Seguci su twitter

Categorie

16 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri nell’area euro la produzione industriale è cresciuta di 0,7% m/m a gennaio dopo il calo di -1,3% m/m di fine 2022.
Il dato è però gonfiato dalla volatile lettura irlandese: tra le principali economie, solo la Germania ha registrato un incremento.
La produzione potrebbe essere salita anche a febbraio e in media anche nel 1° trimestre, ma il recupero dell’industria sembra essere dovuto più alla normalizzazione dei fattori all’offerta (prezzi energetici, strozzature nelle catene produttive) che ad una riaccelerazione della domanda.

FRANCIA – L’inflazione di febbraio è stata rivista al rialzo di un decimo sia sull’indice armonizzato che su quello nazionale, rispettivamente al 7,3% e al 6,3% a/a.
L’inflazione core è salita al 6,1% da 5,6% di gennaio.
Per via della diversa tempistica delle misure varate dal Governo, l’inflazione francese potrebbe mostrare nei prossimi mesi una dinamica divergente rispetto al resto dell’Eurozona, toccando un picco solo durante l’estate.

STATI UNITI
 – Ieri, le vendite al dettaglio di febbraio hanno mostrato una contrazione di -0,4% m/m, dopo 3,2% m/m di gennaio (rivisto da 3% m/m).
Il dato al netto delle auto è in calo di -0,1% m/m. In generale le correzioni di febbraio sono state moderate e hanno confermato un solido trend verso l’alto per la maggior parte delle voci.
Il quadro che emerge dalle vendite dei primi due mesi dell’anno è di significativa riaccelerazione della crescita dei consumi nel 1° trimestre.
– Il PPI di febbraio ha sorpreso verso il basso, con un calo di -0,1% m/m e un rialzo modesto per l’indice core (0,2% m/m).
I prezzi dei beni core sono saliti di 0,35% m/m e i servizi per i consumatori hanno dato indicazioni di moderazione (sanità, tariffe aeree) che fanno prevedere un deflatore core in aumento più contenuto rispetto al CPI core di febbraio.
– L’indice Empire della NY Fed a marzo è calato a -24,6 da -5,5 di febbraio, con indicazioni di miglioramento delle strozzature all’offerta, ma deterioramento della domanda.
Ordini, consegne, occupazione segnalano contrazione, e gli indici a 6 mesi segnalano previsioni di stabilità.

 

COMMENTI:

BCEL’esito della riunione di politica monetaria della BCE, sostanzialmente scontato fino a giovedì scorso, è divenuto più incerto a seguito della turbolenza scatenata dalla crisi di alcune banche locali negli Stati Uniti, e che ieri ha travolto anche Credit Suisse.
La BCE dovrà valutare se l’evento implica una restrizione delle condizioni finanziarie sufficientemente ampia da giustificare un minor aumento dei tassi rispetto ai 50pb programmati per marzo (l’unico motivo incontrovertibile, questo, per rinunciare a un aumento di 50pb).
Se la risposta sarà negativa, dovrà poi considerare in che modo la decisione sui tassi può influenzare il rischio di contagio.
Al riguardo, non è scontato che una mossa più piccola sarebbe di aiuto, perché potrebbe invece essere colta come un segnale che ci sono concreti rischi di contagio; inoltre, non è con tassi più bassi che si contrasta una crisi di fiducia nelle banche.
L’arma più potente contro il rischio di contagio è la trasparenza sui rischi nel bilancio delle banche europee, in un contesto in cui molti osservatori hanno già sottolineato la migliore posizione dell’eurozona rispetto agli Stati Uniti.
La comunicazione della BCE dovrà oggi impegnarsi su questo fronte.
I mercati scontano stamane un rialzo di 25pb, seguito da un’altra mossa di 25pb a maggio/giugno.
I rischi rispetto allo scenario incorporato nei prezzi sono tutti al rialzo.
Riguardo alle proiezioni dello staff, ci aspettiamo per il 2023 una revisione al rialzo della stima di crescita (modesta) e al ribasso di quella di inflazione (ampia).
Il livello più alto dei tassi incorporato nelle curve quando la BCE ha chiuso le previsioni potrebbe implicare una limatura delle proiezioni di crescita 2024-25, così come delle proiezioni di inflazione core.
Tuttavia, queste ultime resteranno sopra il 2%.
Non ci attendiamo annunci sul ritmo del QT (15 mld al mese fino a giugno), ma potrebbe aver senso sospendere il QT durante la turbolenza.
La BCE potrebbe anche rinforzare e rendere più specifico il messaggio sulla disponibilità ad adeguare le operazioni di rifinanziamento in coerenza all’orientamento della politica monetaria.
Un’altra possibilità è un annuncio sul dispiegamento degli strumenti disponibili per ridurre il rischio di frammentazione finanziaria nell’attuale contesto di turbolenza finanziaria, soprattutto se si procedesse con il rialzo programmato di 50pb.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è risalito ampiamente ieri, recuperando oltre metà del calo in atto da venerdì post-fallimento di SVB, non tanto grazie ai dati USA (che anzi hanno fornito indicazioni di indebolimento – vendite al dettaglio – anche oltre le attese – indice Empire – mostrando un rallentamento più marcato del previso per i prezzi alla produzione) quanto per un rinnovato significativo aumento della risk aversion innescato questa volta dal crollo di Credit Suisse.
L’istituto bancario svizzero riportava perdite già negli ultimi mesi, ma a far precipitare la situazione ieri è stata la notizia che il principale azionista, la Saudi National Bank, ha reso noto di non voler concedere altre iniezioni di liquidità dopo il recente aumento di capitale.
La SNB, la banca centrale svizzera, ha fatto sapere di essere pronta a intervenire a sostegno di Credit Suisse se necessario e questa mattina è stato reso noto che ha aperto una linea di credito di emergenza fino a 54 miliardi di dollari a favore di Credit Suisse.
Su questa novità il dollaro sta facendo marcia indietro.
La portata internazionale di CS è infatti significativa e un eventuale fallimento avrebbe ripercussioni ben più ampie rispetto a SVB.
Dai dati USA di oggi (Philly Fed, sussidi di disoccupazione e settore immobiliare) non si attendono indicazioni in grado di far salire autonomamente il dollaro, ma è probabile che la rilevanza dei dati oggi sia bassa, restando più importante l’evoluzione della risk aversion.
Sviluppi negativi che la facessero aumentare ulteriormente favorirebbero ancora il dollaro, che dovrebbe risentire anche – di riflesso – della reazione dell’euro all’esito della riunione BCE.

