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18 Giugno 2021 – nota economica giornaliera

ITALIAAd aprile le esportazioni sono cresciute per il quarto mese consecutivo (+3,4% m/m da +3,3% di marzo) e a ritmi superiori alle importazioni (+1,9% m/m da +6,3% precedente).
Al netto della flessione registrata dalle esportazioni di energia (-7,1% m/m) l’incremento è più ampio (+3,7% m/m) e risulta trainato dai beni strumentali (+8,3% m/m) con progressi comunque diffusi a tutte le altre componenti.
La crescita delle importazioni invece è guidata dai beni intermedi (+5,3% m/m) a fronte di un calo per gli acquisti di beni non durevoli (-2,6% m/m).
Sul mese si registra una diminuzione dei flussi commerciali verso i Paesi UE (-0,2% m/m l’export, -0,3% m/m l’import) e un marcato aumento per quelli extra-UE (+7,4% m/m per le esportazioni, +5,0% m/m per le importazioni).
La crescita tendenziale delle esportazioni è balzata a +97,6% da +28,1% precedente, quella delle importazioni a +62,8% da +35,1%, per via del confronto favorevole con aprile 2020.
Su base annua sono infatti i settori più penalizzati dalle misure anti-COVID dello scorso anno ad evidenziare gli incrementi più sostenuti, come la pelletteria (+414,7%), i mobili (+408,2%) e i mezzi di trasporto (+311,2%). Solo il farmaceutico registra un calo delle esportazioni rispetto a un anno prima (-11,3%).
Anche su base geografica le esportazioni risultano in forte crescita rispetto a tutti i principali partner commerciali.
Ad aprile il saldo commerciale è risultato pari a +5.870 milioni di euro (-1.117 milioni ad aprile 2020) e a +8.719 milioni (+135 milioni un anno prima) al netto dell’energia.
Nel complesso anche ad aprile è proseguita la ripresa del commercio internazionale, attesa proseguire nei prossimi mesi sull’onda dell’accelerazione della domanda globale.
Nel 1° trimestre le esportazioni nette hanno contribuito negativamente alla crescita ed è possibile che anche durante la primavera il canale estero continui a frenare il PIL, anche se in misura più contenuta, per via di importazioni viste in crescita a ritmi superiori alle esportazioni.

GERMANIA – I prezzi alla produzione di maggio, già pubblicati, hanno sorpreso al rialzo con una crescita di 7,2% a/a.

REGNO UNITO – Largamente inferiore alle attese l’andamento delle vendite al dettaglio, calate di -1,4% m/m in maggio dopo un aprile di fortissima crescita.

AREA EURO
 – La seconda lettura conferma l’accelerazione dell’inflazione a maggio, da 1,6% a 2,0% a/a (+0,3% m/m), massimo da ottobre 2018.
Di contro, l’indice core BCE al netto di alimentari freschi ed energia rimane quasi invariato, a 0,9% a/a da 0,8% precedente, segnale che il rialzo è legato alla componente più volatile.
Sulla variazione tendenziale, infatti, l’aumento dei prezzi dell’energia (a 13,1% a/a da 10,4% precedente), per via anche di effetti base favorevoli, spiega gran parte dell’inflazione osservata.
I dati per i beni industriali al netto dell’energia registrano un incremento tendenziale di 0,7% a/a.
Nei prossimi mesi, qualche sorpresa al rialzo sui beni manufatti non è da escludere, come evidenzia l’indagine della Commissione Europea; in prospettiva, pressioni al rialzo potranno arrivare anche dai servizi, che hanno fatto registrare un’accelerazione già a maggio (a 1,1% a/a da 0,9% di aprile).
Lo spaccato per Paese mostra un’accelerazione dell’inflazione armonizzata nelle quattro maggiori economie dell’area, particolarmente marcata in Spagna e in Germania, dove l’indice ha raggiunto il 2,4% a/a.
Secondo le nostre previsioni, l’inflazione è attesa accelerare ulteriormente nel 2° semestre; in media annua il CPI è atteso a 1,9% nel 2021.
Tuttavia, la tendenza rialzista nell’Eurozona sarà meno marcata e persistente che negli Stati Uniti.
Rispetto agli USA, l’inflazione dell’area euro sconta effetti base meno favorevoli (nel 2020 i prezzi dell’Eurozona hanno visto un calo meno pesante), minori frizioni attese nel mercato del lavoro e, infine, uno stimolo fiscale inferiore.
Di conseguenza, l’inflazione è destinata a rallentare già nel prossimo anno.
 – Ad aprile la produzione nelle costruzioni è calata di -2,2% m/m, a fronte però di un’ampia revisione verso l’alto del dato di marzo, a +4,1% m/m da +2,7% m/m.
La flessione è diffusa alla costruzione di edifici (-1,0% m/m da +3,0% m/m) e all’ingegneria civile (-6,1% m/m da +9,8% m/m).
In termini tendenziali la crescita sale a +42,3% da +20,0% precedente, per via del confronto favorevole con aprile 2020.
L’edilizia risulta tra i settori più colpiti dai rincari delle materie prime ma la contrazione di aprile potrebbe comunque essere fisiologica dopo il marcato incremento del mese precedente: la battuta d’arresto dovrebbe pertanto risultare temporanea.
Le indagini congiunturali sono infatti coerenti con una solida attività nel settore e le misure contenute nei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza potrebbero stimolare ulteriormente la ripresa a partire dal 2° semestre dell’anno.

