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15 Ottobre 2019 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – L’indice Empire della NY Fed a ottobre è stato pubblicato con un giorno di anticipo per “difficoltà tecniche”. L’indice di attività segnala marginale espansione, con un rialzo da 2 di settembre a 4. Gli ordini sono stabili a 3,5, ma gli ordini inevasi calano in territorio ancora più negativo rispetto a settembre, con indicazioni di riduzione del libro ordini ininterrotta da giugno.
Invece le consegne accelerano, salendo a 13 da 5,8. Gli occupati segnalano un modesto incremento, in linea con una stabilizzazione della dinamica di impiego nel settore. Le aspettative a 6 mesi sono di moderata espansione, ma si mantengono su livelli nettamente inferiori a quelli visti nel 2018. I dati danno informazioni coerenti con marginale crescita dell’attività, in contrasto con quanto segnalato dall’ISM, che ha invece registrato due mesi consecutivi di contrazione. La relazione fra l’ISM e le indagini regionali del settore si è incrinata negli ultimi mesi, con l’ISM in territorio recessivo e le indagini regionali con segnali di stagnazione o moderata espansione.

CINA L’inflazione dei prezzi al consumo è salita da 2,8% in agosto a 3% a/a in settembre, più delle attese (consenso Bloomberg 2,9%), spinta al rialzo essenzialmente dall’aumento dei prezzi del comparto alimentari (11,2% a/a in settembre), trainato dagli effetti negativi dell’influenza suina sull’offerta di carne di maiale, il cui prezzo è salito del 69,3% a/a. Negli altri comparti l’inflazione è rimasta stabile o in lieve rallentamento mentre il comparto dei trasporti ha registrato il decimo mese di calo consecutivo dei prezzi (-2,9% a/a). L’inflazione al netto degli alimentari è scesa da 1,1% a 1,0% a/a in settembre e quella core (al netto di alimentari e carburanti ed energia) è rimasta stabile a 1,5%. L’inflazione dei prezzi alla produzione ha continuato a scendere (-1,2% a/a) trainata al ribasso dalla diminuzione dei prezzi delle materie prime e dei beni manufatti.
L’inflazione continuerà ad essere influenzata dall’aumento dei prezzi degli alimentari nei prossimi mesi, e l’effetto della diminuzione dei prezzi dell’energia comincerà a scemare, ma la mancanza di pressioni da domanda dovrebbe mantenere stabile l’inflazione core lasciando ancora intatto lo spazio di manovra per un ulteriore allentamento monetario.

 

COMMENTI:

ITALIA – Dopo il rinvio di ieri, è convocato per questa sera (alle 21, secondo fonti di stampa) il Consiglio dei Ministri che dovrebbe approvare il Draft Budgetary Plan da inviare alla Commissione UE entro la mezzanotte. Accanto ad esso, dovrebbe essere licenziato anche il decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio. La manovra lorda è salita da 29 ad almeno 32 miliardi, per via dell’ampliamento di alcuni interventi espansivi (cuneo fiscale, pensioni, investimenti), ma non vi è ancora pieno accordo nella maggioranza sulle coperture (nelle ultime ore, sembra tornata possibile una rimodulazione delle tax expenditures in funzione del reddito; inoltre, secondo un comunicato del MEF, il decreto prevede un rinvio delle rate fiscali che dovrebbe fruttare circa 3 miliardi di maggiori entrate nel 2020).

AREA EURO – La banca centrale olandese (DNB) ritiene che il protratto regime di bassi tassi di interesse rappresenti uno dei maggiori rischi per la stabilità finanziaria a livello internazionale.
L’incentivo alla riduzione del debito è venuto meno, mentre si sono create le condizioni per un’eccessiva assunzione di rischi da parte di investitori come fondi pensione e assicurazione, che sono in difficoltà a onorare i propri impegni. La DNB vede il rischio che si creino bolle speculative sui mercati finanziari. I commenti sono contenuti nel rapporto sulla stabilità finanziaria, pubblicato ieri.

