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17 Gennaio 2020 – nota economica giornaliera

STATI UNITI
– L’indice della Philadelphia Fed sorprende verso l’alto a gennaio, con un rimbalzo a 17 (da 2,4 di dicembre), e un ritorno verso i livelli di luglio.
Lo spaccato dell’indagine è con incrementi di ordini (da 11,1 a 18,2), consegne (da 15,7 a 23,4), occupati (da 16,8 a 19,3).
Anche gli indici dei prezzi pagati e ricevuti sono in rialzo a 22,1 e 14,7 rispettivamente.
Le aspettative a sei mesi proseguono sul trend di graduale rialzo iniziato a ottobre, con miglioramenti diffusi alle principali componenti.
Le domande speciali del mese riguardano la produzione delle imprese nel breve termine. Le risposte evidenziano una modesta percentuale netta di imprese che registrano domanda in aumento, ma il 62% prevede un aumento della produzione nel 1° trimestre 2020, contro un 33% che programma una riduzione.
Nel complesso, l’indagine è positiva e segnala che l’ISM manifatturiero dovrebbe risalire verso 50 nel mese di gennaio.
– Le vendite al dettaglio a dicembre aumentano di 0,3% m/m, in linea con le previsioni di consenso e con le variazioni dei due mesi precedenti, spinte da un incremento di 2,8% m/m della benzina e frenate dalla contrazione delle auto (-1,3% m/m).
Al netto delle auto le vendite crescono di 0,7% m/m, mentre l’aggregato al netto di auto e benzina è in rialzo di 0,5% m/m. In parte questa variazione deriva dai materiali da costruzione (+1,4% m/m), spinti dal clima straordinariamente mite.
L’aggregato “control al netto di benzina, auto, alimentari e materiali da costruzione aumenta a un ritmo solido, +0,5% m/m, ma segue tre contrazioni consecutive, generate da revisioni verso il basso. Sorprende la debolezza delle vendite online, in aumento di solo 0,2% m/m.
La combinazione di dati positivi per dicembre e di revisioni verso il basso per i mesi precedenti mantengono la previsione di crescita dei consumi poco sopra 2% t/t ann. nel 4° trimestre.
– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa l’11 gennaio calano a 204 mila da 214 mila della settimana precedente e indicano che il rialzo visto nelle settimane a cavallo di fine anno era probabilmente transitorio e collegato a difficoltà di destagionalizzazione.
– I prezzi all’import a dicembre aumentano di 0,3% m/m e di 0,2% m/m al netto del petrolio. I prezzi dei beni di consumo sono stabili, confermando il proseguimento di un trend di aumenti limitati per l’inflazione nei prossimi mesi.

CINA
– Il PIL è salito del 6% a/a nel 4° trimestre invariato rispetto al trimestre precedente, con un aumento dell’1,5% t/t destagionalizzato, lievemente al di sopra dell’1,4% t/t del 3° trimestre, rivisto al ribasso da un precedente 1,5% t/t.
Il 2019 si è quindi chiuso con una crescita annua del 6,1% a/a, un decimo di punto al di sotto delle nostre previsioni (6,2% a/a), in rallentamento dal 6,6% del 2018.
Il rallentamento del settore dei servizi nel 4° trimestre è stato compensato da una riaccelerazione nel settore agricolo e in quello industriale. La scomposizione dettagliata non è ancora disponibile.
I dati mensili relativi al mese di dicembre hanno registrato un miglioramento dell’attività economica a fine anno e una tenuta dei consumi nonostante il deterioramento del mercato del lavoro.
– La produzione industriale è salita del 6,9% a/a, più delle attese (Consenso Bloomberg 5,9% a/a) e in accelerazione rispetto al 6,2% a/a in novembre, sostenuta essenzialmente da un rimbalzo della produzione delle imprese statali (da 3% a/a in novembre a 7% a/a in dicembre).
– Gli investimenti fissi sono accelerati da 5,2% cum. a/a di novembre a 5,4% cum. a/a di dicembre, grazie a un moderato aumento degli investimenti nel settore manifatturiero, in particolare privati, che ha compensato un rallentamento degli investimenti in infrastrutture e nel settore immobiliare.
– La dinamica delle vendite al dettaglio è rimasta invariata in termini nominali a 8% a/a in dicembre, mentre potrebbero essere lievemente decelerate in termini reali dato l’aumento dei prezzi al dettaglio.
– Il tasso di disoccupazione è ritornato a 5,2% dopo il marginale calo di novembre.

 

COMMENTI:

ITALIA – Come atteso, la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della parte proporzionale dell’attuale legge elettorale.
La ragione sta nel fatto che il sistema di voto (nelle intenzioni dei proponenti, interamente maggioritario) che sarebbe scaturito dall’eventuale approvazione del referendum non sarebbe stato immediatamente applicabile (la consulta ha giudicato “eccessivamente manipolativo” il tentativo di superare questo nodo attraverso la legge-delega già attribuita al governo per la revisione dei collegi elettorali legati alla modifica costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari).
La sentenza è in linea con altre decisioni della Corte nel recente passato. L’inammissibilità del referendum aumenta le chances di approvazione del sistema elettorale proporzionale proposto dalla maggioranza.

