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17 Settembre 2020 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Le vendite al dettaglio ad agosto sono in rialzo di 0,6% m/m (2,6% a/a), dopo 0,9% m/m di luglio. Il dato di luglio è rivisto verso il basso a 0,9% m/m (da 1,2% m/m).
Le vendite al netto delle auto aumentano di 0,7% m/m, con le auto in rialzo di 0,2% m/m.
Nonostante il rallentamento della dinamica delle vendite, i dati sono complessivamente positivi, con aumenti diffusi in gran parte dei principali segmenti: arredamento (2,1% m/m), materiali da costruzione (2% m/m, parte degli investimenti residenziali), sanità e cura della persona (0,8% m/m), abbigliamento (2,9% m/m).
Il calo delle vendite di attrezzatura sportiva e di alimentari riflette probabilmente una parziale normalizzazione dell’attività.
Il ruolo del canale di vendita online continua a crescere (22,4% a/a), contro vendite presso gli esercizi commerciali in rialzo di 5,1% a/a.
Il quadro dei consumi nel 3° trimestre rimane solido, grazie all’ampio risparmio accumulato nei mesi scorsi, e in linea con una variazione attesa intorno a 38% t/t ann., nonostante l’interruzione dell’integrazione federale ai sussidi di disoccupazione.
In assenza di nuovo stimolo fiscale, la dinamica dei consumi sarà in rallentamento significativo dal 4° trimestre in poi.

 

COMMENTI:

BCEIsabel Schnabel ha dichiarato ad AFP che il consiglio direttivo ha deciso di attendere maggiore chiarezza riguardo agli sviluppi della pandemia, alla trasmissione delle misure già decise, e alla persistenza dei movimenti dei cambi.
Se gli sviluppi fossero incoerenti con il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione, ci sarebbe una reazione.
Sollecitata a parlare di acquisti di titoli pubblici, Schnabel ha detto che l’impegno a reinvestire le scadenze non equivale a una conversione in titoli perpetui, perché l’impegno ha una scadenza ed è contingente al ritorno dell’inflazione all’obiettivo.
L’opzione di cancellazione o trasformazione del debito in titoli perpetui non è praticabile perché l’Eurosistema non può finanziare i governi.

