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17 Ottobre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIAL’inflazione di settembre è stata rivista al ribasso di un decimo, da 0,4% a 0,3% sul NIC e da 0,3% a 0,2% sull’IPCA. Nel mese, sull’indice domestico, i prezzi sono calati di -0,6% (da -0,5% della prima lettura), per via soprattutto degli alimentari (da -0,1% a -0,4% m/m). Rivisti lievemente al ribasso anche bevande alcoliche e tabacchi; abbigliamento e calzature; mobili, articoli e servizi per la casa; comunicazioni, ricreazione, spettacoli e cultura; altri beni e servizi. L’unico gruppo che ha visto una rilettura al rialzo è quello dei servizi ricettivi e di ristorazione, che però resta la causa principale del calo dei prezzi su base congiunturale dopo il settore dei trasporti (rispettivamente -1,9% e -3,6% m/m). In entrambi i casi si tratta di ribassi in gran parte di natura stagionale. L’inflazione core è stata confermata in aumento a 0,6% a/a da 0,5% di luglio. Il dato di settembre dovrebbe rappresentare un punto di minimo per l’inflazione, ma la risalita sarà lenta (stimiamo uno 0,6-0,7% per fine anno e uno 0,9-1% per la media dell’anno prossimo, rispettivamente per indice armonizzato e nazionale).

ITALIAAd agosto, si registra il terzo calo consecutivo per il fatturato nell’industria (-0,3% m/m), a fronte di un parziale rimbalzo su base congiunturale per gli ordinativi (+1,1% dopo il -2,8% m/m di luglio). Sull’anno, entrambi gli indici calano in territorio ancor più negativo (il fatturato da -0,7% a -2,2% su base corretta per gli effetti di calendario, gli ordini da -0,8% a -10% in termini grezzi); a pesare è soprattutto il mercato estero. Il fatturato registra però nel mese una crescita per i beni strumentali (+0,9% m/m) e per i beni di consumo durevoli (+0,7% m/m). Rispetto a 12 mesi fa, spiccano le flessioni a due cifre per gli ordinativi in diversi comparti: mezzi di trasporto (-27,3%), settore metallurgico (-11,7%), chimico (-10,9%) e del legno, carta e stampa (-10,1%). Il dato conferma che non si è esaurita la fase recessiva per l’industria, sulla scia soprattutto della debolezza del commercio con l’estero.

AREA EURO – La seconda lettura di settembre ha rivisto al ribasso di un decimo l’inflazione a 0,8% da 0,9%, in rallentamento di due decimi da 1,0% di agosto. Sul mese i prezzi al consumo sono saliti di 0,2% m/m da 0,1% m/m di agosto. L’indice sottostante al netto di energia e alimentari (la misura preferita dalla BCE) ha accelerato di un decimo all’1,2% da 1,1%. Nei prossimi mesi prevediamo un’accelerazione dell’inflazione in direzione dell’1%.

STATI UNITI – Il Beige Book riporta che l’economia è cresciuta a un ritmo fra minimo e modesto, con indicazioni marginalmente più positive nelle regioni meridionali e occidentali. I consumi retano solidi, soprattutto nel segmento auto. Dal lato delle imprese, si registra ulteriore rallentamento nel manifatturiero, con indicazioni di ricadute negative dovute alle persistenti tensioni commerciali e alla crescita globale più debole. Le imprese prevedono che l’espansione prosegua, ma molte hanno ridotto il loro scenario di crescita per i prossimi 6-12 mesi. Sul mercato del lavoro, l’occupazione è “leggermente cresciuta”, con persistenti difficoltà a reperire manodopera in molti settori. Nel manifatturiero, in diversi distretti le imprese hanno ridotto gli occupati per via dell’indebolimento degli ordini; in diversi casi il freno dell’attività è stato affrontato con un calo delle ore lavorate nel timore di avere successive difficoltà per eventuali riassunzioni in una situazione di eccesso di domanda di lavoro. I salari sono in aumento moderato, con molte imprese che preferiscono cercare di attrarre/ritenere occupati con incentivi non monetari. Sui prezzi, gli aumenti sono “modesti”, mentre si riporta incremento dei costi collegati ai dazi, in parte trasferiti a valle sui clienti. Il quadro riassunto dal Beige Book conferma le pressioni negative delle tensioni commerciali sul settore manifatturiero e potrebbe dare sostegno ai partecipanti al FOMC che propendono per un taglio dei tassi a ottobre.

