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20 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Questa mattina il PPI è calato per il quinto mese di fila (-0,3% m/m), spinto al ribasso dall’energia (-1,4% m/m).
Tuttavia, il dato di febbraio non tiene in considerazione l’impatto retroattivo del tetto al prezzo del gas, pertanto sono probabili revisioni in occasione delle prossime rilevazioni.
Su base annua il PPI ha decelerato al 15,8% a/a da un precedente 17,6% (10,2% da 10,7% al netto dell’energia).

AREA EURO
 – Venerdì nell’Eurozona la crescita dei salari orari nel 4° trimestre 2022 ha accelerato ben oltre le attese, portandosi al 5,1% a/a, un record dall’inizio delle rilevazioni (almeno dal 2002), dopo che il dato relativo ai tre mesi precedenti è stato rivisto al rialzo al 3% da 2,1%.
Anche la componente non salariale ha accelerato al 7,7% a/a da 5,9%, portando l’incremento tendenziale del costo del lavoro al 5,7% da un precedente 3,7%.
L’accelerazione delle retribuzioni risulta diffusa a tutte le maggiori economie: Germania (5% da 1,1%), Francia (5,5% da 4,4%), Italia (5,3% da 1%) e Spagna (4,1% da 2,5%), nonché ai principali settori.
Le richieste di recupero di potere d’acquisto, in un contesto di mercato del lavoro ancora teso, sono compatibili con ritmi di crescita dei salari ancora sostenuti nei prossimi trimestri, generando addizionali pressioni al rialzo sull’inflazione core.
– La seconda lettura ha confermato che l’inflazione è calata marginalmente a febbraio, all’8,5% da 8,6% di gennaio, e che l’inflazione core ha toccato invece un nuovo massimo, al 7,4% dal 7,1% precedente (sull’indice al netto di energetici e alimentari freschi).
In media annua, l’inflazione è vista al 5,5% nel 2023 e al 2% nel 2024.
Viceversa, gli ultimi dati ci hanno indotto a spostare al rialzo, e in avanti, il punto di massimo atteso per la componente core (vediamo ora un picco per l’indice al netto di energia e alimentari freschi ad aprile al 7,6%, con rischi al rialzo).
Nel nostro profilo previsivo vediamo un indice core BCE al 3,5% a fine 2023 e al 2,6% a fine 2024 (e in media d’anno pari a 6,2% quest’anno e 2,7% il prossimo).

STATI UNITI
 – Venerdì, la produzione industriale di febbraio ha mostrato una variazione mensile nulla, con contributi di segno diverso dalle singole componenti.
Nel manifatturiero, la produzione è aumentata di 0,1% m/m, dopo 1,3% m/m di gennaio (rivisto da 1% m/m).
Le utility hanno segnato un modesto incremento (0,5% m/m), dopo il calo di -10,1% m/m di gennaio, dovuto al clima straordinariamente mite.
L’estrattivo ha registrato una flessione di -0,6% m/m.
I dati del manifatturiero sono in contrasto con le indicazioni negative delle indagini, in parte per possibili problemi di destagionalizzazione in due mesi di clima particolarmente mite.
Saranno necessari altri mesi di informazioni per valutare quale sia il trend sottostante.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a marzo (prel.) è calata a 63,4 da 67 di febbraio, sulla scia di contrazioni sia dell’indice corrente sia delle aspettative.
L’indagine è stata condotta fino al 15 marzo ed è probabile che con la lettura finale ci possa essere un ulteriore calo legato all’evoluzione della crisi bancaria e alla correzione dei mercati azionari.
La volatilità della fiducia in occasione di crisi transitorie non è un indicatore affidabile per i trend dei consumi.
Le aspettative di inflazione sugli orizzonti a 1 e 5 anni sono calate a 3,8% e 2,8%, rispettivamente.

 

COMMENTI:

SVIZZERA – Nel fine settimana UBS ha accettato di acquisire Credit Suisse per 3 miliardi di franchi svizzeri (ricevendo fino a 100 miliardi di liquidità dalla Banca Nazionale Svizzera per far fronte alle perdite), e le principali banche centrali mondiali hanno annunciato un’azione coordinata per sostenere la liquidità del sistema finanziario globale (potenziando le linee di swap in dollari da oggi sino almeno alla fine di aprile).

BCE – Non è passato neppure un giorno dalla cancellazione della forward guidance dal comunicato BCE che i primi governatori nazionali hanno iniziato già a fornire la propria.
Sia Kažimír (Slovacchia) sia Šimkus (Lituania) sia Wunsch (Belgio) hanno detto di ritenere che quello di giovedì non sia stato l’ultimo rialzo dei tassi, pur evitando di anticipare una nuova mossa il 4 maggio.
Ancora più esplicito Holzmann (Austria), secondo il quale il punto di arrivo per il tasso di riferimento potrebbe essere sopra il 4%. I mercati scontano per ora altri 25pb di ulteriore rialzo.