STATI UNITI
– La riunione del FOMC si è conclusa con politiche invariate, ma con diverse novità in termini di comunicazione riguardo al sentiero dei tassi e degli acquisti, mirate a segnalare un chiaro bias espansivo per la politica monetaria. L’introduzione di una nuova formulazione di forward guidance era attesa per l’autunno, ma non era scontata per la riunione di settembre, alla luce dei commenti di diversi partecipanti nel mese scorso. La svolta intende dare maggiore forza alle aspettative di tassi fermi ed è, secondo Powell “appropriata” e “potente”.
Le implicazioni della nuova comunicazione sono comunque modeste: i tassi, nelle proiezioni economiche, sono previsti e “ancorati” a zero su tutto l’orizzonte previsivo (fino al 2023), come già scontato dal mercato.
Nonostante le notevoli variazioni contenute nel comunicato, il messaggio della riunione non modifica le previsioni di tassi fermi almeno fino al 2023.
Il voto non è unanime, con due dissensi giustificati da posizioni differenti.
Kaplan avrebbe voluto mantenere maggiore flessibilità ed evitare di specificare le condizioni per una svolta sui tassi, pur essendo favorevole a tassi invariati fino a quando non saranno raggiunti i due obiettivi del mandato della Fed.
Kashkari, invece, avrebbe voluto definire la forward guidance in base al raggiungimento stabile di un’inflazione core al 2%.
Powell ha definito positivi e naturali i dissensi, in una fase di esplorazione della nuova strategia.
Infine, il Comitato è preparato ad aggiustare la stance di politica monetaria “come appropriato se emergeranno rischi che possano impedire il raggiungimento degli obiettivi”.
* Il comunicato esordisce, come a luglio, riaffermando l’impegno “a usare l’intero insieme di strumenti per sostenere l’economia”.
* La valutazione congiunturale prende atto del miglioramento dell’attività e dell’occupazione nei mesi recenti, e nota che l’inflazione è frenata dalla domanda debole e dalla riduzione dei prezzi energetici. In questo quadro, l’andamento della situazione sanitaria continuerà a pesare sulle variabili economiche nel breve termine e pone “considerevoli rischi per lo scenario economico nel medio termine”.
Le proiezioni macroeconomiche per fine 2020 sono riviste considerevolmente, in direzione positiva, per PIL (da -6,5% a 3,7%), disoccupazione (da 9,3% a 7,6%) e inflazione (da 0,8% a 1,2%), alla luce della performance economica migliore rispetto alle stime molto pessimistiche formulate dalla Fed a giugno.
Per i prossimi anni, in compenso, la crescita del PIL è limata verso il basso (a 4% nel 2021, 3% nel 2022 e 2,5% nel 2023), mentre per il tasso di disoccupazione il sentiero è più favorevole, con un ritorno al pieno impiego nel 2023 (tasso di disoccupazione a 4%). Per l’inflazione, si prevede il raggiungimento del 2% nel 2023.
Il sentiero previsto per l’economia è migliorato, e in un certo senso contrasta con il messaggio fortemente espansivo del resto della comunicazione del Comitato, giustificato dall’ampiezza e dall’unidirezionalità dei rischi.
* Il paragrafo relativo alla politica monetaria ribadisce che il Comitato mira a raggiungere la massima occupazione e un’inflazione del 2% nel più lungo termine.
Qui si inserisce lanuova formulazione dell’obiettivo di inflazione presentata a fine agosto con la revisione dei “Longer-Run Goals and Policy Strategy”: “con l’inflazione persistentemente al di sotto di questo obiettivo di più lungo termine, il Comitato mirerà a raggiungere un’inflazione moderatamente al di sopra del 2% per un certo tempo in modo che l’inflazione sia in media al 2% nel tempo e le aspettative di inflazione di più lungo termine restino ben ancorate”.
Il Comitato si aspetta di mantenere una stance accomodante fino a quando saranno ottenuti questi risultati. Nelle proiezioni economiche, la mediana dei tassi è stabile al livello attuale fino al 2023, anche se ci sono alcuni “punti” su livelli più elevati (1 nel 2022 e 4 nel 2023). La mediana nel lungo termine resta a 2,5%.
* Ma il Comitato vuole rinforzare ulteriormente il messaggio espansivo: per questo si introduce una nuova specificazione della forward guidance, definita su due fronti, tassi e acquisti.
Per i tassi, il Comitato mantiene l’intervallo obiettivo dei fed funds fra 0 e 0,25% e “si aspetta che sarà appropriato mantenere questo intervallo fino a quando le condizioni del mercato del lavoro avranno raggiunto livelli coerenti con la valutazione del Comitato di massima occupazione e l’inflazione sarà salita al 2% e sarà in linea con un sentiero che ecceda il 2% per un certo tempo”. Le condizioni per una svolta sui tassi sono dunque definite su entrambi gli obiettivi del mandato della Fed, in base alla specificazione indicata nello Statement su obiettivi e strategia.
Per gli acquisti, si afferma che “nei prossimi mesi la Federal Reserve aumenterà il proprio stock di titoli del Tesoro e garantiti dalle agenzie almeno in linea con il ritmo attuale per supportare il funzionamento regolare del mercato e contribuire a promuovere condizioni finanziarie accomodanti”.
* In conclusione, la riunione conferma il bias espansivo e rafforza l’impegno a mantenere i tassi a zero per un periodo prolungato.
La specificazione della forward guidance sui tassi incorpora le indicazioni emerse dalla review della strategia di politica monetaria e annunciate a fine agosto, con una formulazione estremamente flessibile.
La richiesta di un sentiero di inflazione stabilmente sopra il 2% per un certo tempo potrebbe tornare utile nella parte centrale del 2021, quando l’inflazione core sarà sostenuta da effetti statistici ed eccederà probabilmente il 2% per alcuni mesi.
Sulla massima occupazione, il Comitato potrebbe rimandare a una definizione che non si limiti al tasso di disoccupazione, ma sia “inclusiva”, con riferimenti anche alla partecipazione e ai differenziali fra gruppi demografici. Per quanto riguarda gli acquisti, le informazioni sono in parte nuove, con l’impegno a mantenere “almeno” il ritmo attuale degli acquisti.
Prevediamo che entro fine anno ci sia uno spostamento delle quote relative di Treasury e MBS sul totale a favore dei Treasury.

