Seguci su twitter

Categorie

2 Agosto 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO
 – Nel 2° trimestre il PIL è cresciuto più del previsto, registrando un balzo del 2% t/t (consenso 1,5% t/t) dopo la contrazione di -0,3% t/t registrata nei primi tre mesi dell’anno.
La variazione tendenziale è schizzata al 13,7% (da -1,3% precedente) per via del confronto con i mesi di lockdown stretto della primavera 2020.
Stimiamo che sia stata la domanda interna a trainare la crescita durante la primavera, con contributi positivi sia da parte dei consumi che degli investimenti.
Potrebbe essere invece risultato leggermente negativo l’apporto del canale estero.
Dal lato dell’offerta dovrebbero essere stato invece il terziario a guidare la ripresa, grazie all’effetto dell’allentamento delle restrizioni su commercio e ristorazione.
Venerdì sono stati rilasciati anche i dati relativi alle quattro principali economie dell’Eurozona:
• In Francia la crescita è risultata pari allo 0,9% t/t dopo la stagnazione d’inizio anno (18,7% a/a da 1,2% precedente), spinta dall’accelerazione di consumi e investimenti.
• In Spagna il PIL è cresciuto più del previsto, del 2,8% t/t dopo il -0,4% registrato nei primi tre mesi dell’anno (19,8% a/a da -4,2% a/a), con un solido incremento per le spese private a fronte del secondo trimestre consecutivo di contrazione per gli investimenti.
• L’Italia ha registrato una crescita molto più forte del previsto, del 2,7% t/t dopo lo 0,2% di inizio 2021 (17,3% a/a da -0,7% a/a), con un apporto positivo sia da parte della componente nazionale che di quella estera.
• In Germania la crescita è risultata invece inferiore alle attese e pari al’1,5% t/t, con una revisione al ribasso del dato del 1° trimestre (a -2,1% t/t da -1,8%).
La tendenza annua è risultata invece pari al 9,2% da -3,1% precedente.
– Anche l’inflazione ha sorpreso verso l’alto, avanzando al 2,2% a/a (-0,1/ m/m) dall’1,9% a/a precedente.
Il rialzo è guidato dall’aumento dei prezzi dell’energia (a 14,1% a/a da 12,6% precedente) e degli alimentari freschi (1,8% a/a da -0,3% a/a precedente); l’indice core BCE rimane ancora fermo a 0,9% a/a, segnale che l’aumento è legato alla componente più volatile.
Nel dettaglio, le due principali componenti dell’indice sottostante hanno registrato dinamiche opposte: da un lato, i prezzi dei servizi accelerano (0,9% a/a da 0,7%) sulla scia della ripresa nel settore, dall’altro rallentano i beni industriali al netto dell’energia (0,7% a/a da 1,1% precedente), dopo tre mesi di crescita, per via dei saldi estivi.
Lo spaccato per Paese mostra un andamento discordante dell’inflazione armonizzata nelle quattro maggiori economie dell’area:
• L’indice generale è cresciuto in Germania (3,1% a/a da 2,1% a/a precedente) dove il rialzo è spiegato principalmente da effetti base legati al taglio dell’IVA, entrato in vigore il 1° luglio 2020 (secondo Destatis l’impatto di tale misura sull’inflazione domestica di un anno fa è stato di circa -1,6pp).
In Germania è aumentato anche lo scostamento tra misura armonizzata (costruita con pesi che riflettono i pattern di consumo visti durante la fase pandemica) e misura domestica (basata sui vecchi pesi, che meglio catturano le pressioni inflattive dovute all’effetto-riaperture).
• L’inflazione è cresciuta ancora in Spagna, sulla scia della ripresa dei servizi e della risalita dei prezzi dell’energia.
• Infine, l’indice armonizzato è calato in Francia (da 1,9% a/a a 1,6% a/a) e in Italia (0,9% a/a da 1,3% a/a di giugno), per via del ribasso sui beni manufatti legato ai saldi estivi; di contro , l’indice domestico italiano, che non tiene conto dell’effetto saldi, è salito all’1,8% a/a (+0,3% m/m) dall’1,3% a/a precedente
– Le rilevazioni di giugno sul mercato del lavoro hanno evidenziato un calo dei disoccupati di 423 mila individui nel complesso dell’Eurozona con il tasso di disoccupazione che ha quindi registrato un’inattesa flessione a 7,7%, mentre il dato del mese precedente è stato rivisto verso l’alto di un decimo a 8,0%.
Anche in Italia il tasso di disoccupazione è calato più del previsto, a 9,7% da 10,2% precedente (rivisto al ribasso di tre decimi).
Sul mese si registra una crescita degli occupati (+166 mila unità, +0,7% m/m), un calo dei disoccupati (-131 mila unità, -5,1% m/m) e una diminuzione degli inattivi (-34 mila unità, -0,3% m/m).

