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18 Marzo 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri la seconda lettura ha rivisto al rialzo di un decimo l’inflazione di febbraio, a 5,9% a/a (massimo storico da quando esistono dati comparabili ovvero almeno dal 1998) da 5,1% di gennaio.
L’indice core BCE ha confermato la stima flash, a 2,9% a/a: gran parte dell’eccesso di inflazione è ancora imputabile ai prezzi energetici, ma anche senza lo shock energetico l’inflazione sarebbe ormai sopra l’obiettivo BCE.

STATI UNITI
 – Ieri, l’indice della Philadelphia Fed di marzo ha registrato un rialzo di 11 punti a 27,4, con aumenti per ordini, consegne e occupazione (sui massimi storici).
Gli indici di prezzo sono in ulteriore rialzo (prezzi pagati a 81, prezzi ricevuti a 54,4).
Quasi tutte le imprese segnalano vincoli alla produzione dovuti a scarsità di beni e manodopera e molte prevedono un peggioramento.
– La produzione industriale di febbraio ha registrato un aumento di 0,5% m/m, dopo 1,4% m/m di gennaio. il manifatturiero segna un balzo di 1,2% m/m, nonostante la correzione di -3,5% m/m nel comparto auto. L’estrattivo è in rialzo di 1% m/m, mentre le utility correggono di -2,7% m/m per motivi legati al clima.
Le indicazioni sono generalmente positive per la crescita, nonostante i persistenti colli di bottiglia all’offerta

GIAPPONE – Il CPI al netto degli alimentari freschi a febbraio è aumentato di 0,6% a/a, da 0,2% a/a di gennaio, sulla scia di rincari energetici e dei primi effetti del confronto con il 2021 nel comparto della telefonia, che aveva avuto una significativa riduzione delle tariffe l’anno scorso.
Questo fattore spingerà l’inflazione verso l’1,8% a/a ad aprile.
L’effetto dell’energia manterrà l’inflazione sostenuta durante il resto dell’anno, contribuendo per circa 1pp alla previsione di inflazione al netto degli alimentari freschi a ridosso del 2% a fine 2022.

 

COMMENTI:

BCE – Riguardo all’orientamento di politica monetaria, Schnabel (BCE) ha ribadito la sua tesi che la decarbonizzazione sarà associata a un maggior contributo all’inflazione dei prezzi delle materie prime, e che non tutto l’incremento osservato dal 2021 svanirà.
Visco (Banca d’Italia) ha ammesso che le aspettative sono ormai quasi del tutto normalizzate, ma ritiene che la risposta a uno shock esogeno equivalente a una tassa non possa venire dalla politica monetaria, soprattutto se la dinamica salariale resta contenuta.
Secondo Visco, le proiezioni ufficiali pubblicate lo scorso 10 marzo sono già obsolete; inoltre, tutte le opzioni sono sul tavolo riguardo al terzo trimestre.
Knot (DNB) ha detto di auspicare la fine degli acquisti netti a luglio, e considera “realistico” attendersi il primo rialzo dei tassi nel quarto trimestre.
La presidente Lagarde ha ribadito che fra l’interruzione degli acquisti e il primo rialzo dei tassi potrebbe esserci “uno spazio aggiuntivo”, se necessario.

STATI UNITI – La Camera ieri ha approvato quasi all’unanimità un disegno di legge che termina lo status di “nazione più favorita” (MFN) di Russia e Bielorussia, dà al presidente l’autorità per aumentare i dazi anche al di sopra dei livelli derivanti dal passaggio di stato e richiede la sospensione della Russia dal WTO.
Il disegno di legge passa oggi al Senato e dovrebbe essere approvato in tempi rapidi.

