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16 giugno 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – La seconda lettura dell’inflazione di maggio ha confermato la stima preliminare.
L’inflazione annua è salita a 1,3% (massimo da novembre 2018) sul NIC, dall’1,1% del mese precedente; i prezzi sono rimasti stabili sul mese.
Le pressioni al rialzo sul valore tendenziale sono venute principalmente dalla crescita dei beni energetici (a 13,8% a/a da 9,8% precedente), legata anche ad effetti base favorevoli, che compensa la frenata dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (a zero da 0,7% precedente).
I prodotti alimentari hanno ampliato sia pur di poco il loro calo (da -0,5% a -0,7%), mentre si registra una accelerazione per i trasporti (4,8% a/a da 2,9% precedente).
L’inflazione di fondo è rallentata a 0,2% a/a da 0,3% precedente.
L’inflazione armonizzata (IPCA) è stata rivista al ribasso di un decimo rispetto alla stima flash, a 1,2% a/a (in aprile, la variazione annua era stata dell’1%); sul mese, l’indice ha fatto registrare un lieve calo (-0,1% m/m).
In prospettiva, l’inflazione è attesa accelerare ulteriormente nel trimestre estivo; il picco in corso d’anno dovrebbe essere raggiunto a settembre, attorno all’1,7%.
In sintesi, stimiamo un’inflazione all’1,2% in media annua nel 2021 (da -0,1% l’anno scorso) e all’1% l’anno prossimo; i rischi su queste previsioni sono oggi al rialzo.
In ogni caso, l’inflazione italiana dovrebbe rimanere più contenuta rispetto alla media della zona euro.

AREA EURO – Ad aprile le esportazioni di beni sono calate di -2,3% m/m (dato destagionalizzato) da +2,8% m/m precedente mentre le importazioni sono cresciute di +2,4% m/m da +6,3% m/m di marzo.
Il saldo commerciale (non destagionalizzato) è calato a 10,9 miliardi di euro da 22,3 miliardi precedente. Nel 2° trimestre le importazioni dovrebbero crescere a ritmi superiori alle esportazioni e il canale estero netto dovrebbe quindi tornare a contribuire negativamente alla crescita del PIL dopo il marginale apporto positivo fornito a inizio 2021.

FRANCIA – La stima finale ha confermato la salita dell’inflazione a maggio, sia sull’indice nazionale (a 1,4% a/a da 1,2% di aprile) che sulla misura armonizzata (a 1,8% a/a da 1,6% precedente).
Sul mese, i prezzi al consumo hanno segnato un aumento di tre decimi su entrambe le misure (la variazione congiunturale dell’inflazione armonizzata è stata rivista al ribasso di un decimo).
Sull’anno, l’aumento dell’indice domestico è spiegato ancora dai rincari dell’energia (a 11,7% a/a da 8,8% di aprile).
I prezzi dei beni manifatturieri calano lievemente (-0,1% a/a), dopo il -0,2% a/a di aprile.
Il calo dei listini alimentari, stabile rispetto al mese precedente (-0,3% a/a), è legato ad effetti base sfavorevoli; l’inflazione rallenta sui servizi (all’1,1% a/a dall’1,2% di aprile).
In prospettiva, il picco in corso d’anno dovrebbe essere raggiunto ad ottobre.
In media d’anno nel 2021, l’inflazione è vista a 1,4% sull’indice nazione e 1,6% sull’armonizzato.

STATI UNITI
 – Le vendite al dettaglio a maggio calano di -1,3% m/m (28,1% a/a), dopo 0,9% m/m di aprile (rivisto verso l‘alto da una variazione circa nulla).
Al netto delle auto, le vendite sono in calo di -0,7% m/m, con le auto in flessione di -3,7% m/m (+34,8% a/a).
Le vendite fra marzo e maggio sono in rialzo di 36,2% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Le vendite al netto dei servizi della ristorazione (che aumentano di 1,8% m/m), calano di -1,7% m/m (+24,4% a/a): fra le voci positive di maggio, spiccano l’abbigliamento (3% m/m), la salute e cura della persona (+1,8% m/m) e alimentari e bevande (1% m/m).
Sono invece ampiamente negativi i materiali da costruzione, l’elettronica e l’arredamento.
Una misura della volatilità della spesa in questo ultimo anno è data dalla variazione delle vendite per abbigliamento (+200,3% a/a) e della ristorazione (+70,6% a/a).
I dati sono in linea con la previsione di un riaggiustamento delle quote di beni e servizi sul totale della spesa, in netto rialzo anche sulla scia della revisione dei dati di aprile.
– La produzione industriale a maggio aumenta di 0,8% m/m (16,3% a/a), dopo 1% m/m di aprile. La variazione mensile di maggio è spinta da tutti i settori: manifatturiero, +0,9% m/m, estrattivo, +1,2% m/m, utility, +0,2% m/m.
Per tipologia di prodotto, sia i beni di consumo sia quelli capitali registrano incrementi di 0,8% m/m. l’andamento positivo del manifatturiero risente della ripresa dell’attività nel settore auto, in rialzo di 5,7% m/m, dopo -4,1% m/m di aprile, grazie a un temporaneo sollievo alla scarsità di semiconduttori.