STATI UNITI – La spesa personale ha sorpreso verso l’alto, con una variazione di 1% m/m, spinta sia dai beni (+0,5% m/m) sia dai servizi (1,2% m/m).
Nel comparto dei beni, il rialzo è frenato dal secondo calo consecutivo della spesa per auto, ma per il resto si conferma un trend solido.
Nei servizi, c’è ancora spazio di ripresa in molti segmenti colpiti in passato dalle restrizioni: i ristoranti hanno recuperato i livelli pre-pandemia, ma i trasporti e l’ospitalità sono ancora al di sotto dei livelli di febbraio 2020 e hanno margini di ulteriori forti incrementi.
Il reddito personale, in aumento di 0,1% m/m, riflette ancora la volatilità dei trasferimenti pubblici (sussidi e altri trasferimenti in ampio calo), ma i salari sono in rialzo di 0,8% m/m.
Il tasso di risparmio cala a 9,4%, restando al di sopra della media precedente la pandemia.
Il deflatore dei consumi è in rialzo di 0,5% m/m (4% a/a), con il deflatore core in aumento di 0,4% m/m (3,5% a/a), al di sotto della variazione del CPI core soprattutto per due fattori: il peso delle auto usate, inferiore nel deflatore rispetto a quello del CPI, e la sanità in calo di -0,1% m/m, per via di una correzione di -0,4% m/m (probabilmente transitoria) delle tariffe ospedaliere.
Infine, l’Employment Cost Index ha registrato un’altra ampia variazione (0,7% t/t), trainata dai salari nei settori delle attività colpite da COVID (tempo libero e ospitalità), per ora non particolarmente preoccupante per via della natura circoscritta dell’accelerazione salariale.
I dati sono in linea con le informazioni recenti: espansione dei consumi grazie alla riapertura dell’attività nel settore dei servizi, salari in crescita per l’accelerazione della dinamica occupazionale e l’eccesso di domanda di lavoro nei servizi ricreativi dopo la chiusura prolungata dovuta a COVID.

GIAPPONE – L’indagine PMI mostra un incremento dell’indice manifatturiero da 52,2 a 53.

CINA – Il PMI manifatturiero Caixin è stato al di sotto delle attese: l’indice di attività è calato a 50,3, segnalando che persistono problemi sulle filiere produttive ma anche un indebolimento della domanda.
Il rallentamento dell’attività è emerso anche dalle indagini non ufficiali, che hanno evidenziato in particolare una frenata delle costruzioni da 60,1 a 57,5.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Sul fronte politico, il Senato sta discutendo il pacchetto per le infrastrutture con misure per circa 1 tn di dollari, con l’obiettivo di un voto in tempi rapidi e di un invio alla Camera del disegno di legge.
Il futuro del pacchetto potrebbe essere più incerto alla Camera, dove una parte dei democratici progressisti richiede garanzie di predisposizione di un piano di 3,5 tln per la redistribuzione verso le fasce di reddito più basse prima di dare il proprio voto.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al ribasso, pur recuperando nella giornata di venerdì sui dati USA (tra cui il PMI di Chicago) risultati migliori delle attese, mentre oggi apre ancora in calo.
Il focus questa settimana sarà sull’employment report di venerdì, perché i dati sul mercato del lavoro sono tra i dati cruciali per le prossime decisioni della Fed.
Le previsioni sono positive per cui se non deluderanno il dollaro dovrebbe poter recuperare almeno parte del calo dell’ultima settimana.
Intanto, oggi e mercoledì, da seguire saranno anche gli indici ISM, attesi anch’essi positivi.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo da 1,17 a 1,18 EUR/USD, arretrando in parte nella giornata di venerdì, dopo essere passato per massimi in area 1,19 EUR/USD, e oggi è ancora in salita.
Il driver principale saranno ancora i dati USA, per cui se l’employment report in particolare non deluderà, l’euro dovrebbe almeno in parte arretrare, tornando verso 1,17 EUR/USD.
Venerdì usciranno anche i dati di produzione tedeschi, francesi e italiani, attesi in miglioramento, che dovrebbero essere in secondo piano rispetto a quelli USA, a meno che questi ultimi non deludano, perché in tal caso la moneta unica ne trarrebbe ulteriore sostegno.