EURL’euro ha corretto vistosamente ieri da 1,07 a 1,05 EUR/USD sul crollo di Credit Suisse, e le probabilità implicite nei tassi di mercato di rialzo dei tassi BCE nei prossimi mesi si sono ridimensionate ulteriormente e la BCE ha chiesto alle banche europee di comunicare la propria esposizione a Credit Suisse per poter valutare il rischio di contagio.
Dalla riunione BCE di oggi si attendeva un altro rialzo di 50 pb – e questo resta ancora lo scenario centrale, soprattutto dopo l’intervento della SNB a favore di Credit Suissema il mercato ora ne incorpora con probabilità piena uno di 25 pb, con probabilità poco inferiore al 50% che si arrivi a 50 pb.
Se anche la BCE si atterrà ai piani, alzando di 50 pb, questo potrebbe favorire l’euro solo limitatamente (resistenze principali in area 1,07 EUR/USD) se le tensioni innescate dal crollo di Credit Suisse non rientreranno, in particolare se la BCE dovesse mettere in dubbio la prosecuzione dei rialzi nei prossimi mesi.
L’ipotesi più probabile è tuttavia che si limiti a condizionarli all’evoluzione della situazione sul fronte bancario.
Importanti saranno le nuove previsioni di crescita e inflazione, che dovrebbero essere riviste rispettivamente al rialzo e al ribasso.
Al di là dell’esito della riunione BCE, l’euro tornerebbe a indebolirsi in caso di altri sviluppi negativi sul fronte bancario europeo (supporti chiave in area 1,04 EUR/USD, fascia successiva di supporti in area 1,02 EUR/USD).

GBPLa sterlina ha corretto ieri contro dollaro da 1,21 a 1,20 GBP/USD sul crollo di Credit Suisse, ma meno dell’euro, rispetto al quale si è infatti rafforzata da 0,88 a 0,87 EUR/GBP.
Il Budget presentato da J. Hunt è improntato alla crescita, ma non attraverso indiscriminati tagli delle tasse, quanto mediante misure mirate a favorire l’occupazione, supportare le famiglie (servizi per l’infanzia, tetto sulle bollette energetiche) e le imprese (agevolazioni per gli investimenti), sulle quali peserà però a breve l’aumento dell’imposta societaria.
Anche le attese di rialzo dei tassi BoE si sono ridimensionate ed ora il mercato sconta un aumento di 25 pb alla riunione BoE di giovedì prossimo con probabilità leggermente inferiore al 50%.
A nostro avviso, a meno di ulteriori sviluppi negativi sul fronte bancario, l’opzione di un rialzo di 25 pb alla riunione di giovedì prossimo rimane ancora valida.
L’OBR ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita da -1,4% di novembre a -0,2% per quest’anno e da 1,3% a 1,8% il prossimo, e al ribasso l’inflazione per quest’anno da 7,3% a 6,1% ma lievemente al rialzo quella per il prossimo da 0,7% a 0,9% – ancora, comunque, sotto l’1% per tre anni.
Un eventuale ulteriore deterioramento del quadro bancario/finanziario indebolirebbe ancora la sterlina, ma probabilmente meno dell’euro.

JPYLo yen invece si è rafforzato ieri contro dollaro da 135 a 132 USD/JPY sul calo dei rendimenti a lunga USA e dovrebbe mantenersi supportato fintantoché l’avversione al rischio non rientrerà.
Lo yen si è rafforzato ancora di più contro euro da 144 a 139 EUR/JPY complice anche il calo dell’EUR/USD e anche in questo caso dovrebbe restare supportato se la BCE oggi manterrà un orientamento cauto alla luce del crollo di Credit Suisse.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Questa mattina la stima definitiva dei prezzi al consumo di febbraio dovrebbe confermare la lettura preliminare, con un’inflazione annua in calo al 9,2% dal 10% di gennaio sull’indice nazionale e al 9,9% dal 10,7% sull’IPCA (i listini sarebbero cresciuti di +0,3% m/m sul NIC e di +0,2% m/m sull’armonizzato).
L’inflazione al netto di energia e alimentari freschi dovrebbe essere confermata in salita al 6,4% dal 6% di gennaio sull’indice domestico e al 7,1% dal 6,6% sull’IPCA.

STATI UNITI
 – Oggi l’indice della Philadelphia Fed di marzo dovrebbe mantenersi in territorio recessivo, ma risalire a -12 da -24,3.
– I nuovi cantieri residenziali di febbraio sono previsti circa stabili a 1,310 mln, con le licenze in calo a 1,320 mln, sulla scia dell’interruzione del trend in calo dei tassi sui mutui.