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20 Marzo 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione nelle costruzioni è aumentata di ben 7,9% m/m a gennaio, dopo l’1,7% di dicembre. È un record da marzo 2012. Su base annua, l’output è in crescita di +8,1% (da -1% a dicembre), ai massimi da quasi un anno. Il dato congiunturale ha risentito di effetti di calendario e metereologici favorevoli.
L’output nelle costruzioni sarebbe in rotta per un robusto incremento nel 1° trimestre, che però è messo a rischio dagli effetti delle misure di contenimento del COVID-19. Le costruzioni sono meno impattate meno dei servizi, e probabilmente dell’industria, ma non potranno non risentire se non altro degli effetti indiretti attraverso il calo della domanda.

GERMANIA – L’istituto Ifo ha pubblicato, oggi, una versione preliminare del suo indice, basata su circa il 90% delle risposte. L’indagine, condotta tra il 2 ed il 18 marzo, mostra il collasso della fiducia economica. L’indice è calato di 8,3 punti, raggiungendo a marzo quota 87,7; si tratta del calo più grande dal 1991.
Scendono sia la componente delle aspettative, che tocca il minimo storico di 82,0 punti, che l’indice della situazione corrente, sceso a 93,8 (5,2 punti in meno rispetto a febbraio).
La fiducia nell’economia tedesca è ai minimi dall’agosto 2009 e questi livelli, se mantenuti, preannuncerebbero una pesante recessione. Il crollo della fiducia ha colpito il settore manifatturiero, dei servizi e del commercio. Nelle costruzioni, dove l’indice della situazione corrente rimane ancora favorevole, il calo è meno pronunciato; le aspettative, però, registrano un peggioramento.
Il dato finale potrebbe essere più basso della stima preliminare.
Nel manifatturiero, oltre al settore automobilistico, il calo della fiducia è severo per elettronica, meccanica, mobilie prodotti chimici.

STATI UNITI
– I nuovi sussidi di disoccupazione, come atteso, danno il primo segnale di risposta al diffondersi dell’epidemia di Covid-19, con un balzo a 281mila nella settimana conclusa il 14 marzo, da 211 mila. Il livello della settimana scorsa è il più elevato da inizio settembre 2017.
Nel comunicato stampa del Dept of Labor si afferma che gli aumenti nella settimana conclusa il 14 marzo sono “chiaramente attribuibili” all’impatto di Covid-19.
Diversi stati citano l’epidemia in modo esplicito come causa dell’incremento di licenziamenti, in altri stati la crescita dei disoccupati è comunque concentrata nel settore dei servizi in generale e in particolare nei segmenti dell’ospitalità e della ristorazione, otre che nei trasporti e nei magazzini.
Il violento rialzo dei sussidi della scorsa settimana sarà seguito da aumenti altrettanto rapidi. I sussidi della scorsa settimana sono relativi al periodo di rilevazione dell’employment report di marzo e puntano a una netta inversione di rotta per l’occupazione e la disoccupazione, dalla situazione di pieno impiego vigente fino a febbraio.
I sussidi di disoccupazione sono il più affidabile indicatore di svolta ciclica: in questo caso, tuttavia, non c’era bisogno di aspettare la svolta dei sussidi per decretare che la più lunga ripresa dell’economia americana è finita.
– L’indice della Philadelphia Fed a marzo segna un netto indebolimento, scendendo da 36,7 di febbraio (massimo dal 2017) a -12,7 (minimo da luglio 2012), con un ritorno in territorio recessivo.
Le risposte delle imprese sono state raccolte fra il 9 e il 16 marzo.
Tutte le componenti dell’indagine coincidente sono in peggioramento: ordini a -15,5 da 33,6, consegne a 0,2 da 25,2, ordini inevasi a -7,4 da 7,4, tempi di consegna a -9,1 da 2,7, occupazione a 4,1 da 6, settimana lavorativa a 0,5 da 11,3. Anche gli indici di prezzo, sia pagati sia ricevuti, sono in calo.
È importante però rilevare che l’indagine, come l’Empire della NY Fed, riporta indici a 6 mesi ancora relativamente elevati: attività a 35,2 da 45,4, ordini a 36,7 da 54, consegne a 41,8 da 51,9 e occupati a 29,8 da 24.
Considerando la data di rilevazione delle risposte, è probabile che ci sia un bias positivo dovuto alla raccolta delle informazioni nella parte iniziale del periodo, prima della dichiarazione dello stato di emergenza e del netto peggioramento della percezione dell’epidemia a livello domestico.
È molto probabile che le prossime rilevazioni siano più negative sia per la situazione corrente sia per le aspettative.

