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17 Febbraio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – A dicembre, entrambi i flussi commerciali sono tornati a calare (export da +4% a -3,8% m/m, import da +3% a -1,1%).
Al netto dell’energia, che ha visto un incremento congiunturale a due cifre, la flessione di ambo i flussi sarebbe stata ancor più accentuata (-4,1% m/m per l’export, -2% per l’import).
Su base annua tuttavia, entrambi gli indicatori migliorano e si portano ai massimi post-COVID: l’export da +1,1% a +3,3%, l’import da -3,2% a -1,7%; il recupero è più ampio al netto dell’energia (export +4,4%, import +3% a/a).
Dal lato dell’export, spicca la crescita a due cifre verso Polonia, Cina, MERCOSUR e Regno Unito, mentre in calo su base annua troviamo soprattutto Paesi OPEC e Giappone; dal lato dell’import, si nota un progresso a doppia cifra per Repubblica Ceca, Belgio, Cina, Olanda, Polonia e Paesi ASEAN, e viceversa un calo a due cifre per Russia, OPEC, Stati Uniti e India.
Il 2020 si è chiuso con una contrazione dell’export di -9,7% (la più ampia dal 2009), spiegata per oltre un terzo dai beni strumentali, con una flessione particolarmente ampia verso Francia, Regno Unito, Paesi ASEAN e OPEC; per l’import, l’anno si è chiuso con una caduta di -12,8%, dovuta soprattutto al crollo degli acquisti di prodotti energetici.
Nel 2020, l’avanzo commerciale è migliorato a 63,6 miliardi dai 56,1 miliardi del 2019. Nel complesso, il commercio estero mantiene un trend di ripresa, tutto sommato poco intaccato dalla seconda ondata pandemica.

AREA EURO – La lettura preliminare del PIL relativa al 4° trimestre 2020 è stata rivista da -0,7% a -0,6% t/t (-5,0% a/a), un dato leggermente migliore del previsto.
Il numero degli occupati è stimato in crescita di +0,3% t/t nello stesso periodo, ma la variazione rispetto a un anno prima resta abbondantemente negativa (-2,0% a/a).

PAESI BASSI – La prima stima indica che nel quarto trimestre il PIL è calato marginalmente, registrando un -0,1% t/t (-3,0% a/a) da +7,8% t/t (-2,5% a/a) precedente.
Lo spaccato mostra un contributo della domanda interna: i consumi privati sono diminuiti di-1,4% t/t, mentre gli investimenti fissi sono aumentati di+1,8% t/t.
L’export ha contribuito positivamente alla crescita, con le esportazioni a +1,0% t/t da +8,3% t/t e le importazioni a +1,1% t/t da +6,7% t/t.
Il 2020 si chiude con una contrazione di -3,8% rispetto al 2019, meglio delle attese.

GERMANIA – L’indice ZEW di fiducia economica di febbraio è cresciuto ben al di sopra delle attese, a 71,2 da 61,8 precedente. La valutazione della situazione corrente ha mostrato una correzione a -67,2 da -66,4 di gennaio.
Sebbene il rialzo delle aspettative sembri suggerire un clima complessivamente positivo, gli operatori mantengono una valutazione cauta per lo scenario attuale, principalmente per via della proroga delle misure restrittive fino al 7 marzo.

STATI UNITI – L’indice Empire della NY Fed a febbraio aumenta a 12,1 (+9 punti), con indicazioni positive da tutte le componenti dell’indagine. Si registra infatti un rialzo per gli ordini (a 10,8 da 6,6), gli occupati (a 12,1 da 11,2), tempi di consegna (a 9,1 da 5,5), ordini inevasi (2,6 da -5,5); le consegne sono poco variate a 4 da 7,3.
Gli indici di prezzo continuano a salire, con i prezzi pagati a 57,8 da 45,5 e i prezzi ricevuti a 23,4 da 15,2.
Le condizioni a 6 mesi sono in ulteriore miglioramento: indice generale a 34,9 da 31,9, ordini a 35,6 da 34,8, ordini inevasi a 15,8, tempi di consegna a 11, spesa per investimenti a 28,6 da 17,9, spesa in tecnologia a 23,4 da 13,1.
La crescita attesa degli occupati rallenta (a 16,6 da 23), ma la settimana lavorativa aumenta (a 14,3 da 11,7).
L’indagine conferma il quadro positivo del settore manifatturiero, sia coincidente sia a 6 mesi e dà indicazioni positive nonostante il rallentamento produttivo del settore auto dovuto alla carenza di parti.

