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16 Marzo 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – La produzione industriale è risultata stagnante a gennaio; le prospettive per i prossimi mesi non sono incoraggianti: l’industria sarà il settore più penalizzato dallo shock sui prezzi e dalle difficoltà di approvvigionamento di materie prime, e gli effetti non dovrebbero esaurirsi nel breve termine.

FRANCIA – L’inflazione di febbraio è stata confermata in salita al 3,6% a/a sull’indice nazionale (massimo dal 2008), mentre è stata rivista al rialzo di un decimo al 4,2% a/a armonizzato (record dall’inizio delle rilevazioni nel 1991); la dinamica dei prezzi è vista salire ancora nei prossimi mesi, avvicinandosi al 6% in media annua nel 2022.

GERMANIA – Ieri l’indice ZEW ha registrato la peggior contrazione mensile di sempre, a -39,2 a marzo da 54,3 di febbraio; anche l’indice sulla situazione corrente ha visto un calo a -21,4 da -8,1 precedente.
Il dato risente evidentemente della crisi geopolitica internazionale; il preoccupante balzo delle aspettative di inflazione (+107,7 punti rispetto al mese precedente) segnala il rischio di stagflazione.
Le preoccupazioni degli analisti riguardano anche l’Eurozona: l’indice delle aspettative dei prezzi cresce di 104,6 punti e più del 75% degli operatori vede una crescita dell’inflazione nell’eurozona nei prossimi sei mesi.

STATI UNITI
 – Ieri, il PPI di febbraio ha mostrato un aumento di 0,8% m/m (10% a/a).
Il rallentamento dell’inflazione core a +0,2% m/m è dovuta principalmente all’effetto del calo dei prezzi delle attività finanziarie e al loro riflesso sulle commissioni di gestione che hanno determinato una correzione nei servizi core (-0,35% m/m), a fronte di un ampio rialzo per i beni core (0,75% m/m).
– L’indice Empire della NY Fed contrariamente alle attese positive a marzo è entrato in territorio recessivo, con un calo a -11,8, minimo da maggio 2020.
L’indagine mostra crescenti difficoltà dall’offerta (ordini inevasi, tempi di consegna) con prezzi pagati sempre elevati e prezzi ricevuti a un nuovo record.
L’indice a 6 mesi è però positivo e in miglioramento e riflette aspettative favorevoli per l’attività.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Il Consiglio dell’UE ha esteso le sanzioni economiche alla Russia, allargando la lista di soggetti (imprese e persone fisiche) soggette ad embargo, vietando nuovi investimenti nel settore energetico ed estrattivo e bloccando sia l’import di acciaio e ferro, sia l’export di prodotti di lusso dall’UE verso la Russia.
Inoltre, la Commissione europea ha ricevuto il mandato di appoggiare in ambito WTO la dichiarazione a favore della sospensione per la Russia dello stato di nazione più favorita in ambito commerciale (vedi qui per i dettagli).

STATI UNITIOggi si conclude la riunione del FOMC, che dovrebbe aprire il ciclo restrittivo della politica monetaria con un rialzo dei tassi di 25pb e maggiori informazioni riguardo a un imminente inizio della riduzione del bilancio.
Nelle proiezioni macro, il FOMC dovrebbe rivedere nettamente verso l’alto l’inflazione a fine 2022, e verso il basso il tasso di disoccupazione, e mantenere l’inflazione core attesa sopra il 2% anche nel 2023.
Con questo scenario, la mediana dei tassi dovrebbe incorporare rialzi vicini a 1,5pp nel 2022.
Un elemento cruciale sarà il punto di arrivo atteso per il 2023, che potrebbe essere vicino alla neutralità (2,5%).
I toni della conferenza stampa potrebbero essere hawkish, visto il contesto di inflazione in continuo rialzo, con rischi di un picco ben oltre l’8% a/a.
Powell potrebbe indicare che i rialzi saranno attuati a riunioni consecutive e di entità definita in base all’evoluzione dei dati.
Le nostre previsioni vedono un rialzo di 25pb a marzo, con interventi consecutivi a tutte le riunioni fino a luglio, e un rialzo atteso nel 2022, pari ad almeno 150pb e un punto di arrivo fra 2,5 e 2,75% nel 2023.
L’incertezza sulle previsioni è enormemente amplificata dalla guerra, ma a nostro avviso i rischi per i tassi sono ancora verso l’alto, alla luce delle pressioni inflazionistiche crescenti che aumentano la probabilità di tassi restrittivi, tali da generare un significativo rallentamento della crescita e una possibile recessione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è stabilizzato ieri sui livelli di lunedì, in prossimità dei massimi recenti, ed è in lieve ritracciamento ribassista oggi, per via di un leggero rientro della risk aversion al procedere dei negoziati – seppure ancora difficili – tra Russia e Ucraina oltre che per l’attesa del FOMC di questa sera, che offrirà un test importante per il biglietto verde.
La Fed avvierà il ciclo di rialzi dei tassi (attesi oggi 25 pb) e indicherà l’avvicinarsi dell’inizio del processo di riduzione del bilancio.
Rivedrà inoltre al rialzo le previsioni di inflazione a fronte del conflitto e fornirà le nuove previsioni di aumento dei tassi: attualmente il mercato sconta 150-175 pb di rialzo quest’anno e il punto di arrivo del ciclo di restrizione dovrebbe essere intorno a 2,50-2,75%.
La Fed potrebbe inoltre aprire le porte ad un rialzo di 50 pb alla prossima riunione di maggio.
Il dollaro dovrebbe trarre ancora beneficio, nel breve, da uno scenario di restrizione monetaria di questo tipo, ma come reazione di impatto immediata l’effetto positivo potrebbe essere smorzato perché il mercato sconta già un sentiero di aggiustamento significativo.
A maggior ragione il dollaro non ne trarrebbe beneficio nell’immediato qualora la Fed dovesse fornire un sentiero di rialzi anche solo leggermente più cauto rispetto alle attese di mercato, magari a fronte di una crescita ancora robusta ma leggermente meno forte, e/o se nel frattempo la risk aversion dovesse ridursi ulteriormente in relazione agli sviluppi sul fronte russo-ucraino.