GIAPPONE – Gli ordini di beni durevoli al netto delle componenti volatili ad aprile aumentano di 0,6% m/m, con ampie divergenze fra settori.
Il manifatturiero registra un incremento di 10,9% m/m, mentre il non manifatturiero segna un calo di -11% m/m, confermando il perdurare degli effetti dello stato di emergenza e delle restrizioni collegate all’ondata di contagi ripresa ad aprile.
Dopo un calo del PIL nel 1°trimestre, una stagnazione nel 2°, l’attività complessiva dovrebbe tornar in crescita in estate.

 

COMMENTI:

GERMANIA – Il governo federale ha esteso le misure di sostegno alle imprese e ai lavoratori autonomi colpiti dalla pandemia fino al 30 settembre, prevedendo risarcimenti fino a un massimo di 40 milioni di euro in aggiunta ai 12 già previsti per le imprese che hanno subito un calo di fatturato di almeno il 30%.
Anche lo schema di sostegno occupazionale speciale è stato prorogato.
Le nuove misure introducono poi un sussidio per le imprese che assumono lavoratori o cessano anticipatamente di ricorrere al meccanismo di sostegno occupazionale; il sussidio è parametrato alla differenza fra il costo del lavoro nel luglio 2021 e quello nel maggio 2021, e pari al 60% in luglio, 40% in agosto e 20% in settembre.

STATI UNITI – Alla riunione di giugno, il FOMC dovrebbe modificare il comunicato in direzione ottimistica, sia sul fronte economico sia su quello sanitario. Il miglioramento della valutazione congiunturale dovrebbe riguardare tanto la crescita, quanto l’occupazione.
Per l’inflazione, si dovrebbe reiterare che il rialzo recente “riflette in larga misura fattori transitori”.
L’aggiornamento delle proiezioni economiche, che dovrebbe registrare significative revisioni verso l’alto per la crescita (da 6,5% e 3,3%) e l’inflazione (da 2,4% e 2%) a fine 2021 e a fine 2022.
Per il tasso di disoccupazione atteso a fine 2021 potrebbe esserci una modesta limatura di 1-2 decimi, ma non particolarmente rilevante.
Il focus sarà però sulle proiezioni dei tassi, con rischi di uno spostamento verso l’alto della mediana per il 2023, che fino a marzo era in linea con tassi stabili.
Nel grafico a punti di marzo, 11 previsori vedevano tassi fermi nel 2023, con una dispersione di 7 punti al di sopra della stabilità (1 per 1 rialzo, 1 per due rialzi, 3 per 3 rialzi e 2 per 4 rialzi).
Degli 11 punti “fermi”, 6 sono probabilmente del Board e 5 di presidenti di Fed regionali (di cui 3 “dovish” e difficilmente modificabili).
Uno spostamento della mediana del 2023 potrebbe avvenire con un segnale compatto del Board a favore di un rialzo atteso anticipato rispetto alle precedenti previsioni.
Finora il FOMC si è concentrato a preparare la discussione sul tapering, e molto meno il possibile spostamento del primo rialzo, sottolineando la necessità di raccogliere ulteriori informazioni sul mercato del lavoro e la transitorietà del rialzo dell’inflazione.
A nostro avviso la probabilità di un cambiamento della mediana dei tassi del 2023 è elevata, ma marginalmente sotto il 50%.
Nella conferenza stampa, Powell dovrebbe sottoscrivere il messaggio dei verbali di aprile e dei discorsi recenti, secondo cui l’economia sta facendo progressi su molti fronti rispetto a dicembre 2020 e la fase di emergenza pandemica si sta risolvendo.
Tuttavia, Powell dovrebbe anche comunicare cautela nella lettura dei dati e pazienza nella valutazione dello scenario, sottolineando che la Fed aspetterà ulteriori conferme prima di aprire la fase preparatoria alla rimozione dello stimolo.
Manteniamo la previsione che il FOMC cominci effettivamente a parlare di tapering in autunno, per poi iniziare a ridurre gli acquisti “gradualmente e metodicamente” nel 2022.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro mostra una dinamica contrastata in attesa del FOMC di questa sera.
Ieri si è rafforzato ulteriormente, ma poi ha in parte ritrattato anche per via dei dati, che hanno fornito indicazioni miste (l’indice Empire è sceso più del previsto, mentre i prezzi alla produzione hanno confermato pressioni verso l’alto sull’inflazione e le vendite al dettaglio sono risultate più deboli delle attese ma previa revisione verso l’alto sul mese precedente).
Questa sera la Fed lascerà invariati i parametri di policy, ma rivedrà al rialzo le previsioni di crescita e inflazione.
Tuttavia, l’aspetto chiave per quanto riguarda l’impatto sul dollaro riguarda il tema del tapering.
Se, dato il miglioramento dello scenario, verrà trasmesso il messaggio che si sta avvicinando il momento per avviare la discussione sul tapering, il dollaro dovrebbe rafforzarsi a livello generalizzato.
Se invece la retorica dovesse mantenersi ancora molto cauta, pur a fronte di una revisione migliorativa del quadro USA, il dollaro potrebbe venire indebolito.
Questo tuttavia non impedirebbe un rafforzamento successivo già nel breve, se i dati effettivi confermeranno il miglioramento atteso dello scenario.

