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18 Novembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati di settembre sul commercio estero mostrano una crescita per il secondo mese delle esportazioni (+1,2% da +0,5% m/m ad agosto), a fronte di importazioni poco variate (-0,2% m/m da +2,1% precedente).
Nel mese, la salita dell’export è dovuta ai Paesi extra-Ue, che registrano anche un incremento dell’import, compensato però da un calo verso i Paesi Ue.
Su base annua, entrambi i flussi sono tornati in territorio positivo (export +6,2%, import +2,1%), con i Paesi extra-Ue trainanti per l’export e viceversa a fare da freno dal lato dell’import.
L’aumento congiunturale delle vendite all’estero riguarda tutti i principali gruppi con la sola eccezione dei beni di consumo durevoli (i non durevoli fanno segnare un +15,8% a/a), mentre i beni intermedi frenano l’import sia nel mese che sull’anno.
Tra i principali comparti, sono trainanti i farmaceutici (+38% a/a), specie verso Stati Uniti e Belgio, gli alimentari e la pelletteria (entrambi +14,2% a/a).
I farmaceutici brillano anche dal lato degli acquisti dall’estero (+29,4% a/a), che vede anche un robusto incremento degli autoveicoli (+13% a/a), soprattutto dalla Germania.
I mercati di sbocco più brillanti risultano Giappone e Svizzera (entrambi oltre il 30%), seguiti da Stati Uniti e Belgio. Proprio gli USA (soprattutto farmaceutici) e Svizzera (prodotti in pelle e metalli) spiegano circa la metà dell’incremento dell’export. Si nota anche un recupero verso Russia e Turchia.
Viceversa, resta in flessione l’export verso OPEC, Paesi MERCOSUR e Cina (cui si aggiungono i Paesi Bassi).
Nei primi 9 mesi dell’anno, il surplus commerciale è salito a 35,1 miliardi, dai 28,7 mld dello scorso anno (da 59 a 65 miliardi al netto dell’energia).
In sintesi, il commercio estero è stato debole (e ha frenato il PIL) per la media del 3° trimestre, ma i dati di settembre confermano i segnali di ripresa della domanda in particolare dai Paesi extra-Ue, che potrebbe favorire un recupero nel trimestre in corso.

ITALIA – La seconda lettura dei dati sui prezzi al consumo di ottobre ha visto una revisione al ribasso per l’indice nazionale a 0,2% a/a, mentre l’indice armonizzato è stato confermato a 0,2% a/a (stabile rispetto a settembre).
Per il NIC si tratta di un nuovo minimo da quasi 3 anni. Anche l’inflazione di fondo (sull’indice domestico) è stata rivista al ribasso di un decimo, a 0,7% (comunque in salita dallo 0,6% del mese precedente).
L’indice FOI al netto dei tabacchi è calato di un decimo, a zero (anche in questo caso si tratta di un minimo da tre anni). Nelle nostre stime, l’inflazione rimarrà invariata a novembre, prima di salire marginalmente nell’ultimo mese dell’anno.