GBPAnche la sterlina come l’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo contro dollaro da 1,37 a 1,39 GBP/USD, arretrando nella giornata di venerdì e riaprendo in leggero rialzo oggi.
Contro euro ha chiuso in marginale rialzo, in area 0,85 EUR/GBP, dopo essere passata brevemente per un leggero rafforzamento in area 0,84 EUR/GBP.
Anche la sterlina questa settimana risentirà della reazione del dollaro ai dati USA, in particolare a quelli del mercato del lavoro, ma prima, giovedì, reagirà all’esito della riunione BoE, che lascerà i parametri di policy invariati, ma potrebbe mostrare una spaccatura sul QE, con un numero crescente di esponenti che vedono più vicino il momento di iniziare a rimuovere lo stimolo.
Se la spaccatura dovesse emergere netta, la sterlina potrebbe trarne moderato vantaggio, e pur scendendo poi sui dati USA se non deluderanno, il calo sarebbe inferiore a quello dell’euro, rispetto al quale finirebbe per rafforzarsi, seppure moderatamente.

JPY – Anche lo yen ha chiuso la settimana passata in rialzo, comunque modesto, contro dollaro da 110 a 109 USD/JPY, restando pressoché stabile contro euro nel range 129-130 EUR/JPY, in attesa di segnali direzionali più chiari dai dai USA di questa settimana.
Se l’employment report non deluderà, lo yen dovrebbe arretrare contro dollaro verso/poco sopra 110 USD/JPY, ma questo potrebbe non tradursi ancora in un analogo calo contro euro per via del contestuale calo atteso dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Stamane le stime finali degli indici PMI manifatturieri di luglio dovrebbero confermare la correzione, su livelli ampiamente espansivi, a 62,6 da 63,4 di giugno già emersa dalle letture preliminari.
La prima stima per l’Italia potrebbe evidenziare una modesta flessione a 61,6 da 62,2 precedente, ancora prossima al massimo storico raggiunto a maggio.
– Dopo i PMI, questa settimana, sono in calendario i dati di produzione industriale di giugno nei tre principali Paesi, che dovrebbero mostrare tutti un rimbalzo dell’attività su base congiunturale dopo l’inatteso calo del mese precedente.
Anche gli ordini tedeschi dovrebbero recuperare, almeno in parte, la flessione di maggio.
Sempre a giugno, le vendite al dettaglio nell’Eurozona sono attese nuovamente in crescita, spinte ancora dall’effetto riaperture: oggi i dati tedeschi sono stati anche migliori del previsto

STATI UNITI
 – Oggi la spesa in costruzioni a giugno dovrebbe segnare un marginale rialzo di 0,1% m/m, dopo -0,3% m/m di maggio.
L’ISM manifatturiero a luglio è previsto in rialzo a 62,5, da 60,6 di giugno.
Le indagini regionali sono state miste (Richmond e NY Fed in netto rialzo, Philadelphia Fed in calo), ma con indicazioni complessivamente positive che fanno prevedere una ripresa dell’indice di attività a livello nazionale.
Le informazioni per ordini e occupazione puntano a moderati rialzi, in linea con una prosecuzione della ripresa nel settore, seppur in presenza di persistenti difficoltà a reperire beni intermedi e lavoro.
Anche il PMI manifatturiero flash ha confermato un quadro di attività in espansione, seppure frenata in parte da persistenti problemi di strozzature all’offerta.
– Il focus della settimana sarà sull’employment report di luglio, che dovrebbe registrare una solida crescita degli occupati non agricoli, in parte gonfiata da distorsioni dovute a fattori di destagionalizzazione.
Il tasso di disoccupazione dovrebbe calare modestamente a 5,8%.
Per giugno, il deficit della bilancia commerciale dovrebbe ampliarsi ulteriormente.