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15 Giugno 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati sul mercato del lavoro nel 1° trimestre 2020 mostrano un calo del tasso di disoccupazione a 8,9%, da 9,5% del 4° trimestre 2019 (rivisto al ribasso da 9,7% precedente).
Il calo è dovuto a una diminuzione delle forze di lavoro superiore a quella degli occupati (-0,8% e -0,4% t/t, rispettivamente).
Infatti, gli inattivi sono aumentati dell’1,8% t/t (+2,2% a/a), il tasso di inattività è salito di sette decimi a 35,3%. Coloro che vorrebbero lavorare ma non potrebbero iniziare un lavoro entro due settimane specificano, in circa sette casi su dieci, di non aver cercato lavoro per motivi riconducibili all’emergenza sanitaria. Inoltre, il 61,5% degli inattivi in più che dichiarano di non cercare e di non poter cominciare a lavorare nel breve periodo, dichiara in realtà di voler lavorare.
Nel trimestre, il calo degli occupati (-101 mila unità) è concentrato tra i dipendenti a termine (-123 mila unità) e, in minor misura, tra i lavoratori indipendenti (-28 mila), mentre i dipendenti a tempo indeterminato sono cresciuti di 50 mila unità. Dall’analisi dei dati di flusso, diminuisce la permanenza nell’occupazione soprattutto per i giovani di 25-34 anni e nel Nord.
In generale, lo shock COVID-19 sembra aver ridotto i divari territoriali, e viceversa ampliato le differenze di genere. Inoltre, la perdita di posti di lavoro ha avuto un’incidenza maggiore tra i lavoratori con basso livello di istruzione e i cittadini stranieri.
La diminuzione delle posizioni lavorative è più accentuata nei servizi che nell’industria, e si concentra in particolare nei settori: noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese; alloggio e ristorazione; trasporto e magazzinaggio.
Assai più marcata del calo degli occupati, la diminuzione delle ore lavorate (-7,5%t/t); anzi le ore lavorate per dipendente calano di -8,8% t/t (-9,4% a/a).
Si nota infatti un aumento del part-time, per il 63% involontario, e un forte calo degli occupati che hanno lavorato per almeno 36 ore a settimana.
Aumenta il ricorso alla cassa integrazione, pari a 75,5 ore ogni mille ore lavorate, in crescita di ben 68,6 ore ogni mille rispetto allo stesso trimestre del2019 (l’aumento è stato particolarmente marcato per le costruzioni e per il macro-gruppo di servizi di istruzione, sanità e assistenza sociale, attività artistiche e altre attività di servizi).
Il tasso dei posti vacanti è diminuito in tutti i settori (soprattutto nell’alloggio e ristorazione e nelle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento), mentre il costo del lavoro è aumentato di 0,6% t/t (0,8%a/a), ancora per via di una crescita degli oneri sociali più marcata di quella delle retribuzioni.
In sintesi, l’aumento dell’inattività dovuto al lockdown spiega interamente il calo del tasso di disoccupazione a marzo, che poi si è accentuato in aprile (a 6,3%); pensiamo che, già dal mese di maggio, tale effetto venga meno, mentre non ci aspettiamo una ripresa rapida delle assunzioni: ciò favorirà a nostro avviso un brusco aumento del tasso dei senza-lavoro nei prossimi mesi.

AREA EURO – La produzione industriale ad aprile ha registrato un crollo del -17,1% m/m dopo il già pesante calo di marzo (-11,9% m/m, rivisto al ribasso da -11,3%).
A livello settoriale, la caduta peggiore si è avuta per i beni durevoli (-28,9% m/m), seguiti dai beni di investimento (-26,6% m/m), dai beni intermedi (-15,6% m/m) e non durevoli (-11,9% m/m), e dall’energia (-4,8% m/m).
Lo spaccato per paesi vede Germania (-21,0%), Italia (-19,1% m/m), Francia (-20,3% m/m) e Spagna (-22,4% m/m) registrare una diminuzione della produzione ben al disotto della media dell’Eurozona.
La variazione annua è passata a -28,0% a/a (da -13,5% precedente). Il dato di aprile riflette gli effetti negativi legati alla pandemia di COVID-19, mentre un rimbalzo dovrebbe vedersi da maggio sulla scia dell’allentamento delle misure di contenimento.

