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20 Gennaio 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati di novembre sul commercio estero mostrano una correzione per le esportazioni (-4,2% m/m, dopo il +3,2% m/m di ottobre), a fronte di una stabilità per le importazioni (dopo il -2,1% m/m precedente). Entrambi i flussi risultano in calo su base annua (export -3,2%, import -5,9%).
La variazione sia congiunturale che tendenziale delle esportazioni è però influenzata dalle movimentazioni occasionali di elevato impatto verso i Paesi extra Ue (cantieristica navale) registrate a novembre 2018 e ottobre 2019, al netto delle quali la flessione dell’export si riduce a -1,1% m/m e -2,1% a/a. Il comparto più brillante su base annua è il farmaceutico (+22,4% a/a); gli unici altri due settori in significativo progresso tendenziale sono pelletteria e abbigliamento (5,9% e 3%). Oltre ai mezzi di trasporto, risultano in netto calo, tra gli altri, elettronica e raffinazione.
Il quadro per Paese è variegato: i maggiori apporti negativi vengono da Stati Uniti (-10,5%), Spagna (-10,8%), Germania (-4,5%), Regno Unito (-8,7%) e Cina (-15,5%), mentre contribuiscono positivamente Svizzera (+11,4%), Francia (+2,5%), Giappone (+17,8%), Belgio (+9,2%) e Turchia (+13,3%).
Nei primi 11 mesi dell’anno, l’avanzo commerciale è stato pari a 47,9 miliardi, in aumento dai 39,5 mld del 2018 (al netto dei prodotti energetici, 83,3 mld da 74,4 precedente).
Nonostante il calo di novembre, il commercio estero dovrebbe contribuire al PIL nel trimestre finale dell’anno (l’export è in rotta per un aumento di 1,3% t/t, l’import per una flessione di -1,8% t/t). Tuttavia, l’apporto sarà compensato da una variazione negativa delle scorte, con impatto netto verosimilmente nullo sul PIL.

ITALIA – I dati definitivi sui prezzi al consumo di dicembre hanno confermato le stime preliminari. L’inflazione su entrambi gli indici è stata confermata in salita a dicembre a 0,5% a/a, da 0,2% di novembre, per un aumento dei listini di due decimi su base congiunturale. Nel mese le pressioni al rialzo, in gran parte di natura stagionale, sono venute dalle spese per il tempo libero e dai trasporti. L’inflazione di fondo è stata però rivista al ribasso, da 0,7% della prima stima a 0,6% e del mese precedente. Pensiamo che la salita di dicembre non sia destinata a continuare nei prossimi mesi, anche perché una spinta al ribasso verrà a gennaio dal calo delle tariffe sull’elettricità. Vediamo il CPI rimanere attorno agli attuali livelli per tutta la prima metà del 2020

AREA EURO – La produzione nelle costruzioni è aumentata di 0,7% m/m e 1,4% a/a a novembre. La dinamica è più sostenuta perla costruzione di edifici che per l’ingegneria civile. I dati potrebbero risentire di un effetto base sfavorevole nei prossimi mesi, in quando l’inverno 2018-19 era stato insolitamente mite. Peraltro, anche la crescita delle richieste di licenza edilizia è in rallentamento.

