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19 Gennaio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il saldo commerciale nell’interscambio di beni è tornato in territorio positivo a novembre (1,4 miliardi di euro) dopo 11 mesi di disavanzo.
Il deficit energetico rimane ampio (-8,5 miliardi da -5,8 un anno prima) a fronte però di un significativo avanzo per i beni non energetici (9,9 miliardi contro 8,0 a novembre 2021).
Le esportazioni sono cresciute del 3,9% m/m (influenzate però da operazioni occasionali ad elevato impatto nella cantieristica navale al netto delle quali l’aumento sarebbe di 1,5% m/m) mentre le importazioni sono calate per il terzo mese registrando una flessione di -1,4% m/m.
La diminuzione dell’import è guidata dall’energia in scia al calo di prezzi e consumi.

AREA EURO
 – Ieri nell’Eurozona la seconda lettura dei prezzi al consumo ha registrato un calo di -0,4 m/m (rivisto al ribasso da -0,3% della stima preliminare) a dicembre grazie all’ampia correzione dei listini energetici (-6,6% m/m, in rallentamento su base annua a 25,5% da 34,9%).
L’inflazione annua è stata confermata al 9,2% da un precedente 10,1%.
L’indice al netto di alimentari freschi ed energia ha visto un’accelerazione, a 6,9% a/a da 6,6% di novembre.
La dinamica headline potrebbe riaccelerare temporaneamente a gennaio prima di intraprendere un trend di graduale discesa; il picco per l’indice core si vedrà soltanto tra qualche mese.
– La produzione nelle costruzioni è calata di -0,8% m/m dopo due mesi di espansione.
Il calo è dovuto all’edilizia (-0,9% m/m) mentre l’attività nell’ingegneria civile è cresciuta per il terzo mese (+0,4% m/m).
Nonostante la flessione di novembre l’output resta in rotta per un’espansione nel 4° trimestre ma l’aumento dei tassi e il rallentamento della domanda anticipano un rallentamento del settore nel corso del 2023.

STATI UNITI
 – Ieri i dati hanno fornito segnali molto negativi sull’evoluzione congiunturale.
Le vendite al dettaglio di dicembre sono calate di -1,1% m/m, e il dato di novembre è stato rivisto verso il basso a -1% m/m a dicembre le correzioni sono diffuse a tutte le voci con solo un paio di eccezioni.
Anche al netto della benzina, che ha segnato un calo di 4,6% m/m sulla scia di prezzi più bassi, le vendite sono scese di -0,8% m/m.
Le auto hanno dato un contributo molto negativo, con una correzione di -1,2% m/m.
L’aggregato al netto di auto e benzina è comunque molto debole (-0,7% m/m).
Le uniche categorie modestamente positive sono i materiali da costruzione (che non entrano però nella definizione dei consumi del PIL) e gli articoli sportivi.
Si registra anche un’ampia flessione delle vendite nella ristorazione (-0,9% m/m).
I dati danno supporto alle previsioni di consumi in netto rallentamento fra fine 2022 e inizio 2023, con il risparmio in eccesso in via di esaurimento e i salari reali negativi.
– Anche la produzione industriale di dicembre ha dato una sorpresa verso il basso, calando di -0,7% m/m, con ampie flessioni per il manifatturiero e l’estrattivo, a fronte di un rimbalzo nelle utility per il clima rigido.
Il manifatturiero dà un messaggio esplicitamente recessivo, con una contrazione di -1,3% m/m, e debolezza diffusa a tutti i sotto-settori (beni durevoli -1,1% m/m, beni non durevoli -1,5% m/m).
– Il PPI di dicembre ha registrato un calo di -0,5% m/m, contro attese di consenso per una variazione nulla.
L’indice al netto di energia, alimentari e commercio è poco variato, con un rialzo di 0,1% m/m.
I prezzi dei servizi rilevanti per il deflatore dei consumi hanno mostrato un significativo rimbalzo delle tariffe aeree ma un aumento modesto per la sanità.
Il rallentamento dei prezzi alla produzione dovrebbe dare ulteriore spinta alla formazione di un consenso per un rialzo di 25 pb alla riunione del FOMC di febbraio.
– Il Beige Book riporta attività circa stagnante, con consumi modesti, frenati dalla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie causato dall’inflazione, soprattutto nella parte bassa della distribuzione del reddito.
Il manifatturiero è in calo e l’edilizia residenziale ancora in contrazione.
L’occupazione è in marginale aumento, con molte imprese riluttanti a licenziare anche di fronte a una riduzione della loro domanda per via della percezione di offerta rigida.
Per i prezzi prosegue il rallentamento delle pressioni verso l’alto.
Il rapporto è in linea con le informazioni dei dati congiunturali, che segnalano rallentamento della domanda e minori spinte inflazionistiche.