BCE – Il resoconto della riunione di politica monetaria del 12 dicembre mostra un Consiglio Direttivo più fiducioso dello scenario di riferimento, a causa del miglioramento dei dati economici e della riduzione dei rischi esterni ed interni. La probabilità di recessione era valutata in calo. Inoltre, il Consiglio giudicava favorevolmente lo spostamento verso l’alto delle curve dei tassi, in quanto coerente con la forward guidance e “con i cambiamenti avvenuti nei dati, nei rischi e nello scenario”.
Il fatto che lo scenario previsionale dello staff non avesse comportato revisioni al ribasso era ritenuto un fattore che “confermava la narrativa del precedente esercizio” e che “aumentava la fiducia del Consiglio Direttivo nelle proiezioni di riferimento”.
La BCE è stata un po’ delusa dalla bassa richiesta di fondi all’asta TLTRO III di dicembre, attribuito alla “volontà delle banche di minimizzare l’esposizione vicino alla fine dell’anno” e alla “migliore distribuzione della liquidità attraverso i mercati monetari come risultato del sistema a livelli per la remunerazione della riserva”.
Soddisfazione è emersa per le conseguenze del cambiamento nella remunerazione delle riserve sui saldi di TARGET II.
Nel complesso, il verbale della riunione di dicembre conferma in pieno l’aspettativa che la BCE non considererà variazioni alla politica monetaria nei prossimi mesi, continuando con l’attuazione dei programmi già annunciati. Riguardo alla strategy review, l’indirizzo concordato era di astenersi da discussioni pubbliche sul tema prima del lancio della stessa, all’inizio del 2020.

STATI UNITI – Il presidente Trump intende nominare J. Shelton e C. Waller come membri del Board della Fed, coprendo così le ultime due posizioni aperte. Per la nomina sarà necessario un voto al Senato.
I candidati di Trump, che erano già stati selezionati a metà 2019, hanno dato indicazioni critiche sull’operato della Fed e sostenuto l’opportunità di politiche monetarie più accomodanti.
Shelton era direttore esecutivo dell’European Bank for Recostruction and Development ed è stata consulente informale del presidente. In passato aveva sostenuto posizioni favorevoli a un ritorno al gold standard e recentemente è intervenuta più volte pubblicamente a sostegno delle richieste di Trump di ridurre i tassi di interesse.
Waller è il direttore della ricerca della St Louis Fed. Il processo di controllo del background dei candidati (che copre anche i possibili conflitti di interesse) non è ancora avvenuto e per ora non ci sono indicazioni sulle intenzioni di voto di senatori.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Come avevamo ipotizzato, dopo la firma dell’accordo USA-Cina, il dollaro ha ripristinato una maggiore reattività ai dati e ieri si è visibilmente rafforzato sui dati domestici (vendite al dettaglio e Philly Fed), che sono risultati positivi e migliori del previsto.
Oggi sono in uscita la produzione industriale, attesa in peggioramento, e la fiducia delle famiglie, attesa pressoché stabile, con qualche rischio verso il basso.
Eventuali sorprese positive favorirebbero un ulteriore rafforzamento del biglietto verde, il che lo aiuterebbe a riassorbire almeno parte del seppur modesto calo subìto nell’attesa della firma dell’accordo USA-Cina.

EUR – Sui dati USA, l’euro che precedentemente aveva provato a rompere la resistenza chiave di 1,1170 EUR/USD (massimo a 1,1172). ha corretto scendendo fino a 1,1126 EUR/USD.
Dai verbali dell’ultima riunione BCE, pubblicati ieri, è emerso che secondo la banca centrale i dati puntano a una dinamica ancora debole della crescita ma in via di stabilizzazione, ci sono alcune indicazioni di un lieve aumento dell’inflazione “coree il sentiment è migliorato al ridimensionarsi delle tensioni commerciali globali.
La BCE si riunirà di nuovo giovedì prossimo: la strategia di policy resterà invariata ma sarà interessante verificare la valutazione aggiornata del quadro area euro dopo gli sviluppi recenti.
Oggi intanto esce il dato finale di inflazione dell’area, atteso confermare la prima lettura, su livelli ancora bassi rispetto all’obiettivo BCE. Più rilevanti per il cambio potranno dunque essere anche oggi i dati USA. Per quanto riguarda infatti i dati dell’area euro sono probabilmente necessarie, come abbiamo già detto in altre occasioni, indicazioni di miglioramento più robuste per poter assistere a un apprezzamento significativo del cambio, il cui upside rimane altrimenti limitato, principalmente a causa del basso livello (a zero e negativo) dei tassi BCE. Come mostra la dinamica degli ultimi mesi, il trend di fondo della moneta unica è stato di leggero rafforzamento, da 1,08 a 1,12 EUR/USD, in concomitanza con lo steepening della curva dei rendimenti, in linea anche con la prospettiva di un irrobustimento del quadro combinato di crescita e inflazione dell’area dopo il nuovo pacchetto di stimolo monetario elargito alla riunione di settembre.

