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16 Febbraio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il debito pubblico a fine 2020 ha raggiunto 2.569,3 miliardi, con un balzo di 159,4 miliardi rispetto all’anno precedente.
In percentuale del PIL, il debito dovrebbe attestarsi a circa 155,4%, in ampio aumento dal 134,7% del 2019, ma su livelli inferiori a quanto atteso.
L’aumento del debito è dovuto sia alla crescita del fabbisogno delle Amministrazioni Pubbliche (152,4 miliardi) sia all’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (+9,6 miliardi, a 42,5).

AREA EURO – La produzione industriale dell’Eurozona è calata di -1,6 m/m in dicembre, dopo il +2,6% m/m (rivisto al rialzo) di novembre.
Il livello della produzione è inferiore solamente del -0,8% rispetto a un anno fa (da -0,6% a/a precedente).
La divisione per destinazione finale mostra una flessione di -3,1% m/m per i beni di investimento e di -0,6% m/m per i beni di consumo non durevoli, mentre crescono di +0,8% m/m i durevoli e di +1,0% m/m gli intermedi; l’aumento è più ampio per la produzione di energia (+1,4% m/m).
È possibile una nuova flessione nel mese di gennaio, per via delle misure restrittive adottate in alcuni Paesi dell’Eurozona e di problemi di approvvigionamento nel settore automotive.

FRANCIA – Il tasso di disoccupazione è sceso all’8,0% nel 4° trimestre, dopo il 9,1% dei mesi estivi; il dato è quasi stabile (-0,1%) rispetto ad un anno fa.
Il calo del tasso dei senza lavoro è dovuto principalmente all’aumento degli occupati, e poi, come già accaduto nel secondo trimestre, all’aumento del tasso di inattività, a causa delle difficoltà “logistiche” nella ricerca attiva di lavoro durante la fase di lockdown.
Il tasso di disoccupazione giovanile è sceso di oltre tre punti percentuali, a 18,4%.
Ci aspettiamo una salita del tasso di disoccupazione nel trimestre corrente.
L’effetto della crisi è stato ritardato dalle misure di sostegno mirate a preservare i contratti di lavoro esistenti e dalla rinuncia a cercare occupazione durante la crisi pandemica, sicché il picco della disoccupazione potrebbe manifestarsi con maggiore ritardo del solito.

 

COMMENTI:

AREA EURO – La Commissione Europea pubblicherà le raccomandazioni in tema di politiche di bilancio a fine maggio, mentre l’esame di piani fiscali nazionali e raccomandazioni da parte dell’Eurogruppo è previsto il 17 giugno.
Il documento di orientamento comune sulle politiche fiscali sarà invece discusso il 12 luglio.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in calo, comunque lieve, in assenza di spunti nuovi che smentiscano i segnali negativi emersi dai dati recenti. In ogni caso ieri i mercati USA erano chiusi per festività, pertanto il vero test per il biglietto verde si avrà a partire da oggi, con l’indice Empire di febbraio atteso in aumento.
Se il dato non deluderà, la discesa del dollaro dovrebbe almeno rallentare.

EURL’euro ha aperto la settimana in marginale rialzo, compresso comunque nella parte bassa di quota 1,21 EUR/USD e perlopiù di riflesso al calo del dollaro.
I dati di produzione industriale dell’area sono risultati peggiori delle attese, limitando l’upside del cambio.
Un test più importante si avrà oggi con lo ZEW tedesco, soprattutto nel confronto rispetto all’indice Empire USA.
Se i dati confermeranno il divario tra area euro e USA a favore degli USA, la salita dell’euro dovrebbe fermarsi.

GBPAll’opposto, la sterlina ha aperto la settimana al rialzo, aggiornando i massimi sia contro dollaro da 1,38 a 1,39 GBP/USD per rivedere livelli abbandonati circa tre anni fa (aprile 2018) sia contro euro, ancora in area 0,87 EUR/GBP ma sui massimi da maggio 2020.
La sterlina beneficia della debolezza del dollaro, dell’impostazione risk-on dei mercati e dell’aspettativa di allentamento delle misure di contenimento a breve, anche grazie alla rapidità con cui sta procedendo la campagna vaccinale.
Johnson dovrebbe annunciare i dettagli del piano di allentamento entro una settimana.

JPYLo yen invece ha aperto la settimana in calo sia contro dollaro da 104 a 105 USD/JPY sia contro euro da 127 a 128 EUR/JPY rispetto al quale è andato a rivedere minimi abbandonati oltre due anni fa a dicembre 2018.
La debolezza dello yen riflette l’impostazione risk-on dei mercati, preludendo a ulteriori cali della valuta nipponica in corso d’anno.

 

PREVSIONI:

AREA EURO – La seconda lettura del PIL nel 4° trimestre 2020 dovrebbe confermare la contrazione di -0,7% t/t e -5,1% a/a vista nella stima preliminare.
La domanda interna dovrebbe aver contribuito negativamente alla crescita nel trimestre autunnale, per via del crollo dei consumi.
Il 2020 dovrebbe chiudersi con una contrazione di -6,8% rispetto al 2019, meglio delle attese.
I conti nazionali completi saranno diffusi il 9 marzo.

PAESI BASSI – Nel 4° trimestre il PIL è visto in contrazione di -1,7% t/t da +7,8% t/t precedente, in seguito ad una flessione della domanda interna e in particolar modo dei consumi.
La variazione tendenziale dovrebbe passare a -4,6% a/a da -2,5% a/a del trimestre estivo.
In media annua il PIL è atteso in calo del -4,2% nel 2020, peggio del -3,7% della crisi finanziaria del 2009.

GERMANIA – L’indice ZEW dovrebbe migliorare nuovamente a febbraio, con l’indice sulle attese stimato da 61,8  a 63,4.
L’indicatore della situazione corrente è atteso correggere a -68 rispetto al -66,4 di gennaio, a causa del prolungamento delle misure restrittive fino al 7 marzo.

STATI UNITI – L’indice Empire della NY Fed a febbraio è previsto a 4,6 (da 3,5 di gennaio).
L’attività nel settore manifatturiero rimane in espansione, anche se in questa prima fase dell’anno sarà renata da vincoli di capacità, collegati in primis alla mancanza di chip, che hanno già costretto quasi tutte le case automobilistiche a rallentare la produzione e a chiudere alcuni stabilimenti.
Il collo di bottiglia nel settore dei semiconduttori potrebbe durare per gran parte del 1° semestre, limitando occupazione e output nel settore auto e nell’indotto.
L’indagine dovrebbe segnalare domanda solida e prospettive positive per i prossimi sei mesi, pur in presenza dei vincoli all’offerta.
Come per l’indagine della Philadelphia Fed, anche per l’Empire sarà importante monitorare gli indici di prezzo, e in particolare quello dei prezzi ricevuti per seguire eventuali sviluppi di pressioni inflazionistiche in una fase di potenziale eccesso di domanda.