 

COMMENTI:

GERMANIA – Anche in Germania si è diffusa la COVID-19 ed il numero dei contagiati ha già superato le 12mila unità. In effetti, la mortalità in Germania è molto bassa rispetto a Italia, Spagna e Francia, sia per un’attività di monitoraggio molto più intensa rispetto al resto dell’Europa, sia perché il sistema sanitario è più attrezzato che in altri paesi: anche per questo l’esigenza di misure di soppressione epidemica è stata minore.
Il 16 marzo, comunque, è stata disposta la chiusura dei confini, dei locali pubblici e di quelli commerciali, di scuole ed università, e sono stati limitati gli spostamenti interni. Queste misure saranno in vigore almeno fino al 20 aprile, ma la probabilità di proroga o di misure più restrittive è elevata.
Intanto, l’industria dell’auto ha già sospeso la produzione negli stabilimenti europei per le prossime settimane. Ad essere più colpiti nell’immediato, sempre secondo i risultati dell’indagine preliminare, saranno i tour operator, le agenzie di viaggio e le strutture ricettive.
Il governo tedesco ha già annunciato il più grande piano di politica fiscale dal dopoguerra ad oggi, prevedendo misure di supporto al mercato del lavoro, al credito e agli investimenti. Il piano è atteso dare i primi frutti non nel brevissimo periodo, ed è per questo che la crisi investirà in pieno l’economia tra marzo ed aprile. Ci aspettiamo una contrazione del PIL di -1,5% nel 2020, con variazioni trimestrali negative sia nel primo, sia soprattutto nel secondo trimestre.

REGNO UNITO – La Bank of England è intervenuta nuovamente ieri, annunciando, al termine di una riunione straordinaria (una settimana prima del meeting ordinario del 26 marzo) un altro pacchetto di stimolo: taglio dei tassi da 0,25% a 0,10%, incremento di 200 miliardi di sterline dell’ammontare di titoli (titoli di stato e corporate bonds) detenuti dalla banca centrale per un totale di 654 miliardi e ampliamento del programma TFSME (Term Funding Scheme with additional incentives for SMEs).
La BoE ha spiegato che le nuove misure si sono rese necessarie perché le condizioni finanziarie sono diventate più restrittive a causa dell’evoluzione – in peggio – dello shock economico da coronavirus, che potrebbe rivelarsi veloce e ampio, ma dovrebbe essere temporaneo.
Il governatore Bailey ha aggiunto che sono state le dinamiche di mercato degli ultimi giorni, al limite della definizione di “movimenti disordinati”, a rendere necessario un intervento immediato della BoE. Bailey ha anche lasciato intendere che l’ipotesi di tassi d’interesse negativi non è ritenuta adeguata dalla BoE. Il taglio di ieri dovrebbe essere l’ultimo: recentemente la BoE aveva dato come floor proprio l’attuale livello di 0,10%.
Dopo il nuovo pacchetto di stimolo della BoE, il ministro delle finanze Sunak ha dichiarato che anche dal lato della politica fiscale sarà fatto tutto il necessario per contrastare la crisi.

STATI UNITI – Covid-19 update
– Gli acquisti di titoli da parte della NY Fed per attuare le direttive della riunione del FOMC del 15 marzo entro fine settimana avranno raggiunto già più di metà del livello minimo annunciato per i Treasury (500 mld).
La NY Fed ha acquistato titoli per 125 mld fra lunedì e mercoledì, e programma acquisti per 150 mld fra giovedì e venerdì.
Per quanto riguarda gli MBS, che dovrebbero vedere acquisti per almeno 200 mld, il calendario prevede operazioni per un ammontare pari a 80 mld entro il 13 aprile, con un primo intervento per 10 mld il 19 marzo.
È probabile quindi che, in assenza di un miglioramento significativo delle condizioni di mercato, la prossima settimana la Fed possa dover segnalare un aumento del livello degli acquisti da effettuare. D’altronde, durante la conferenza stampa del 15 marzo, Powell aveva sottolineato che non ci sono limiti giornalieri o settimanali agli acquisti, che saranno adeguati in base alla necessità e mirati a ridare liquidità al mercato.
– Il presidente del Senato Mc Connell ha presentato il nuovo pacchetto di stimolo contro Covid-19, le cui misure dovrebbero essere pari a circa 1 tln di dollari. Come atteso, circa 500 mld sarebbero allocati a misure a favore delle famiglie. Fra queste ci sarebbero trasferimenti diretti ai contribuenti, di ammontare massimo di 1200 dollari per individui singoli, più 500 dollari per ogni figlio a carico, con livelli decrescenti per fasce di reddito annuo superiore a 75 mila dollari.
Per individui con reddito superiore a 99mila dollari non sono previsti trasferimenti diretti.
Per gli individui che non hanno pagato imposte sul reddito nel 2018, ci sarà un trasferimento di 600 dollari. Fra gli interventi a favore delle imprese, sono confermati i 50 mld per le compagnie aeree per passeggeri, 8 mld per le compagnie aeree per cargo, 150 mld per grandi imprese, con l’autorizzazione al governo di acquisire quote del capitale, 300 mld per garanzie di prestiti a piccole imprese.
Il pacchetto conferma la sospensione per tre mesi della scadenza per il pagamento delle imposte dirette delle famiglie, dal 15 aprile al 15 luglio. Nei prossimi giorni ci sarà un dibattito fra i senatori repubblicani per arrivare a un testo condiviso, in modo da avere un pacchetto approvato dal Senato durante la prossima settimana.
La leadership democratica della Camera sta predisponendo un pacchetto di poco inferiore in termini di entità, ma con misure maggiormente mirate a proteggere le famiglie. Nei prossimi giorni ci sarà l’inizio dei negoziati per arrivare a una formulazione di compromesso sulle principali misure.
– La California ha annunciato il lockdown dello Stato, con il divieto di spostamenti per attività non essenziali per i 40 milioni di residenti.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIeri il dollaro ha proseguito la propria corsa – generalizzata – al rialzo, ancora nel suo ruolo di safe haven di fronte alla crescente incertezza e preoccupazione per gli effetti del coronavirus (la risk aversion è ai massimi storici).
Nella notte è sceso cancellando buona parte della salita di ieri, in un movimento che al momento rappresenta un ritracciamento tecnico su prese di profitto. Per cercare di aumentare ulteriormente la liquidità sui mercati internazionali ieri la Fed ha aperto nuove linee di swap in dollari con altre banche centrali, ma il mercato rimane sotto stress.
L’ipotesi di un intervento diretto, unilaterale o coordinato, per indebolire il biglietto verde non è da escludersi a priori, ma è possibile che vengano prima tentate altre strade per contrastare direttamente la crisi o intervenire sui canali di trasmissione intermedi: la volatilità (estrema) che si sta osservando sui mercati valutari rappresenta infatti solo il riflesso finale dello shock da coronavirus.

