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16 Ottobre 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Venerdì, la produzione industriale di agosto nell’Eurozona ha registrato un calo di -5,1% a/a e un incremento su base mensile di 0,6%.
Il rimbalzo congiunturale è però in gran parte spiegato dal volatile dato irlandese (+6,1% m/m da -9% precedente), al netto del quale l’output è rimasto stagnante (dopo il -0,5% m/m di luglio).
A nostro avviso, la produzione potrebbe tornare a correggere a settembre, chiudendo il trimestre con la quinta contrazione consecutiva (intorno a -1% t/t, tale da sottrarre circa due decimi al valore aggiunto).

STATI UNITI – Venerdì la fiducia dei consumatori rilevata dall’Università del Michigan a ottobre è calata più del previsto, a 63 da 68,1 di settembre, con un marcato peggioramento sia delle condizioni correnti (a 66,7 da 71,4) che delle aspettative (a 60,7 da 66).
Le maggiori preoccupazioni sul trend discendente dell’inflazione si sono riflesse sulle aspettative sui prezzi sia ad 1 anno, che sono salite al 3,8% da 3,2% (un massimo da maggio 2023), sia a 5 anni, in aumento al 3% da 2,8%.
Il terzo calo consecutivo dell’indicatore anticipa un probabile rallentamento dei consumi negli ultimi mesi dell’anno dopo un terzo trimestre che ha sorpreso positivamente.

 

COMMENTI:     

ITALIA – Stamane alle 9.30 è convocato il Consiglio dei Ministri che dovrebbe approvare il Documento Programmatico di Bilancio che sarà inviato alla Commissione UE e costituirà la base per la Legge di Bilancio da presentare al Parlamento entro questa settimana.
La manovra lorda dovrebbe valere circa 23 miliardi; il principale intervento sarà il rifinanziamento del taglio al cuneo fiscale (che vale oltre 9 miliardi), la “prima fase della riforma fiscale” con possibile accorpamento delle prima due aliquote IRPEF (4 miliardi), i rinnovi dei contratti del pubblico impiego (almeno 3 miliardi), l’aumento della dotazione alla sanità (3 miliardi), misure per il sostegno alla famiglia e alla natalità (1 miliardo) e il rifinanziamento delle politiche invariate.
Tra le coperture figurano tagli di spesa per 2 miliardi, una possibile rimodulazione degli sconti fiscali (1 miliardo), misure relative al settore dei giochi (1 miliardo) e, forse, un intervento sulla rivalutazione delle pensioni, cui potrebbe aggiungersi un maggiore gettito derivante da un primo modulo della “Global Tax” e dall’avvio del concordato preventivo per le partite IVA.
La manovra netta vale 15,7 miliardi ovvero lo 0,7% del PIL.

ITALIABanca d’Italia ha rivisto le proiezioni di crescita del PIL italiano da 1,3% a 0,7% nel 2023 e da 0,9% a 0,8% nel 2024.
Le proiezioni di inflazione sono state riviste leggermente al rialzo (2023: 6,1%, 2024: 2,4%).

BCE – Secondo Reuters, alcuni membri del consiglio direttivo BCE sarebbero pronti a riproporre un aumento del coefficiente di riserva obbligatoria da 1 a 2-5% la prossima primavera, quando la BCE discuterà le modifiche al quadro operativo della politica monetaria.
La proposta era già stata avanzata (e respinta) lo scorso luglio.
La motivazione sarebbe duplice: ridurre il costo dell’eccesso di riserve per l’Eurosistema e rafforzare la trasmissione della politica monetaria.
La stessa fonte ammette, tuttavia, che tale posizione è ancora lontana dall’essere maggioritaria.
Sul fronte dei tassi, Hernàndez de Cos (Spagna), ha dichiarato che la valutazione di adeguatezza dei tassi formulata in settembre è ancora più valida oggi, dopo l’aumento dei tassi a lungo termine e lo scoppio della nuova guerra israelo-palestinese.

