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15 Marzo 2022 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Ieri, la Survey of Consumer Expectations della NY Fed di febbraio ha mostrato aspettative di inflazione in rialzo a 6% e 3,8% sugli orizzonti a 1 e 3 anni, rispettivamente.
Le aspettative per la spesa nel prossimo anno hanno toccato un nuovo massimo per la serie, salendo a 6,4% (+0,9 pp) con incrementi diffusi a tutte le fasce di reddito, di età e di istruzione, con indicazioni positive per lo scenario dei consumi.

CINA
 – La produzione industriale è salita dello 0,34% m/m, come in gennaio, rispetto allo 0,42% m/m di dicembre.
In termini cumulati ha registrato un aumento del 7,5% a/a nei primi due mesi dell’anno, da 9,6% a/a dell’intero 2021 (4,3% a/a in dicembre).
La decelerazione della produzione nel settore dei servizi è stata maggiore, da 13,1% del 2021 (3% a/a in dicembre) a 4,2% cum. a/a in febbraio.
– Gli investimenti fissi nominali sono invece aumentati del 12,2% cum. a/a rispetto a 4,9% nell’intero 2021, con un rimbalzo sia per le imprese statali che per le aziende private, e variazioni mensili superiori a quelle di fine 2021.
Gli investimenti immobiliari hanno continuato a rallentare (3,7% cum. a/a in febbraio rispetto a 4,4% a/a nell’intero 2021) mentre sono nettamente accelerati gli investimenti nel settore manifatturiero (20,9% cum. a/a in febbraio rispetto a 13,5% a/a nell’intero 2021).
– Le vendite al dettaglio nominali sono salite del 6,7% cum, in rallentamento da 12,5% a/a dell’intero 2021.
– Il tasso di disoccupazione urbano è aumentato da 5,1% in dicembre a 5,5% in febbraio, toccando un massimo da marzo 2021.

 

COMMENTI:

RUSSIA – La Russia ha annunciato il blocco delle esportazioni di zucchero fino al 31 agosto e di frumento, mais, segale e orzo fino al 30 giugno (limitatamente ai paesi confinanti inclusi nell’unione euroasiatica, cioè Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, e per la parte eccedente le quote autorizzate).

CINA
 – La PBOC ha lasciato invariato il tasso sulle operazioni di rifinanziamento a medio termine a 2,85% e i dati dei primi due mesi dell’anno sono stati tutti molto migliori delle attese di consenso, anche se restano di difficile valutazione perché sono quasi tutti in termini cumulati (manca la variazione tendenziale di gennaio) a causa della variabilità della cadenza per le festività del capodanno cinese.
Nel complesso i dati segnalano un rallentamento congiunturale della produzione industriale e una stabilizzazione delle vendite al dettaglio rispetto al 4° trimestre mentre gli investimenti, nonostante la decelerazione nel settore immobiliare, sono tornati ad accelerare.
Rimangono difficili invece le condizioni nel mercato del lavoro.
– I focolai di Covid in Cina potrebbero avere ripercussioni commerciali nelle prossime settimane, ma al momento l’indice aggregato di congestione dei porti pubblicato da Refinitiv è al livello più basso da metà 2020.
L’attività economica ritornerà comunque ad essere sotto pressione, frenata dalle misure di contenimento dell’ondata di contagi che sta colpendo il Paese, la peggiore dopo quella iniziale di Wuhan.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha aperto la settimana inizialmente in lieve rialzo ieri, ma poi ha ritracciato nel corso della giornata e così sta facendo anche oggi.
Il ritracciamento è marginale e il biglietto verde rimane su livelli elevati, molto vicino ai massimi recenti raggiunti lunedì scorso.
Il lieve arretramento riflette sia l’attesa per il FOMC di domani sera, sia una fase di più generalizzata attesa dei mercati in relazione agli sviluppi del conflitto russo-ucraino.
Il quarto round di negoziati tra Russia e Ucraina svoltosi ieri non ha portato a progressi di rilievo e i colloqui riprenderanno oggi, ma al procedere dei tentativi, i prezzi del petrolio stanno arretrando (da un massimo di 139 US$/b per il brent lunedì scorso a un minimo odierno di 100 US$/b).
Oggi l’indice Empire è atteso in aumento e, insieme alla prospettiva che domani la Fed confermi le aspettative di un ciclo di rialzi dei tassi robusto, questo dovrebbe offrire supporto al dollaro.
Un eventuale rientro della risk aversion e/o delle quotazioni petrolifere potrebbero però prevalere in questa fase riducendo o neutralizzando il beneficio che il dollaro potrebbe altrimenti trarre dagli spunti favorevoli sul fronte domestico.

