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16 Settembre 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – La seconda stima sui prezzi al consumo di agosto ha confermato la lettura preliminare ovvero un’inflazione in calo a -0,5% sia sull’indice domestico che su quello armonizzato (i prezzi sono saliti di tre decimi sul NIC e calati di -1,3% m/m sull’IPCA).
In prospettiva, vediamo un’inflazione poco variata da qui a fine anno e il CPI potrebbe chiudere il 2020 con una variazione marginalmente negativa.

AREA EURO – Il costo orario del lavoro è cresciuto del 4,2% a/a nel 2° trimestre 2020, in accelerazione rispetto al 3,7% del primo trimestre.
L’incremento è trainato dalla componente salariale (+5,2%), che riflette un calo delle ore lavorate superiore rispetto a quello dei salari corrisposti ai lavoratori, e soltanto in parte compensato dal sostegno pubblico.
In effetti, la maggiore crescita si registra in settori, come “servizi di ristorazione e alloggio”(+13,5%) o “arti, intrattenimento e attività ricreative”(+12,5%) che hanno subito la massima contrazione dell’attività.
Gli stessi comparti evidenziano forti contrazioni della componente non-salariale (contributi sociali e imposte sul lavoro meno sussidi): rispettivamente -20,2% a/a e -15,2% a/a, contro una media aggregata di +0,8% a/a.
Nel 3° trimestre si osserverà un netto rallentamento del tasso di crescita del costo orario del lavoro, connesso alla ripresa dell’attività produttiva.

GERMANIA – L’indice ZEW di fiducia economica di settembre è balzato contrariamente alle attese da 71,5 a 77,4; la media mobile trimestrale è salita da 64,7 a 69,4, confermando il trend di miglioramento in atto già da aprile.
La valutazione della situazione corrente è migliorata anch’essa, con l’indice in rialzo da -81,3 a -66,2; anche qui la media mobile a tre mesi conferma che il trend è stabilmente in risalita.
Dall’indagine emerge comunque che il 25% degli operatori ritiene che il quarto trimestre vedrà una frenata del PIL rispetto al terzo.
Gli utili delle aziende sono valutati come in generalizzato recupero, eccezion fatta per il settore bancario e quello dell’acciaio; le prospettive del giro d’affari per le aziende esportatrici rimangono inferiori alla media storica.
Le prospettive a sei mesi per il settore bancario infine destano particolare timore tra gli operatori a causa di una possibile ondata futura di fallimenti di piccole e medie imprese che attualmente mostrano già difficoltà di cassa.
Sebbene il rialzo di entrambi gli indici sembri suggerire un clima complessivamente positivo, dal dettaglio dell’analisi emerge che gli operatori mantengono una valutazione cauta per lo scenario futuro.

STATI UNITI
– La produzione industriale ad agosto aumenta di 0,4% m/m (-7,7% a/a), segnando il quarto rialzo consecutivo.
Nonostante la ripresa di attività, l’output resta inferiore al livello precedente la pandemia di -7,3%. L’aumento complessivamente contenuto risente degli effetti dell’uragano Laura sull’estrattivo.
Nel manifatturiero, la produzione sale di 1% m/m, con indicazioni di rallentamento del ritmo di ripresa dell’attività, in parte collegato alla frenata del settore auto (-3,7% m/m), dopo diversi mesi di incrementi solidi (+31,7% m/m a luglio). Il livello di output rimane di -6,7% al di sotto di quello di febbraio.
Come indicato anche dalle indagini, l’offerta nel manifatturiero è inferiore alla domanda (come evidente dal calo di scorte) e si trasmette in pressioni verso l’alto dei prezzi.
L’estrattivo e le utility contribuiscono negativamente al risultato complessivo, con contrazioni di -2,5% m/m (per via del freno dovuto agli uragani) e di –0,4% m/m, rispettivamente.
– L’indice Empire della NY Fed a settembre (risposte raccolte fra il 2 e il 9 settembre) segna un aumento solido a 17 (da 4 di agosto).
Fra le varie componenti, si registra un netto incremento delle consegne (a 14,1) e un rialzo modesto degli ordini (a 7,1), mentre l’occupazione è poco variata.
Le aspettative a 6 mesi migliorano di 6 punti, salendo a 40,3, con rafforzamenti attesi per ordini, consegne e occupazione.
Anche i piani di investimento sono in rialzo, con segnali moderatamente incoraggianti per la spesa in conto capitale nel prossimo trimestre.