STATI UNITI
– L’indice Empire della NY Fed a novembre corregge marginalmente da 4 a 2,9, e segnala quasi stagnazione dell’attività. L’indagine registra marginali miglioramenti degli indici dei nuovi ordini (a 5,5), dell’occupazione (10,4) e dei tempi di consegna, tutti in territorio positivo ma su livelli contenuti.
Invece le consegne calano a 8,8 (da 14,3 di ottobre) e i tempi di consegna sono negativi per il secondo mese consecutivo.
Gli indicatori a 6 mesi segnalano espansione moderata, con l’indice di attività a 19,4 e qualche segnale incoraggiante dai piani di spesa in conto capitale, in rialzo a 19,2 (da 9,2 di ottobre).
Nel complesso però non ci sono indicazioni di inversione del trend in calo delle aspettative a sei mesi.
– Le vendite al dettaglio a ottobre recuperano dopo la contrazione di settembre e segnano un incremento di 0,3% m/m, in parte spinto dalla benzina (+1,1% m/m) e dalle auto (+0,5% m/m), che riflettono ampi incrementi di prezzo (come visto con il CPI).
I materiali da costruzione, che non entrano nella definizione dei consumi, registrano una flessione. Le vendite al netto delle auto sono in rialzo di 0,2% m/m. L’aggregato “control (al netto di auto, alimentari, benzina e materiali da costruzione), che contribuisce alla definizione dei consumi, è in rialzo di 0,3% m/m, dopo -0,1% m/m di settembre. I dati nel complesso danno supporto alla previsione di consumi in rallentamento rispetto alla prima parte dell’anno (e a +2,9% t/t ann. dei mesi estivi), ma segnalano ancora una dinamica probabilmente compresa fra 2e 2,5% t/t ann.
– La produzione industriale a ottobre corregge di -0,8% m/m, dopo -0,3% m/m di settembre, con contributi negativi di tutte le componenti. Il freno principale alla dinamica dell’output viene dal manifatturiero, -0,6% m/m, colpito dallo sciopero di GM durato 6 settimane da metà settembre in poi.
Anche le utilitiy (-2,6% m/m) e l’estrattivo (-0,7% m/m) sono in calo.
La flessione della produzione di settembre e ottobre dovrebbe essere seguita da un recupero a novembre, grazie al rimbalzo atteso delle auto e delle utility (clima particolarmente rigido rispetto alla media stagionale), e nonostante la probabile debolezza dell’estrattivo. Quest’ultima si accompagna anche a un trend verso il basso degli investimenti nel settore.
I dati sono complessivamente in linea con le indicazioni delle indagini, che segnalano stagnazione del manifatturiero.
– La fiducia delle famiglie rilevata dall’Univ. of Michigan a novembre (prel.) aumenta marginalmente a 95,7 (da 95,5 di ottobre) e resta in linea con la media dei primi 11 mesi del 2019.
La valutazione delle condizioni correnti corregge a 110,9 da 113,2, mentre le aspettative migliorano a 85,9 da 84,2.
I dazi sono un fattore di preoccupazione per il 25% delle famiglie, mentre l’inchiesta di impeachment è citata come possibile fattore negativo per lo scenario economico solo dal 2% degli intervistati.
Durante le due precedenti inchieste di impeachment (Clinton e Nixon), la preoccupazione delle famiglie per le ricadute economiche delle tensioni politiche è stata minima nel caso Clinton e molto più marcata nel caso Nixon. Occorre rilevare che il caso Clinton si svolgeva in una fase di piena espansione economica, anche più solida della congiuntura attuale, mentre il caso Nixon ha coinciso con l’embargo del petrolio del 1973.
Le aspettative di inflazione sono poco variate rispetto a ottobre, stabili sull’orizzonte a 1 anno a 2,5% e in aumento di 1 decimo a 2,4% sull’orizzonte a 5-10 anni. I dati sono coerenti con un sentiero dei consumi in crescita moderata nei prossimi trimestri.

 

COMMENTI:

CINA – La banca centrale ha tagliato il tasso repo a 7 giorni da 2,55 a 2,50%. Si tratta del primo taglio di tale tasso ufficiale in quattro anni.