STATI UNITI – Le vendite al dettaglio di settembre deludono le aspettative, con un calo di -0,3% m/m (consenso: 0,3% m/m), dopo 0,6% m/m (rivisto da 0,4% m/m) di agosto. Al netto delle auto la variazione delle vendite è di -0,1% m/m, dopo 0,2% m/m. Il dato complessivo appare più debole di quello che è in realtà, per almeno due motivi. Prima di tutto, la revisione di agosto migliora il quadro del bimestre di 2 decimi. In secondo luogo, la correzione è dovuta a tre fattori specifici: materiali da costruzione (-1% m/m, che non entrano nella definizione dei consumi, ma sono parte degli investimenti residenziali), auto (-0,9% m/m, dopo + 1,9% m/m di agosto, e frenati dall’ampio calo dei prezzi delle auto usate), benzina (-0,7% m/m, dopo -1,3% m/m di agosto, sulla scia di un effetto prezzo negativo). Invece, le principali voci di spesa discrezionale sono positive e in alcuni casi, solide: abbigliamento (+1,3% m/m, dopo -0,7% m/m ad agosto), sanità e cura della persona (+0,6% m/m dopo -0,2% m/m), arredamento (+0,6% m/m). Alcune voci sono comunque deboli: articoli sportivi (-0,1% m/m), vendite online (-0,3% m/m) Tuttavia, va notato che l’aggregato “control”, al netto di auto, benzina, materiali da costruzione e alimentari è invariato su base mensile (+6,8% media 3m ann.) e indica un netto rallentamento dopo diversi mesi molto solidi. Le informazioni delle vendite fanno pendere ulteriormente l’ago della bilancia verso un taglio dei tassi alla riunione di fine ottobre.

 

COMMENTI:

ITALIA – La UE ha diffuso il Documento Programmatico di BiIancio inviato dal governo italiano. Il documento presenta alcune novità rispetto alla Nota di Aggiornamento al DEF:
La manovra netta 2020 vale lo 0,9% del PIL, ovvero oltre 16 miliardi, contro lo 0,8% prospettato in precedenza. Poiché le coperture valgono circa 15 miliardi (dai 14,5 citati in sede di presentazione della NADEF), la manovra lorda dovrebbe superare i 31 miliardi.
• I proventi dalle misure di contrasto all’evasione fiscale valgono lo 0,18% del PIL (contro lo 0,4% annunciato nella NADEF) ovvero circa 3 miliardi anziché oltre 7 miliardi come indicato in precedenza. È possibile che il governo abbia tenuto conto dei rilievi mossi in tal senso, tra gli altri, dall’Ufficio Parlamentare di bilancio, dalla Banca d’Italia e dalla Corte dei Conti.
• Il gap è colmato verosimilmente dai 3 miliardi di “miglioramento delle entrate tributarie” dovuto al differimento della rata fiscale dal 16 novembre 2019 al 16 marzo 2020 (che ha peggiorato la stima sul deficit 2019 a 2,2%, da un 2-2,1% atteso alla vigilia): si tratta in effetti della seconda misura di copertura più importante dopo la lotta all’evasione.
• La dotazione per il taglio al cuneo fiscale, come peraltro atteso alla vigilia, è lievemente aumentata rispetto alla NADEF, da 0,15% a 0,17% del PIL per il 2020 ovvero a circa 3 miliardi (che salgono a 5 miliardi negli anni successivi).
• Le clausole di salvaguardia vengono disattivate solo in parte per gli anni successivi al 2020, e restano in vigore per ben 18,3 mld nel 2021 e 25,3 mld nel 2022. Ciò significa che negli anni prossimi il sentiero di finanza pubblica resterà altrettanto stretto.
Più in generale, le misure discrezionali previste nel documento (disattivazione delle clausole e taglio del cuneo a parte) valgono ciascuna meno dello 0,05% del PIL: l’impressione è che, vista l’esiguità delle risorse a disposizione, sarebbe stato forse preferibile concentrarsi su pochi interventi ben riconoscibili, che dessero l’idea di una strategia d’insieme. Infine, il DPB non fa cenno alla richiesta di flessibilità alla UE per lo 0,7% del PIL che era stata menzionata in sede di presentazione della NADEF dal Ministro dell’Economia, ma si limita a reiterare la conferma della flessibilità per lo 0,2% del PIL già concessa lo scorso anno per le spese connesse alla lotta al dissesto idrogeologico. A nostro avviso, non sarebbe sorprendente se la Commissione sollevasse dei rilievi all’impianto della manovra, perché l’evoluzione del saldo strutturale si discosta troppo dalle richieste (tenendo conto della flessibilità, +0,1% contro +0,6%).

