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15 Giugno 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO – La produzione industriale ad aprile è cresciuta di +0,8% m/m (consenso +0,4% m/m); inoltre, l’incremento di marzo è stato rivisto verso l’alto di tre decimi a +0,4% m/m.
Il dato beneficia di un ampio rialzo del comparto energetico (+3,2% m/m), al netto del quale l’output manifatturiero è in salita di un più contenuto +0,4% m/m.
I progressi sono comunque diffusi ai beni strumentali (+1,4% m/m), intermedi (+0,8% m/m) e di consumo durevoli (+3,4% m/m); in modesta flessione invece la produzione di beni di consumo non durevoli (-0,3% m/m).
Sul mese tra le quattro principali economie si registra una flessione in Germania (-0,3% m/m), una stagnazione in Francia e un rialzo in Italia (+1,8% m/m) e Spagna (+1,1% m/m).
La crescita tendenziale è balzata a +39,3% da +11,5% precedente, per via del confronto favorevole con aprile 2020.
L’attività industriale è sostanzialmente ritornata sui livelli pre-COVID; vediamo ulteriori progressi nei prossimi mesi sull’onda di una solida domanda globale, nonostante i segnali di stress presenti sul lato dell’offerta.
Le indicazioni su produzione, ordinativi e scorte che emergono dalle indagini congiunturali sono infatti coerenti con una robusta attività manifatturiera a fronte di rischi verso il basso alimentati dai colli di bottiglia presenti in alcune filiere produttive, come quelle del comparto automobilistico.
Le imprese continuano a riportare difficoltà nel reperire materie prime, soprattutto semiconduttori, e nel tenere il passo con le commesse.
Le strozzature all’offerta potrebbero quindi temporaneamente moderare l’entità del recupero dell’attività produttiva.
A partire dal trimestre in corso la ripresa del PIL dovrebbe risultare trainata da servizi e commercio ma anche l’industria dovrebbe continuare a contribuire positivamente alla crescita del valore aggiunto.

GERMANIA – La stima finale conferma l’accelerazione dell’inflazione a maggio, da 2% a 2,5% a/a sull’indice nazionale e da 2,1% a 2,4% a/a su quello armonizzato.
Il rialzo è spiegato in gran parte dall’aumento dei prezzi dell’energia, cresciuti al 10% a/a da 7,9% di aprile; rallentano i listini alimentari (1,5% a/a da 1,9%).
Nel complesso, i prezzi dei beni salgono del 3,1% a/a (dal 2,6% di aprile); accelerano anche i servizi, a 2,2% a/a da 1,6% precedente.
Nel mese i prezzi al consumo sono saliti di cinque decimi sull’indice domestico e tre sull’armonizzato.
L’inflazione dovrebbe registrare un ulteriore gradino al rialzo a partire da luglio, per via dell’effetto base indotto dal taglio dell’IVA entrato in vigore il 1° luglio 2020.
Stimiamo un’inflazione annua al 2,6% nel 2021 (2,7% sull’indice armonizzato); i rischi sulla previsione sono al rialzo.

