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17 Novembre 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri, la stima finale dei prezzi al consumo di ottobre ha rivisto ribasso la crescita dei prezzi sia sull’indice NIC, al 3,4% m/m da 3,5% della stima flash, che sull’armonizzato, al 3,8% m/m da 4%.
La revisione riguarda la componente energia, ed è imputabile al nuovo metodo introdotto dall’ARERA per l’aggiornamento delle tariffe del gas.
L’inflazione annua è stara rivista al ribasso di un decimo sull’indice nazionale, all’11,8% a/a, e di due decimi sull’IPCA, al 12,6% a/a, comunque in netto aumento rispetto ai dati di settembre (rispettivamente 8,9% e 9,4%).
La componente di fondo (sul NIC) è confermata al 5,3% a/a.
La media d’anno dell’indice IPCA potrebbe attestarsi all’8,5% nel 2022 e al 7,5% nel 2023.

STATI UNITI
 – In termini di dati, ieri le vendite al dettaglio di ottobre hanno mostrato una variazione di 1,3% m/m (8,3% a/a) sia per l’aggregato totale sia per quello al netto delle auto, con indicazioni positive per i consumi di beni.
Al netto della ristorazione (che registra un incremento di 1,6% m/m), le vendite sono in aumento di 1,2% m/m.
Escludendo auto e benzina, il rialzo è di 1,3% m/m.
I dati mostrano una crescita sostenuta per il comparto auto (1,5% m/m), collegata alla maggiore disponibilità dal lato dell’offerta, e per la benzina (4,1% m/m) per via dei prezzi in crescita.
Fra i beni voluttuari, l’elettronica (-0,3% m/m), gli articoli sportivi (-0,3% m/m) e l’abbigliamento (stabile nel mese) sono deboli, mentre le vendite online e quelle di materiali da costruzione sono in crescita rapida.
I dati puntano a una riaccelerazione della dinamica del consumo di beni a settembre che, insieme alla tenuta attesa dei servizi, dovrebbe fornire una base solida per la variazione della spesa delle famiglie nel 4° trimestre.
– La Business Leaders Survey condotta dalla NY Fed presso le imprese dei servizi a novembre conferma il trend verso il basso degli indici di attività che restano in territorio recessivo sia sull’orizzonte corrente sia su quello a sei mesi, con indicazioni ancora espansive per l’occupazione e per i prezzi.
Le imprese, sia nel manifatturiero sia nei servizi, continuano ad avere problemi a reperire manodopera per coprire posizioni aperte, nonostante la continua accelerazione dei salari offerti.
– La produzione industriale a ottobre è calata di -0,1% m/m, dopo 0,1% m/m (rivisto verso il basso da 0,4% m/m), con una variazione di 0,1% m/m nel manifatturiero e contrazioni di -0,4% m/m e -1,5% m/m nell’estrattivo e nelle utility, rispettivamente.
Nel manifatturiero, la produzione di beni durevoli rimane solida (0,5% m/m), con aumenti ampi per auto (2% m/m), mentre per i beni non durevoli si registra debolezza.

 

COMMENTI:

BCE
– Inviti a procedere con gradualità nella restrizione della politica monetaria sono venuti ieri da de Cos (Spagna) e Visco (Banca d’Italia).
Per entrambi, comunque, la necessità di continuare con la politica di restrizione è evidente.
De Cos ha sostenuto l’opportunità di assorbire l’impatto dei forti rimborsi TLTRO prima di ridurre il portafoglio APP.
– Nella Financial Stability Review pubblicata ieri, la BCE segnala un aumento dei rischi per la stabilità finanziaria, in parte legati all’incertezza sull’entità della restrizione monetaria necessaria per controllare l’inflazione, e maggiori necessità di accantonamenti per il rischio di credito, ma nota pure che il sistema bancario dell’eurozona è ben posizionato per fronteggiarli.
Le aree critiche sono piuttosto individuate nel comparto non-bancario.

