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18 Febbraio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – A dicembre le esportazioni sono calate di -1,1% m/m da +2,7% precedente mentre le importazioni sono cresciute per il terzo mese consecutivo, in accelerazione a +7,5% m/m da +2% di novembre.
Nel 4° trimestre le importazioni sono cresciute a ritmi decisamente più vivaci rispetto alle esportazioni (+7,5% t/t contro +2,4% t/t): come già evidenziato dall’Istat in occasione della stima preliminare dei dati di contabilità nazionale il canale estero dovrebbe aver fornito un contributo negativo alla crescita del PIL a fine 2021.

FRANCIA – Questa mattina il tasso di disoccupazione ha sorpreso verso il basso, riportando un calo di 0,6 nel quarto trimestre (-189.000 disoccupati) al 7,4% della popolazione attiva, su livelli inferiori al periodo pre-crisi di 0,8 punti.

STATI UNITI – Ieri, l’indice della Philadelphia Fed a febbraio ha mostrato un calo a 16 da 23, registrando anche correzioni per ordini e consegne, che però restano in territorio modestamente positivo.
L’occupazione accelera, salendo a 32,3, e gli indici di prezzo restano su livelli elevati (69,3 per i prezzi pagati, 49,8 per i prezzi ricevuti).
Gli indici a 6 mesi restano positivi per la crescita.
Le domande speciali del mese riguardano le previsioni per i prezzi di vendita e per l’inflazione.
La previsione mediana dell’aumento dei prezzi di vendita nei prossimi 4 trimestri è di 5% (da 5,3% previsto a novembre), in linea con l’aumento dei prezzi ricevuti nell’ultimo anno.
La previsione per l’inflazione a 1 anno è di 5%, mentre per il lungo termine la dinamica dei prezzi è attesa a 3%.
I dati confermano gli ampi rischi per l’inflazione nel 2022.

GIAPPONE – Il CPI a gennaio è aumentato di 0,5% a/a, con il CPI core in rialzo di 0,2% a/a, da 0,5% a/a e invariato su base mensile.
Ad aprile è previsto un balzo verso l’alto dell’inflazione core, verso 1,8% a/a, per l’uscita dal calcolo della variazione annua delle riduzioni delle tariffe della telefonia mobile attuate nel 2021.
Ipotizzando una stabilizzazione dei prezzi energetici nei prossimi mesi, l’inflazione core dovrebbe mantenersi intorno all’1,5% a/a dalla primavera in poi, per tornare poco sotto l’1% a marzo 2023.

 

COMMENTI:

BCELane ha riconosciuto che “ci sono diversi fattori che indicano che l’ambiente di inflazione eccessivamente bassa che ha prevalso dal 2014 al 2019 (un periodo in cui l’inflazione è stata in media solo 0,9 per cento) potrebbe non riemergere anche dopo il ciclo pandemico è finito”.
Fino a poco tempo fa, Lane aveva continuato a sostenere la tesi che l’inflazione rischiava di tornare su livelli troppo bassi dopo l’ondata pandemica.

STATI UNITI – Dalla Fed, Bullard (St Louis Fed) ha ribadito di essere favorevole ad anticipare il più possibile la rimozione dello stimolo monetario ritenendo che il rialzo dei tassi, partendo da zero, manterrà comunque la politica monetaria in territorio espansivo e non dovrebbe causare un rischio significativo di recessione.
Pochi giorni fa, Bullard aveva detto che sarebbe appropriato alzare i tassi di 100 pb entro giugno.
Anche Mester (Cleveland Fed) si è detta a favore di una strategia di anticipo dei rialzi, affermando che a suo avviso è appropriato alzare a marzo e nei mesi successivi.
Se poi, nella parte centrale dell’anno, non si materializzasse l’attesa riduzione dell’inflazione, allora Mester sarebbe a favore di un’accelerazione del ritmo di rimozione dello stimolo.
Mester ritiene anche che la riduzione del bilancio richiederà a un certo punto la vendita di titoli.
Daly (San Francisco Fed) ritiene indiscutibile l’opportunità di un rialzo a marzo, ma è ancora incerta sulla tempistica degli interventi successivi.
Kashkari (Minneapolis Fed) ha dato una visione cauta riguardo alla velocità dei rialzi, sottolineando che mosse “davvero aggressive” rischierebbero di innescare una recessione.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – L’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea è visto risalire a -8,0 a febbraio da -8,5 precedente.
Il morale dovrebbe aver beneficiato del calo dei contagi, ma le famiglie potrebbero rimanere caute per via del rincaro dei prezzi che erode i redditi disponibili e frena i consumi.
In calendario anche i dati sull’output nelle costruzioni in Italia e nel complesso dell’Eurozona a dicembre.

FRANCIA – La stima finale dell’indice dei prezzi al consumo dovrebbe confermare che a gennaio l’inflazione è salita di un decimo al 2,9% a/a sull’indice nazionale mentre è calata a 3,3% da 3,4% armonizzata.

STATI UNITI – Oggi sono in uscita le vendite di case esistenti di gennaio, attese in calo a 6,12 mln, in linea con le indicazioni dei contratti di compravendita, sulla scia della persistente scarsità di scorte e dei rialzi dei tassi sui mutui.