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19 Dicembre 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– Il tasso di inflazione di novembre è passato a 1,0% a/a da 0,7% a/a del mese di ottobre. Sul mese, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo è sceso di -0,3% m/m dopo il +0,1% di ottobre. Entrambi i valori si sono mantenuti in linea con le stime preliminari. L’indice core (cioè al netto di energia e alimentari freschi) è salito meno delle aspettative a 1,4% a/a, da 1,2% di ottobre. Si attende un ulteriore aumento dell’inflazione tendenziale nel mese di dicembre, che però rappresenterà il picco per le misure sottostanti.
– La produzione nelle costruzioni è calata di -1,0% m/m in ottobre. La variazione tendenziale cala a +0,3% a/a. La frenata è avvenuta sia nell’ingegneria civile (-1,0% m/m), sia nelle costruzioni in senso stretto (-0,9%). I cali più marcati si sono osservati in Germania, Francia e Slovacchia, mentre la produzione è rimbalzata in Spagna, dopo tre mesi consecutivi di contrazione. Le richieste di permesso a costruire hanno raggiunto un picco pluriennale a gennaio 2019, calando poi nel primo trimestre. Il loro andamento è poi rimasto stabile fino ad agosto.

GERMANIA
– L’indice Ifo in dicembre è aumentato oltre ogni aspettativa, passando a 96,3 punti da 95,1 del mese precedente. Questo risultato rispecchia sia uno scenario futuro più rassicurante (l’indice sulle aspettative è aumentato di 1,5 punti, toccando 93,8), sia un miglioramento del presente (l’indice della situazione corrente è aumentato di 0,8 punti, toccando 98,8). L’indice delle aspettative, che tra l’altro è un importante indice anticipatore della crescita del Pil, quindi, ha confermato il suo trend crescente, migliorando le prospettive per il 2020. L’indice della situazione corrente, invece, lascia ben sperare per il 4° trimestre, dopo un inizio debole. I mesi di novembre e dicembre, infatti, potrebbero compensare un ottobre debole, contribuendo ad evitare una contrazione del Pil nell’ultimo trimestre dell’anno.
Il settore manifatturiero rimane il più vulnerabile. Il pessimismo dei mesi passati, nonostante sia diminuito (l’indice è passato da -5,8 punti in novembre a -5,0 in dicembre), rimane.
Il miglioramento di dicembre, infatti, ha segnato una stabilizzazione dell’indice piuttosto che una sua ripresa. I dati disaggregati non sono stati ancora pubblicati. Per la previsione saranno decisive le aspettative dell’industria automobilistica, calate dopo la crescita dei mesi estivi.
Il settore dei servizi ha guadagnato ottimismo, con l’indice in crescita da 17,4 punti di novembre a 21,3 di dicembre. La fiducia nelle costruzioni ha subito un leggero calo a 17,9 da 20,3, restando, tuttavia, in territorio positivo. Il commercio, nel mentre, ha corretto il precedente rimbalzo, passando da 0,9 punti in novembre a 0,0 in dicembre.

 

COMMENTI:

ITALIA – I promotori del referendum confermativo della riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari hanno reso noto di aver raggiunto il quorum necessario ad avviare la procedura (un quinto del totale ovvero 64). L’entrata in vigore della legge, prevista il 12 gennaio (a tre mesi dalla pubblicazione in gazzetta ufficiale del testo), dovrebbe essere dunque sospesa in attesa della consultazione. In caso di voto anticipato prima del responso referendario, verrebbero eletti nuovamente 945 parlamentari invece dei 600 previsti dalla riforma.
La procedura per l’indizione del referendum partirà in ogni caso il 12 gennaio, dopodiché dovrà pronunciarsi l’Ufficio Centrale per il Referendum presso la Corte Suprema di Cassazione, cui seguirà il decreto di indizione da parte del governo. Il referendum si terrà poi tra il 50° e il 70° giorno dal decreto di indizione. Se la tempistica si avvicinerà a quella del precedente più recente, difficilmente il referendum potrà svolgersi prima del mese di maggio.