STATI UNITI
 – Dalla Fed, George (Kansas City Fed) ha segnalato che il mercato del lavoro rimane così sotto pressione da rendere molto difficile fare rallentare l’inflazione senza generare un “effettivo rallentamento, e forse anche una contrazione dell’economia”.
Waller (Board) ha ripetuto che è necessario mantenere alta la guardia nella lotta all’inflazione, sottolineando che la crescita e la dinamica salariale dovranno rallentare per garantire la stabilità dei prezzi.
Secondo Waller, i recenti segnali di rallentamento dell’inflazione permettono di considerare una riduzione del ritmo dei rialzi dei tassi, con un possibile un aumento di 50pb a dicembre.
Tuttavia, è troppo presto per concludere che l’inflazione ha toccato il picco e un solo dato non è sufficiente a convincerlo che la guerra all’inflazione sia già vinta.
Inoltre, con i tassi su livelli più elevati, è ragionevole ridurre il ritmo dei rialzi anche continuando a salire.
Sarà da vedere se i dati permetteranno di rallentare ancora i rialzi, passando a variazioni di 25pb, o se sarà necessario arrivare a un punto finale più elevato con una serie di incrementi di 50pb.
A nostro avviso, se il rally seguito al CPI di ottobre proseguirà, allentando ulteriormente le condizioni finanziarie, la Fed dovrà reagire con nuovi segnali hawkish.
– Sul fronte politico, i repubblicani hanno raggiunto la maggioranza dei seggi alla Camera, toccando la soglia di 218, contro i 211 assegnati ai democratici.
Lo spoglio dei voti non è ancora finito, con 6 seggi ancora incerti, e il margine dei repubblicani sarà molto più esiguo di quanto atteso prima del voto.
I risultati confermano comunque il passaggio a una fase di governo diviso, in cui l’agenda legislativa democratica sarà a tutti gli effetti congelata fino al 2024.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro è rimasto sulla difensiva, riportandosi comunque al di sopra dei minimi di due giorni fa.
Dai dati sono giunte indicazioni miste (migliori del previsto le vendite al dettaglio, più debole invece la produzione industriale), non in grado come tali di restituire slancio al dollaro.
Simile dovrebbe essere il quadro che emergerà dai dati odierni, per cui più rilevanza potranno avere i vari discorsi Fed.
Tuttavia, poiché I nuovi dati chiave arriveranno a dicembre, dai discorsi Fed non dovrebbero giungere spunti in grado di riassorbire il recente calo del biglietto verde.
Del resto, in assenza di novità di rilievo, il dollaro potrebbe cercare di stabilizzarsi, anziché scendere ulteriormente.
Un ruolo più significativo potrà avere piuttosto in questa fase l’evoluzione della risk aversion.

EUR – L’euro si è pressoché stabilizzato tra 1,03 e 1,04 EUR/USD, di riflesso alla dinamica del dollaro.
Il beneficio che può continuare a trarre dalla fase di debolezza del biglietto verde dovrebbe essere limitato e temporaneo, per via dell’attesa entrata in recessione dell’economia area euro nel 4° trimestre, prospettiva richiamata anche in alcuni discorsi BCE.
In assenza di novità di rilievo dopo quelle già emerse di recente dovrebbe quindi tendenzialmente stabilizzarsi nella fascia 1,02-1,04 EUR/USD.

GBPAnche la sterlina si è sostanzialmente stabilizzata contro dollaro a 1,18-1,19 GBP/USD, assestandosi anche contro euro in area 0,87 EUR/GBP, aprendo però in rafforzamento questa mattina.
Rischia tuttavia nuova – contenuta – debolezza oggi in vista della pubblicazione del Budget d’Autunno del nuovo Cancelliere dello Scacchiere J. Hunt.
Ribaltando buona parte del mini-budget del predecessore K. Kwarteng, la manovra dovrebbe infatti focalizzarsi sul risanamento dei conti pubblici, attraverso misure di riduzione della spesa pubblica e aumenti delle imposte, il che è di scarso aiuto ad un’economia che è appena entrata in recessione.
D’altra parte, la garanzia di credibilità e sostenibilità che il nuovo corso della politica fiscale dovrebbe offrire può contribuire a stabilizzare i mercati dopo le recenti traversie limitando anche il downside della sterlina.
Il budget dovrebbe comunque contenere misure di sostegno mirate, come la possibile estensione di sei mesi per il tetto alle bollette energetiche, e aumenti delle tasse selettivi, come l’abbassamento della soglia di reddito su cui scatta l’aliquota d’imposta più elevata, in modo da evitare di rendere la recessione ancora più severa.

JPY – Dopo l’ampio rafforzamento recente anche lo yen si è stabilizzato contro dollaro a 138-140 USD/JPY, non riuscendo questa volta a trarre benefico dal calo dei rendimenti a lunga USA, la cui dinamica resterà comunque il driver del cambio.
In assenza di novità di rilievo, lo yen dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.
Contro euro si è indebolito, da 143 a 145 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Oggi il dato d’inflazione di ottobre dovrebbe confermare l’accelerazione a 10,7% da 9,9% del mese precedente.
L’indice core BCE al netto di alimentari freschi ed energia dovrebbe confermare la lettura preliminare a 6,4% a/a (dal 6% di settembre).
Nel nostro scenario centrale, l’inflazione potrebbe intraprendere un trend discendente solo dalla prossima primavera.
In media annua il CPI dovrebbe chiudere il 2022 all’8,5%, per moderare solo lievemente, al 7,7%, il prossimo anno.
– In calendario oggi anche i dati di settembre sulla produzione nelle costruzioni in Eurozona e sul saldo commerciale in Italia.

STATI UNITI
 – Oggi i cantieri residenziali e le licenze edilizie di ottobre dovrebbero confermare un trend discendente, con correzioni a 1,4 mln e 1,52 mln, rispettivamente.
– L’indice della Philadelphia Fed di novembre dovrebbe mantenersi in territorio marginalmente negativo, a -8,5.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 12 novembre sono previste circa in linea con i dati delle ultime settimane, con un mercato del lavoro ancora in fase di eccesso di domanda.