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18 Novembre 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati sul commercio internazionale di settembre hanno registrato un rimbalzo delle esportazioni di 1,6% m/m (21,6% a/a) da -3,2% (24,4% a/a) di agosto, mentre le importazioni sono calate di -1,7% m/m (40,4% a/a) da 4,2% (54,8% a/a) precedente, interrompendo una serie di 20 mesi ininterrotti di crescita congiunturale.
In volume, rispetto a un anno prima, l’export è in crescita di 2,1% a/a, l’import in calo di -0,5%.
A settembre il saldo commerciale è risultato pari a -6,5 miliardi di euro (decimo mese consecutivo in deficit).
Nei primi nove mesi dell’anno il disavanzo è pari a -31,4 miliardi.
Non solo si registra un deficit energetico senza precedenti (-85,2 miliardi da inizio anno), ma si amplia anche il saldo negativo per quanto riguarda i beni intermedi (-18,9 miliardi nei primi 9 mesi del 2022), un segnale di sostituzione di produzione interna con importazioni.

AREA EURO
 – Ieri il dato di inflazione nell’Eurozona a ottobre è stato rivisto al ribasso di un decimo al 10,6% a/a, comunque in decisa accelerazione dal 9,9% di settembre. La crescita dell’indice core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia) è stata invece confermata al 6,4% a/a (da 6% a settembre).
– A settembre la produzione nelle costruzioni è cresciuta di un modesto 0,1% m/m (1% a/a) da un precedente -1% m/m (2% a/a).
Durante l’estate l’output nel settore è calato per il secondo trimestre di fila (-0,8% da -1,4% t/t); indagini di fiducia e dati su mutui e permessi di costruzione suggeriscono che l’attività rimarrà debole anche nei prossimi mesi.

STATI UNITI – Ieri, i cantieri residenziali di ottobre hanno mostrato un’ulteriore flessione, a 1,425 mln (-4,2% m/m), lievemente più contenuta rispetto alle aspettative di consenso, ma mantenendosi sul trend negativo associato al contesto attuale di vendite in continuo calo.
Le licenze sono calate a 1,526 mln (-12,4% m/m), con segnali di correzione futura per il comparto più volatile, ma recentemente meno negativo, delle unità multifamiliari.
L’attività di costruzione nel settore residenziale rimarrà in contrazione ancora per qualche trimestre.
– Le richieste di sussidi di disoccupazione al 12 novembre sono calate modestamente a 222 mila, da 225 mila della settimana precedente, con segnali persistentemente solidi e senza indicazioni (per ora) di svolta sul mercato del lavoro.
– L’indice della Philadelphia Fed a novembre ha mostrato un ulteriore peggioramento del settore manifatturiero, calando a -19,4 da -8,7 di ottobre, il terzo dato consecutivo in area recessiva.
Gli ordini restano in contrazione (-16,2) e le consegne rallentano.
Sul fronte dell’occupazione, si riporta un modesto aumento (7,1) in netto indebolimento rispetto a ottobre.
Anche gli indici a 6 mesi segnalano contrazione dell’attività.

GIAPPONE – L’inflazione al netto degli alimentari freschi a ottobre ha registrato un balzo a 3,6% a/a, da 3% a/a di settembre, toccando il massimo da inizio 1982.
I prezzi sono in aumento di 0,6% m/m, dopo 0,3% m/m di settembre, e segnano la variazione mensile più ampia da aprile 2014.
I prezzi dei beni sono spinti dal deprezzamento dello yen (beni durevoli: 11,8% a/a), mentre per alcuni servizi si riscontrano incrementi sostenuti, probabilmente collegati all’accelerazione dei salari.
Il trend verso l’alto dell’inflazione dovrebbe proseguire almeno fino a dicembre.

 

COMMENTI:

ITALIAOggi in serata, dopo la chiusura dei mercati, è atteso il pronunciamento di Fitch sul rating sovrano dell’Italia (attualmente ‘BBB’ con outlook stabile).
Ieri la diciottesima edizione del “BTP Italia” si è chiusa con un collocamento di quasi 12 miliardi (di cui 4,7 per gli istituzionali e 7,3 assegnati alla clientela retail).

STATI UNITI – Dalla Fed, Bullard (St Louis Fed), ricordando che la Fed è impegnata a raggiungere una stance di politica monetaria sufficientemente restrittiva da riportare l’inflazione al 2%, ha “concettualizzato” l’idea di un tasso di policysufficientemente restrittivo” stimando due versioni di una regola di Taylor, una “generosa” e una “meno generosa” che prescriverebbero Fed Funds compresi fra 5% e 7%.
A suo avviso, i tassi correnti non sono in linea neppure con la specificazione più generosa della regola di Taylor e dovrebbero essere portati almeno a 5-5,25%, anche alla luce del fatto che i rialzi già attuati hanno avuto effetti solo limitati sull’inflazione effettiva.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è parzialmente risalito ieri aiutato dalle dichiarazioni di Bullard (Fed) che ha indicato che i tassi dovrebbero salire almeno a 5,00-5,25% per poter contrastare efficacemente la salita dell’inflazione.
Dai dati però sono giunti altri segnali di rallentamento della crescita, in particolare con il Philly Fed che è peggiorato significativamente contro attese di moderato recupero.
Il dollaro ha ancora spazio di maggio risalita, ma più di fronte a dati favorevoli su fonte prezzi e/o mercato del lavoro e/o all’effettiva revisione al rialzo da parte della Fed del punto di arrivo del ciclo di rialzi (ovvero al prossimo FOMC del 14 dicembre).
In questa fase anche l’evoluzione della risk aversion resta comunque rilevante nel guidare la dinamica del dollaro.