GBP – La sterlina si è rafforzata ieri, mantenendosi comunque in area 1,30 GBP/USD contro dollaro e 0,85 EUR/GBP contro euro. Il movimento è in parte di natura tecnica e in parte collegato ai dati sul settore immobiliare che, essendo risultati migliori delle attese, potrebbero prevenire, se seguiti da altri dati buoni, un taglio dei tassi alla riunione BoE di fine mese. Un primo banco di prova si avrà già oggi, con i dati sulle vendite al dettaglio, attesi positivi. A meno di delusioni questo dovrebbe favorire ulteriormente la sterlina, riducendo la probabilità attesa di un taglio dei tassi alla riunione BoE di questo mese, che era salita invece al 60% dopo i dati di inflazione – risultata più bassa del previsto – di mercoledì. La partita comunque rimane ancora aperta, perché la BoE vorrà valutare tutti i dati in uscita fino a prima della riunione e tra quelli della settimana prossima particolare rilievo avranno i PMI flash di gennaio.

JPY – Anche lo yen si è indebolito contro dollaro sui dati USA, anche se in misura modesta, ma in questo caso ha proseguito il calo già in corso precedentemente, portandosi da 109 a 110 USD/JPY. Contro euro ha ampliato il calo in area 122 EUR/JPY. La reattività ai dati USA verrà mantenuta anche oggi, per cui, a meno di sorprese positive, la valuta nipponica potrebbe tendenzialmente stabilizzarsi piuttosto che scendere ancora.

 

PREVISIONI:

ITALIA – L’inflazione a dicembre dovrebbe essere confermata in salita a 0,5% a/a (da 0,2% di novembre), per un aumento dei prezzi di due decimi su base congiunturale. Le pressioni al rialzo, in gran parte di natura stagionale, sono venute dalle spese per il tempo libero e dai trasporti.
Anche l’inflazione di fondo dovrebbe essere confermata in linea con la stima preliminare, a 0,7% (stabile rispetto al mese precedente).
Pensiamo che la salita di dicembre non sia destinata a continuare nei prossimi mesi, anche perché una spinta al ribasso verrà a gennaio dalle tariffe. Vediamo il CPI rimanere attorno agli attuali livelli per tutta la prima metà del 2020.

AREA EURO – La seconda stima dell’inflazione di dicembre dovrebbe confermare la lettura preliminare ovvero la salita a 1,3% a/a, dall’1% di novembre.
Sul mese i prezzi al consumo dovrebbero essere confermati in aumento di tre decimi.
L’indice core (cioè al netto di energia e alimentari freschi) è atteso anch’esso invariato rispetto alla prima stima, a 1,4% a/a.
L’inflazione ha toccato il minimo a ottobre e la risalita iniziata il mese scorso continuerà a gennaio, sostenuta forse anche da un aumento maggiore del previsto dei carburanti (effetto delle tensioni in Medio Oriente).
Tuttavia, il movimento di questi mesi è dovuto in larga misura a un effetto-base: si prevede, infatti, che la variazione tendenziale dei prezzi torni a rallentare nei mesi successivi, restando lontana dagli obiettivi della BCE.

STATI UNITI
– I cantieri residenziali a dicembre sono previsti in aumento a 1,380 mln (da 1,365 mln di novembre), confermando il trend in rialzo del 2019 e il contributo positivo degli investimenti residenziali alla crescita complessiva. Le licenze dovrebbero segnare un ritracciamento a 1,450 mln (da 1,482 mln di novembre), senza però mettere a rischio il sentiero espansivo del settore.
– La produzione industriale a dicembre è prevista in marginale calo, -0,1% m/m, dopo il rimbalzo di +1,1% m/m di novembre, spinto dalla fine dello sciopero dei lavoratori di GM.
Anche il manifatturiero dovrebbe segnare un netto indebolimento, con output stabile nel mese. Le indagini del settore sono state miste (molto negativo l’ISM, modestamente incoraggiante il PMI Markit), ma le indicazioni restano complessivamente deboli per il periodo fra fine 2019 e inizio 2020, anche sulla scia dei crescenti problemi di Boeing.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a gennaio (prel.) è prevista in calo a 98,7 da 99,3 di dicembre.
L’indice del Conference Board a dicembre si è stabilizzato su livelli inferiori a quelli dell’autunno, nonostante l’annuncio dell’accordo USA-Cina sulla fase 1 dei negoziati commerciali e l’andamento sempre positivo del mercato del lavoro. Le aspettative di inflazione a 5-10 anni dovrebbero risalire a 2,3%, da 2,2% del dato finale di dicembre, anche se le indicazioni dell’indagine delle aspettative dei consumatori condotta dalla NY Fed hanno registrato dati sui minimi da quando esiste l’indagine.