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16 Novembre 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO
 – La seconda stima ha confermato che nel 3° trimestre la crescita del PIL è decelerata allo 0,2% t/t (2,1% a/a) mentre gli occupati sono cresciuti dello 0,2% t/t (1,7% a/a) da 0,4% t/t (2,7% a/a) dei tre mesi precedenti.
Dopo sei trimestri di espansione, pensiamo che l’economia dell’Eurozona sia destinata a contrarsi già a partire dal trimestre in corso, ma ci aspettiamo un aumento moderato del tasso di disoccupazione nei prossimi mesi.
– A settembre le esportazioni sono cresciute dell’1,6% m/m mentre le importazioni sono calate per la prima volta dopo 19 mesi, di -2% m/m.
Il calo dell’import è spiegato soprattutto dalla flessione dei prezzi energetici dopo il picco di agosto.
Il saldo commerciale (destagionalizzato) resta comunque in deficit, seppur in moderato restringimento, a -37,7 miliardi di euro da -47,6 di agosto.

GERMANIA – Ieri lo ZEW ha registrato un miglioramento superiore alle attese a novembre: l’indice relativo alle attese è salito a -36,7 da un precedente -59,2 (sui massimi da giugno) mentre quello sulla situazione corrente si è portato a -64,5 da -72,2 (comunque su livelli ancora inferiori a quelli di settembre).
Il recupero dei mercati azionari e il calo dei prezzi energetici potrebbero aver giocato un ruolo nel miglioramento del morale; l’indice rimane comunque in territorio ampiamente recessivo.

PAESI BASSI – Nei nel 3° trimestre il PIL è calato di -0,2% t/t (3,1% a/a) da un precedente 2,4% t/t (5,1% a/a).
I consumi privati sono rimasti sostanzialmente stagnanti mentre sono tornati a calare spesa pubblica e investimenti.
Le importazioni sono cresciute ad un ritmo solo modestamente più rapido rispetto alle esportazioni: il canale estero netto ha fornito un apporto sostanzialmente nullo al PIL.
Positivo invece l’apporto delle scorte.

STATI UNITI
 – Ieri, l’indice Empire della NY Fed a novembre ha registrato un incremento di ben 14 punti a 4,5, primo dato positivo da luglio, con un’indicazione di attività circa stabile, ordini in calo (a -3,3) e marginale incremento delle consegne.
L’indagine mostra un segnale positivo per l’occupazione, in rialzo a 12,2, rafforzato anche da un aumento della settimana lavorativa.
Sul fronte dei prezzi, la riduzione delle pressioni inflazionistiche si è interrotta sia per i prezzi pagati sia per quelli ricevuti.
Gli indici a 6 mesi sono negativi, con le condizioni generali in ulteriore calo a -6,1, accompagnate da ordini e consegne in territorio recessivo.
– Il PPI di ottobre ha mostrato un aumento di 0,2% m/m, con l’indice core invariato su base mensile.
I prezzi dei beni core sono in calo di -0,1% m/m (prima correzione da maggio 2020), mentre i servizi registrano un aumento di 0,2% m/m.
Nel comparto dei beni core si conferma il trend verso il basso che si sta trasferendo anche sui prezzi al consumo.
Per quanto riguarda i servizi, nonostante il risultato favorevole di ottobre, per valutare il trend sottostante occorre escludere il contributo dei servizi finanziari che riflettono la correzione dei mercati degli ultimi mesi.
Considerando le altre voci rilevanti per i prezzi al consumo, nel PPI sono in rialzo solido le tariffe aeree e, soprattutto, i servizi sanitari, che hanno un peso maggiore nel deflatore che nel CPI.
Pertanto, occorre non sovrastimare il rallentamento del PPI e i segnali di rallentamento del deflatore di ottobre.

GIAPPONE – Gli ordini di macchinari a settembre hanno sorpreso verso il basso con un calo di -4,6% m/m, contro attese di consenso per un incremento di 0,7% m/m, dopo una contrazione di -5,8% m/m ad agosto.
La variazione trimestrale estiva segna una battuta d’arresto, con una flessione di -1,6% t/t, dopo 8,1% t/t della primavera.
La previsione delle imprese è di ripresa, con +3,6% t/t nel 4° trimestre (2,9% nel manifatturiero e 4,6% nel non manifatturiero).
I dati effettivi dovrebbero essere meno solidi nel manifatturiero e, al contrario, più forti nel non manifatturiero alla luce del tasso di realizzazione delle previsioni.
Nel complesso, comunque, le indicazioni sono di andamento positivo della dinamica degli investimenti nel 4° trimestre.

 

COMMENTI:

UCRAINA – Un missile ha colpito ieri sera una zona rurale in territorio polacco, prossima al confine con l’Ucraina.
Anche se il missile è risultato di fabbricazione russa, il governo polacco ha minimizzato l’accaduto, dichiarando che non ci sono prove su chi lo abbia lanciato, e che si tratta comunque di un evento isolato.
Associated Press riporta dichiarazioni di funzionari statunitensi secondo i quali è probabile che sia stato lanciato dalle forze armate ucraine per intercettare missili russi.
L’incidente sarà discusso alla odierna riunione NATO, ma sembra da escludere che possa portare a un’estensione del conflitto.

