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18 Settembre 2019 – nota economica giornaliera

GERMANIA – La fiducia degli investitori nelle prospettive economiche tedesche è notevolmente migliorata a settembre. L’indicatore ZEW (Economic Sentiment) è rimbalzato a -22,5 da -44,1 di agosto, cancellando tutto il calo registrato nel mese precedente.
L’indagine riporta che gli investitori erano meno pessimisti riguardo alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ed erano più fiduciosi che un “no-deal Brexit” venisse evitato. Riteniamo che l’azione della BCE a settembre abbia avuto solo un effetto limitato sui risultati complessivi poiché il sondaggio è stato chiuso solo un giorno dopo la riunione della BCE.
Per quanto riguarda il futuro, nonostante l’ultimo rimbalzo delle aspettative, le prospettive generali rimangono negative – l’attuale livello di dell’indice ZEW è ancora ben al di sotto della sua media a lungo termine di 21,5 punti. Gli sviluppi riguardanti Brexit sono molto volatili. Se la probabilità di un’uscita senza accordo aumentasse di nuovo, il sentimento peggiorerebbe nuovamente nei prossimi mesi. Inoltre, la valutazione della situazione attuale è peggiorata da -13,5 punti ad agosto a -19,9 punti a settembre. Il deterioramento era previsto poiché i dati relativi all’attività reale hanno aperto il 3° trimestre su una nota di nuovo molto debole.

STATI UNITI – La produzione industriale ad agosto dà un’altra sorpresa positiva sul fronte dei dati USA, con un aumento di 0,6% m/m (consenso: 0,2% m/m) e una revisione verso l’alto per luglio (a -0,1% m/m da -0,2% m/m). Nel manifatturiero, l’output balza di 0,5% m/m, pur in presenza di una contrazione di -1% m/m nel settore auto. Il manifatturiero ex-auto segna un incremento di 0,6% m/m, con una variazione di 1,6% m/m per i macchinari e di 0,4% m/m per l’elettronica.
Le utility sono in crescita di 0,6% m/m e l’estrattivo rimbalza di +1,4% m/m dopo -1,5% m/m di luglio. I dati di agosto riportano l’output sui livelli dell’inizio della primavera e segnalano una possibile stabilizzazione, più che una svolta verso l’alto dei trend di attività, alla luce delle informazioni deboli delle indagini di settore.

 

COMMENTI:

SPAGNA – Constatata l’impossibilità di formare un nuovo governo, il Re scioglierà il parlamento il 24 settembre. Le nuove elezioni si terranno il 10 novembre. Si tratta del quarto voto in quattro anni, sintomo che la maggiore frammentazione dell’offerta politica ha messo in crisi il sistema elettorale.

PAESI BASSI – La proposta di budget per il 2020 prevede una crescita reale di 1,5%, con un incremento del reddito disponibile delle famiglie di 2,1% e un calo del tasso di disoccupazione al 3,5%. Stanziamenti aggiuntivi rispetto allo scenario a legislazione invariata sono previsti per misure per i giovani (0.3 mld), l’edilizia popolare (0.35 mld), la riduzione delle imposte sui redditi da lavoro, la difesa, la chiusura dell’attività estrattiva a Groningen. Inoltre, il governo intende esplorare le possibilità di sfruttare il regime di tassi negativi per investire di più in innovazione, infrastrutture e ricerca, mediante un fondo di investimento dedicato che sarà costituito entro i primi mesi del 2020.

STATI UNITI – La riunione del FOMC dovrebbe concludersi con un taglio dell’intervallo obiettivo per il tasso sui fed funds a 1,75%-2% (con qualche dissenso) e segnalare un altro intervento entro fine 2019. La nostra previsione include ora due tagli dopo quello di settembre: uno entro fine anno, l’altro a inizio 2020, nell’ipotesi che lo scenario della politica commerciale non possa migliorare rispetto alla situazione attuale e forzi la Fed ad accomodare ancora.
L’impegno ad “agire come appropriato per sostenere l’espansione” di fronte ai rischi geopolitici e alla debolezza della domanda globale manterrà aperta la porta per altri interventi. La probabile eliminazione del riferimento ai tagli come “aggiustamento di metà ciclo” dovrebbe essere un altro segnale dovish, anche se Powell dovrebbe mantenere un ampio margine di manovra sui futuri aggiustamenti, su un sentiero atteso sempre al di sopra di quello del mercato. Powell dovrebbe commentare le recenti tensioni sul mercato dei fed funds, che hanno portato a iniezioni di liquidità da parte della NY Fed a inizio settimana, attribuendone le cause a un misto di fattori, fra cui il calo di riserve dovuto alla riduzione del bilancio della Fed (che verrà gradualmente eliminato), cambiamenti regolamentari ed effetti del maggior indebitamento del governo federale.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha ritrattato rispetto al rimbalzo di lunedì, non riuscendo a trarre beneficio dai dati di produzione industriale, risultati migliori delle attese, sia perché i dati non segnalano un miglioramento effettivo quanto semmai una stabilizzazione dell’attività del settore, sia perché rimane cautela nell’attesa per l’esito del FOMC di questa sera.
Al termine della riunione della Fed ci aspettiamo un altro taglio dei tassi, di 25 pb, in linea con le aspettative del consenso. Riteniamo che un taglio non dovrebbe rappresentare in sé uno sviluppo sfavorevole al dollaro, perché, dato il punto di partenza dei tassi USA, che sono tra l’altro in territorio ampiamente positivo, rimangono buoni margini di efficacia della politica monetaria.
Se pertanto la Fed, pur ammettendo l’incertezza che deriva dalle politiche commerciali in corso (guerra dei dazi USA-Cina) saprà veicolare un messaggio rassicurante, spiegando che in questa fase i tagli dei tassi vanno interpretati come mosse di valore soprattutto preventivo in un contesto dove i fondamentali domestici dell’economia USA sono robusti, il dollaro dovrebbe riuscire a rafforzarsi. Qualora invece il messaggio principale che dovesse passare fosse quello di un peggioramento dello scenario USA di crescita e inflazione e i mercati dovessero incorporare un sentiero più aggressivo di tagli dei tassi il dollaro si deprezzerebbe.