EURL’euro ha aperto la settimana pressoché stabile ieri sui livelli di venerdì tra 1,0899 e 1,0993 EUR/USD rafforzandosi questa mattina fino a riaffacciarsi a quota 1,10 EUR/USD principalmente sulla scia degli sviluppi, diretti e indiretti, sul fronte del conflitto, ovvero al procedere dei tentativi negoziali e sull’arretramento delle quotazioni petrolifere.
Lo ZEW tedesco però stamani è peggiorato molto più del previsto per via del conflitto russo-ucraino.
L’incertezza che permane su quest’ultimo fronte insieme all’imminente avvio del ciclo di restrizione Fed mantengono rischi verso il basso sull’euro nel breve e anche in fase rialzista del cambio ne limitano l’upside.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in calo sia contro dollaro da 1,3079 a 1,2997 GBP/USD sia contro euro da 0,83 a 0,84 EUR/GBP, per via dei nuovi rischi verso il basso sulla crescita dell’economia britannica posti dalla combinazione di inflazione più elevata a causa del conflitto russo-ucraino e necessaria prosecuzione dei rialzi dei tassi BoE.
Oggi contro dollaro la sterlina sta parzialmente recuperando grazie all’arretramento delle quotazioni petrolifere e ai positivi dati sul mercato del lavoro pubblicati questa mattina.
I rischi però sono verso il basso nel breve in funzione dell’esito del FOMC di domani sera e della riunione BoE giovedì.
Infatti, mentre la Fed potrà permettersi di indicare un sentiero di rialzi robusto, la BoE, pur proseguendo con i rialzi nei prossimi mesi, potrebbe segnalare maggiore esitazione sul profilo successivo per via degli accresciuti rischi verso il basso sulla crescita.
Il downside di breve dovrebbe restare contenuto entro la fascia di supporti 1,29-1,28 GBP/USD.

JPYLo yen ha aperto la settimana in calo sia contro dollaro, da 117 a 118 USD/JPY, dove ha aggiornato qui i minimi di nuovo oggi, sia contro euro da 128 a 130 EUR/JPY.
Contro dollaro questa mattina sta leggermente ritracciando, perlopiù per ragioni tecniche dopo l’ampio movimento degli ultimi giorni.
Rimane tuttavia spazio per ulteriore indebolimento soprattutto in funzione del nuovo allargamento dei differenziali di rendimento rispetto agli USA, con la Fed che aprirà il ciclo di rialzo domani e la BoJ che venerdì confermerà la necessità di mantenere ancora condizioni monetarie massimamente espansive.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – La lettura finale dovrebbe confermare che a febbraio l’inflazione ha raggiunto il 3,6% a/a (0,7% m/m) sull’indice domestico e il 4,1% a/a (0,8% m/m) su quello armonizzato: il dato nazionale sarebbe un massimo dal 2008 mentre quello armonizzato un record dall’inizio delle rilevazioni nel 1991.
L’inflazione potrebbe salire ancora nei prossimi mesi, verosimilmente avvicinandosi al 6% in media annua nel 2022.

GERMANIA – Questa mattina l’indice ZEW è atteso crollare a marzo, sulla scia del conflitto russo-ucraino e del conseguente rialzo dei prezzi delle materie prime energetiche: l’indice headline è visto scendere a 28 da 54,3 punti; l’indicatore sulla situazione corrente dovrebbe correggere a -20 punti da -8,1 di febbraio.

AREA EURO – La produzione industriale è vista poco variata a gennaio dopo due mesi di solidi rialzi: i dati nazionali già pubblicati sono coerenti con una correzione di -0,1% m/m; nei prossimi mesi gli effetti della guerra in Ucraina dovrebbero pesare marcatamente sull’attività manifatturiera europea.

STATI UNITI
 – Oggi è in uscita il PPI di febbraio, visto in aumento di 0,9% m/m dopo l’1% di gennaio, con l’indice core atteso in rialzo di 0,6% m/m.
I prezzi alla produzione toccheranno nuovi picchi nei prossimi mesi sulla scia degli effetti della guerra in Ucraina sui prezzi delle materie prime e sulle strozzature all’offerta.
– L’indice Empire della NY Fed a marzo dovrebbe aumentare a 11 da 3,1 di febbraio, e confermare i colli di bottiglia dal lato dell’offerta di beni e lavoro.
L’indagine dovrebbe segnalare ulteriori pressioni verso l’alto su prezzi e salari.