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20 Novembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA Il mese di settembre fa registrare una crescita su base congiunturale sia per il fatturato nell’industria (+0,2% dopo il -0,3% m/m di agosto), che per gli ordinativi (+1% dopo il +0,8% m/m precedente).
Il rimbalzo del fatturato è dovuto ai beni di consumo non durevoli, in presenza di un netto calo per i beni strumentali; la salita degli ordini è trainata per il secondo mese dal mercato estero.
Sull’anno, il fatturato resta in territorio negativo (-1,6% da -2,2% precedente, su base corretta per gli effetti di calendario), affossato soprattutto dai beni strumentali; gli ordini risalgono a +0,3% da -10,4% precedente, ma il dato è in termini grezzi, e perciò risente del maggior numero di giorni lavorativi (21 contro i 20 di settembre 2018).
Tra i settori, spicca il recupero per farmaceutici, elettronica, apparecchiature elettriche e alimentari, mentre continua la correzione per i mezzi di trasporto (-20% a/a gli ordini).
In sintesi, il rimbalzo congiunturale di fatturato e ordini a settembre è più incoraggiante rispetto al calo visto nello stesso mese per la produzione industriale, e appare legato alla ripresa registrata dall’export. Tuttavia, si tratta solo di un primo segnale di ripresa, ed è probabilmente troppo presto per considerare esaurita la fase recessiva nell’industria.

AREA EURO – La produzione nelle costruzioni è cresciuta di +0,7% m/m in settembre, per una variazione a/a di -0,7%. La media del 3° trimestre risulta in flessione di -0,4% rispetto al precedente, quando il calo era stato doppio (-0,8% t/t).
L’attività edile aveva subito una anomala accelerazione nei primi mesi del 2019 a causa delle condizioni meteorologiche più favorevoli rispetto alla norma stagionale, ma in seguito è tornata sui livelli del secondo semestre 2018.
L’attività è cresciuta sia nella costruzione di edifici (+0,6% m/m ma 0% a/a), sia nelle opere pubbliche (+1,8% m/m e 2,4% a/a).
La dinamica cedente degli ultimi mesi è condizionata dalla brusca frenata in Spagna (-10,0% a/a e -2,4% m/m). Il clima di fiducia delle imprese nel settore resta positivo, con miglioramenti in ottobre in Germania e Francia e un saldo per l’intera area dell’euro tornato in territorio positivo (+1).

 

COMMENTI:

STATI UNITI
– La Fed pubblica i verbali della riunione del FOMC di ottobre. Il documento dovrebbe confermare il consenso unanime per una pausa nel sentiero dei tassi, insieme a diversi dissensi riguardo al taglio attuato a ottobre. Nei verbali, la valutazione dell’economia dovrebbe mantenersi positiva, grazie ai fondamentali solidi del mercato del lavoro e dei consumi e nonostante la frenata del manifatturiero. L’opinione condivisa a ottobre dovrebbe essere in linea con quanto emerso dal comunicato e dalla conferenza stampa: altri tagli verrebbero considerati solo con un deterioramento dello scenario, mentre a giugno il messaggio era che eventuali tagli sarebbero stati condizionati a mancanza di miglioramento.
Sui tassi il FOMC ha dato un quadro coerente e condiviso sia subito dopo la riunione sia nei discorsi successivi. Invece i problemi della liquidità sono stati trattati solo in modo marginale e senza molti dettagli riguardo all’analisi delle cause e alle strategie di medio termine per risolverli. A questo proposito, i verbali potrebbero essere più informativi, fornendo opinioni dello staff e dei partecipanti sull’adeguatezza dell’aumento di riserveaccelerato” garantito dall’acquisto di T-bill programmato fino a metà 2020.
Infine, i verbali potrebbero anche dare indicazioni riguardo alla possibilità di implementare riforme, come per esempio la modifica dell’obiettivo di inflazione, nel corso del prossimo anno. In termini di scenario dei tassi, comunque, i verbali non dovrebbero modificare i segnali di stabilità a meno di peggioramento dello scenario di crescita e/o dei rischi globali.
Williams (NY Fed) ha detto che i tre tagli dei tassi attuati dalla Fed hanno portato la politica monetaria nella giusta posizione per dare supporto all’espansione, in una fase di domanda estera debole e di altri rischi. Secondo Williams, la Fed ha apportato l’aggiustamento necessario, “almeno per ora”, rendendo la politica monetaria “un po’ accomodante”. Per il futuro, la banca centrale manterrà un approccio “proattivo” e dipendente dai dati. Williams ha sottolineato che la Fed non è vincolata a un particolare livello dei tassi e l’attuale pausa non è definitiva. In caso di evoluzione dei dati e dei rischi che implichino una revisione dello scenario a 1-2 anni, sia sulla crescita sia sull’inflazione, verrebbe considerato ulteriore stimolo, implicitamente segnalando che i rischi sono comunque verso il basso.
Riguardo ai problemi di liquidità, Williams ritiene che ora ci sia un “enorme” ammontare di riserve e ha assicurato che la Fed userà un approccio prevedibile e trasparente per affrontare le possibili tensioni di mercato a fine anno.
– I negoziati USA-Cina sulla fase 1 sembrano di nuovo bloccati, con la Cina che richiede l’eliminazione dei rialzi dei dazi già attuati e gli USA che esigono un impegno formale per l’acquisto di un ammontare definito di prodotti agricoli.
Trump ha detto ieri che se la Cina non sarà disposta a siglare un accordo nei termini che soddisfano gli Stati Uniti, i dazi verranno alzati ulteriormente. Con l’avvicinarsi del 15 dicembre, quando è in programma un nuovo rialzo dei dazi, aumenta la pressione per trovare un accordo o quanto meno mantenere aperte le trattative per la fase 1.
Per entrambe le parti è costoso un nuovo scontro frontale, sia dal punto di vista politico sia da quello economico. Una possibilità è che venga congelato il rialzo del 15 dicembre con l’obiettivo (o almeno la giustificazione formale) di proseguire le trattative.
– La Camera ha approvato un’estensione delle leggi di spesa, in scadenza il 21 novembre, della durata di un mese, fino al 20 dicembre.
Il Senato dovrebbe fare passare le misure nella giornata di oggi e sembra probabile che il presidente sia disposto a firmare la legge prima di giovedì.
Non ci sono però certezze per l’approvazione di una successiva estensione delle leggi di spesa a fine dicembre, dato che rimangono divisioni sul finanziamento di difesa, assistenza e soprattutto sulla diversione di fondi per la costruzione del muro voluto da Trump.
Il compromesso di questa settimana non garantisce un accordo a dicembre, ma permette una soluzione di breve termine prima della chiusura del Congresso per le festività di Thanksgiving.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è leggermente ripreso, recuperando quasi metà del calo di lunedì in attesa di novità sul fronte dei negoziati commerciali USA-Cina. I dati sul settore immobiliare sono stati positivi. Questa sera verranno pubblicati i verbali del FOMC che dovrebbero confermare un consenso unanime sull’opportunità di una pausa nei tagli dei tassi, contro vari dissensi invece sul taglio di ottobre e ribadire che si prenderanno in considerazione altri tagli solo se il quadro dovesse deteriorarsi. Il dollaro dovrebbe quindi tendenzialmente stabilizzarsi.

EUR – In assenza di novità di rilievo l’euro si è fermato nella parte alta del range di lunedì, muovendosi comunque in un range molto stretto tra 1,1061 e 1,1083 EUR/USD. A meno di sviluppi positivi negli USA potrebbe stabilizzarsi intorno a tali livelli, rimanendo supportato, ma il test importante arriverà venerdì con i PMI dell’area. Prime resistenze a 1,1100 EUR/USD.

GBP – La sterlina ha leggermente ritracciato al ribasso mantenendosi però in area 1,29 GBP/USD contro dollaro e 0,85 EUR/GBP contro euro. Di due nuovi sondaggi pubblicati ieri l’uno ha mostrato un ampio aumento dei consensi per i Conservatori, l’altro ha registrato invece un marginale calo del vantaggio sui Laburisti.
Invece, il sondaggio di YouGov al termine del testa a testa televisivo di ieri sera tra Johnson e Corbyn ha visto sostanzialmente una vittoria pari merito dei due leader, con il 51% dei consensi per Johnson e il restante 49% per Corbyn.
Sul fronte dati l’indagine CBI sul settore industriale è migliorata più delle attese. Dai livelli correnti della sterlina potrebbero essere necessarie notizie particolarmente positive per favorire nuovi progressi, ma tendenzialmente, finché il vantaggio dei Conservatori rimane significativo, dovrebbe restare supportata. Intanto Johnson ha ribadito che Brexit si attuerà entro fine gennaio aggiungendo che il nuovo accordo commerciale con l’UE sarà pronto entro la fine del periodo di transizione, ovvero fine dicembre dell’anno prossimo.

JPY – Lo yen si è rafforzato ancora, seppure di poco, sull’incertezza per gli sviluppi USA-Cina, mantenendosi contro dollaro in area 108 USD/JPY e tentando contro euro la rottura ribassista di 120,00 EUR/JPY.
In caso di evoluzioni negative sul fronte USA-Cina si rafforzerebbe ulteriormente.
Anche i verbali del FOMC potrebbero avere una certa influenza
, soprattutto se dovessero mostrare significative perplessità rispetto all’idea di un ulteriore allentamento monetario per via della minor efficacia della politica monetaria quando i tassi sono molto bassi.