–  Il presidente Trump ha invitato la leadership repubblicana a considerare interventi di stimolo più ampi rispetto a quanto fatto finora, segnalando l’intenzione di premere affinchè nelle prossime settimane, mentre le sessioni del Congresso sono ancora aperte, si predisponga un pacchetto vicino a 1,5 tln di dollari. Trump ha sottolineato di volere che ci sia una ulteriore distribuzione di trasferimenti. I tempi sono stretti, ma con la pressione del presidente i repubblicani conservatori contrari a misure ampie potrebbero cedere.

GIAPPONE – La riunione della BoJ ha mantenuto la politica monetaria invariata, con il controllo della curva definito da tassi a 0 per il tratto a 10 anni e a -0,1% per il tasso di policy.
La valutazione dell’economia registra la graduale ripresa dell’attività, ma segnala la persistenza di una “situazione severa” a causa della pandemia.
Per lo scenario, le previsioni sono di miglioramento “solo moderato” fino a quando l’impatto di Covid-19 resterà diffuso a livello mondiale, con ampi rischi per la crescita e la stabilità finanziaria. Il comunicato conclude con l’impegno a persistere con le politiche espansive in vigore, mentre continuerà a seguire da vicino l’evoluzione della pandemia e non esiterà ad adottare ulteriori misure di stimolo, se necessario.
La BoJ ha un ruolo secondario nella gestione della politica economica, anche in una fase recessiva e l’onere degli interventi di supporto alla crescita è concentrato sulla politica fiscale.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato sull’esito del FOMC. La positiva reazione è dovuta al fatto che la Fed ha rivisto significativamente al rialzo le previsioni di crescita 2020 a -3,7% da -6,5% di giugno e Powell ha spiegato che la ripresa dell’economia è stata più rapida del previsto negli ultimi due mesi.
Per il resto, i tassi come atteso sono rimasti invariati a 0-0,25% e la Fed prevede di lasciarli fermi ai livelli attuali fino a tutto il 2023.
La forward guidance è stata modificata per tenere conto della nuova definizione degli obiettivi di più lungo termine, per cui i tassi resteranno invariati fino a che l’inflazione non sarà risalita al 2% avviandosi a superare leggermente tale livello per qualche tempo e fino a che le condizioni del mercato del lavoro non siano ritenute coerenti con il perseguimento dell’obiettivo di massima occupazione.
Il messaggio complessivo rimane però molto prudente.
La Fed ribadisce infatti che lo scenario resta fortemente dipendente dall’evoluzione della pandemia e che permane un livello straordinariamente elevato di incertezza, ripetendo di essere pronta a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per contrastare la crisi e aggiungendo che anche quando riprenderà ad alzare i tassi la politica monetaria resterà ancora accomodante, perché gli effetti della crisi provocata dalla pandemia non si estingueranno in tempi rapidi. Con il ridimensionamento della contrazione del PIL attesa per quest’anno, vengono di conseguenza riviste al ribasso le previsioni di crescita per il prossimo biennio da 5,0-3,5% a 4,0-3,0% nel 2021-2022 rispettivamente con una crescita attesa nel 2023 a 2,5%. L’inflazione viene rivista al rialzo da 0,8-1,6-1,7% a 1,2%-1,7%-1,8% nel 2020-2021-2022 ed è attesa salire al 2,0% solo nel 2023.
La revisione in senso migliorativo dello scenario di crescita dovrebbe contribuire a prevenire una nuova fase di indebolimento del dollaro dopo la correzione subita nel corso dell’estate, a meno di delusioni dai dati di crescita USA, e potrebbe favorirne un parziale recupero.
Tuttavia, data l’incertezza sul decorso della pandemia, sul nuovo pacchetto di stimolo fiscale e sulle presidenziali di novembre i rischi verso il basso non si possono considerare svaniti.

