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16 Gennaio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale è calata per il terzo mese consecutivo a novembre, di -0,3% m/m da un precedente -1,1% m/m.
L’output è diminuito di -3,7% rispetto a un anno prima, e risulta di -2,6% inferiore ai livelli precedenti lo scoppio della guerra in Ucraina, nonché in rotta per una contrazione di -1,7% t/t nel 4° trimestre del 2022.
La flessione è imputabile al comparto energetico, dove la produzione è diminuita del -4,5% m/m; nel solo settore manifatturiero l’output è cresciuto marginalmente (+0,1% m/m, dopo una diminuzione cumulata di -2,5% tra settembre e ottobre).
L’industria dovrebbe aver frenato la crescita del valore aggiunto a fine 2022 (i dati appaiono coerenti con una contrazione del PIL), e non ci aspettiamo un significativo miglioramento nei mesi iniziali del nuovo anno.

AREA EURO – Venerdì in Eurozona la produzione industriale ha mostrato un rimbalzo di 1% m/m a novembre (2% a/a) da un precedente -1,9% m/m.
Continuiamo a credere che l’industria frenerà la crescita del valore aggiunto tra fine 2022 e inizio 2023, anche se l’entità della contrazione potrebbe risultare meno severa del previsto.
I più recenti dati di attività industriale in Germania e Francia, infatti, suggeriscono rischi al rialzo sulle stime sul PIL del 4° trimestre 2022 (abbiamo recentemente rivisto al rialzo la nostra previsione per l’Eurozona, a -0,1% t/t da un precedente -0,3% t/t).

GERMANIA – La prima stima annua del PIL ha mostrato un andamento dell’attività economica migliore delle attese.
Secondo Destatis, la crescita è stata di +1,9% nel 2022, il che implica un PIL invariato su base congiunturale nel trimestre finale dell’anno.

FRANCIA – La stima finale conferma che l’inflazione è risultata calata al 5,9% dal 6,2% precedente sull’indice nazionale e al 6,7% dal 7,1% sull’armonizzato.
La variazione congiunturale dei prezzi al consumo è stata confermata in calo al -0,1% m/m sia sull’indice nazionale, che sull’armonizzato.

STATI UNITI – Venerdì, la fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a gennaio (prel.) è risalita più delle attese, con un rialzo a 64,6 da 59,7 di dicembre, concentrato nelle condizioni correnti, sulla scia dell’ulteriore calo del prezzo della benzina.
Le aspettative di inflazione hanno segnato un ulteriore calo sull’orizzonte a 1 anno, a 4%, da 4,4%, mentre sull’orizzonte a 5 anni sono restano all’interno del ristretto intervallo di fluttuazione dell’ultimo anno e mezzo, a 3%.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Da segnalare che oggi l’Eurogruppo dovrebbe diffondere una dichiarazione sull’euro digitale, che richiederà nei prossimi anni anche interventi normativi.

STATI UNITI
 – Il segretario del Tesoro Yellen ha comunicato che il 19 gennaio verrà raggiunto il limite del debito e il Tesoro procederà con le ormai consuete misure straordinarie.
Secondo Yellen, intorno a giugno il Tesoro non sarà più in grado di finanziarsi se non verrà alzato il limite.
La profonda spaccatura emersa all’interno del partito repubblicano in occasione dei voti per la nomina dello speaker della Camera e il cambiamento di diverse regole procedurali rendono probabile uno scontro sul limite anche più feroce di quello del 2011, con seri rischi di volatilità sui mercati durante la primavera e l’inizio dell’estate.
– Dalla Fed, Bullard (St Louis Fed) ha segnalato che i mercati potrebbero essere troppo ottimisti sull’inflazione, con il rischio che la dinamica dei prezzi rallenti meno di quanto atteso e la Fed debba reagire.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al ribasso per via dell’ulteriore calo dell’inflazione USA, aggiornando i minimi questa notte su livelli abbandonati a maggio.
Questa mattina sta risalendo, ma dovrebbe trattarsi di una reazione temporanea.
Dai dati in uscita (indice Empire, Philly Fed, produzione industriale e vendite al dettaglio) si attendono segnali di indebolimento della crescita con rischio di recessione in arrivo.
La tendenza ribassista del dollaro dovrebbe quindi proseguire, a meno di un aumento della risk aversion, che è invece scesa molto di recente.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo da 1,06 a 1,08 EUR/USD, aggiornando qui i massimi su livelli abbandonai ad aprile.
La settimana entrante propone tra i dati lo ZEW tedesco domani, atteso in miglioramento, e vari discorsi BCE, che dovrebbero confermare la necessità di proseguire a ritmo deciso con i rialzi dei tassi.
Alla luce di questo e degli sviluppi sul fronte USA, l’euro dovrebbe consolidare, se non immediatamente, nel giro di poco.
I livelli correnti sono da monitorare: l’euro ha rotto la resistenza di 1,0840 EUR/USD, ma non l’ha ancora sfondata in senso proprio, e uno sfondamento aprirebbe tecnicamente il fronte rialzista verso 1,12-1,14 EUR/USD.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata al rialzo contro dollaro da 1,20 a 1,22 GBP/USD, perlopiù di riflesso al generalizzato calo di quest’ultimo.
Infatti, è salita meno dell’euro, rispetto al quale si è invece indebolita da 0,87 a 0,88 EUR/GBP.
Dai dati di questa settimana si attendono indicazioni di carattere misto, con segnali di stabilizzazione sul mercato del lavoro e sul fronte dell’inflazione, e di recupero per le vendite al dettaglio.
Il quadro sarebbe coerente con uno scenario di rialzi dei tassi BoE nei prossimi mesi superiori alla Fed ma inferiori alla BCE.
La sterlina dovrebbe quindi ancora rafforzarsi contro dollaro, ma meno dell’euro.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in rafforzamento contro dollaro da 132 a 127 USD/JPY, aggiornando i massimi su livelli abbandonati a maggio, principalmente al formarsi di attese che la BoJ possa allentare ulteriormente il controllo della curva già alla riunione di mercoledì.
Altre modifiche di policy, dopo quelle di dicembre, nella direzione di mitigare l’assetto espansivo, favorirebbero un nuovo rafforzamento dello yen, sia contro dollaro sia contro euro.
Nei giorni scorsi, infatti, lo yen si è apprezzato anche contro euro da 142 a 138 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Gli unici dati odierni sono quelli italiani sul commercio estero in novembre.
– La settimana è piuttosto povera di indicatori congiunturali.
L’indice ZEW tedesco, prima indagine relativa al mese di gennaio, dovrebbe mostrare un ulteriore recupero delle aspettative sull’economia.
– La produzione delle costruzioni nell’Eurozona potrebbe aver registrato una contrazione nel mese di novembre.
– Infine, la seconda lettura dell’inflazione in Germania, Italia e nel complesso dell’area euro è attesa confermare la flessione registrata nelle stime flash.

STATI UNITI
 – Oggi i mercati sono chiusi per Martin Luther King Jr Day.
In settimana, si completerà il quadro dei dati di attività di dicembre e verranno pubblicate le prime indagini del settore manifatturiero di gennaio.
L’indice Empire e quello della Philadelphia Fed di inizio 2023 dovrebbero mantenersi in territorio recessivo.
– Per dicembre, la produzione industriale, le vendite al dettaglio, i nuovi cantieri residenziali e le vendite di case esistenti dovrebbero mantenersi sui trend negativi in atto, in linea con un’elevata probabilità di recessione entro pochi mesi.