EUR – L’euro ha recuperato terreno ieri dopo l’ampia correzione di lunedì, riportandosi in area 1,10 EUR/USD, aiutato sia dai dati, che hanno visto l’indice di sentiment dello ZEW tedesco migliorare più delle attese, a fronte di un peggioramento invece del sotto-indice relativo alle condizioni correnti, meno importante tuttavia dell’indice di sentiment, sia dall’attesa per il FOMC che si concluderà questa sera.
Se la Fed riuscirà a far passare un messaggio che suoni rassicurante per i mercati, l’euro dovrebbe tornare a scendere: supporti chiave a 1,0925-1,0890 EUR/USD. In caso contrario si rafforzerebbe ulteriormente, ma ogni salita che non vada a sbaragliare la fascia di resistenza 1,1070-1,1170 EUR/USD lascerebbe intatto il trend ribassista in corso da inizio anno.
Intanto, in mattinata, uscirà la stima finale dell’inflazione dell’area, attesa confermare la prima lettura, molto bassa: in assenza pertanto di sorprese verso l’alto su questi numeri, i fondamentali dell’area euro continuano a non deporre a favore della moneta unica.

GBP – La sterlina è tornata a rafforzarsi ieri contro dollaro risalendo da 1,2389 a 1,2526 GBP/USD grazie a nuove aperture favorevoli sul fronte Brexit. Il ministro degli esteri irlandese Simon Coveney ha infatti dichiarato che l’Irlanda spera nel raggiungimento di un accordo per l’uscita dall’UE, ma allo stesso tempo ha precisato che spetta al governo britannico formulare un’alternativa concreta al “backstop presentando una formale proposta scritta, cosa che invece finora non è stata fatta.
Fintantoché il nodo centrale della questione irlandese rimane irrisolto ogni salita della sterlina resta dunque a rischio di rapido riassorbimento. La notizia non è riuscita ad avvantaggiare ulteriormente la valuta britannica anche contro euro, rispetto al quale il cambio è rimasto comunque su livelli elevati in area 0,88 EUR/GBP.
Questa mattina intanto usciranno i dati di inflazione, attesa in calo sotto il target da 2,1% a 1,9% a/a. La Bank of England, la cui riunione inizia oggi e terminerà domani, aveva previsto una discesa dell’inflazione fino a 1,6% per la fine di quest’anno, ma aveva rivisto al rialzo le proiezioni per il prossimo biennio da 2,0% a 2,1% nel 2020 e da 2,1% a 2,2% nel 2021. Qualora il dato odierno dovesse deludere mostrando un calo più ampio del previsto la sterlina ne risentirebbe negativamente. Il flusso di notizie su Brexit rimane comunque il driver principale, in senso simmetrico, del cambio.
Ieri si è riunita la Corte Suprema che si esprimerà sulla legittimità dell’atto con cui il governo Johnson ha prorogato la sospensione dei lavori del Parlamento: non è ancora stata comunicata la data in cui verrà emessa la sentenza, inappellabile, ma il calendario al momento ha stabilito audizioni per tre giorni, quindi fino a domani compreso.

JPY – Nell’attesa del FOMC lo yen è rimasto sulla difensiva, mantenendosi comunque ancora in area 108 USD/JPY e 119 EUR/JPY. Se l’esito della riunione della Fed sarà favorevole al dollaro, la valuta nipponica estenderà ulteriormente il proprio calo, soprattutto rispetto al biglietto verde. In questo caso la resistenza da monitorare per il cambio USD/JPY – in quanto se sfondata segnalerebbe un’inversione ribassista per lo yen – è 110,20 USD/JPY. In caso contrario lo yen tornerebbe a rafforzarsi verso 107-106 USD/JPY.
Questa notte comunque terminerà anche la riunione, in corso, della BoJ.
Le attese sono per tassi invariati, ma da dichiarazioni recenti era emerso un dibattito all’interno del board circa l’opportunità di allentare ulteriormente la politica monetaria
. Se così fosse o se venisse segnalata un’aumentata probabilità di procedere in tal senso entro i prossimi mesi, la discesa in atto dello yen proseguirebbe sia contro dollaro sia contro euro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La seconda lettura dovrebbe confermare che ad agosto l’inflazione è rimasta ferma all’1,0%. Sul mese la variazione dovrebbe essere stata pari a +0,2% m/m, dopo il -0,5% m/m di luglio. L’indice sottostante nella misura preferita dalla BCE (al netto di alimentari ed energia) dovrebbe essere confermato anch’esso a 0,9%, stabile rispetto al mese precedente.

STATI UNITI – I nuovi cantieri residenziali dovrebbero rimbalzare ad agosto, salendo a 1,280 mln di unità ann., dopo il calo di -4% m/m (a 1,191 mln) visto a luglio, segnando la prima variazione positiva dopo tre contrazioni consecutive. Al di là della volatilità recente, in gran parte dovuta alle unità multifamiliari, il trend delle costruzioni residenziali è moderatamente positivo da inizio anno, sulla scia del calo dei tassi sui mutui. Le licenze sono previste in rialzo a 1,325 mln da 1,317 mln di luglio, con indicazioni positive per le costruzioni residenziali.