).

STATI UNITI – Oggi i mercati sono chiusi per Presidents’ Day, ma in settimana saranno pubblicati diversi dati di rilievo.
Gli indici PMI Markit a febbraio dovrebbero essere in ripresa, specialmente nel settore servizi, grazie alla riduzione dei contagi, ma la fiducia dei consumatori dovrebbe essere in ulteriore calo, a causa dell’inflazione in rialzo e delle tensioni geopolitiche.
Fra i dati di gennaio, gli ordini di beni durevoli sono attesi in rialzo, la spesa personale dovrebbe riaccelerare, mentre il reddito personale dovrebbe correggere per effetto della fine della distribuzione mensile del credito di imposta per i figli, nonostante un probabile ampio rialzo del reddito da lavoro.
Il deflatore dei consumi e il deflatore core sono previsti in aumento di 0,5% m/m, con l’inflazione core attesa a 5,4% a/a, sui massimi dal 1983.