GIAPPONE – La riunione della BoJ si è conclusa, come atteso, con politiche monetarie invariate.
Il comunicato rileva un’accelerazione del trend di crescita, nonostante la debolezza causata dall’impatto di Covid in alcune aree, e sottolinea l’incertezza collegata all’invasione dell’Ucraina.
Secondo la BoJ, l’economia risentirà dei rialzi dei prezzi delle materie prime, ma dovrebbe proseguire sul sentiero di ripresa.
L’inflazione è prevista in territorio positivo sia per fattori esogeni (energia, aumento dei costi, fine degli effetti della riduzione delle tariffe telefoniche del 2021) sia per la chiusura dell’output gap e per l’aumento delle aspettative di inflazione.
I rischi restano verso il basso e la Banca centrale è pronta a intervenire se necessario, ma prevede che gli obiettivi sui tassi a breve e a lungo termine restino stabili sui livelli attuali.
La politica monetaria della BoJ dovrebbe restare invariata fino alla fine del mandato di Kuroda, ad aprile 2023.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è leggermente indebolito ieri, un ritracciamento coerente con il lieve arretramento dei rendimenti dopo i picchi post-FOMC di mercoledì e un parziale ridimensionamento della risk aversion in funzione degli sviluppi sul fronte russo-ucraino.
Oggi apre però al rialzo, complice anche un moderato recupero delle quotazioni petrolifere.
Questo potrebbe non essere sufficiente a impedire che la settimana si chiuda in modesto calo, ma si tratta di una fase di assestamento del mercato alla luce degli sviluppi del conflitto e all’indomani del FOMC che lascia comunque il dollaro ancora favorito nel breve.
Risk aversion
e quotazioni petrolifere saranno le variabili chiave da monitorare nelle prossime settimane: una loro tendenza calante/rialzista penalizzerebbe/favorirebbe il dollaro.