STATI UNITI
 – I nuovi cantieri residenziali a dicembre balzano a 1,608 mln ann. (+16,9% m/m), da 1,375 mln di novembre, toccando il massimo da settembre 2006.
La variazione è diffusa sia al comparto unifamiliare (+11,2% m/m, terzo rialzo consecutivo), sia a quello multifamiliare (+29,8% m/m). L’incremento è in parte dovuto al clima straordinariamente mite di dicembre, e sarà probabilmente seguito da un ritracciamento a gennaio.
Le licenze a dicembre correggono a 1,416 mln da 1,474 mln di novembre, con indicazioni coerenti con una correzione attesa per i nuovi cantieri a inizio 2020.
Le costruzioni completate sono in rialzo del 5,1% m/m e su base trimestrale puntano a un solido contributo positivo dell’edilizia residenziale alla crescita del 4° trimestre.
– La produzione industriale a dicembre corregge di -0,3% m/m, dopo +0,8% m/m (rivisto da +1,1% m/m)di novembre. Il calo è dovuto alla significativa contrazione delle utilities (-5,6% m/m), legata al clima mite. Il manifatturiero registra un aumento di 0,2% m/m, dopo +1% m/m di novembre, pur in presenza di un calo di -4,6% m/m nel comparto auto. La produzione manifatturiera al netto delle auto aumenta di 0,5% m/m, grazie a un contributo solido dell’elettronica e a un modesto aumento dei macchinari.
Anche l’estrattivo è in ripresa (+1,3% m/m, dopo tre contrazioni consecutive). Nel 1° trimestre, l’output nel manifatturiero sarà frenato dal blocco della produzione di Boeing e dallo smaltimento delle scorte accumulate a fine 2019.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a gennaio (prel.) corregge a 99,1 da 99,3 di dicembre. L’indice delle condizioni correnti aumenta a 115,8 da 115,5, mentre le aspettative calano a 88,3 da 88,9. Le aspettative di inflazione a 5-10 anni risalgono a 2,5%, dopo la correzione a 2,2% di dicembre, quando era stato toccato il minimo da quando esiste la serie. I dati segnalano una stabilizzazione della fiducia, dopo l’ampia volatilità vista nella seconda metà dell’anno.
– Le posizioni aperte a novembre calano a 6,8 mln, sui minimi da febbraio 2018, confermando il trend verso il basso iniziato a inizio 2019, in linea con una probabile svolta del mercato del lavoro prevedibile per il prossimo anno.

 

COMMENTI:

AREA EURO – L’Eurogruppo discuterà l’opinione della Commissione Europea sulla proposta di legge di bilancio del Portogallo. La Commissione ritiene che comporti un rischio di mancato rispetto del patto di stabilità e crescita, segnalando una deviazione di 0,2% strutturale nel 2020e di 0,8% in termini di dinamica della spesa. Inoltre, l’Eurogruppo adotterà le proposte di politica economica per il 2020 pubblicate il 17 dicembre.
Infine, in serata discuterà le proposte di riforma dell’Eurozona. In particolare, dovrà essere trovato un accordo sulla riforma del trattato ESM (che ha causato sorprendentemente problemi politici in Italia) e sul finanziamento del BICC, il Budgetary Instrument for Convergence and Competitiveness.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo, mettendo a segno un ampio rafforzamento venerdì, grazie ai buoni dati domestici (vendite di case in particolare) che, letti insieme a quelli di giovedì, hanno favorito un sentiment positivo nei confronti del biglietto verde. La settimana entrante propone pochi spunti di rilievo sul fronte domestico. Tra i dati sono in pubblicazione mercoledì le vendite di case esistenti, attese in aumento, e venerdì i PMI di Markit, attesi pressoché stabili.
Non sono in programma discorsi Fed perché la prossima settimana ci sarà il FOMC. A meno quindi di delusioni o sorprese eclatanti dai dati, il dollaro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, reagendo eventualmente, di riflesso agli sviluppi nell’area euro e nel Regno Unito attraverso i movimenti dell’euro e della sterlina. Complessivamente comunque, finché le politiche monetarie restano in stand-by e i dati non segnalano cambiamenti di scenario, è possibile che si osservi ancora una certa scarsità di segnali direzionali.

EURSimmetricamente l’euro ha chiuso la settimana in calo da 1,11 a 1,10 EUR/USD, subendo di riflesso, in particolare venerdì, il rafforzamento del dollaro sui dati USA.
La settimana entrante propone tra i dati lo ZEW tedesco domani, atteso in miglioramento, la fiducia delle imprese francesi mercoledì, attesa in leggero calo, la fiducia dei consumatori dell’area giovedì attesa in leggero aumento e i PMI flash dell’area venerdì attesi in marginale miglioramento. Giovedì ci sarà la riunione BCE, che lascerà invariati i termini di policy, ma potrà esprimere una valutazione aggiornata del quadro di crescita dell’area in base agli sviluppi recenti e potrebbe inoltre dare avvio alla revisione strategica della politica monetaria. A meno di sorprese o delusioni eclatanti dai dati o di indicazioni migliorative sullo scenario dell’area da parte della BCE, l’euro dovrebbe tendenzialmente mantenersi nel range della scorsa settimana (1,10-1,11 EUR/USD).