BREXIT – La stampa britannica riferisce che l’Unione Europea si sta preparando a un’estensione dei negoziati a dopo il Consiglio Europeo del 17-18 ottobre, in quanto la proposta britannica non rappresenta ancora una base sufficiente per finalizzare un accordo. Si parla di un possibile vertice straordinario entro fine ottobre: se i negoziati saranno fruttuosi, servirebbe a ratificare l’accordo; in caso contrario, dovrebbe discutere una probabile richiesta di proroga oltre il 31 ottobre, che il Benn Act obbliga il governo a richiedere il 19 ottobre.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha aperto la settimana in leggero recupero rispetto alla correzione di venerdì, ma i movimenti di ieri sono solo parzialmente rilevanti vista la chiusura per festività dei mercati USA.
Secondo Bloomberg inoltre la Cina avrebbe chiesto nuovi negoziati per fine mese per chiarire alcuni dettagli degli accordi commerciali con gli USA di venerdì prima che il Presidente cinese firmi il nuovo patto.
Sul fronte dati oggi esce l’indice Empire, atteso in calo, e sono in programma vari discorsi Fed.
Oggi partono anche gli acquisti di T-Bills (60 miliardi di dollari al mese fino al secondo trimestre 2020) decisi per fronteggiare i problemi di liquidità sul mercato monetario: le nuove misure, che non sono un Q.E., avranno l’effetto di ridurre i tassi a breve. Nel complesso, a meno di sorprese positive dai dati o di dichiarazioni hawkish dalla Fed, il dollaro potrebbe trovarsi di nuovo sotto pressione.

EUR – L’euro ha aperto la settimana in leggero arretramento dai massimi di venerdì ma muovendosi in un range stretto tra 1,1011 e 1,1048 EUR/USD, traendo solo scarso beneficio dai dati di produzione industriale dell’area che hanno mostrato un recupero leggermente più ampio delle attese. Oggi uscirà lo ZEW tedesco atteso in peggioramento. A meno di una sorpresa positiva dal dato il cambio dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi. Tuttavia, qualora i dati USA dovessero deludere clamorosamente, l’euro potrebbe tentare un test della prima resistenza chiave di 1,1070 EUR/USD. Se non viene lesa resta tecnicamente in essere il fronte ribassista. Dalla BCE ieri De Guindos ha detto di non aspettarsi una recessione nell’area euro, ma di prevedere comunque una crescita molto bassa più a lungo.

GBP – La sterlina ha aperto la settimana in arretramento sia contro dollaro da 1,26 a 1,25 GBP/USD sia contro euro da 0,87 a 0,88 EUR/GBP sulla notizia che l’UE vorrebbe estendere i negoziati su Brexit oltre il vertice di giovedì-venerdì, dal momento che i termini proposti finora dal governo britannico non sarebbero sufficienti per raggiungere un accordo entro il summit.
Questa mattina tuttavia la sterlina ha aperto di nuovo al rialzo dopo le dichiarazioni del caponegoziatore UE Barnier, secondo il quale un accordo sarebbe ancora possibile questa settimana, per quanto molto difficile, e dopo indiscrezioni di stampa secondo cui il governo britannico, dopo un nuovo incontro tra Johnson e la leader del DUP Arlene Foster, avrebbe intenzione di presentare una nuova proposta questa mattina per risolvere l’impasse sulla questione irlandese.
Fonti britanniche avrebbero però cercato di smorzare l’entusiasmo chiarendo che si tratterebbe del normale scambio di proposte nel contesto delle trattative già in corso in questi giorni.
Comunque, sviluppi favorevoli su questo fronte spingerebbero ulteriormente al rialzo la valuta britannica.
Sul fronte dati escono oggi quelli sul mercato del lavoro attesi moderatamente positivi. Più significativi dovrebbero essere tuttavia gli interventi BoE in programma (Carney e Vlieghe), in particolare quello di Carney dopo le recenti dichiarazioni del governatore BoE che avrebbe lasciato intendere che in caso di hard Brexit sarebbe più probabile un taglio dei tassi piuttosto che un rialzo. Ieri infatti Cunliffe, dalla BoE, ha dichiarato invece che in caso di uscita senza accordo non è ancora chiaro se sarebbe più opportuno alzare o abbassare i tassi.

JPY – Lo yen ha aperto la settimana pressoché stabile mantenendosi in area 108 USD/JPY contro dollaro e 119 EUR/JPY contro euro. Dopo la reazione inizialmente molto positiva dei mercati venerdì agli sviluppi sul fronte USA-Cina e su Brexit è tornata la cautela, che ha evitato alla valuta nipponica nuovi cedimenti.
A meno di sorprese positive dagli USA lo yen dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi. Dalla BoJ Kuroda questa notte ha ribadito che la banca centrale è pronta ad allentare ulteriormente la politica monetaria se necessario per mantenere – o riportare – l’inflazione sul sentiero di convergenza verso il target.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – L’indice ZEW è atteso tornare a calare a ottobre, stimiamo a -30,4 dopo il forte recupero a -22,5 di settembre. L’indice sulla situazione corrente potrebbe migliorare a -12,0 dopo il -19,9 precedente. Sul morale degli operatori dovrebbe aver pesato il ritorno di avversione al rischio sui mercati finanziari, in connessione con l’escalation sul fronte della guerra commerciale, il rischio crescente di una no-deal Brexit e i nuovi focolai di crisi geopolitica.