STATI UNITI – La Survey of Consumer Expectations della NY Fed a maggio registra un netto aumento delle aspettative di inflazione e un miglioramento della valutazione del mercato del lavoro.
L’aspettativa mediana di inflazione a 1 anno aumenta di 6 decimi a 4%, toccando il massimo storico e segnando il settimo aumento consecutivo.
Per l’inflazione a 3 anni, le aspettative aumentano a 3,6% da 3,1%, massimo da agosto 2013. Il differenziale fra le aspettative sui due orizzonti, a 0,4 pp, è il massimo della serie.
Anche la misura di divergenza delle aspettative degli intervistati e l’incertezza delle previsioni sono su livelli storicamente elevati e superiori a quelli pre-Covid.
Sul fronte del mercato del lavoro, le famiglie prevedono una crescita dei salari di 2,5% (+0,4 pp), in linea con le aspettative pre-Covid, mentre la probabilità media di aumento della disoccupazione cala a 31,9%, minimo storico, da 34,6% di aprile.
Le indicazioni sull’inflazione sono in linea con quelle delle altre indagini e segnalano che le famiglie riconoscono in parte la temporaneità delle pressioni verso l’alto sui prezzi, con aspettative più basse sugli orizzonti più lunghi.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Un articolo del WSJ prepara alla possibilità che la riunione del FOMC includa una revisione verso l’alto delle proiezioni mediane dei tassi, con un primo rialzo dei Fed Funds nel 2023.
Le proiezioni di marzo mantenevano tassi fermi su tutto il periodo previsivo, fino a fine 2023.
La riunione dovrebbe rivedere nettamente verso l’alto le proiezioni di crescita e inflazione per fine 2021 e alzare anche quelle per il 2022.
Nel grafico a punti pubblicato a marzo, 11 previsori vedevano tassi fermi nel 2023, con una dispersione di 7 punti al di sopra della stabilità (1 per 1 rialzo, 1 per due rialzi, 3 per 3 rialzi e 2 per 4 rialzi).
Per spostare la proiezione occorre un movimento verso l’alto di 3 punti, evento possibile ma incerto.
I partecipanti che probabilmente avevano già segnalato la previsione di rialzi dei tassi entro il 2023 potrebbero essere Mester (Cleveland Fed), George (Kansas City Fed), Harker (Philadelphia Fed), Bullard (St Louis Fed), Rosengren (Boston Fed), Bostic (Atlanta Fed) e Barkin (Richmond Fed).
Degli 11 restanti, 6 sono membri del Board, in questo periodo in genere saldamente allineati alla posizione di Powell, con un atteggiamento vigile ma cauto.
Fra i presidenti di Fed regionali probabilmente ancora favorevoli a tassi fermi ci sono Daly (San Francisco Fed), Williams (NY Fed), Kashkari (Minneapolis Fed).
I potenziali punti in rialzo potrebbero essere di Kaplan (Dallas Fed) e/o di Evans (Chicago Fed), ma non sarebbero sufficienti a modificare la mediana per il 2023.
Pertanto, concludiamo che, se l’articolo del WSJ è uno strumento utilizzato dal FOMC per preparare cambiamento (come più volte avvenuto in passato), il messaggio delle nuove proiezioni potrebbe essere più “potente, nel senso che la mediana potrebbe salire per un movimento più deciso dei punti, che coinvolgerebbe anche quelli di (almeno) alcuni membri del Board, incluso quindi possibilmente quello di Powell.
Anche se finora i discorsi si sono concentrati sulla preparazione alle discussioni sul tapering, un argomento a favore di un cambiamento della massa critica del Board verso una svolta dei tassi nel 2023 sarebbe ovviamente la volontà di ancorare le aspettative di inflazione e di sottoscrivere in modo esplicito un’assicurazione per il controllo dell’inflazione futura.
Un altro motivo per muovere la mediana potrebbe essere la generale compiacenza del mercato obbligazionario. A nostro avviso, questo scenario ha una probabilità vicina al 50%, ma non è (per poco) ancora lo scenario centrale.
La nostra previsione per i tassi è di due rialzi nel 2023, uno a giugno e uno a dicembre.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro è leggermente arretrato dai massimi raggiunti sull’importante rimbalzo di venerdì, ma si tratta perlopiù di un ritracciamento tecnico, in attesa del FOMC di domani sera.
Dai dati USA di oggi si attendono indicazioni di carattere misto, che quindi potrebbero impedire un rafforzamento del biglietto verde, a meno di sorprese molto positive.
Il test chiave sarà comunque il FOMC: se la Fed “parlerà di parlare” di tapering, il dollaro potrà rafforzarsi.

EUR – L’euro è risalito leggermente da 1,20 a 1,21 EUR/USD principalmente sull’arretramento del dollaro, ma ha comunque tratto sostegno anche dai dati di produzione industriale dell’area ieri che sono risultati migliori delle attese.
Cruciale sarà il FOMC di domani: una reazione positiva del dollaro potrebbe spingere l’euro a testare l’area di supporto 1,2000 EUR/USD.

GBPLa sterlina è scesa ieri contro dollaro da 1,41 a 1,40 GBP/USD, cedendo anche contro euro da 0,85 a 0,86 EUR/GBP, risentendo negativamente della decisione del governo di rinviare di 4 settimane – a causa dei casi dovuti alla variante indiana – la rimozione delle ultime restrizioni per Covid che era programmata per il 21 giugno.
Nel breve questo potrebbe continuare a pesare sulla valuta britannica.
Questa mattina intanto è in leggero recupero sul dollaro per via dei dati sul mercato del lavoro, risultati migliori delle attese, grazie al precedente round di rimozione di alcune misure di contenimento.
Domani cruciale anche per la valuta britannica sarà l’esito del FOMC.
In programma intanto oggi un discorso di Bailey, da seguire nel caso dovesse fare riferimenti alla strategia di policy della BoE.