STATI UNITIHarker (Fed di Philadelphia) ha affermato che, a meno di una svolta inattesa dei dati, la banca centrale ha probabilmente terminato il suo ciclo di rialzo dei tassi, ma sarà necessario attendere un po’ di tempo prima che l’impatto della restrizione venga trasmesso completamente all’economia.
Inoltre, ha sottolineato che i recenti aumenti dei rendimenti obbligazionari agiscono come freno alla crescita, riducendo ulteriormente le probabilità di un rialzo aggiuntivo dei tassi della Fed.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in lieve risalita dopo il recupero post-dati di inflazione di giovedì, salendo ancora, seppure di poco, venerdì, aiutato però in questo caso dall’aumento della risk aversion all’inasprirsi del nuovo conflitto israelo-palestinese.
Dai dati di questi giorni (vendite al dettaglio, produzione industriale, sussidi di disoccupazione e Philly Fed) potrebbero giungere ancora indicazioni di carattere misto.
Oggi invece l’indice Empire è atteso in peggioramento: in tal caso il ritracciamento del dollaro in atto stamani dovrebbe ampliarsi.

EUR – Di rifesso al dollaro, l’euro ha chiuso la settimana passata in calo da 1,06 a 1,04 EUR/USD.
Anche il parziale recupero di stamani riflette i driver USA.
Dai dati dell’area nei prossimi giorni (ZEW tedesco, INSEE francese, stima finale dell’inflazione) si attendono indicazioni che dovrebbero confermare una fase di debolezza dell’economia.
A meno di delusioni dai dati USA l’euro dovrebbe mantenersi nella parte medio/bassa del range recente 1,04-1,06 EUR/USD.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro da 1,22 a 1,21 GBP/USD, seguendo principalmente i driver USA e stabilizzandosi contro euro in area 0,86 EUR/GBP.
In questi giorni vi saranno anche spunti sul fronte domestico, dai dati sul mercato del lavoro domani, che dovrebbero mostrare solo una marginale decelerazione delle pressioni salariali, ai dati di inflazione, ancora elevati, fino alle vendite al dettaglio, previste negative.
A meno di sorprese verso il basso sul fronte salari/inflazione la sterlina potrebbe leggermente recuperare contro dollaro sull’idea che la BoE potrebbe procedere ancora con un ultimo rialzo dei tassi.
L’upside appare però ridotto in ragione della debolezza della crescita, a meno di sorprese verso l’alto dalle vendite al dettaglio.
Dalla BoE oggi Pill – che a settembre aveva votato a favore di tassi fermi – ha invece dichiarato che vi sono ancora persistenti pressioni inflazionistiche.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in lieve calo contro dollaro da 148 a 149 USD/JPY, sorretto soprattutto dal monitoraggio (ad ora ufficialmente solo verbale) sul cambio ma in parte anche dall’aumento della risk aversion dovuto alle tensioni in Medio Oriente.
A meno di sorprese verso l’alto dai dati USA in questi giorni le pressioni ribassiste sullo yen dovrebbero ridimensionarsi.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Nell’Eurozona, questa settimana, le prime indagini di fiducia relative al mese di ottobre (ZEW domani, INSEE giovedì) dovrebbero confermare la debolezza delle prospettive cicliche a 3- 6 mesi.
– Il dato relativo ad agosto sulla produzione nelle costruzioni dell’area euro è atteso in contrazione.
– Mercoledì la stima finale dei prezzi al consumo di settembre dovrebbe confermare la prima lettura, con un calo di quasi un punto dell’inflazione nell’Eurozona (a 4,3% a/a).

ITALIA – Oggi, i dati finali italiani dovrebbero confermare che a settembre l’inflazione è calata di un decimo sull’indice nazionale (a 5,3% a/a) ma è risalita di due decimi sull’armonizzato (a 5,7% a/a).

STATI UNITI
– Oggi l’indice Empire della NY Fed è previsto in modesto miglioramento a 6,5 ad ottobre da 1,9 di settembre, in linea con i segnali di moderata ripresa della manifattura degli ultimi mesi.
Il trend recente delle componenti maggiormente anticipatrici punta verso un graduale recupero dell’attività industriale a fine anno, con ordini e consegne tornati entrambi in territorio positivo a settembre.
– I dati sull’attività del mercato immobiliare di settembre non dovrebbero dare ancora segnali di recupero, mentre le vendite al dettaglio e la produzione industriale di settembre potrebbero anticipare un rallentamento del ciclo nei prossimi mesi.
– In calendario anche la pubblicazione da parte della Fed del Beige Book che potrebbe dare indicazioni potenzialmente rilevanti per la riunione del FOMC di inizio novembre.