STATI UNITI
La Camera ha votato a favore di due articoli di impeachment (abuso di potere e ostruzione del Congresso) contro il presidente Trump. Il voto è stato quasi totalmente in linea con gli schieramenti di partito. Due democratici hanno votato contro entrambi gli articoli, un rappresentante ha votato contro un solo articolo. Ora la gestione dell’impeachment passa al Senato, che a gennaio dovrebbe aprire il processo, presieduto dal presidente della Corte Suprema, per decidere l’eventuale rimozione di Trump. Il presidente del Senato ha già rifiutato la richiesta democratica di fare testimoniare Bolton, Mulvaney e Pompeo durante il processo.
Tuttavia, per iniziare il processo la Camera deve trasmettere gli articoli di impeachment al Senato. Pelosi ha dichiarato che al momento il Senato non garantisce un processo equo e questo potrebbe portare a una dilazione della trasmissione dei documenti e dell’inizio del processo vero e proprio. Per ora, come ha detto Pelosi, ora il presidente è impeached. Per rimuovere il presidente dal suo incarico occorrerebbero almeno 67 voti (maggioranza di due terzi). La distribuzione dei seggi è 53 repubblicani e 47 democratici. La previsione rimane di un voto a favore di Trump in Senato, sulla scia dell’andamento dei sondaggi che per ora mostrano percentuali vicine fra i favorevoli e i contrari all’impeachment (49% a favore, 44,2% contrari secondo la media dei sondaggi compilata da RealClearPolitics).
Dietro questa spaccatura trasversale si riscontra una polarizzazione estrema lungo le linee di partito, l’86,7% dei democratici a favore dell’impeachment e l’85% dei repubblicani contrari. Fra gli indipendenti invece la divisione è di 45% a favore e 38% contrari. I sondaggi relativi alla rimozione di Trump dall’incarico sono 47,2% a favore e 48% contrari (88% dei repubblicani contrari, 84% dei democratici favorevoli).
Kaplan (Dallas Fed) e Rosengren (Boston Fed) hanno segnalato che i tassi dovrebbero restare fermi per un certo tempo. Kaplan ha detto di non avere inserito alcuna variazione dei tassi nelle proprie previsioni per il 2020 e ha confermato che per eventuali modifiche al livello attuale del tasso dei fed funds occorrerebbe un “cambiamento significativo” dello scenario di crescita. Rosengren ha affermato che è opportuno essere pazienti per un periodo “abbastanza significativo”, fino a quando non si vedrà un cambiamento sostanziale dello scenario. Kaplan non aveva osteggiato i tagli di quest’anno, mentre Rosengren aveva sempre dissentito.

GIAPPONE – La riunione della BoJ si è conclusa con politiche invariate. Nella conferenza stampa, Kuroda ha dichiarato che i rischi per il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione non sono aumentati e che l’intervento fiscale annunciato dal governo è “appropriato”. Secondo Kuroda, la BoJ in caso fosse necessario aumentare lo stimolo monetario, potrebbe ancora usare la leva dei tassi negativi, anche se la banca centrale continuerà a monitorare il rapporto costi/benefici di questa opzione. Manteniamo la previsione di tassi fermi sui livelli attuali nel 2020.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è rafforzato ulteriormente e significativamente ieri, grazie al consolidarsi di un sentiment positivo sull’economia USA dopo (1) i buoni dati dei giorni precedenti, (2) vari discorsi Fed che hanno confermato lo scenario di stabilità dei tassi e (3) la conseguente salita dei rendimenti statunitensi. Dai dati odierni si attendono indicazioni di carattere misto, che non dovrebbero però compromettere il mood positivo degli ultimi giorni – a meno di delusioni significative. Il dollaro dovrebbe quindi tendenzialmente stabilizzarsi.