STATI UNITI – Dalla Fed, Bostic (Atlanta Fed) ha discusso l’importanza dei ritardi “lunghi e variabili” con cui agisce la politica monetaria e affermato che ora la Fed “calibra la politica sapendo che non vedrà il suo pieno impatto sull’inflazione per mesi”.
Pertanto, è necessario guardare ad altri indicatori dell’inflazione durante la fase di aumento dei tassi: per ora c’è solo “qualche barlume di speranza, in termini di prezzi dei beni”.
Tuttavia, i prezzi dei servizi restano in aumento rapido, con accelerazione del ritmo di aumento in 3 mesi su 4; inoltre il mercato del lavoro non dà segni di riduzione significativa dell’eccesso di domanda che spinge i salari e successivamente i prezzi dei servizi.
Bostic riconosce che gli interventi necessari a piegare l’inflazione possono generare una recessione, che però è “l’alternativa preferibile” rispetto a un’inflazione radicata.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto di nuovo ieri aggiornando i minimi sui dati dei prezzi alla produzione che, similmente all’inflazione di giovedì, hanno mostrato un rallentamento più ampio delle attese.
Il biglietto verde è poi risalito dai minimi già nel pomeriggio di ieri, sull’effetto combinato dell’indice Empire che invece ha sorpreso positivamente, delle dichiarazioni di Bostic (Fed) che ha indicato che un’eventuale recessione come effetto di una politica monetaria restrittiva è da preferirsi a uno scenario di inflazione radicata, e dell’aumento della risk aversion verificatosi dopo che un missile di fabbricazione russa ha colpito la Polonia (al momento però sembra che non sia stato lanciato dalla Russia quanto dall’Ucraina, e che un’escalation del conflitto possa essere evitata).
Dai dati USA di oggi si attendono indicazioni d carattere misto, ma coerenti con uno scenario di decelerazione della crescita.
A meno di imprevisti, il dollaro, in calo anche questa mattina, dovrebbe pertanto mantenersi sulla difensiva.

EURL’euro è salito ulteriormente di riflesso al calo generalizzato del dollaro, aggiornando i massimi a 1,0480 EUR/USD sui dati USA dei prezzi alla produzione aprendo al rialzo anche questa mattina.
Tecnicamente la salita può arrivare fino in area 1,05 EUR/USD senza che sia compromessa la possibilità di successiva correzione, scenario che manteniamo in funzione dell’attesa recessione nell’area euro sullo scavalco dell’anno.
Da seguire comunque oggi i discorsi BCE in calendario, incluso un intervento di Lagarde, per eventuali indicazioni sulla valutazione dello scenario macro area euro e delle implicazioni di policy.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata ieri sul dollaro sui dati USA salendo da 1,17 GBP/USD fino a un massimo temporaneo in area 1,20 GBP/USD, ma questa mattina ha avuto una reazione contrastata, comunque complessivamente in calo, sui dati domestici di inflazione che hanno mostrato un aumento superiore al previsto da 10,1% a 11,1% (contro attese a 10,7%).
Le criticità dello scenario domestico di crescita e inflazione restano un fattore negativo per la valuta britannica, soprattutto nell’incertezza sul fronte della politica fiscale, in attesa dell’annuncio del nuovo piano fiscale domani.
Dopo essersi infatti rafforzata ieri contro euro da 0,88 a 0,87 EUR/GBP la sterlina sta facendo invece marcia indietro questa mattina.
Da seguire oggi un intervento di Bailey, per eventuali nuove indicazioni sul sentiero di policy della BoE.

JPYAnche lo yen si è rafforzato ieri contro dollaro sui dati di PPI statunitensi e annesso calo dei rendimenti a lunga USA, portandosi da 140 a 137 USD/JPY.
Stamani i rendimenti stanno risalendo e lo yen sta cedendo di nuovo, ma a meno di sorprese eclatanti di dati USA il downside dello yen dovrebbe essere limitato.
Contro euro la valuta nipponica mostra una dinamica volatile a livello intraday ma si mantiene nel range 143-145 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

ITALIA. – Oggi la stima finale di ottobre dovrebbe rivedere al ribasso la crescita dei prezzi al consumo sia sull’indice NIC, al 3,1% m/m da 3,5% della stima flash, che sull’armonizzato, al 3,6% m/m da 4%.
La revisione riguarderebbe la componente energia, ed è imputabile al nuovo metodo introdotto dall’ARERA per l’aggiornamento delle tariffe.
L’inflazione annua potrebbe essere rivista al ribasso di quattro decimi sia sull’indice nazionale, all’11,5% a/a, che sull’IPCA, al 12,4% a/a, comunque in netto aumento rispetto ai dati di settembre (rispettivamente a 8,9% e 9,4%).
La componente di fondo (sul NIC) è attesa confermare il 5,3% a/a della stima preliminare. La media d’anno dell’indice IPCA potrebbe attestarsi all’8,4% nel 2022 e intorno al 7,4% nel 2023.

STATI UNITI
 – Oggi la produzione industriale di ottobre dovrebbe mostrare un aumento di 0,2% m/m, con una variazione solida per il manifatturiero e moderazione nelle utility, per via del clima mite.
– Le vendite al dettaglio di ottobre dovrebbero accelerare, con un rialzo di 0,9% m/m, spinto dalle auto (in aumento di 11% m/m in volume) e dalla benzina.
Il settore auto sta recuperando parte del terreno perso per via delle strozzature all’offerta nei trimestri passati, mentre per la benzina peserà il nuovo incremento dei prezzi.
Al netto delle auto, le vendite dovrebbero aumentare di 0,4% m/m, ed essere solo modestamente positive escludendo anche la benzina e i materiali da costruzione, con contributi negativi da abbigliamento e altri beni non essenziali.