EUR – Sull’ulteriore rafforzamento del dollaro l’euro ha proseguito la propria correzione portandosi da 1,09 a 1,06 EUR/USDnuovo minimo triennale, salvo ritracciare al rialzo nella notte fino a 1,08 EUR/USD per le generalizzate prese di profitto sul dollaro.
Abbiamo comunque rivisto ancora al ribasso la previsione di breve, a 1m, del cambio da 1,07 a 1,05 EUR/USD, lasciando invariato il profilo atteso successivamente.
I rischi sono infatti verso il basso per l’euro, non solo per la generalizzata forza del dollaro ma anche per la possibilità di una minore efficacia (reale o percepita) rispetto agli USA delle misure di policy adottate dalle autorità europee per contrastare la crisi.

GBP – Sul generalizzato rafforzamento del dollaro ma complici fattori di vulnerabilità propria, la sterlina ha approfondito la caduta ieri portandosi da 1,17 a 1,14 GBP/USD, e toccando un minimo contro euro a 0,9500 EUR/GBP, salvo poi ritracciare fino a un massimo – temporaneo – di 0,91 EUR/GBP.
Nella notte è risalita anch’essa sul generalizzato ritracciamento del dollaro, riportandosi a 1,18 GBP/USD e 0,91 EUR/GBP.
Alla luce del crollo di quest’ultima settimana – da 1,28 a 1,14 GBP/USD e da 0,90 a 0,95 EUR/GBP – abbiamo rivisto al ribasso l’intero profilo previsivo della sterlina sia contro dollaro a 1,14-1,22-1,28-1,33-1,40 GBP/USD sia contro euro a 0,92-0,92-0,89-0,88-0,85 EUR/GBP sull’orizzonte a 1m-3m-6m-12m-24m.
La revisione è ampia soprattutto sul breve termine, mentre successivamente si ipotizza una risposta moderatamente positiva dell’economia agli interventi di policy per contrastare la crisi e si lascia un profilo gradualmente rialzista assumendo un esito non completamente negativo dei negoziati con l’UE.

JPYAnche lo yen è sceso ancora sull’ulteriore rafforzamento del dollaro portandosi da 107 a 111 USD/JPY e contro euro da 117 a 119 EUR/JPY.
I livelli chiave da monitorare in fase ribassista di yen si collocano in area 112 USD/JPY. Anche la valuta nipponica è poi risalita fino a 109 USD/JPY nella notte sul ritracciamento generalizzato del dollaro.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Le vendite di case esistenti a febbraio sono previste in aumento a 5,49 mln, alla luce delle informazioni dei contratti di compravendita, rimbalzati a gennaio sui massimi da giugno 2019. Le vendite resteranno frenate dalla scarsità di case invendute.
Ora è presto per prevedere se COVID-19 avrà un impatto rilevante sul mercato immobiliare residenziale: si potrebbe vedere un temporaneo indebolimento ma non un’inversione di tendenza, nel caso in cui lo shock sia di durata limitata.