EURL’euro si è rafforzato ieri da 1,10 a 1,11 EUR/USD sul ridimensionamento della risk aversion al procedere dei negoziati tra Russia e Ucraina e sul modesto ritracciamento post-FOMC dei rendimenti USA, ma oggi sta già facendo marcia indietro, complice anche la risalita delle quotazioni petrolifere.
L’incertezza che comunque permane sul fronte del conflitto mantiene i rischi verso il basso nel breve, ma la propensione della BCE a procedere con il processo di normalizzazione – a meno di un’escalation importante – limita considerevolmente il downside dell’euro fornendogli supporto.
L’effetto combinato di queste spinte contrastanti potrebbe temporaneamente mantenere il cambio in una dinamica laterale nella fascia centrale del range 1,08-1,12 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha corretto ieri sull’esito della riunione BoE, sia contro dollaro, da 1,3211 a 1,3085 GBP/USD, sia contro euro da 0,83 a 0,84 EUR/GBP.
Oggi apre leggermente ancora sulla difensiva contro dollaro ma in lieve recupero contro euro.
Nel breve i rischi verso il basso sulla valuta britannica sono leggermente aumentati.
La BoE infatti, pur avendo alzato per la terza volta di fila i tassi da 0,50% a 0,75%, come da attese generalizzate (anche se non all’unanimità: Cunliffe ha votato infatti per tassi fermi), ha sottolineato che le ricadute del conflitto russo-ucraino sull’economia britannica vedono sia un ulteriore aumento della già elevata inflazione sia un ulteriore indebolimento della crescita, che era già prevista in considerevole frenata nel prossimo biennio, una volta venuti meno gli stimoli fiscale e monetario che erano stati elargiti per fronteggiare la crisi pandemica.
Diversamente dalla Fed, più preoccupata per l’ampio aumento dell’inflazione e meno pessimista sulla crescita, la BoE reputa invece circa altrettanto preoccupante il deterioramento del quadro inflazionistico e di quello della crescita, in quanto quest’ultima partiva già da uno stato di debolezza dopo la combinazione sfavorevole di Brexit e crisi pandemica.
Questo implica che nonostante l’ulteriore aumento dell’inflazione da conflitto russo-ucraino la BoE potrebbe decidere di non fare più rialzi dei tassi di quanti ne avesse in mente prima del conflitto.
Il mercato infatti dopo la riunione di ieri ha rivisto al ribasso il numero di rialzi attesi per quest’anno, togliendo di fatto un rialzo: ora ne ha quattro-cinque entro dicembre.
Il wording della BoE effettivamente si è ammorbidito, in quanto ora dice che “nei prossimi mesi potrebbe essere opportuna un’ulteriore modesta restrizione monetaria” laddove alla riunione precedente la formulazione era “nei prossimi mesi sarà probabilmente opportuna un’ulteriore modesta restrizione monetaria”.
Alla luce di questo ammorbidimento dei toni, manteniamo la nostra precedente previsione, in quanto già più cauta rispetto al mercato, di altri tre rialzi di 25 pb quest’anno (il prossimo a maggio).
Questo implicherebbe un punto di arrivo del base rate a 1,50% quest’anno, a nostro avviso coerente con lo scenario di crescita e inflazione che la BoE aveva presentato a inizio febbraio, prima del conflitto, sia perché aveva indicato di aver basato le proprie previsioni sull’assunzione che i tassi salissero fino a 1,50% per metà 2023 sia perché la strategia di normalizzazione della BoE prevede che la riduzione del bilancio possa essere avviata una volta che il base rate abbia raggiunto l’1,00% (non meccanicamente, nel senso che la riduzione può partire anche con un livello di base rate superiore all’1,00%).
Poiché la BoE aveva già dichiarato di preferire lo strumento del base rate rispetto al QE, data l’ulteriore elevata incertezza derivante dal conflitto, potrebbe essere più appropriato procedere prima con i rialzi – in numero inferiore rispetto a quanto scontato dal mercato – e successivamente procedere con l’avvio del processo di riduzione del bilancio.
Alternativamente, la BoE potrebbe portare i tassi all’1,00%, poi iniziare a ridurre il bilancio e fermarsi temporaneamente con i rialzi per verificare la reazione di mercato e successivamente riprendere con i rialzi – il che implicherebbe comunque un sentiero di rialzi più blando rispetto a quanto scontato dal mercato.
Indicazioni più chiare arriveranno alla prossima riunione BoE del 5 maggio, quando verrà pubblicato il MPR aggiornato con le nuove previsioni di crescita e inflazione a cui la stessa BoE ieri ha esplicitamente rinviato per una miglior valutazione del nuovo scenario post-conflitto, in modo da prendere tempo e verificare l’evoluzione del conflitto, dei mercati (quotazioni del petrolio in primis) e delle implicazioni economiche.

JPYLo yen si è stabilizzato ieri contro dollaro tra 118,35 e 119,02 USD/JPY sul leggero ritracciamento dei rendimenti USA, ma è tornato a scendere oggi dopo che la BoJ al termine della riunione di questa notte ha ribadito la necessità di mantenere una politica monetaria massimamente accomodante soprattutto per favorire la ripresa post-pandemia a maggior ragione alla luce dei nuovi rischi verso il basso derivati dal conflitto russo-ucraino.
Contro euro lo yen ieri è sceso da 130 a 131 EUR/JPY e oggi si sta muovendo nella fascia alta di questo range.
La divergenza della BoJ in particolare rispetto alla Fed ma anche rispetto alla BCE dovrebbe portare a un tendenziale ulteriore indebolimento dello yen sia contro dollaro sia contro euro.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
– Oggi vengono pubblicate le vendite di case esistenti di febbraio, previste in calo a 5,96 mln da 6,5 mln, frenate dalla carenza di scorte, dai prezzi elevati e dal rialzo dei tassi sui mutui, come segnalato già dalle recenti correzioni dei contratti di compravendita.
– Inizia anche il flusso di discorsi post-FOMC, con interventi di Bowman e Barkin che dovrebbero confermare la svolta hawkish annunciata da Powell nella conferenza stampa di mercoledì.