STATI UNITI
 – Le nuove richieste di sussidio sono salite da 375mila a 412mila. Il numero complessivo di percettori è circa stabile a 3,518 milioni.
– L’indice congiunturale della Philadelphia Fed è calato da 31,5 a 30,7.
Le imprese manifatturiere restano molto positive riguardo alle prospettive future e il 39% sta aumentando gli organici.
La diffusione dei rincari dei prezzi pagati dalle imprese per le forniture (80,7) è la più alta dal 1979, mentre l’indice dei prezzi ricevuti (49,7, in aumento di 9 punti) è al massimo dal 1980.
Le imprese segnalano problemi con il reperimento di manodopera e, soprattutto, con le forniture (80%) quali fattori limitanti l’aumento della produzione.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Si riunisce l’Ecofin, che avrà uno scambio di opinioni riguardo all’attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza, RRF, all’imposta sul valore aggiunto (IVA) e allo stato dell’unione bancaria.
Secondo quanto segnalato nell’agenda della riunione, dovrebbero anche adottare raccomandazioni sui programmi di stabilità e convergenza degli Stati membri nel quadro del semestre europeo 2021.

BCE – In un’intervista a Bloomberg TV pubblicata ieri, Philip Lane ha ribadito che non ritiene vi sia un rischio significativo di effetti secondari di inflazione senza un mercato del lavoro robusto, e nell’area euro la misura allargata di disoccupazione è attualmente al 15% – troppo per ipotizzare che ve ne siano.
La dinamica attuale dell’inflazione è dominata da fattori transitori di varia natura destinati a rientrare nel medio termine.
Lane è tornato anche sulla gestione degli acquisti PEPP, confermando l’interpretazione che l’impegno a mantenere gli acquisti netti a livelli significativamente superiori ai primi mesi dell’anno vada inteso in media: “Agosto arriva ogni anno, non è una sorpresa – e riorganizzi il tuo programma fisso: più negli altri mesi, meno ad agosto. Non abbiamo un approccio a volume fisso al PEPP”.
Inoltre, gli acquisti potrebbero essere adattati in seguito a shock di domanda/offerta.
Lane ha riaffermato anche il principio che l’uscita dal PEPP non sarà determinata dal calendario, ma dalle condizioni dell’economia, perché la sua funzione è compensare lo shock della pandemia sullo scenario di inflazione.
Anche per questo, nell’intervista Lane ha ridimensionato l’importanza della riunione di settembre.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ulteriormente – e ampiamente – proseguendo il rimbalzo post-FOMC e andando a rivedere livelli abbandonati nella prima metà di aprile.
Il movimento è da intendersi ancora sulla scia dell’esito del FOMC e dovrebbe estendersi ancora prossimamente, a condizione che i dati USA confermino lo scenario positivo delineato dalla Fed.

EURAncora sulla scia dell’esito del FOMC l’euro ha continuato a scendere, portandosi in due giorni da 1,21 a 1,18 EUR/USD. La tendenza al ribasso dovrebbe proseguire se i dati USA non deluderanno.
Il primo livello di target ribassisti si colloca in area 1,17 EUR/USD, il successivo nel corridoio 1,14-1,15 EUR/USD.

GBPLa sterlina, come l’euro, ha proseguito il calo post-FOMC sulla scia della ritrovata forza del dollaro, rispetto al quale è scesa da 1,40 a 1,38 GBP/USD.
Contro euro invece ieri è salita, mentre oggi è in calo (peggiori delle attese stamani i dati sulle vendite al dettaglio), ma mantenendosi in entrambi i casi in area 0,85 EUR/GBP.
In questi giorni i driver USA sono dominanti per la valuta britannica, mentre la prossima settimana il focus si sposterà sui temi domestici con la riunione BoE (giovedì).
Eventuali segnali che possano consolidare le attese di mercato di un primo rialzo dei tassi BoE già l’anno prossimo favorirebbero un recupero, almeno parziale, della sterlina, tendenzialmente meno visibile contro dollaro (dato l’esito del FOMC) e più evidente invece contro euro (per la distanza che si amplierebbe tra BoE e BCE).

JPYLo yen invece non ha proseguito il calo post-FOMC e si è rafforzato sia contro dollaro (leggermente) da 110 a 109 USD/JPY – seguendo più da vicino la dinamica dei differenziali di rendimento che hanno visto calare i rendimenti USA tra ieri e oggi – sia contro euro (più ampiamente per via del contestuale calo dell’EUR/USD) da 132 a 130 EUR/JPY.
L’indebolimento contro dollaro dovrebbe però riprendere prossimamente, per la divergenza di policy tra Fed e BoJ.
Nella riunione di questa notte la BoJ ha infatti confermato la necessità di mantenere condizioni di policy ancora accomodanti a lungo estendendo di altri sei mesi il programma messo a punto per contrastare gli effetti negativi della pandemia, che in Giappone sta avendo un’evoluzione sfavorevole diversamente dalle altre economie avanzate.
Contro euro invece la tendenza all’indebolimento dello yen dovrebbe manifestarsi più tardi per via del contestuale calo, nel breve, del cambio EUR/USD.