BREXIT – Il Consiglio Europeo del 17-18 ottobre dovrebbe occuparsi anche dei negoziati con il Regno Unito. Nelle intenzioni, questo è sempre stato l’appuntamento per ratificare eventuali modifiche all’accordo o esaminare una nuova richiesta britannica di rinvio della scadenza (attualmente fissata al 31 ottobre). Si speculava però che il fallimento dei negoziati avrebbe potuto indurre il premier Johnson a disertare l’appuntamento. Fra il 10 e l’11 ottobre, tuttavia, dai colloqui bilaterali fra Regno Unito e Irlanda è maturata una svolta, e pare che sia stato raggiunto un accordo sul meccanismo di salvaguardia per l’Irlanda del Nord, che è tornato vicino alla formulazione originaria (si applica soltanto all’Irlanda del Nord). Non è ancora chiaro se sarà possibile arrivare a un documento finale prima del vertice; soprattutto, Johnson non ha ancora avuto conferma del sostegno degli unionisti nord-irlandesi del DUP, cruciale in vista del passaggio di ratifica parlamentare. Se le condizioni per la ratifica non fossero soddisfatte in tempo, potrebbe essere convocato un nuovo consiglio europeo straordinario alla fine della prossima settimana. A quel punto, resterebbe la sfida di ottenere un voto favorevole alla Camera dei Comuni.

STATI UNITIEvans (Chicago Fed) ha detto che la politica monetaria è probabilmente appropriata per le condizioni attuali, ma ha aggiunto di non avere ancora una posizione precisa riguardo a un nuovo taglio dei tassi alla prossima riunione. Evans ha sottolineato che ci sono rischi verso il basso collegati all’incertezza e a possibili nuovi shock. Secondo Evans ci sono “argomenti per maggiore stimolo ora” in modo da ammortizzare i rischi di potenziali eventi negativi. Per questo motivo Evans mantiene “una mente aperta” per la decisione del 29-30 ottobre.
Kaplan (Dallas Fed) ha rilevato che la crescita globale sta rallentando e che le politiche commerciali stanno danneggiando le imprese a livello mondiale. Sui tassi, Kaplan ritiene opportuno prendere del tempo per valutare gli sviluppi dello scenario.
Brainard (Board), senza toccare i temi della politica monetaria di breve termine, ha analizzato il rapporto costi/benefici di tassi negativi, concludendo che a suo avviso non è favorevole. Questo rende importante utilizzare “vigorosamente” gli altri strumenti disponibili quando si è vicini al limite dello zero.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è indebolito ancora ieri, appesantito anche dai dati sulle vendite al dettaglio che sono risultati peggiori delle attese mostrando addirittura una contrazione a indicare il rischio che anche i consumi, finora punto di forza dell’economia USA, possano mostrare segnali di debolezza. La probabilità implicita nei futures sui Fed Funds di un taglio dei tassi Fed già alla prossima riunione del 30 ottobre è salita all’88% dal 73% di ieri e dal 32% di solo un mese fa. Anche il Beige Book ha segnalato ripercussioni negative sul settore manifatturiero a causa dell’incertezza sulle politiche commerciali.
Altri segnali di debolezza si attendono dai dati odierni (Philly Fed, produzione industriale, settore immobiliare). A meno di sorprese positive dai dati o di indicazioni contrarie a un taglio dei tassi a ottobre dai discorsi Fed, il dollaro rischia di restare sulla difensiva, ma in assenza di sviluppi positivi sul fronte Brexit che facciano rafforzare nuovamente la sterlina potrebbe riuscire a chiudere al di sopra dei minimi di ieri.