EURL’euro ha fatto marcia indietro ieri da 1,04 a 1,03 EUR/USD di riflesso al recupero del dollaro, ma questa mattina sta risalendo sull’intervento della Presidente della BCE Lagarde, che ha dichiarato che nell’area euro “il rischio di recessione è aumentato”, ma cheè improbabile che la recessione faccia scendere significativamente l’inflazione”, per cui la BCE si aspetta di “alzare i tassi ulteriormente verso livelli necessari ad assicurare che l’inflazione torni tempestivamente verso l’obiettivo di medio termine del 2%”.
Questo non dovrebbe essere sufficiente a evitare un prossimo indebolimento dell’euro quando i dati mostreranno l’entrata in recessione dell’area, ma può contribuire a ridurre l’entità del calo atteso.

GBPLa sterlina ha corretto ieri contro dollaro da 1,19 a 1,17 GBP/USD (e anche contro euro da 0,86 a 0,87 EUR/GBP), in parte sul generalizzato recupero del biglietto verde, ma soprattutto in risposta alla presentazione dell’atteso Budget d’Autunno da parte del nuovo Cancelliere dello Scacchiere J. Hunt, che ha segnato un’inversione di rotta rispetto al mini-budget del predecessore K. Kwarteng (23 settembre).
L’orientamento della politica fiscale è passato infatti da espansivo (poderosi tagli, senza copertura, delle tasse per 45 miliardi di sterline, finalizzati a sostenere la crescita di un’economia prossima alla recessione) a restrittivo (una manovra da 55 miliardi, costituita per il 45% da aumenti delle tasse e per il 55% da tagli alla spesa pubblica, in nome del consolidamento dei conti pubblici e della stabilità economico-finanziaria, finalizzata a riguadagnare quella credibilità sui mercati internazionali che era stata gravemente compromessa con l’annuncio del piano fiscale di Truss-Kwarteng).
In realtà, l’effetto più restrittivo della manovra è previsto solo a partire dal 2024, ed è potenzialmente in dubbio dato che in quell’anno dovrebbero tenersi le elezioni.
Nel breve l’effetto restrittivo viene mitigato dalla scelta di una combinazione oculata di misure mirate, evitando accuratamente aumenti generalizzati per le aliquote delle imposte sui redditi.
Tra le misure chiave vi è infatti la riduzione della soglia di reddito cui si applica l’aliquota massima del 45% (di cui inizialmente Kwarteng aveva invece annunciato l’abolizione), cui si aggiungono l’aumento delle tasse sui dividendi e sui capital gains nonché sugli extra-profitti delle imprese energetiche.
Quanto al tetto sulle bollette energetiche, è stato esteso per altri 12 mesi aggiuntivi dopo aprile 2023.
Su tale orizzonte pertanto questo dovrebbe contribuire a contenere l’inflazione, con effetto positivo sui consumi, ma non è sufficiente ad evitare la recessione che anzi è stata confermata anche dalle previsioni dell’OBR (Office for Budget Responsibility).
L’OBR ha infatti rivisto al ribasso rispetto a marzo le previsioni di crescita per l’anno prossimo a -1,4% da +1,8%, da una crescita stimata quest’anno a 4,2%.
Successivamente l’OBR si attende un recupero a 1,3% e 2,6% nel 2024 e 2025 rispettivamente.
L’OBR ha rivisto anche al rialzo le previsioni di inflazione a 9,1% da 7,4% quest’anno e a 7,4% da 4,0% l’anno prossimo, aspettandosi un calo a 0,6% e -0,8% nel 2024 e nel 2025.
Le previsioni di crescita dell’OBR sono sostanzialmente allineate a quelle della BoE (MPR del 3 novembre) per il 2022 e 2023, ma più ottimistiche per il biennio successivo: la BoE infatti prevede una crescita a 4¼% quest’anno, -1,5% il prossimo, -1,0% nel 2024 e 0,5% nel 2025.
Il profilo di inflazione dell’OBR è analogo a quello della BoE, ma in generale il livello atteso dell’inflazione è più basso, tranne per l’anno prossimo.
Le previsioni BoE sono infatti 10¾% quest’anno, 5¼% il prossimo, 1,5% nel 2024 e 0% nel 2025.
La BoE dovrà pertanto alzare ancora i tassi.
Il mercato sconta 170 pb di rialzi da qui ad agosto.
Le nostre attese per ora restano di 50 pb alla prossima riunione del 15 dicembre ed altri 100 pb nel 1° trimestre dell’anno prossimo.
Rimane la situazione di criticità dell’economia domestica con inflazione a due cifre e recessione prolungata che lascia esposta la sterlina a nuova debolezza prossimamente su dati attesi ancora negativi.
Il nuovo corso della politica fiscale però, correttivo rispetto a quanto si prospettava con il precedente governo, può contribuire ad arginare il downside attraverso il ripristino di credibilità.

JPYLo yen si è indebolito ieri contro dollaro da 138 a 140 USD/JPY sulla risalita dei rendimenti a lunga USA, ma oggi è in recupero da questa notte, dopo che i dati giapponesi hanno mostrato un aumento dell’inflazione superiore alle attese.
Le recenti indicazioni da parte della BoJ di una possibile futura revisione di policy in direzione normalizzatrice/restrittiva qualora l’inflazione dovesse salire troppo possono contribuire a ridurre il downside dello yen anche in presenza di tassi USA ancora in aumento.
Contro euro lo yen si è mantenuto in lieve calo da 144 a 145 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Oggi sono in uscita le vendite di case esistenti di ottobre, previste in ulteriore calo a 4,35 mln, sulla scia del rialzo dei tassi sui mutui e in linea con le indicazioni dei contratti di compravendita, che non accennano a stabilizzarsi.