EURL’euro si è indebolito sull’esito del FOMC di riflesso al rafforzamento generalizzato del dollaro scendendo in area 1,17 EUR/USD (minimo di stamani a 1,1735 EUR/USD).
La revisione al rialzo della crescita USA 2020 attuata dalla Fed dovrebbe contribuire a prevenire un ulteriore strappo rialzista della moneta unica al di sopra dei massimi recenti – a meno di delusioni dai prossimi dati USA – e potrebbe favorirne una parziale correzione.

GBPLa sterlina ha continuato a rafforzarsi ieri sia contro dollaro da 1,28 a 1,30 GBP/USD sia contro euro da 0,92 a 0,90 EUR/GBP, indebolendosi solo leggermente sull’esito del FOMC. Oggi però apre in calo contro dollaro e i rischi tornano a spostarsi verso il basso in funzione della riunione BoE, che – pur lasciando i tassi invariati – potrebbe aprire a nuovo stimolo monetario entro fine anno a causa delle ricadute negative dell’evoluzione recente della pandemia e del rischio di fallimento dei negoziati post-Brexit con l’UE. Il nuovo scenario di crescita e inflazione sarà pubblicato solo a novembre, ma la BoE dovrebbe fornire nuove indicazioni sulle tendenze di fondo già alla riunione odierna.

JPYLo yen si è rafforzato ulteriormente da 105 a 104 USD/JPY, indebolendosi solo marginalmente sull’esito del FOMC. Anche contro euro è salito da 125 a 123 EUR/JPY. Al rafforzamento ha contribuito l’incertezza politica domestica post-dimissioni di Abe, nonostante il successore Suga abbia già chiarito che manterrà la linea di politiche economiche espansive del predecessore.
La BoJ, alla riunione di questa notte, ha lasciato invariati i parametri di policy ribadendo di essere pronta a fornire nuovo stimolo se necessario.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La stima finale di agosto dovrebbe indicare un crollo dell’inflazione a -0,2% a/a da +0,4% a/a di luglio, in linea con il dato preliminare.
L’indice core BCE (al netto di alimentari ed energia) è atteso in rallentamento allo 0,6% a/a dall’1,3% precedente. Sul mese, l’indice generale potrebbe subire una discesa del -0,4% m/m dopo il -0,3% m/m di luglio; sono visti in calo anche i listini alimentari, mentre i prezzi dell’energia potrebbero registrare una stagnazione. L’inflazione dovrebbe mantenersi su valori bassi nei prossimi mesi, anche se permangono rischi al rialzo.

STATI UNITI
–  I nuovi cantieri residenziali ad agosto sono attesi in rialzo a 1,55 mln (5,5% m/m) da 1,496 mln (22,6% m/m) di luglio, avvicinandosi al picco recente di gennaio 2020 e ai livelli di fine 2006.
Anche le licenze ad agosto dovrebbero proseguire sul trend positivo ripreso da aprile 2020, salendo a 1,53 mln, dopo il forte rialzo di luglio (18,8% m/m).
L’indice di fiducia dei costruttori ha segnato un massimo storico a 78 ad agosto e dà segnali di ulteriore espansione dell’attività nel settore immobiliare residenziale.
– L’indice della Philadelphia Fed ad agosto dovrebbe correggere a 10 da 17,2 di luglio, mantenendo indicazioni modestamente espansive per l’attività nei prossimi mesi.
Il Beige Book ha riportato segnali di preoccupazione da parte delle imprese nell’area, per via della persistente incertezza dello scenario economico e sanitario, con indicazioni di debolezza per le prospettive degli investimenti.