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17 Ottobre 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri in Eurozona le esportazioni sono cresciute di 1,6% m/m ad agosto mentre l’import è sceso del -2% m/m portando l’avanzo commerciale a 11,9 miliardi di euro dai 3,5 miliardi di luglio.
I dati sul commercio di beni deflazionati per i prezzi all’import e all’export industriale, cui andrà aggiunto anche l’apporto probabilmente positivo delle esportazioni di servizi suggeriscono che nel 3° trimestre il canale estero netto potrebbero offrire un contributo positivo alla crescita del PIL

ITALIA – La stima finale ha rivisto al ribasso di un decimo l’inflazione calcolata sull’indice armonizzato, al 5,6% (ad agosto era stata del 5,5%), mentre l’inflazione nazionale è stata confermata al 5,3% della stima preliminare, dal 5,4% del mese precedente.
Nel mese, i prezzi sono cresciuti di +0,2% m/m sul NIC e di +1,7% m/m sull’IPCA, per via della fine dei saldi estivi.

STATI UNITI – Ieri l’indice Empire della NY Fed di ottobre è calato a -4,6 da +1,9 di settembre, proseguendo la fase laterale iniziata a fine 2022 e registrando correzioni diffuse ai nuovi ordini (-4,2 da 5,1), alle consegne (1,4 da 12,4) e agli ordini inevasi (-19,1 da -5,2).
L’occupazione è salita lievemente, supportata da un incremento delle ore lavorate, mentre i prezzi ricevuti sono tornati a calare a fronte di prezzi pagati stabili nel mese.
L’indice a 6 mesi ha ritracciato moderatamente, dopo aver toccato un massimo da oltre un anno a settembre, attestandosi a 23,1 da 26,3, a seguito di una correzione generale di tutti i comparti al netto delle scorte.
Le componenti più prospettiche segnalano dunque un possibile miglioramento nei prossimi mesi ma al momento l’indice rimane estremamente volatile nel breve periodo e coerente con una quasi stagnazione dell’attività nel manufatturiero.

 

COMMENTI:     

ITALIA – Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento Programmatico di Bilancio, che successivamente è stato inviato alla Commissione Ue.
Il testo completo non è ancora disponibile, ma sulla base del comunicato-stampa diffuso al termine del CdM la manovra lorda per il 2024 dovrebbe valere più del previsto ovvero 28 miliardi.
I principali interventi sono i seguenti: 1) rifinanziamento del taglio al cuneo contributivo (10 mld); 2) accorpamento delle prime due aliquote Irpef (4 mld); 3) rinnovo dei contratti del pubblico impiego, che vale 5 miliardi, cui si aggiungono circa 2,5 miliardi destinati al personale medico-sanitario; 4) stanziamento aggiuntivo pari a 3 miliardi per la sanità; 5) misure in favore delle famiglie numerose e di sostegno alla natalità (1 miliardo); 5) interventi per le imprese per oltre 3 miliardi, di cui 1,3 mld per nuove assunzioni e 1,8 miliardi per l’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nel Mezzogiorno; 6) rimodulazione di Ape e Opzione donna, e del meccanismo di indicizzazione all’inflazione, in tema di pensioni; 7) nuove risorse per le infrastrutture, tra le quali la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina (27 mld per le amministrazioni centrali nel periodo 2024-2038); 8) rifinanziamento delle spese indifferibili, tra cui “strade sicure“, aiuti all’Ucraina e missioni internazionali.
Sul fronte delle coperture, sono previste riduzioni di spesa per 5 miliardi (si parla di tagli “lineari” del 5% per i ministeri), aumenti delle accise sui tabacchi, un tetto alle detrazioni che “sterilizzerà” il taglio della seconda aliquota Irpef per i redditi oltre 50 mila euro annui, e una minore rivalutazione delle pensioni più alte.
Inoltre, circa 3 miliardi per un primo aumento degli stipendi del pubblico impiego e del conguaglio sulle pensioni dovuto all’adeguamento all’inflazione dovrebbero arrivare dallo scostamento di bilancio per il 2023 previsto dal “decreto anticipi”.

