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20 Febbraio 2023 – nota economica giornaliera

FRANCIA – Venerdì la stima finale ha confermato che a gennaio l’inflazione è salita dal 5,9% al 6% sull’indice nazionale e dal 6,7% al 7% sull’armonizzato.
Nel mese, i prezzi al consumo hanno segnato un aumento dello 0,4% m/m su entrambi gli indici.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a febbraio (prel.) è aumentata marginalmente a 66,4 da 64,9, con un incremento delle condizioni correnti e un calo delle aspettative.
Le famiglie continuano a essere preoccupate per l’inflazione corrente elevata e per i timori di rialzo futuro della disoccupazione.
Le aspettative di inflazione a 1 anno sono balzate a 4,2%, da 3,9% di gennaio (ma sotto il 4,4% di dicembre), mentre sull’orizzonte a 5 anni sono rimaste stabili a 2,9% per il terzo mese consecutivo.

 

COMMENTI:

BCE – Secondo Isabel Schnabel (BCE), “non è così facile valutare se le nostre misure sono già restrittive”, fatta eccezione per i mutui ipotecari, anche se a maggio il quadro potrebbe essere più chiaro.
A marzo, in quasi ogni scenario ritiene opportuno un rialzo di 50pb.
A maggio, invece, se ci fossero prove che la politica monetaria sta frenando la domanda interna e l’occupazione oltre che il credito, allora Schnabel appoggerebbe una mossa di 25pb invece che di 50pb.
Inoltre, Schnabel ritiene anche che la trasmissione potrebbe essere più debole della norma, e che perciò potrebbe essere necessaria una maggiore restrizione della politica monetaria.
Il governatore di Banque de France, François Villeroy de Galhau, si attende il picco dei tassi “al più tardi in settembre” e non vede alcun taglio dei tassi nel 2023; diversamente da Schnabel, però, egli ritiene la politica monetaria già restrittiva.
Dopo le dichiarazioni degli ultimi giorni, il mercato OIS ha iniziato a scontare la possibilità di punto terminale a 3,75% per il tasso BCE sui depositi, e ha sostanzialmente azzerato le aspettative di tagli dei tassi nel 2023.
Tale revisione è del tutto coerente con le nostre valutazioni sulle prospettive della politica monetaria.