EUR – L’euro si è rafforzato ieri salendo da un minimo di 1,1020 a un massimo di 1,1085 EUR/USD, ma non grazie a fattori di forza propria quanto per correlazione positiva con la sterlina e per l’indebolimento del dollaro sulla delusione delle vendite al dettaglio USA. I dati dell’area hanno fornito ancora segali deboli, con la stima definitiva dell’inflazione rivista al ribasso su settembre da 0,9% a 0,8%. Dalla BCE Knot ha dichiarato che bisognerebbe valutare l’opzione di introdurre una banda simmetrica di oscillazione intorno al target di inflazione, per migliorare l’efficacia della politica monetaria, insieme, eventualmente, all’estensione dell’orizzonte entro il quale sarebbe desiderabile ricondurre l’inflazione al target. Altri discorsi BCE sono in programma oggi. L’euro potrebbe rafforzarsi ancora in caso di sviluppi negativi negli USA e/o positivi su Brexit. Dato che è stata lesa la prima resistenza chiave di 1,1070 EUR/USD, è ora da monitorare la tenuta dei livelli successivi a 1,1100-1,1170 EUR/USD: uno sfondamento di 1,1170 porterebbe il cambio fuori dal fronte ribassista in atto.

GBP – La sterlina si è apprezzata ulteriormente ieri aggiornando i massimi sia contro dollaro a 1,2875 GBP/USD sia contro euro a 0,8596 EUR/GBP al susseguirsi delle notizie che davano come possibile il raggiungimento di un accordo entro la giornata di ieri, in tempo per essere vagliato al vertice UE che si apre oggi e termina domani. Il Presidente del Consiglio UE Donald Tusk aveva dichiarato ieri pomeriggio che “Le basi fondamentali per un accordo sono pronte, teoricamente domani potremmo accettare l’accordo”.
Questa mattina però il DUP – il cui sostegno sarebbe cruciale nella fase di ratifica parlamentare – ha reso noto che non intende accettare la proposta attuale per risolvere la questione irlandese e la valuta britannica ha corretto. Il DUP ha comunque fatto sapere che continuerà a collaborare con il governo per cercare di trovare una soluzione.

JPY – Lo yen è rimasto sulla difensiva muovendosi vicino ai minimi del giorno precedente contro dollaro in area 108 USD/JPY e superandoli contro euro in area 120 EUR/JPY inoltrata, in funzione del miglioramento di sentiment su Brexit registrato durante la giornata di ieri. In assenza però di sviluppi positivi oggi su questo fronte il calo potrebbe fermarsi, soprattutto se dagli USA dovessero giungere altre indicazioni di debolezza.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
– I nuovi cantieri residenziali dovrebbero correggere a 1,330 mln di unità ann., da 1,364 mln di agosto. La flessione di settembre segue un ampio rialzo ad agosto (+12,3% m/m) e non modifica il quadro positivo dell’edilizia residenziale, sostenuto dal calo dei tassi sui mutui. Le licenze edilizie dovrebbero correggere a 1,340 mln, dopo la variazione di 8,6% m/m del mese precedente.
– L’indice della Philadelphia Fed a ottobre è previsto in calo a 8 da 12 di settembre. Come per l’indagine Empire, si è aperto un ampio differenziale con l’ISM, il cui livello di settembre farebbe prevedere un Philly Fed a -5. La previsione per l’indice dalla Philadelphia Fed è di calo contenuto, alla luce delle indicazioni ancora moderatamente ottimistiche contenute nell’indagine di settembre. L’attività nel manifatturiero al netto delle auto (colpite dallo sciopero GM in corso da quattro settimane) dovrebbe mantenersi circa stagnante.
– La produzione industriale a settembre dovrebbe essere in calo di -0,2% m/m, mentre nel settore manifatturiero la correzione dovrebbe essere di -0,4% m/m. Il calo atteso dell’output è da ascrivere allo sciopero dei lavoratori di GM, entrato ora nella quarta settimana. Le ore lavorate riportate dall’employment report di settembre hanno mostrato una variazione complessiva di +0,1% m/m, e una variazione circa nulla nel manifatturiero, mentre le informazioni dell’ISM segnalano ampia debolezza. Al netto delle auto, il manifatturiero dovrebbe registrare un marginale incremento. La variazione nelle utility dovrebbe essere modestamente positiva e circa controbilanciata da una correzione contenuta nell’estrattivo. Le informazioni disponibili dal lato dell’offerta puntano a una crescita del PIL nel 3° trimestre intorno a 1,5% t/t ann. La stima nowcasting dell’Atlanta Fed vede un rialzo di 1,8% t/t ann.