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17 Settembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – La stima finale dei prezzi al consumo di agosto ha visto una revisione al ribasso di un decimo per l’indice NIC, da 0,5% a 0,4% sia su base congiunturale che tendenziale (lo 0,4% a/a è invariato rispetto al mese di luglio), mentre è stata confermata la lettura dell’indice armonizzato (a zero sul mese e 0,5% sull’anno, in questo caso in aumento rispetto allo 0,3% del mese precedente). La revisione è dovuta soprattutto agli alimentari (da 0,3% a 0,1% m/m). Nel mese i rincari restano dovuti soprattutto agli aumenti stagionali nei trasporti e nelle spese per il tempo libero, oltre che a un rimbalzo dei prezzi nelle comunicazioni. Anche la componente di fondo, sempre sull’indice domestico, è stata rivista al ribasso di un decimo, a 0,5% (stabile rispetto al mese di luglio). Il punto di minimo per l’inflazione italiana dovrebbe essere stato toccato lo scorso luglio (a 0,4% sul NIC e 0,3% sull’IPCA), ma la risalita sarà molto lenta (nostra stima per il 2020: 1,1% sulla misura domestica, 1,2% su quella armonizzata).

STATI UNITI – L’indice Empire della NY Fed a settembre corregge marginalmente, scendendo a 2 da 4,8 di agosto, con un segnale di quasi-stagnazione. Lo spaccato dell’indagine mostra marginale espansione di ordini e consegne, modesta accelerazione dei prezzi pagati e ricevuti, e ripresa della dinamica occupazionale.
Sull’orizzonte a sei mesi, le condizioni di attività in calo a 13,7 da 25,7 di agosto. Le componenti dell’indagine a 6 mesi sono in generalizzato calo, particolarmente marcato per le spese in conto capitale a 4,6 (-19 punti), sui minimi dal 2016. Nel complesso i dati non modificano il quadro di stagnazione dell’attività nel manifatturiero e di preoccupazione delle imprese per lo scenario dei prossimi trimestri.

 

COMMENTI:

BREXIT – L’incontro fra il primo ministro britannico Johnson e il presidente della Commissione Europea Juncker non ha prodotto alcun passo avanti. Tuttavia, la stampa britannica continua a prospettare una prossima proposta per rimpiazzare il backstop che prevedrebbe l’applicazione della normativa comunitaria in Irlanda del Nord, previa approvazione da parte di un’assemblea Nord Irlandese appositamente convocata. La proposta arriverebbe a ridosso del Consiglio Europeo di ottobre, sperando che la volontà di chiudere la partita ne faciliti l’approvazione. Tuttavia, anche questo piano si scontra con il problema di ottenere l’approvazione della Camera dei Comuni.

STATI UNITI
Trump ha annunciato che entro breve dovrebbe essere siglato un accordo commercialeesecutivo” fra USA e Giappone, limitato alla riduzione di alcuni dazi in modo da non essere soggetto all’approvazione del Congresso. Le dichiarazioni ottimistiche di Trump sono state seguite da una comunicazione più cauta da parte del Giappone, che per qualsiasi accordo richiedono l’impegno americano a non imporre in futuro dazi sulle auto giapponesi.
J. Shelton, candidata da Trump a coprire una posizione di membro del Board della Fed, in un articolo sul WSJ ha sottolineato che il mandato della Fed è nelle mani del Congresso e del Presidente.
Shelton ha notato che l’operato della Fed al momento non soddisfa il mandato attuale, con l’inflazione sotto il 2% e la curva invertita (nel Federal Reserve Act del 1913 si include anche l’obiettivo di “tassi di interesse a lungo termine moderati”).
Inoltre, Shelton ricorda che in passato il Congresso aveva imposto anche obiettivi più concreti e precisi con interventi legislativi. Nel 1978, l’Humphrey Hawkins Act (scaduto nel 2000) prescriveva alla Fed integrazione con il governo federale per raggiungere “importanti requisiti nazionali”, fra cui ridurre il deficit commerciale, aumentare le esportazioni e la competitività a livello internazionale.
Shelton sottolinea anche che, come ripete Trump quasi giornalmente, sarebbe opportuno che la Fed adeguasse i tassi di interesse anche alle decisioni delle altre banche centrali per proteggere la stabilità monetaria internazionale e la competitività delle imprese americane.
Al di là del fatto che Shelton, se nominata nel Board, sarebbe isolata nella sua visione di dipendenza della politica monetaria dal governo federale, si rileva il costante spostamento verso istituzioni più fragili in atto dall’inizio del mandato Trump.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana al rialzo, per nulla penalizzato dall’indice Empire che pure ha deluso scendendo più delle attese. A favorire il biglietto verde è stata infatti l’autorizzazione da parte del Presidente Trump all’utilizzo delle scorte d’emergenza di petrolio dopo l’attacco ai due stabilimenti petroliferi sauditi. Nella stessa direzione ha agito anche, in parte, il riposizionamento degli investitori in vista del FOMC che inizia oggi e terminerà domani sera. Oggi, nell’attesa per l’esito della riunione Fed, il dollaro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, a meno di importanti sorprese/delusioni dai dati.