JPYLo yen invece ha continuato a scendere sul dollaro, da 109 a 110 USD/JPY, prevalendo l’effetto della salita dei rendimenti USA.
La valuta nipponica ha così ceduto anche contro euro da 132 a 133 EUR/JPY.
Il calo contro dollaro potrà proseguire se l’esito del FOMC sarà favorevole al biglietto verde.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La seconda lettura dei prezzi al consumo di maggio dovrebbe confermare la stima preliminare, con un’inflazione annua a 1,3% (massimo da due anni) sia sul NIC che sull’IPCA.
Le pressioni al rialzo sulla tendenza annua continuano ad arrivare principalmente dall’energia.
Sul mese, entrambe le misure dovrebbero aver registrato una variazione nulla.
L’inflazione di fondo (sul NIC) dovrebbe essere confermata stabile a 0,3% a/a.
In prospettiva, l’inflazione è attesa accelerare nel trimestre estivo; l’inflazione italiana è attesa all’1,2% in media annua nel 2021, ma i rischi sulla previsione sono verso l’alto.

FRANCIA – La seconda lettura confermerà che a maggio l’inflazione è salita a 1,4% a/a sull’indice nazionale e a 1,8% a/a sull’armonizzato.
Il rialzo deriverebbe principalmente dai rincari dei listini energetici (a 11,8% a/a da 8,8% di aprile).
Sul mese i prezzi dovrebbero essere confermati in crescita di tre decimi sull’indice nazionale e di quattro decimi su quello armonizzato.
In prospettiva, il picco in corso d’anno dovrebbe essere raggiunto ad ottobre; in media d’anno nel 2021, l’inflazione è vista a 1,4% sull’indice domestico e 1,7% sull’armonizzato.

STATI UNITI
 – Le vendite al dettaglio a maggio sono previste in calo di -0,3% m/m, dopo la stagnazione di aprile, sulla scia di un’ampia correzione nel comparto auto dovuta alla scarsità di offerta.
Al netto delle auto le vendite dovrebbero aumentare di 0,3% m/m, dopo -0,8% m/m, in parte spinte dai prezzi (inclusa la benzina) e in parte dall’attività legata alla fine delle misure di contenimento, con un incremento solido per bar e ristorazione e variazioni positive per le componenti abbigliamento e articoli sportivi.
Il trend delle vendite dovrebbe essere modesto nel 2° trimestre, per via dello spostamento dei consumi dai beni ai servizi.
– L’indice Empire della NY Fed a giugno è previsto a 21 da 24,3 di maggio, con indicazioni sempre positive per l’espansione del settore.
Ordini e consegne dovrebbero stabilizzarsi intorno ai livelli elevati di maggio, mentre i tempi di consegna e gli ordini inevasi dovrebbero confermare i segnali del mese scorso, che avevano mostrato una stabilizzazione dell’entità delle strozzature dal lato dell’offerta.
Per occupati e settimana lavorativa il trend dovrebbe rimanere espansivo.
Gli indici a sei mesi si dovrebbero mantenere nell’intervallo di oscillazione in vigore da metà 2020.
Anche sul fronte dei prezzi pagati e ricevuti le indicazioni dovrebbero essere coerenti con aumenti ancora diffusi, ma su ritmi non più in accelerazione.
– Il PPI a maggio dovrebbe aumentare di 0,5% m/m, sia per l’indice headline sia per quello core.
– La produzione industriale a maggio è attesa in crescita di 0,8% m/m, con un incremento previsto per il manifatturiero di 1,1% m/m.
L’employment report ha dato indicazioni positive per il manifatturiero, con una variazione di 0,7% mm per le ore lavorate e un incremento di 23 mila occupati a maggio.
I produttori di auto avevano previsto una ripresa della produzione a maggio in alcuni stabilimenti che erano stati chiusi nei mesi precedenti e il mese scorso hanno aggiunto 24.800 nuovi occupati.
L’estrattivo e le utility dovrebbero invece essere in modesta contrazione.