GIAPPONE – La bilancia commerciale ad agosto (prelim.) segna una svolta positiva, con un saldo di 248 mld di yen, contro attese di consenso per un deficit di -37,5 mld.
In termini destagionalizzati, il saldo è di 350,6 mld, in aumento da 41,2 mld di luglio.
I dati destagionalizzati mostrano una ripresa solida dell’export (+5,9% m/m) contro una quasi-stagnazione delle importazioni (+0,1% m/m).
I dati segnalano che il canale estero potrebbe tornare a contribuire positivamente alla crescita giapponese nel 3° trimestre, dopo anni di saldi negativi, grazie alla ripresa dei flussi verso la Cina.

 

COMMENTI:

BCE – In occasione della tavola rotonda con il governo della Grecia, Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della BCE, ha rimarcato che l’economia europea tornerà ai livelli pre-crisi di attività soltanto alla fine del 2022, e che lo staff della banca centrale si attende che l’inflazione rimanga ben sotto l’obiettivo sull’orizzonte di previsione.
Inoltre, Panetta ha sottolineato che rimane molta incertezza, legata al rischio di nuove ondate pandemiche, alla vulnerabilità dei bilanci delle imprese (in particolare nel terziario) e al deterioramento delle condizioni nel mercato del lavoro.
Perciò, la BCE deve “restare vigile e valutare con attenzione l’informazione in arrivo, inclusi gli sviluppi sul fronte valutario”.

STATI UNITI
 – La riunione del FOMC di settembre dovrebbe essere incentrata su tre temi.
1) La valutazione congiunturale, che dovrebbe continuare a sottolineare i rischi per la ripresa nonostante i segnali complessivamente positivi per la crescita e il mercato del lavoro. Il FOMC dovrebbe ribadire la necessità di ulteriore stimolo fiscale e la possibilità di nuovi interventi monetari espansivi.
2) La comunicazione della nuova strategia di politica monetaria annunciata a fine agosto, con chiarimenti operativi e implicazioni per la funzione di reazione della Banca centrale.
3) Le indicazioni per future modifiche alla forward guidance sui tassi e sugli acquisti di titoli.
Per i tassi, il FOMC potrebbe discutere ancora le possibili variazioni da adottare (guidance definita su livelli di inflazione o su date, o su un mix), poiché al momento le aspettative sui tassi sono ben ancorate e non richiedono interventi urgenti.
Per i titoli, il Comitato dovrebbe preparare un graduale aumento della quota di Treasury sul totale di acquisti mensili (oggi pari a 120 mld), a scapito di quella di MBS, con l’obiettivo di tornare ad acquisti concentrati esclusivamente sui Treasury.
Il Comitato potrebbe anche segnalare la possibilità di attuazione di nuovo stimolo attraverso il potenziamento del bilancio.
Il messaggio della riunione dovrebbe essere di un Comitato unanime e compatto nella disponibilità ad agire ancora a sostegno della ripresa.
– La presidente della Camera, Pelosi, ha detto che i lavori resteranno aperti fino a quando non ci sarà un accordo per un nuovo pacchetto fiscale.
Diversi rappresentanti segnalano disponibilità a convergere su una manovra di circa 1,5 tln (in linea con le indicazioni della Casa Bianca) e al di sotto delle concessioni fatte nelle ultime settimane (che davano un limite inferiore a 2,2 tln).
Da mesi non c’è nessuna attività negoziale, mentre i repubblicani sono arroccati sulla versione ridotta del pacchetto, per 650 mld (di cui 350 mld finanziati con fondi già allocati ad altre misure nei mesi scorsi).
La probabilità di nuovi interventi di stimolo prima delle elezioni è ora molto contenuta, e un eventuale accordo dipende dalla volontà della Casa Bianca.
Il fiscal cliff attuale avrà conseguenze rilevanti sulla crescita da fine 2020 in poi, non solo per gli effetti sul reddito disponibile delle famiglie ma anche per via delle crescenti difficoltà finanziarie di stati ed enti locali. Mnuchin sta negoziando con Pelosi il rinnovo della legge di rifinanziamento del Tesoro in scadenza a fine settembre, che dovrebbe evitare uno shutdown almeno fino a fine novembre, dopo le elezioni.
J. Shelton, la controversa candidata della Casa Bianca per una posizione nel Board della Fed, sembra non abbia abbastanza voti repubblicani in Senato per essere confermata. Pertanto, i repubblicani per ora non procederanno con un voto in aula. Questa è una buona notizia, alla luce delle posizioni controverse di Shelton sulla politica monetaria e per via del suo esplicito allineamento con l’amministrazione.