EURL‘euro ha aperto la settimana al ribasso da 1,1091 a 1,0988 EUR/USD, erodendo così i guadagni post-BCE. Il movimento riflette soprattutto la salita del dollaro in funzione della risposta di Trump agli attacchi alle raffinerie saudite. Oggi la moneta unica potrebbe riguadagnare un po’ di terreno se lo ZEW tedesco non deluderà le aspettative di miglioramento. Sono in programma anche alcuni discorsi BCE. Tuttavia lo spazio di movimento dovrebbe essere limitato, vista l’attesa per la riunione della Fed.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in calo contro dollaro da 1,2509 a 1,2397 GBP/USD penalizzata dall’assenza di progressi concreti sul fronte Brexit. Mentre infatti il primo ministro Boris Johnson ripete che si sta lavorando duramente per trovare un accordo, l’UE ribadisce che il governo britannico non ha ancora avanzato proposte concrete per un’alternativa al “backstop” irlandese. Dall’incontro di Johnson con Juncker non sono emerse novità ma ora i colloqui dovrebbero proseguire a livello politico tra il caponegoziatore UE Barnier e il ministro britannico per Brexit Barclay, con un calendario di aggiornamento dei lavori quotidiano. Contro euro la sterlina è invece salita da 0,89 a 0,88 EUR/GBP, per via della maggior correzione della moneta unica. In attesa della riunione BoE di giovedì, il cambio risponderà al flusso di notizie su Brexit e in assenza di progressi positivi la valuta britannica rischia di restare sulla difensiva.

JPYLo yen ha aperto la settimana inizialmente al rialzo da 108 a 107 USD/JPY sulla notizia dell’attacco alle due raffinerie saudite, ma poi ha perso rapidamente terreno tornando al punto di partenza, perché l’autorizzazione di Trump all’utilizzo delle scorte petrolifere d’emergenza ha favorito su tutto il dollaro. Contro euro invece lo yen si è apprezzato passando da 119 a 118 EUR/JPY, perché in questo caso ha prevalso la correzione della moneta unica. A meno di altri sviluppi, non prevedibili, la valuta nipponica dovrebbe pressoché stabilizzarsi, in attesa del FOMC di domani e della riunione BoJ il giorno successivo.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – I dati di attività reale hanno riaperto il 3 ° trimestre su una nota molto debole, aumentando la probabilità che l’economia tedesca possa scivolare in una recessione tecnica, dopo aver registrato una contrazione di -0,1% t/t nel 2° trimestre. La debolezza nel 2° trimestre è originata dalla produzione industriale: su questo fronte, sia la produzione manifatturiera che i nuovi ordini sono scesi di nuovo a luglio, ben al di sotto delle aspettative di mercato. Ciò dovrebbe riflettere un ulteriore calo della valutazione corrente dell’economia tedesca misurata dall’indagine ZEW, da -13,5 punti in agosto. La componente delle aspettative potrebbe finalmente stabilizzarsi, dopo aver registrato un’ampia correzione nei mesi precedenti, risalendo a -42,0 a settembre contro -44,1 ad agosto. Riteniamo che i principali rischi globali per le prospettive siano già stati incorporati in precedenza.

STATI UNITI – La produzione industriale ad agosto è prevista in aumento di 0,2% m/m, con un incremento di 0,3% m/m nel settore manifatturiero (dopo -0,4% m/m di luglio). Le ore lavorate viste con l’employment report danno indicazioni positive per la produzione nel manifatturiero e nelle utility, ma negative per l’estrattivo. I dati potrebbero segnalare una stabilizzazione dell’output manifatturiero nel 3° trimestre dopo due trimestri consecutivi in calo.