STATI UNITI – Questa settimana, il focus sarà sulla riunione del FOMC che terminerà mercoledì, particolarmente rilevante in una fase di contrasto fra i rischi di inflazione persistente e quelli di instabilità finanziaria.
L’aggiornamento delle proiezioni del Comitato e l’evoluzione dei dati sul fronte macro dovrebbero portare a un rialzo di 25pb, nonostante le tensioni sul sistema bancario, per ora contenute dagli interventi congiunti di Fed e Tesoro.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata in calo, correggendo anche nella giornata di venerdì sulla discesa dei rendimenti e sui dati di fiducia delle famiglie in peggioramento.
Due saranno i driver in questi giorni: l’evoluzione della risk aversion, in relazione agli sviluppi sul fronte bancario, e l’esito del FOMC di mercoledì.
Ieri, l’annuncio che UBS ha acquisito Credit Suisse, con il contributo di liquidità fino a 100 miliardi di franchi da parte della SNB, e l’annuncio di un’azione coordinata delle principali banche centrali (Fed, BCE, BoE, BoJ, SNB, e BoC) per sostenere la liquidità del sistema internazionale (attraverso linee swap in dollari a partire da oggi e almeno fino alla fine di aprile) dovrebbero rassicurare i mercati.
A meno di sviluppi particolarmente negativi la Fed dovrebbe alzare i tassi di 25 pb, indicando che i rialzi proseguiranno nei prossimi mesi, se la situazione non degenera.
Il dollaro dovrebbe quindi riuscire a recuperare, almeno in parte.
Tuttavia, nel brevissimo termine incertezza e volatilità potrebbero comunque prevalere e non si può escludere il rischio di nuova, temporanea, debolezza del biglietto verde.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata solo leggermente al di sopra dei livelli di apertura in area 1,06 EUR/USD, ma comunque in risalita dai minimi post-crollo di Credit Suisse, sorretto da differenziali più favorevoli data la maggior tendenza a scendere dei rendimenti USA per via delle recenti turbolenze del sistema bancario, nonché dal rialzo dei tassi BCE.
Alcuni esponenti BCE hanno indicato che i rialzi dovrebbero proseguire, il che può continuare a fornire sostegno al cambio, ma in questi giorni il sentiment di mercato e l’esito del FOMC potrebbero riportare ancora l’euro sulla difensiva.
Oggi, infatti, aveva aperto al rialzo affacciandosi a 1,07 EUR/USD, ma sta scendendo nuovamente e la dinamica potrebbe mantenersi in range, tra 1,05 e 1,07 EUR/USD, per via dell’incertezza che nel breve può mantenere un ruolo dominante.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata in rafforzamento contro dollaro da 1,20 a 1,21 GBP/USD sul calo dei rendimenti USA e avanzando ulteriormente questa mattina fino a 1,22 GB/USD, salvo poi tornare a scendere.
La prospettiva che la BoE alzi ancora i tassi, di 25 pb, alla riunione di giovedì, complice un’inflazione che scende ancora troppo lentamente (il dato uscirà mercoledì), può offrire parziale supporto alla valuta britannica.
Tuttavia, l’incertezza – sia sul sentiero effettivo dei tassi BoE sia sugli sviluppi del settore bancario a livello internazionale – può tornare a indebolire ancora la sterlina (supporti chiave in area 1,20 GBP/USD).
Contro euro si è complessivamente rafforzata da 0,88 a 0,87 EUR/GBP nell’ultima settimana, ma anche in questo caso i rischi verso il basso non sono ancora rientrati.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata al rialzo contro dollaro da 135 a 131 USD/JPY e oggi si è portato fino a 130 USD/JPY, favorito dal calo dei rendimenti a lunga USA e dall’aumento della risk aversion.
Se questa non rientrerà la valuta nipponica potrà beneficiarne ancora, ma dovrebbe almeno in parte cedere se i rendimenti USA riprenderanno a salire sull’esito del FOMC.
Lo yen si è ampiamente rafforzato anche contro euro da 144 a 138 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Questa settimana le prime indagini di fiducia di marzo dovrebbero confermare il quadro di recupero per l’attività economica.
Il PMI manifatturiero è atteso riavvicinarsi alla soglia d’invarianza, mentre il PMI servizi potrebbe correggere dopo il balzo di febbraio; il PMI composito è visto poco variato rispetto ai livelli di febbraio.
L’indice di fiducia dei consumatori dovrebbe proseguire il percorso di “normalizzazione”.
Viceversa, l’indice ZEW potrebbe essere affossato dalle recenti turbolenze sui mercati.
– Infine, la produzione nelle costruzioni nell’Eurozona dovrebbe tornare a crescere a gennaio dopo due mesi di calo.

STATI UNITI
 – Sul fronte dei dati di febbraio, le vendite di case nuove dovrebbero correggere modestamente, mentre per le case esistenti è prevista una ripresa.
– Gli ordini di beni durevoli dovrebbero confermare un trend moderatamente positivo al netto di trasporti.
– I PMI flash di marzo sono previsti in linea con segnali di contrazione nel manifatturiero e modesta espansione nei servizi.