STATI UNITIHarker (Fed di Philadelphia) ha ribadito che la banca centrale ha probabilmente terminato il suo sentiero di rialzo dei tassi e si è soffermato sul mercato immobiliare, dichiarando che gli elevati tassi sui mutui stanno scoraggiando gli acquirenti di case di nuova costruzione e limitando le vendite di case esistenti.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha aperto la settimana in calo ieri sul calo dell’indice Empire che è sceso circa n linea con le attese e sul ridimensionamento della risk aversion in merito alle tensioni in Medio Oriente.
Si tratta di una fase in cui ora il dollaro potrebbe muoversi in range in attesa che i dati chiariscano il sentiero di policy della Fed.
Oggi intanto usciranno vendite al dettaglio e produzione industriale, attese in indebolimento il che potrebbe riportare il dollaro sulla difensiva dopo il parziale ritracciamento di stamani.
Da seguire in questi giorni saranno anche i vari discorsi Fed, incluso Powell giovedì.

EURL’euro ha aperto la settimana al rialzo ieri di riflesso al calo del dollaro, ma il recupero è stato contenuto e limitato in area 1,05 EUR/USD.
Questa mattina infatti è di nuovo sulla difensiva, perlopiù di riflesso al ritracciamento del dollaro ma in parte anche per i rischi verso il basso sulla crescita dell’area.
Anche se il cambio ha reagito positivamente poco fa sullo ZEW tedesco che è migliorato più delle attese, pur restando ancora in territorio negativo, la reazione è stata (per ora) contenuta.
Potrebbe comunque trarre beneficio poi in giornata dai dati USA, a meno che non sorprendano in positivo. Da seguire anche vari discorsi BCE in programma.

GBP – La sterlina ha aperto la settimana al rialzo ieri sul calo del dollaro da 1,21 a 1,22 GBP/USD ma è di nuovo in calo questa mattina anche per via dei dai sul mercato del lavoro domestico che hanno mostrato un rallentamento della dinamica retributiva superiore alle attese.
Dalla BoE, inoltre, Dhingra (che a settembre aveva votato per tassi fermi) ha dichiarato di vedere segnali di allentamento sia sul fronte salari sia sul fronte inflazione.
Questa mattina, infatti, la sterlina è in calo anche contro euro, seppure ancora in area 0,86 EUR/GBP.
Il prossimo test sarà già domani con i dati di inflazione, attesi solo in lieve rallentamento.

JPY – Lo yen ha aperto la settimana stabile contro dollaro in area 149 USD/JPY, aiutato dal debole dato USA di ieri e dalla stabilizzazione verso l’alto dei rendimenti a 10 anni giapponesi (a un soffio dai massimi recenti a 0,80%).
Lo yen resta comunque ancora vicino alla soglia di un eventuale intervento valutario (150-151 USD/JPY).
Salvo sorprese verso l’alto dai dati USA di oggi le pressioni ribassiste dovrebbero tuttavia ridimensionarsi.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – Oggi l’indice ZEW potrebbe calare a ottobre a -12,3 da un precedente -11,4 data la correzione del mercato azionario delle scorse settimane.
L’indice sulla situazione corrente è atteso in recupero a -77 da un precedente -79,4.
L’indice ZEW sulla situazione corrente rimane su valori non molto distanti a quelli osservati nel primo lockdown e durante la crisi del 2009, e coerente con un proseguimento della fase di debolezza dell’economia tedesca.

STATI UNITI
 – Oggi le vendite al dettaglio di settembre dovrebbero aumentare di 0,3% m/m, in rallentamento rispetto al dato di agosto (0,6% che, tuttavia, era spiegato quasi interamente dall’aumento dei prezzi della benzina).
I volumi presso i concessionari sono saliti del 4,2% m/m a settembre, dopo l’ampio calo di -4,4% del mese precedente, e le vendite settimanali hanno segnato un incremento di 3,2% m/m, nonostante ad inizio ottobre abbiano iniziato a rallentare.
Al netto delle auto, le vendite sono attese in rialzo moderato, con una variazione di 0,1% m/m da 0,6% precedente.
Nel complesso il dato di settembre dovrebbe indicare che i consumi daranno ancora un apporto concreto alla crescita del PIL nel terzo trimestre, in decisa accelerazione rispetto allo 0,8% t/t del 2° trimestre.
– La produzione industriale a settembre dovrebbe espandersi di 0,2% m/m, dopo la crescita maggiore delle aspettative (0,4% m/m) registrata il mese precedente.
L’aumento di agosto era stato principalmente spiegato dagli incrementi delle utility e del settore estrattivo, che potrebbero ritracciare a settembre, mentre l’output nel manifatturiero è cresciuto solo marginalmente (0,1% m/m) e potrebbe riaccelerare grazie al rimbalzo del comparto auto (dopo il -5% m/m di agosto) e all’aumento degli occupati rilevati dall’employment report di settembre.
I dati complessivamente dovrebbero rimanere in linea con una stagnazione dell’industria e un contributo marginale alla crescita del PIL del terzo trimestre.