GIAPPONE – Gli ordini di macchinari a dicembre sorprendono verso l’alto, con un incremento di 5,2% m/m, portando la variazione trimestrale ottobre-dicembre a 16,8% t/t.
Gli ordini sono in solido rialzo sia nel manifatturiero (3,9% m/m) sia nel non manifatturiero (4,3% m/m).
Le imprese prevedono che nel 1° trimestre si registri una contrazione di -8,5% t/t, sulla scia dello stato di emergenza nazionale che dovrebbe durare almeno fino a inizio marzo.
Dopo un risultato migliore delle attese per il PIL del 4° trimestre, la previsione è chela crescita torni in territorio negativo a inizio 2021.

 

COMMENTI:

ITALIA – Oggi alle 12 al Senato (e domani alle 11,30 alla Camera) il Presidente del Consiglio Mario Draghi si presenta in aula a chiedere la fiducia per il suo Governo. Il discorso di insediamento dovrebbe puntare sulle priorità evidenziate in sede di ricezione del mandato:
1) lotta alla pandemia e accelerazione della campagna vaccinale;
2) completamento del Recovery Plan;
3) rilancio dell’economia e sostegno al mercato del lavoro.
Sarà anche importante verificare l’accento che Draghi metterà sulle riforme strutturali attese accompagnare il PNRR (riforma digitale, del fisco, della giustizia civile).
L’esito del voto, che appare scontato, sarà noto in tarda serata (Draghi potrebbe contare su oltre 280 voti).
La prima mossa del Governo dovrebbe essere il nuovo Decreto Ristori, per il quale potrebbero non essere sufficienti i 32 miliardi stanziati; per quanto riguarda il blocco ai licenziamenti, dovrebbe essere prorogato ancora di qualche mese.

STATI UNITI – La Fed pubblica i verbali della riunione del FOMC di gennaio. Il focus principale sarà la ricerca di informazioni sul dibattito relativo alla tempistica di un futuro tapering.
È probabile che i verbali mostrino un ampio consenso sulla visione espressa da Powell, che indica che è troppo presto anche solo per pensare di discutere eventuali modifiche alle politiche attuali.
I verbali dovrebbero chiarire che il Comitato vuole vedere la fine della pandemia attraverso l’immunità di gregge (cioè, almeno l’estate) prima di passare al dibattito sul tapering, anche a fronte di una crescita in significativo aumento già a partire dal secondo trimestre, grazie al nuovo massiccio stimolo fiscale.
Per il momento, è probabile che la maggior parte dei partecipanti al Comitato sottolinei l’importanza di raggiungere la piena occupazione in un quadro in cui l’inflazione è molto meno reattiva rispetto al passato a qualsiasi riduzione delle risorse inutilizzate sul mercato del lavoro.
George (Kansas City Fed) ha detto che l’economia è tornata a crescere dopo il crollo del 2020, grazie a un enorme supporto fiscale e a una politica monetaria accomodante, tuttavia la ripresa è ancora “incompleta e disomogenea”.
George ha sottolineato in particolare i rischi per lo scenario derivanti dai cambiamenti strutturali in atto nel mercato immobiliare accelerati da Covid.
Secondo George, se i programmi di sostegno pubblico a famiglie e imprese per il finanziamento degli impegni finanziari sul fronte immobiliare (supporto agli affitti, al pagamento dei mutui e al credito) si interromperanno prima della fine degli effetti della pandemia, potrebbero esserci ricadute negative sui mercati finanziari, trasmesse attraverso il sistema bancario.
Daly (San Francisco Fed) ha ribadito l’importanza di concentrarsi sul doppio mandato della Fed, senza essere “catturati dalle paure relative alla stabilità dei prezzi”.
Secondo Daly il trend sottostante dell’inflazione resta verso il basso e al momento non c’è, a suo avviso “inflazione indesiderata dietro l’angolo”.
Inoltre, Daly ha sottolineato che “siamo molto, molto bravi e allenati” nell’azione di controllo dell’inflazione in rialzo.
Il messaggio dovish sull’inflazione e sulla necessità di essere “pazientemente accomodanti”, come ha detto Powell, sarà probabilmente rinforzato dai verbali della riunione del FOMC di gennaio, in uscita questa sera.