FRANCIA – La seconda lettura conferma il dato della stima flash che ha registrato un’accelerazione dell’inflazione di un decimo a maggio a 0,4% sulla misura nazionale (da 0,3%), spinta dai prezzi dei servizi, mentre è rimasta ferma sull’indice armonizzato allo 0,4%. L’indice core accelera di quattro decimi allo 0,7% da 0,3%. I prezzi al consumo sono aumentati di un decimo a maggio sull’indice nazionale e di due decimi su quello armonizzato dopo essere rimasti fermi ad aprile su entrambe le misure.
L’inflazione francese potrebbe stazionare allo 0,4% anche a giugno/luglio per poi iniziare una modesta risalita dalla fine dell’estate. In media annua il CPI si dimezzerà rispetto all’1,3% del 2019.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a giugno (prel.) aumenta a 78,9 da 72,3 con rialzi sia della componente coincidente (a 87,8 da 82,3) sia delle aspettative (a 73,1 da 65,9).
Il secondo incremento consecutivo dell’indice è spinto da miglioramenti nelle prospettive delle finanze personali e nello scenario economico grazie alla riapertura delle attività. Nonostante ciò, il livello delle aspettative per l’economia rimane negativo per circa i due terzi degli intervistati, con la previsione di un rallentamento in una fase successiva.
Le famiglie si aspettano quindi una seconda ondata di contagi di Covid-19. L’incertezza fra i consumatori rimane elevata, anche se in calo rispetto ai mesi scorsi, e frena acquisti discrezionali, che però hanno il supporto di un aumento degli sconti sui prezzi di vendita e dei tassi di interesse. Prevediamo che con il sostegno di un tasso di risparmio record (33% ad aprile), nel 3° trimestre i consumi registrino un rialzo trimestrale annualizzato a due cifre.

CINA – I dati di maggio confermano che la ripresa dell’attività continua, anche se in misura non omogenea in tutti i settori.
• La produzione industriale è salita del 4,4% a/a in maggio dopo il 3,9% a/a in aprile, continuando nel sentiero di ripresa (con un aumento dell’1,5% m/m, in lieve rallentamento dal 2,2% m/m di aprile) grazie ad una maggior accelerazione della produzione nelle imprese statali, mentre quella delle imprese private ha continuato a registrare un ritmo sostenuto, 7,1% a/a, ma di poco superiore ad aprile (7,0%).
La produzione del settore dei servizi è salita dell’1% a/a in maggio.
• Gli investimenti fissi nominali sono scesi del 6,3% cum. a/a in maggio, in miglioramento dal calo del 10,3% cum. a/a in aprile, grazie ad un miglior andamento degli investimenti delle imprese statali (-1,9% cum. a/a) rispetto a quelle private (-9,6% cum. a/a), e degli investimenti nel settore immobiliare. Nonostante l’attenuazione il ritmo di contrazione degli investimenti, nel settore manifatturiero esso resta elevato (-14,8% cum. a/a) e superiore a quello dei servizi e dell’agricoltura.
• Il ritmo di contrazione delle vendite al dettaglio nominali ha continuato a diminuire: le vendite sono scese del 2,8% a/a in maggio dopo il calo del 7,5% a/a in aprile, grazie ad un rimbalzo delle vendite di automobili, salite del 14,7% a/a in maggio, sostenute in parte dagli incentivi.
Le vendite in alcuni comparti relativi ai servizi restano ancora deboli, con il reparto del catering e della ristorazione che mette a segno ancora un calo del 18,9% a/a.
Le vendite al dettaglio restano comunque in calo del 13,5% cum. a/a nei primi cinque mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
• Il tasso di disoccupazione urbano è lievemente sceso, a 5,9% a/a in maggio da 6,0% in aprile, ma il dato è poco significativo in quanto non registra la disoccupazione dei lavoratori migranti e la situazione sul mercato del lavoro appare ancora critica.

 

COMMENTI:

BCE – In un contributo al blog ufficiale (apparso anche come contributo al Financial Times), il consigliere esecutivo Panetta ha dichiarato che l’uso internazionale dell’euro può aumentare ancora a due condizioni.
(1) La prima è creare strumenti finanziari comuni, assicurando che la reazione fiscale in tempo di crisi non generi ulteriore frammentazione. Panetta indica nella proposta di Recovery & Resilience Fund un passo in tale direzione.
(2) La seconda condizione riguarda la politica monetaria: bisogna assicurare adeguate condizioni di liquidità nel mercato finanziario ed evitare restrizioni pro-cicliche durante le crisi, come la BCE ha cercato di fare con il lancio del PEPP.

STATI UNITI – Covid-19 update
Contagi 2.094.069, nuovi contagi 19.500, decessi 115.732, guarigioni 561.816 (Fonte: JHU).
Kudlow, presidente del Council of Economic Advisors, ha ribadito che l’integrazione di 600 dollari settimanali ai sussidi di disoccupazione erogati dagli Stati ha un effetto dissuasivo sul ritorno al lavoro degli individui licenziati e/o congedati. A suo avviso l’integrazione non dovrebbe essere rinnovata alla scadenza del 31 luglio, e dovrebbe essere sostituita con un bonus di minore entità da erogare agli individui che tornano al lavoro.