EURL’euro si è leggermente rafforzato tra ieri e oggi, consolidando in area 1,09 e riaffacciandosi anche a quota 1,10 EUR/USD, sorretto dalla prosecuzione dei negoziati tra Russia-Ucraina.
Il FOMC di questa sera sarà un test significativo per il cambio.
Se le indicazioni della Fed riusciranno a favorire il dollaro a livello generalizzato l’euro arretrerebbe di nuovo, con possibile test dei supporti a 1,0900 EUR/USD.
Se invece il dollaro non dovesse beneficiarne come reazione immediata l’euro ne uscirebbe rafforzato, ma con upside limitato (entro 1,10 EUR/USD), in assenza di reali evoluzioni positive sul fronte russo-ucraino.

GBPLa sterlina è riuscita a riprendersi dai minimi di ieri contro dollaro a 1,2997 GBP/USD risalendo in area 1,30 GBP/USD, grazie al leggero rientro della risk aversion e agli ottimi dati sul mercato del lavoro, ma i rischi verso il basso la lasciano più volatile contro euro, rispetto al quale oggi è di nuovo in calo, seppure marginale, da 0,83 a 0,84 EUR/GBP.
Se l’esito del FOMC favorirà subito il dollaro a livello generalizzato, la sterlina ne risentirà anch’essa (downside nella fascia 1,29-1,28 GBP/USD), e nell’immediato forse leggermente più dell’euro.
In caso contrario si rafforzerebbe contro dollaro verso 1,31 GBP/USD, ma in misura limitata, e probabilmente analoga a quella dell’EUR/USD.
Decisiva per la valuta britannica sarà comunque la riunione di domani, non tanto per la decisione sui tassi (atteso un altro rialzo di 25 pb) quanto per le indicazioni sulle modalità di prosecuzione del sentiero successivo alla luce del conflitto russo-ucraino.

JPYLo yen si è indebolito ancora ieri sia contro dollaro, sulla salita dei rendimenti USA, aggiornando i minimi a 118,44 USD/JPY, sia contro euro da 129 a 130 EUR/JPY.
Oggi è pressoché stabile contro dollaro e lievemente in calo ancora contro euro, in attesa del FOMC.
Se il dollaro riuscirà a trarre beneficio dall’esito della riunione della Fed lo yen potrà accelerare subito la discesa verso 119 USD/JPY.
In caso contrario, un ulteriore calo dovrebbe potersi considerare solo rinviato, per via dell’ulteriore allargamento atteso dei differenziali di rendimento a fronte della divergenza tra BoJ e Fed.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi la stima finale dell’inflazione di febbraio è attesa confermare l’accelerazione sia sul NIC, da 4,8% a 5,7% a/a (nuovo massimo dal 1995), che sulla misura armonizzata UE, al 6,2% a/a (massimo da quando esiste la serie storica) dal 5,1%, spinta da energia e alimentari.
L’inflazione italiana in media d’anno nel 2022 dovrebbe superare il 6%.

STATI UNITI – Le vendite al dettaglio a febbraio sono previste in rialzo di 0,7% m/m (0,1% m/m in termini reali), nonostante la frenata delle auto.
Le vendite al netto delle auto dovrebbero registrare invece un nuovo ampio incremento, con una variazione attesa di 1,6% m/m (0,8% m/m in termini reali), in linea con i dati dell’indice CARTS della Chicago Fed, spinte anche da ulteriori rialzi nella ristorazione, con segnali positivi per i consumi del 1° trimestre.