EUR – L’euro è salito marginalmente ieri da 1,2099 a un massimo di 1,2148 EUR/USD, ma le oscillazioni sono ridotte in attesa del FOMC.
Se la Fed segnalerà l’avvicinarsi dell’apertura della discussione sul tapering l’euro dovrebbe correggere (test dei supporti chiave a 1,2000 EUR/USD).
In caso contrario dovrebbe rafforzarsi verso 1,22 EUR/USD, ferma restando la possibilità di correzione successiva se i dati USA non deluderanno, poiché la BCE ha confermato il mantenimento di condizioni monetarie molto accomodanti anche nel 3° trimestre.

GBP – La sterlina ha approfondito ieri il calo sia contro dollaro da 1,41 a 1,40 GBP/USD sia contro euro da 0,85 a 0,86 EUR/GBP, sulla scia del rinvio della riapertura totale post-lockdown, ma oggi è già in parziale risalita su entrambi i fronti dopo che i dati di inflazione hanno mostrato un incremento superiore alle attese con salita a 2,1%, ovvero sopra target (2,0%).
La BoE ha già preventivamente spiegato che in questo periodo si sarebbero potute osservare pressioni inflazionistiche aggiungendo però che si tratta di sviluppi transitori.
Al di là del breve, tuttavia, un’eventuale incorporazione di maggiori pressioni nelle aspettative di inflazione potrebbe contribuire a consolidare aspettative di avvio del ciclo di rialzi dei tassi BoE già l’anno prossimo, il che favorirebbe un apprezzamento della sterlina sia contro dollaro sia contro euro.
Per oggi, intanto il focus si sposterà anche per la sterlina sull’esito del FOMC, per cui in caso di reazione rialzista del dollaro la valuta britannica arretrerebbe contro dollaro ma tendenzialmente non contro euro per via di un maggior calo atteso dell’EUR/USD.
Nel caso opposto invece la sterlina dovrebbe rafforzarsi sia contro dollaro sia contro euro.

JPY – Il calo dello yen contro dollaro si è fermato e da 110 è rientrato a 109 USD/JPY poiché i rendimenti giapponesi stanno seguendo quelli USA al rialzo.
Si tratta tuttavia di movimenti molto ridotti in attesa di indicazioni più chiare dal FOMC.
Contro euro la dinamica è un po’ più contrastata ma comunque contenuta in uno spazio ridotto in area 133 EUR/JPY.
Se il dollaro si rafforzerà sull’esito del FOMC, lo yen dovrebbe tornare a scendere oltre quota 110 USD/JPY, indebolendosi, seppure di meno, anche contro euro, dato che invece la BoJ, alla riunione di venerdì, confermerà la necessità di mantenere condizioni molto espansive ancora a lungo.
In caso invece di reazione ribassista del dollaro post-FOMC, lo yen dovrebbe rafforzarsi rispetto al biglietto verde, ma probabilmente indebolirsi contro euro per via del maggio rafforzamento atteso dell’EUR/USD, dato che l’indirizzo di policy della BoJ resterà in ogni caso più accomodante.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – I nuovi cantieri residenziali a maggio sono attesi in aumento a 1,64 mln, dopo 1,569 di aprile. Gli occupati nelle costruzioni residenziali hanno registrato un incremento di 4400 il mese scorso, con indicazioni positive per l’attività, dopo la contrazione di aprile.
Le licenze dovrebbero crescere a 1,75 mln da 1,73 mln, con indicazioni di moderato trend verso l’alto per il settore.