 

COMMENTI:

BCE – Non ci sono dati macroeconomici rilevanti in area euro oggi ma l’attenzione sarà rivolta alla pubblicazione dei verbali della riunione di politica monetaria della BCE e agli interventi di alcuni membri del Board.
Potrebbero emergere maggiori chiarimenti dopo che nei giorni scorsi i mercati sono stati guidati da indiscrezioni riportate da Bloomberg secondo cui la BCE starebbe iniziando a valutare una riduzione del ritmo di rialzo dei tassi a 25pb a partire da marzo.
Su questo fronte, però, ieri Villeroy de Galhau (BdF) ha dichiarato che la guidance della riunione di dicembre con “rialzi da 50pb per un certo periodo di tempo” resta valida e che è “ancora troppo presto per speculare su cosa faremo a marzo”; il picco dei tassi potrebbe essere raggiunto “entro l’estate”.
Anche Rehn (Finlandia) ha ribadito che nel breve termine continuano a essere giustificati dei “significativi” rialzi dei tassi.

STATI UNITI – Dalla Fed, Logan (Dallas Fed) ha detto che a suo avviso un ulteriore rallentamento del ritmo dei rialzi dei tassi permetterebbe di gestire i rischi di alzare troppo o troppo poco, valutando l’evoluzione dello scenario.
Harker (Philadelphia Fed) ha affermato che “ci stiamo avvicinando al punto in cui dobbiamo essere” e quindi è “prudente” rallentare.
A suo avviso i tassi dovrebbero arrivare poco sopra il 5%, ma non è necessario essere eccessivamente restrittivi.
Invece, Bullard (St Louis Fed) ha ribadito che il suo punto di arrivo per i fed funds è 5,25-5,5% e che l’inflazione è in calo, ma forse meno rapido rispetto a quanto sconta il mercato.
Bullard ha detto di essere ancora favorevole alla politica di anticipare i rialzi che si ritengono necessari, muovendosi rapidamente, implicitamente segnalando un’opinione favorevole a un rialzo di 50 pb a febbraio.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ieri aggiornando i minimi sui dati (vendite al dettaglio, produzione industriale e prezzi alla produzione) che si sono rivelati ancora più deboli delle attese, ma poi ha in parte recuperato sulle dichiarazioni di alcuni esponenti Fed (Mester e Bullard) che si sono espressi a favore di rialzi dei tassi più ampi di quanto sconta il mercato.
Non si tratta però della posizione di maggioranza, per cui la tendenza di fondo del dollaro dovrebbe restare al ribasso.
Anche i dati di oggi dovrebbero confermare un quadro di indebolimento dell’economia USA.
Questa mattina, infatti, il dollaro è di nuovo in calo.

EURL’euro si è rafforzato leggermente ieri aggiornando i massimi – comunque ancora in area 1,08 EUR/USD – sui dati USA, ma poi ha fatto marcia indietro rientrando in area 1,07 EUR/USD sulle dichiarazioni Fed che hanno favorito il recupero del dollaro.
Lo scenario dei tassi Fed rimane comunque favorevole all’euro, così come le prospettive dei tassi BCE.
Oggi saranno da seguire i discorsi BCE in calendario, soprattutto per verificare l’attendibilità della notizia Bloomberg di martedì che prospettava una riduzione della dimensione dei rialzi BCE già a marzo. In assenza di conferme in tal senso, l’euro dovrebbe mantenersi su una traiettoria rialzista.
Questa mattina infatti è già in risalita.
Interessanti, per valutare le prospettive dei tassi BCE, saranno oggi anche i verbali dell’ultima riunione di metà dicembre.

GBPLa sterlina è salita ancora ieri contro dollaro da 1,22 a 1,24 GBP/USD aggiornando qui, sui dati USA, i massimi (da metà dicembre), salvo poi rientrare parzialmente sulle dichiarazioni Fed.
La tendenza di fondo dovrebbe comunque confermarsi al rialzo contro dollaro, principalmente di riflesso all’indebolimento atteso di quest’ultimo.
La sterlina si è rafforzata anche contro euro ieri, da 0,88 a 0,87 EUR/GBP, per via della maggior cedevolezza di quest’ultimo dopo le recenti speculazioni sul ritmo dei rialzi BCE, ma se queste non saranno confermate la valuta britannica dovrebbe tornare a indebolirsi leggermente contro euro.

JPYDopo la correzione iniziale da 128 a 131 USD/JPY al termine della riunione BoJ, lo yen ha più che recuperato contro dollaro riportandosi in area 127 USD/JPY sui dati USA.
La tendenza di fondo dovrebbe mantenersi rialzista, in linea con le attese di calo dei rendimenti USA.
Lo yen ha recuperato anche contro euro da 141 a 138 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
 – Oggi verrà pubblicato l’indice della Philadelphia Fed per gennaio, che dovrebbe mantenersi in territorio recessivo, a -10,5, con indicazioni deboli per ordini, produzione, consegne e ore lavorate, in linea con l’indagine della NY Fed.
Gli indici di prezzo dovrebbero segnalare ulteriore riduzione delle pressioni inflazionistiche.
– I nuovi cantieri residenziali a dicembre sono previsti in calo a 1,38 mln, da 1,427 di novembre, con un’ulteriore flessione delle licenze a 1,365 mln e indicazioni di prosecuzione del trend verso il basso dell’attività nelle costruzioni residenziali.