GBPLa sterlina, che venerdì mattina era salita ulteriormente in attesa dei dati sulle vendite al dettaglio che erano previsti in ampio recupero, ha corretto subito dopo la pubblicazione dei dati.
Questi hanno infatti deluso
, mostrando un’altra contrazione in dicembre, che porta l’intera performance trimestrale in territorio negativo, indicando un rischio di indebolimento dei consumi, che in precedenza erano stati invece la componente chiave della crescita.
La probabilità attesa di un taglio dei tassi già alla riunione BoE della prossima settimana (30 gennaio) è salita raggiungendo il 70%. Sul fronte Brexit, nel fine settimana il ministro delle finanze Javid ha ribadito che non ci sarà un allineamento alla normativa UE, come invece molte imprese vorrebbero per allentare i controlli alla frontiera. La valuta britannica è scesa sia contro dollaro da 1,31 a 1,29 GBP/USD sia contro euro da 0,84 a 0,85 EUR/GBP.
I dati in uscita questa settimana saranno seguiti con attenzione dalla BoE ai fini della decisione di giovedì prossimo. Domani vengono pubblicati i dati sul mercato del lavoro, attesi complessivamente positivi, e venerdì i PMI flash di gennaio, attesi in leggero miglioramento ma ancora su livelli di debolezza (sotto 50 – soglia che separa l’area recessiva da quella espansiva – l’indice manifatturiero e a 50 quello dei servizi). Eventuali delusioni farebbero aumentare ulteriormente la probabilità attesa di un taglio dei tassi questo mese, penalizzando la sterlina sia contro dollaro sia contro euro.
Venerdì è in programma un discorso di Haskel (BoE), ma verosimilmente manterrà la propria posizione a favore di un taglio immediato, avendo già votato in tal senso alle ultime due riunioni. Più informativi sarebbero invece eventuali discorsi da parte di altri esponenti BoE, a parte Saunders e Vlieghe, che si sono già espressi esplicitamente a favore di un taglio.

JPYLo yen si è moderatamente indebolito la scorsa settimana, da 109 a 110 USD/JPY contro dollaro, rispetto al quale ha così rivisto minimi abbandonati a maggio, e da 121 a 122 EUR/JPY contro euro, rispetto al quale ha così rivisto minimi abbandonati a luglio.
Questa notte terminerà la riunione di politica monetaria della BoJ, che manterrà invariati i parametri di policy, ma in occasione della pubblicazione delle nuove previsioni macro potrebbe rivedere leggermente al rialzo le proiezioni di crescita, per effetto del nuovo pacchetto di stimolo fiscale varato dal governo e del ridimensionamento dell’incertezza sul fronte delle politiche commerciali dopo la firma dell’accordo USA-Cina. Il bilancio dei rischi resterà comunque probabilmente ancora verso il basso, portando la BoJ a confermarsi disponibile ad ampliare lo stimolo se necessario. Non trattandosi però di una novità questo non sarà sufficiente a produrre autonomamente un ulteriore indebolimento dello yen, che in settimana, data la sostanziale

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La settimana vede l’uscita della stima preliminare dei PMI di gennaio: il composito dovrebbe leggermente migliorare a 51,1, così come il manifatturiero a 46,6, mentre i servizi potrebbero indicare una marginale correzione a 52,7. In Germania, lo ZEW è atteso in aumento a -14,9 mentre l’indice per le attese è visto a 13,0 da 10,7; in Francia, la fiducia presso le imprese manifatturiere potrebbe correggere al margine a gennaio. Infine, l’indice di fiducia dei consumatori Eurozona è visto in risalita a -7,6 a gennaio da -8,1.

STATI UNITI – Mercati chiusi per festività (Martin Luther King Day). La settimana ha pochi dati in uscita. La stima flash degli indici PMI Markit a gennaio dovrebbe stabilizzarsi sui livelli di dicembre sia per il manifatturiero sia per i servizi. Le vendite di case esistenti a dicembre dovrebbero essere in crescita, confermando una stabilizzazione del trend positivo visto da inizio 2019.