GIAPPONE – Il nuovo segretario dell’LDP, Y. Suga è stato nominato primo ministro. Le informazioni preliminari sulla composizione del nuovo governo confermano la continuità nella gestione della politica economica, con il rinnovo dei mandati per i ministri dell’economia, delle finanze, del commercio e della politica economica e fiscale.
Il nuovo governo dovrebbe imprimere maggiore forza alla componente regolamentare e amministrativa, con la nomina di un nuovo ministro

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è rimasto sulla difensiva, indebolendosi ancora ieri. Tuttavia, a livello intraday, è risalito nel pomeriggio dopo l’indice Empire, che ha sorpreso favorevolmente mostrando un miglioramento superiore alle attese.
I dati che forniscono indicazioni sulla performance della crescita, vero driver del biglietto verde, saranno rilevanti anche nelle prossime settimane: eventuali sorprese positive potranno agire a favore del dollaro.
Oggi, intanto, cruciale sarà l’esito del FOMC. Non si attendono variazioni sui tassi, e il messaggio centrale resterà la necessità di mantenere i tassi in prossimità dello zero per un lungo periodo di tempo. Determinanti saranno pertanto (1) le nuove previsioni macro, in particolare quelle di crescita, (2) il profilo atteso dei Fed Funds, e (3) le indicazioni sulla forward guidance che, dopo la nuova definizione del target di inflazione, potrà contenere riferimenti espliciti a livelli di inflazione.
La performance della crescita, come detto, sarà la variabile chiave per la dinamica del dollaro, soprattutto nel breve. A giugno la Fed prevedeva una contrazione pari a -6,5% quest’anno e una ripresa a +5,0% l’anno prossimo e 3,5% nel 2022. La risalita estiva dei contagi ha insinuato molti dubbi sulla capacità di recupero dell’economia USA nei prossimi mesi, per cui un’eventuale revisione al rialzo della crescita favorirebbe un rafforzamento del dollaro.
Quanto ai tassi è probabile che attese restino fermi fino al 2022, ma questo mese rileverà anche la previsione per il 2023: un eventuale avvio del ciclo di rialzo dei tassi nel 2023 favorirebbe un rafforzamento del dollaro.
In assenza invece di revisioni al rialzo sulla crescita e con tassi attesi fermi fino al 2023, il dollaro potrebbe indebolirsi ancora. Essendo tuttavia tale scenario già in parte scontato dal mercato, l’effetto ribassista dovrebbe essere contenuto e/o di durata limitata.

