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16 Novembre 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO – I dati (destagionalizzati) sul commercio internazionale di beni in settembre hanno registrato un calo delle esportazioni di -0,4% m/m (dopo il +0,5% m/m di agosto) e un aumento delle importazioni di +1,5% m/m (da +2,4% m/m precedente).
Il 3° trimestre si chiude quindi con importazioni di beni in crescita a ritmi superiori alle esportazioni (3,2% contro 1,6% t/t) ma i dati di contabilità nazionali già pubblicati suggeriscono che il canale estero abbia comunque fornito un apporto positivo alla crescita del PIL grazie al rimbalzo delle esportazioni dei servizi (per esempio il turismo) e all’effetto della forte crescita dei prezzi all’import sul valore reale degli scambi commerciali.

STATI UNITI – L’indice Empire della NY Fed di novembre ha sorpreso verso l’alto con un aumento a 30,9 e rialzi per ordini, consegne e ordini inevasi.
Un elemento positivo è il balzo dell’indice occupazione, sui massimi storici.
Sul fronte dei prezzi, si registrano ulteriori aumenti sia per i prezzi pagati sia per quelli ricevuti.
L’indice di attività a 6 mesi cala dal livello molto elevato di ottobre, ma rimane in territorio ampiamente espansivo.
Il quadro del settore manifatturiero rimane dunque positivo, anche se caratterizzato sempre da vincoli all’offerta.

 

COMMENTI:

BCE – La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha dichiarato al Parlamento Europeo che vede “l’inflazione restare nel medio termine sotto il nostro nuovo obiettivo simmetrico del 2%”.
È improbabile che le condizioni per un rialzo dei tassi si realizzino nel 2022, mentre Lagarde ha detto di non volersi sbilanciare sul 2023.
Anche il vicepresidente De Guindos ha ribadito che i fattori dietro il rialzo dell’inflazione sono temporanei, anche se potrebbero durare più del previsto.
De Guindos ha aggiunto che le vulnerabilità di imprese e governi consigliano una rimozione graduale degli stimoli fiscali, e che potrebbe essere arrivato il momento di considerare anche una almeno parziale attivazione delle politiche macroprudenziali, in particolare per controllare i rischi crescenti nel settore immobiliare in alcuni Paesi.
Anche il governatore della Banca di Spagna, De Cos, ha ribadito che un rialzo dei tassi nel 2022 è improbabile.

STATI UNITI
 – Barkin (Richmond Fed) ha detto che la Fed farà “quello che deve fare” in termini di politica monetaria, ma per ora è utile avere più dati nei prossimi mesi per valutare se l’inflazione tornerà a scendere e se l’offerta di lavoro aumenterà.
A suo avviso, è opportuno avere del tempo per dare una valutazione dello scenario.
– Sul fronte della politica fiscale, ieri Biden ha firmato il pacchetto infrastrutture per 1 tln di dollari, mentre il Congressional Budget Office ha detto che le stime degli effetti fiscali del pacchetto Build Back Better Act dovrebbero essere pronte entro il 19 novembre.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana al rialzo aggiornando di nuovo i massimi dell’anno grazie all’indice Empire che è salito molto più delle attese e al conseguente rialzo dei rendimenti, soprattutto a lunga.
Dai dati di oggi si attendono altri spunti favorevoli, in particolare dalle vendite al dettaglio, ma anche dalla produzione industriale.
Se non deluderanno il dollaro dovrebbe quindi rafforzarsi ulteriormente o comunque consolidare.

EURL’euro di converso ha aperto la settimana in ampio calo, aggiornando i minimi dell’anno a 1,1350 EUR/USD, penalizzato dalla combinazione di generalizzata forza del dollaro e debolezza propria dovuta alla conferma da parte della BCE, ancora nelle parole di Lagarde, della necessità di mantenere un approccio di policy molto cauto, e reiterazione del messaggio i tassi non saliranno l’anno prossimo.
Se i dati USA di oggi non deluderanno l’euro potrebbe scendere ancora.
Tecnicamente il downside si colloca in area 1,12 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in leggero rialzo contro dollaro, restando però in area 1,34 GBP/USD, e in ampio rafforzamento contro euro da 0,85 a 0,84 EUR/GBP, complice soprattutto il calo dell’EUR/USD.
Ieri ha ricevuto supporto da nuove dichiarazioni del governatore della BoE Bailey che ha confermato preoccupazione per la dinamica inflazionistica, spiegando che le condizioni del mercato del lavoro stanno diventando più “tirate”, come effettivamente confermano i dati che sono stati pubblicati questa mattina.
Come ha ribadito anche Bailey, saranno però i dati in uscita il mese prossimo che potranno mostrare i primi effetti della chiusura del programma “furlough scheme”: i dati usciranno il 14 dicembre, due giorni prima della riunione BoE del 16 dicembre e, se positivi, potrebbero spingere la BoE ad anticipare il primo rialzo dei tassi già al mese prossimo.
Oggi comunque la sterlina risentirà anche della reazione ai dati USA: se il dollaro si rafforzerà la sterlina potrebbe venirne indebolita, ma meno dell’euro, grazie alla prospettiva di avvio a breve del ciclo di rialzi dei tassi BoE, per cui il rafforzamento contro euro proseguirebbe.

JPYLo yen ha aperto la settimana in solo lieve calo contro dollaro da 113 a 114 USD/JPY, e in rafforzamento contro euro da 130 a 129 EUR/JPY per via del maggior calo dell’EUR/USD.
La mancata rottura del range contro dollaro (resistenze in area 114 USD/JPY) dovrebbe essere solo rinviata al momento in cui i rendimenti USA intraprenderanno una salita più ampia e sostenuta: la reazione alle vendite al dettaglio USA di oggi sarà un buon primo test in tal senso.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – I dati di contabilità nazionale relativi al 3° trimestre dovrebbero riportare una crescita del PIL di 0,7% t/t (3,7% a/a) in Olanda, trainata da consumi privati (1,7% t/t) e investimenti (1,9% t/t).
La seconda stima relativa al complesso dell’Eurozona dovrebbe confermare che nel 3° trimestre il PIL è cresciuto di 2,2% t/t (3,7% a/a).
Alla luce delle difficoltà nella stima dell’attività economica nel contesto corrente una revisione del dato non appare comunque improbabile.
Durante l’estate la crescita dell’occupazione dovrebbe invece aver accelerato leggermente a 0,8% t/t (1,7% a/a), da 0,7% t/t precedente.
– In Italia e Francia le stime finali degli indici dei prezzi al consumo dovrebbero confermare l’accelerazione dell’inflazione ad ottobre.

STATI UNITI – Oggi il focus sarà sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale di ottobre.
Per le prime, la previsione è un solido rialzo al netto delle auto (2,3% m/m), sulla base dei segnali dell’indicatore settimanale della Chicago Fed, che ha rilevato un forte incremento nella prima metà del mese e una successiva stabilizzazione.
Le auto dovrebbero contribuire positivamente dopo il calo di settembre.
Anche la produzione industriale, attesa in rialzo di 0,7% m/m, dovrebbe dare informazioni positive per la crescita del 4° trimestre.
I prezzi all’import di ottobre dovrebbero registrare una netta accelerazione, con un aumento di 0,9% m/m, confermando la persistenza delle pressioni inflazionistiche.