ITALIA DBRS ha confermato i ratingBBB(high)/R-1(low)” con trend stabile sul debito sovrano italiano. La conferma riflette gli ulteriori progressi del sistema bancario nel miglioramento della qualità del credito, nonché l’orientamento più moderato in tema di politica fiscale del nuovo esecutivo, anche se la crescita economica resta stagnante e l’incertezza politica elevata (il che rappresenta probabilmente il principale rischio gravante sullo scenario prospettico).
Secondo l’agenzia, sono diminuiti significativamente i rischi di uscita dell’Italia dalla zona euro, ma vi sono pochi segnali di discontinuità sul tema delle riforme strutturali.
Secondo DBRS, i rating potrebbero migliorare se un maggiore sforzo sulle riforme supportasse le prospettive di crescita a medio termine, o se il consolidamento fiscale avesse effetti rilevanti sulla dinamica del rapporto debito/PIL.
Viceversa, un declassamento dei rating potrebbe venire da una o più delle seguenti condizioni:
a) una significativa revisione al ribasso delle prospettive di crescita, che porti a un aumento rilevante del rapporto debito/PIL;
b) mancanza di disciplina fiscale e/o aumento della spesa per interessi, che abbiano effetti significativi sul rapporto debito/PIL;
c) evidenza non solo di una inerzia nell’approvazione di nuove riforme strutturali, ma di una marcia indietro nell’implementazione delle riforme approvate in passato.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana al ribasso, penalizzato venerdì sia dai dati domestici, risultati di tenore misto (indice Empire in leggero calo e vendite al dettaglio che confermano il rallentamento dei consumi), sia dalla notizia che si sarebbero fatti nuovi progressi nelle trattative commerciali USA-Cina (il che tende a indebolire le valute safe haven).
La settimana entrante propone pochi dati di rilievo: quelli sul settore immobiliare domani sono attesi positivi e il Philly Fed giovedì dovrebbe mostrare un miglioramento.
Mercoledì i verbali del FOMC confermeranno la valutazione positiva dell’economia USA e l’opportunità di una pausa sui tassi. A meno di delusioni dai dati il dollaro potrebbe riuscire a stabilizzarsi interrompendo il calo degli ultimi giorni.
Restano comunque da seguire anche gli sviluppi sul fronte USA-Cina.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana pressoché stabile in area 1,10 EUR/USD, dopo essere passato per una breve incursione in area 1,09 giovedì da dove è risalito fino a un massimo di 1,1057 venerdì sul calo del dollaro.
La moneta unica ha mostrato di non avere ancora spunti di forza propria, ma questa settimana un primo test si avrà con i PMI dell’area venerdì che sono attesi in recupero. A meno di sorprese eclatanti da questi dati o di una generalizzata correzione del dollaro, non sembrano ancora esserci i presupposti per un’inversione di trend rialzista, per cui la fascia di resistenze 1,1070-1,1170 EUR/USD dovrebbe restare intatta.
In programma a partire da oggi vari discorsi BCE, tra cui uno della nuova Presidente della BCE Christine Lagarde venerdì.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana al rialzo sia contro dollaro da un minimo di 1,27 a un massimo di 1,29 GBP/USD sia contro euro da 0,86 a 0,85 EUR/GBP sostenuta soprattutto da un sentiment favorevole per una soluzione rapida e positiva di Brexit fintantoché i Conservatori restano in testa nei sondaggi, alcuni dei quali negli ultimi giorni hanno mostrato che i Tories godrebbero del consenso più elevato dal 2017.
Venerdì in particolare la valuta britannica ha accelerato al rialzo portandosi in area 1,29 GBP/USD sulla notizia che il Brexit Party si è ritirato da altri 43 collegi non in mano ai Conservatori: 11 di questi sono in mano al Labour e in 17 i Conservatori sono arrivati secondi nel 2017. La mossa dovrebbe favorire una minor dispersione dei voti a vantaggio dei Conservatori. Finché i Conservatori consolideranno il vantaggio sul Labour anche la sterlina dovrebbe riuscire a consolidare i propri guadagni.
Giovedì i Laburisti pubblicheranno il proprio programma elettorale, che interesserà soprattutto per maggiori dettagli sulla strategia per Brexit. Sul fronte dati domani esce l’indagine CBI sul settore industriale attesa in miglioramento.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana in leggero rialzo contro dollaro da 109 a 108 USD/JPY, ma venerdì è sceso, pur restando in area 108, indebolito dal miglioramento di sentiment sul fronte USA-Cina. Analoga dinamica per il cross contro euro che da 120 si è portato fino a 119 EUR/JPY, salvo tornare a 120 sul calo di venerdì.
La settimana entrante dovrebbe restare sulla difensiva, a meno di delusioni dai dati USA, soprattutto se gli sviluppo sul fronte USA-Cina si confermeranno favorevoli. Venerdì usciranno i dati di inflazione, attesa ancora bassa e lontana dal target BoJ.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Il calendario dei dati in uscita è abbastanza ridotto. Il dato più importante sarà la stima flash degli indici PMI di novembre, complessivamente visti in recupero, con il composito in risalita di quasi mezzo punto a 50,7, il manifatturiero a 46,6 da 45,9 e i servizi a 52,4 da 52,2.
L’indice INSEE francese è visto in calo a 98 da 99, mentre la stima flash della fiducia dei consumatori eurozona potrebbe risalire a novembre a -7,2.
Infine, la seconda lettura del PIL tedesco dovrebbe confermare la stima preliminare a +0,1% t/t.

STATI UNITI – Le informazioni macro in uscita questa settimana dovrebbero confermare il quadro di crescita moderata. A novembre, l’indice della Philadelphia Fed dovrebbe rimanere in territorio modestamente espansivo e la fiducia delle famiglie dovrebbe mantenersi su livelli ciclicamente elevati.
I nuovi cantieri residenziali e le vendite di case esistenti a ottobre dovrebbero essere in linea con il trend positivo in atto da inizio anno e con un contributo positivo dell’edilizia residenziale alla crescita complessiva.
I verbali della riunione del FOMC di ottobre dovrebbero confermare l’ampio consenso per una pausa nel sentiero dei tassi, a meno di un peggioramento dello scenario.