EUR – L’euro invece ha corretto, portandosi da un massimo di 1,1154 a un minimo di 1,1109 EUR/USD, nonostante l’IFO tedesco sia migliorato più delle attese. Questo comportamento del cambio si può spiegare alla luce del fatto che in un mercato di fine anno – dove ancora non si scorgono nell’area euro segnali di ri-accelerazione ma solo di stabilizzazione – la reattività della moneta unica è asimmetrica, maggiore di fronte a notizie negative e minore di fronte a notizie positive. Così, le dichiarazioni del giorno precedente del rappresentante al commercio USA sulla possibilità di ricorrere a dei dazi per ridurre il disavanzo commerciale con l’Europa hanno avuto il sopravvento rispetto all’IFO. Oggi, in assenza di spunti specifici, l’euro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi. Potrebbe scendere ancora in caso di sorprese molto positive dai dati USA. In tal caso il supporto chiave da monitorare sarebbe 1,1070 EUR/USD.

GBP – La sterlina ha proseguito la correzione da 1,31 a 1,30 GBP/USD contro dollaro e da 0,84 a 0,85 EUR/GBP contro euro, penalizzata dal rischio che il Regno Unito non riesca a siglare il nuovo accordo commerciale con l’UE entro la fine del periodo di transizione (31 dicembre 2020). La reazione del cambio, che ha eroso tutto l’apprezzamento post-elezioni, è giustificata perché in assenza di un accordo le transazioni con l’UE verrebbero regolate dal WTO, con condizioni decisamente più svantaggiose rispetto allo stato attuale e ricadute quindi negative sull’economia britannica.
Oggi il parlamento voterà sia sull’accordo di uscita siglato da Johnson in ottobre sia sull’emendamento proposto dal governo che prevede la non-estensione del periodo di transizione oltre il 31 dicembre 2020.
Dalla riunione BoE che termina oggi si attendono tassi invariati, ma sarà interessante verificare sia se i due dissenzienti di novembre (Haskel e Saunders) abbiano ancora votato a favore di un taglio dei tassi sia se l’esito delle elezioni abbia migliorato o meno la valutazione BoE dello scenario per l’economia britannica.

JPY – Lo yen si è pressoché stabilizzato contro dollaro in area 109 USD/JPY, rafforzandosi leggermente contro euro da 122 a 121 EUR/JPY per via della correzione dell’EUR/USD. La riunione BoJ si è conclusa come da attese con tassi e parametri di policy invariati. La banca centrale ha ribadito che in caso di necessità rimane pronta ad allentare ulteriormente la politica monetaria. Questo dovrebbe favorire un indebolimento della valuta nipponica nel corso dell’anno prossimo una volta che la risk aversion si sia allentata più stabilmente.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – L’indice di fiducia delle imprese manifatturiere elaborato dall’INSEE è visto in calo a 99 a dicembre da 100 di novembre. La flessione dovrebbe essere spiegata soprattutto da un calo degli ordini correnti, in particolare per il settore auto. Il livello dell’indice è in linea con la media storica.

BELGIO – L’indice di fiducia economica elaborato dalla Banca del Belgio è visto in miglioramento a dicembre, a -3,5 da -3,9 di novembre. Si potrebbe assistere a un recupero ulteriore nel manifatturiero e nel commercio al dettaglio, mentre il morale nelle costruzioni dovrebbe risultare poco variato. Il livello rimane al di sopra della media storica.

STATI UNITI
– L’indice della Philadelphia Fed a dicembre dovrebbe correggere a 8,5 da 10,4 di novembre. L’indagine del mese scorso aveva registrato un miglioramento per le variabili coincidenti, ma quelle anticipatrici erano state più deboli che a ottobre (calo di ordini, ordini inevasi, occupati e consegne). Anche se il manifatturiero appare stabilizzato, non sembrano esserci le condizioni per prevedere accelerazione duratura della crescita, al netto degli effetti transitori dello sciopero di GM.
– Le vendite di case esistenti a novembre sono attese a 5,45 mln di unità ann., da 5,46 mln di ottobre, con indicazioni di stabilizzazione del trend verso l’alto visto da inizio anno, in linea con i segnali recenti dei contratti di compravendita.