EUR – Dopo essere salito fino a 1,1899 EUR/USD ieri l’euro ha chiuso al ribasso, in area 1,18 EUR/USD, traendo scarso beneficio dallo ZEW tedesco, risultato migliore del previsto.
Il cambio è rimasto al di sopra di 1,1810 EUR/USD, livello tecnico oltre il quale si apre il fronte rialzista verso 1,20-1,25 EUR/USD, il che suggerisce che i rischi sono verso l’alto per l’euro in caso di sviluppi negativi negli USA.
L’esito del FOMC sarà molto importante: se dovesse rivelarsi sfavorevole al dollaro l’euro potrebbe riportarsi verso i massimi recenti tra 1,19 e 1,20 EUR/USD. I rischi restano comunque verso l’alto per l’euro.
Un esito del FOMC favorevole invece al dollaro, farebbe invece correggere l’euro fino a 1,17-1,16 EUR/USD.

GBPLa sterlina si è parzialmente ripresa ieri sia contro dollaro da 1,28 a 1,29 GBP/USD sia contro euro da 0,92 a 0,91 EUR/GBP, grazie all’indebolimento del dollaro, a dati sul mercato del lavoro britannici meno negativi del previsto e al formarsi di un’opposizione interna al partito di Boris Johnson in merito all’Internal Market Bill.
Oggi comunque anche la sterlina dovrebbe risentire dell’esito del FOMC. In casi di esito sfavorevole al dollaro, la valuta britannica dovrebbe rafforzarsi rispetto al dollaro ma indebolirsi contro euro per via di un probabile maggior rafforzamento dell’EUR/USD, vista l’incertezza sui negoziati post-Brexit.
Nel caso opposto (esito del FOMC favorevole al biglietto verde) la sterlina si indebolirebbe contro dollaro e potrebbe farlo anche contro euro. Nel breve infatti la percezione del rischio di un fallimento dei negoziati con l’UE è più elevata.

JPYLo yen si è rafforzato ulteriormente sia contro dollaro, rispetto al quale è rimasto comunque in area 105 USD/JPY, sia contro euro, rispetto al quale si è invece portato da 125 a 124 EUR/JPY. Anche per lo yen sarà cruciale l’esito del FOMC di questa sera, cui seguirà nella notte la riunione della BoJ.
Un esito del FOMC sfavorevole al dollaro rafforzerebbe lo yen riportandolo in area 104 USD/JPY (primi supporti in prossimità di 104,17 – minimi di fine luglio).
La valuta nipponica potrebbe però indebolirsi in questo caso contro euro, per via di un possibile maggior rafforzamento dell’EUR/USD, dato che la riunione BoJ manterrà ampia apertura verso ulteriore stimolo monetario in caso di necessità comprimendo l’upside dello yen.
In caso di esito del FOMC invece favorevole al dollaro, lo yen potrebbe scendere fino in area 107 USD/JPY, ma potrebbe rafforzarsi contro euro per via di un possibile calo più ampio dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Le vendite al dettaglio ad agosto sono previste in rialzo di 2,1% m/m, dopo 1,2%m/m di luglio. Al netto delle auto, la variazione dovrebbe essere di 1,8% m/m.
Le vendite settimanali nel mese di agosto hanno ripreso a salire a ritmi solidi, dopo un periodo di quasi-stabilizzazione a luglio, le vendite di auto hanno segnato il quarto incremento consecutivo (pur restando ancora inferiori del 9,4% rispetto al livello di febbraio) e i prezzi dovrebbero contribuire all’atteso rialzo.
Il risparmio elevato dovrebbe aver sostenuto i consumi anche ad agosto, nonostante il calo atteso del reddito disponibile collegato alla fine dell’integrazione federale dei sussidi di disoccupazione.
La spesa delle famiglie nel 3° trimestre sarà probabilmente il principale contributo alla crescita del PIL, prevista intorno a 28% t/t ann.