STATI UNITI – Venerdì, Barkin (Richmond Fed) ha detto che a suo avviso rialzi da 25pb danno la flessibilità necessaria a rispondere all’evoluzione dell’economia, in contrasto con le dichiarazioni di Mester e Bullard che hanno lasciato intendere di essere potenzialmente favorevoli a rialzi da 50pb.
Secondo Barkin, un ritmo moderato permette di agire in modo appropriato in un contesto di elevata incertezza, con un numero di interventi che dipenderà dall’andamento dell’inflazione.
Barkin è stato sorpreso dalla forza dei dati recenti, ma non è ancora pronto a rivedere il proprio scenario per via della volatilità stagionale al di fuori della norma.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in lieve rafforzamento, rientrando però durante la giornata di venerdì, una reazione perlopiù tecnica in attesa di nuovi dati/eventi che aiutino a chiarire lo scenario statunitense.
Oggi i mercati USA sono chiusi, ma i prossimi giorni forniranno vari spunti per capire se le sorprese verso l’alto giunte dai dati recenti e che hanno portato il mercato a scontare un sentiero di rialzi Fed più incisivo – favorendo il dollaro – indichino o meno uno scenario di crescita più forte.
I PMI domani e i redditi e la spesa personali venerdì sono attesi in miglioramento, così come venerdì la dinamica tendenziale del deflatore dei consumi è attesa in calo solo marginale.
Mercoledì, inoltre, i verbali del FOMC dovrebbero fornire indicazioni sul dibattito circa il sentiero dei tassi e sulle condizioni per chiudere il ciclo di rialzi.
Se dati e/o indicazioni Fed avvaloreranno l’ipotesi di un sentiero di rialzi Fed più marcato, il dollaro dovrebbe rafforzarsi ancora.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata pressoché stabile in area 1,06 EUR/USD, mantenendosi comunque in calo rispetto a inizio mese.
I dati in uscita (fiducia dei consumatori dell’area oggi, PMI aggregati e ZEW tedesco domani, IFO tedesco mercoledì) dovrebbero confermare i segnali di miglioramento e la stima finale dell’inflazione area euro giovedì dovrebbe mostrare una revisione verso l’alto, il tutto a supporto di uno scenario di altri 100 pb di rialzi BCE nei prossimi mesi.
In questa fase, tuttavia, resteranno più rilevanti i driver USA, per cui indicazioni a favore di un sentiero di rialzi Fed più marcato manterrebbero ancora l’euro sulla difensiva.
Il downside dovrebbe comunque venire arginato nella fascia 1,06-1,05 EUR/USD grazie ai dati dell’area che convalidano uno scenario di rialzi BCE robusto.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata pressoché stabile in area 1,20 GBP/USD contro dollaro e 0,88 EUR/GBP contro euro.
I PMI domani sono attesi in solo marginale miglioramento, pertanto a meno di eclatanti sorprese verso l’alto non saranno in grado di restituire slancio alla valuta britannica.
A prevalere saranno comunque anche in questo caso i driver USA, per cui la sterlina potrà mantenersi ancora sulla difensiva di fronte a segnali che avvalorino uno scenario di rialzi Fed più marcato, soprattutto finché le attese di rialzo dei tassi restano inferiori per la BoE rispetto alla Fed.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in deprezzamento sulla risalita dei rendimenti a lunga USA, sia contro dollaro da 131 a 134 USD/JPY sia contro euro da 140 a 143 EUR/JPY.
Se dagli Stati Uniti giungeranno indicazioni a supporto dello scenario di maggiori rialzi Fed lo yen potrebbe mantenersi sulla difensiva.
Venerdì, tuttavia, il focus si sposterà sul discorso di K. Ueda, durante l’audizione di conferma della nomina a prossimo governatore BoJ: eventuali segnali di apertura verso l’opzione di un avvio di normalizzazione della politica monetaria agirebbero infatti a favore dello yen.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Questo pomeriggio la fiducia dei consumatori rilevata dalla Commissione Europea potrebbe salire per il quinto mese a febbraio: stimiamo un rialzo di un punto a -19,9, che porterebbe l’indice ai massimi dallo scoppio del conflitto ma ancora al di sotto della media di lungo periodo.
– La settimana entrante nell’area euro vedrà la pubblicazione delle prime indagini di fiducia di febbraio (ZEW, IFO, INSEE e PMI flash), che potrebbero offrire ulteriori conferme di un trend di recupero rispetto ai minimi toccati lo scorso autunno.
– La stima finale dell’inflazione di gennaio nell’area euro potrebbe registrare una revisione al rialzo dopo la pubblicazione ritardata del dato tedesco (di cui è attesa in settimana la seconda lettura, assieme a quella del dato italiano).
– Da monitorare anche la seconda stima sul PIL del 4° trimestre 2022 in Germania.

STATI UNITI
 – Oggi i mercati sono chiusi per la festività del Presidents’ Day.
Questa settimana, il focus sarà sui verbali della riunione del FOMC di febbraio, che dovrebbero rendere pubblica la discussione sul sentiero dei tassi e, probabilmente, sulle condizioni per interrompere i rialzi, con un messaggio generalmente hawkish.
– Fra i dati, i PMI di febbraio saranno importanti per valutare la possibilità di una riaccelerazione della crescita, in contrasto con il trend debole dell’autunno.
– Per gennaio, le vendite di case esistenti dovrebbero mostrare il primo rialzo dopo undici contrazioni consecutive, segnando una possibile svolta nella correzione del mercato immobiliare.
Invece, le case nuove dovrebbero essere circa stabili.
– Il reddito e la spesa personale di gennaio sono previsti in rialzo e dovranno essere monitorati per valutare il trend di rallentamento dell’autunno che si sta interrompendo.
Il deflatore dei consumi a gennaio dovrebbe confermare il quadro del CPI, con segnali di stabilizzazione delle variazioni mensili, senza nuove riduzioni.