STATI UNITI-Covid19 – La curva dei contagi rimane in calo, con 64.375 nuovi casi e una media settimanale di 81,200 casi, in flessione di 43% rispetto a due settimane prima.
L’ondata di gelo e maltempo che ha colpito il paese, oltre a bloccare l’attività produttiva in molti stati, ha rallentato la campagna vaccinale che ha subito una battuta d’arresto lunedì, per poi riprendere in quasi tutte le aree, portando la media settimanale a 1,72 mln di somministrazioni giornaliere, con il 12% della popolazione vaccinata con almeno una dose e il 4,5% vaccinato con entrambe le dosi, grazie anche all’aumento delle dosi distribuite dal governo agli Stati.
Il presidente Biden ha affermato che entro luglio tutta la popolazione potrebbe vaccinarsi.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ieri grazie all’indice Empire che è migliorato più delle attese e alla contestuale ampia salita dei rendimenti USA (spinti anche da aspettative di inflazione in aumento) che sono tornati a rivedere livelli abbandonati un anno fa prima dello scoppio della pandemia.
Dai dati odierni si attendono indicazioni miste: positive dalle vendite al dettaglio, più deboli dalla produzione industriale.
E i verbali del FOMC rimarcheranno la necessità di mantenere un approccio molto cauto prima di procedere verso la normalizzazione della politica monetaria.
A meno quindi di sorprese positive dai dati, la rimonta del dollaro potrebbe subire un’altra pausa, ma la tendenza di fondo dovrebbe rimanere favorevole.

EURL’euro ha ceduto sui dati USA, arretrando da 1,21 a 1,20 EUR/USD, e si era rafforzato solo marginalmente sullo ZEW tedesco che pure ha sorpreso positivamente mostrando un aumento contro attese di calo, e sul lieve ritocco al rialzo del PIL dell’area nel 4° trimestre.
La maggior reattività ai dati USA conferma la centralità del tema del contrasto tra la performance dell’economia USA e quella dell’area, a sfavore di quest’ultima.
Cambio in range tra 1,20 e 1,21 EUR/USD, a meno di eclatanti sorprese o delusioni dai dati USA.

GBPLa sterlina ha aggiornato i massimi contro dollaro in area 1,39 GBP/USD, ma poi è anch’essa arretrata sui dati USA, seppur meno dell’euro, rispetto al quale infatti è salita aggiornando anche in questo caso i massimi da 0,87 a 0,86 EUR/GBP.
Il positivo procedere delle vaccinazioni nel Regno Unito resta un fattore di forza per la valuta britannica.
I dati di inflazione oggi sono attesi ancora deboli, ma questo non dovrebbe penalizzare la sterlina.
Un test più importante si avrà invece con i PMI di venerdì.

 JPYLo yen ha corretto visibilmente sulla salita dei rendimenti USA sia contro dollaro da 105 a 106 (rivedendo così minimi abbandonati a ottobre) sia contro euro da 127 a 128 (rivedendo minimi abbandonati a dicembre 2018).
Ulteriore debolezza è da attendersi in corso d’anno in funzione di un’ulteriore salita dei rendimenti USA e di un nuovo miglioramento di sentiment globale al procedere delle vaccinazioni e al recedere della pandemia.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
 – Le vendite al dettaglio a gennaio sono previste in aumento di 0,9% m/m, dopo -0,7% m/m di dicembre.
Al netto delle auto, le vendite dovrebbero essere in rialzo di 1% m/m, dopo -1,4% m/m di dicembre.
I dati dovrebbero mostrare una netta ripresa in tutte le altre categorie di beni e nei servizi di ristorazione, che erano stati colpiti in misura particolarmente marcata nei due mesi finali dell’anno sulla scia del peggioramento del quadro sanitario.
Il ripristino dei programmi federali di integrazione ai sussidi di disoccupazione, l’accredito degli assegni da 600 dollari/persona e la prospettiva di nuovo stimolo fiscale hanno già influenzato positivamente i dati di spesa raccolti da società che registrano i pagamenti via carte di credito.
La previsione è di boom di consumi per gran parte del 2021.
– Il PPI a gennaio è atteso in rialzo di 0,4% m/m, spinto dal comparto delle materie prime. L’indice core dovrebbe aumentare di 0,2% m/m, dopo 0,1% m/m di dicembre.
– La produzione industriale a gennaio dovrebbe aumentare di 0,4% m/m, dopo 1,6% m/m di dicembre.
Nel manifatturiero, l’output è atteso in aumento di 0,5%, dopo 0,9% m/m, sulla scia della minor produzione nel settore auto, causata dall’offerta insufficiente di chip.
Già a dicembre, la produzione di auto e parti aveva subìto un calo di -10% m/m: a gennaio e febbraio si dovrebbero registrare contrazioni anche più ampie.
Le principali case automobilistiche hanno ridotto i turni e chiuso gli stabilimenti, e prevedono di non tornare ai livelli produttivi precedenti alla crisi di offerta di chip per gran parte del 1° semestre.