 

MERCATI VALUTARI:

USDNel dopo-FOMC il dollaro è riuscito a chiudere al rialzo una settimana che era invece partita in ulteriore calo. I dati USA in uscita in questi giorni, relativi a maggio (vendite al dettaglio, produzione industriale e settore immobiliare) e giugno (indici Empire e Philly Fed), confermeranno una ripresa post-lockdown.
Il calo recente del dollaro dovrebbe quindi fermarsi per lasciar spazio almeno a una stabilizzazione, purché la risk aversion non rientri del tutto, ipotesi che non dovrebbe essere molto probabile dopo la notizia di un incremento di nuovi casi di coronavirus sia in Cina che negli Stati Uniti.

EURSpecularmente, in seguito al FOMC, l’euro ha chiuso la settimana passata in calo da 1,13 a 1,12 EUR/USD, dopo essere però passato per nuovi massimi a 1,14 EUR/USD. Pochi i dati in uscita in questi giorni: lo ZEW tedesco di giugno atteso in miglioramento post-lockdown e la stima finale dell’inflazione, che confermerà la prevalenza di spinte disinflazionistiche per effetto della crisi.
A guidare il cambio dovrebbero pertanto essere l’evoluzione della risk aversion e gli sviluppi negli USA, il che dovrebbe favorire un’interruzione del rialzo delle ultime settimane.
Da seguire eventuali novità sull’iter di approvazione del Recovery Fund, che dovrebbe riprendere questa settimana.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana in calo sia contro dollaro da massimi a 1,27 a minimi a 1,24 GBP/USD sia contro euro da massimi a 0,88 a minimi a 0,90 EUR/GBP.
Dati economici negativi a causa della pandemia e incertezza post-Brexit giustificano l’indebolimento del cambio.
Il governatore della BoE Bailey ha detto che la banca centrale deve restare pronta a intervenire ancora se necessario. Già alla riunione di questa settimana si attende infatti un ampliamento del QE tramite incremento del programma di acquisti, mentre i tassi dovrebbero restare invariati a 0,10%.
I dati in uscita, di aprile (su mercato del lavoro) e maggio (inflazione e vendite al dettaglio), sono attesi di tenore misto.
Sul fronte dei negoziati con l’UE, è in programma oggi un incontro tra il primo ministro Johnson e i presidenti della Commissione Europea e del Consiglio e del Parlamento UE per fare il punto sugli sviluppi (ad ora scarsi) delle trattative.
A meno di novità favorevoli da questo incontro, la sterlina dovrebbe rimanere ancora sulla difensiva.

JPYLo yen ha chiuso la settimana al rialzo sia contro dollaro passando dai minimi in area 109 ai massimi in area 106 USD/JPY sia contro euro da 124 a 120 EUR/JPY, aiutato da una combinazione di fattori tecnici favorevoli e aumento della risk aversion.
In assenza di novità di rilievo, dopo i movimenti recenti dovrebbe ora tendenzialmente stabilizzarsi. Dalla riunione BoJ di questa notte non si attendono spunti significativi per il cambio.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La seconda stima dell’inflazione di maggio dovrebbe confermare il rallentamento a -0,1% (sia sull’anno che nel mese) sul NIC e a -0,2% (m/m e a/a) in base all’indice armonizzato UE.
Dovrebbero essere confermate le pressioni al rialzo dagli alimentari, più che compensate dai ribassi nei trasporti, nelle spese per il tempo libero, nelle comunicazioni e nelle spese per l’abitazione.
L’inflazione di fondo dovrebbe esser confermata in salita a +0,9% da +0,8% del mese precedente, quella sul “carrello della spesa” a +2,6% (da +2,5% di aprile).
In prospettiva, riteniamo che l’inflazione possa rimanere in territorio negativo almeno sino alla fine dell’estate. Per la media dell’anno, la nostra stima è di un’inflazione pari a zero, ma i rischi su questa previsione sono chiaramente al ribasso.

AREA EURO – La settimana è piuttosto povera di dati congiunturali.
Il più importante è l’indice ZEW tedesco, primo indicatore di fiducia relativo al mese di giugno, che dovrebbe mostrare un ulteriore recupero delle aspettative dopo quelli registrati negli ultimi due mesi.
La seconda stima sui prezzi al consumo di maggio in Germania, Italia e nell’intera Eurozona confermerà che il trend disinflazionistico è continuato anche durante il mese di riapertura delle attività commerciali.

STATI UNITI
– L’indice Empire della New York Fed a giugno è previsto in rialzo a -23,2 da -48,5 di maggio. A inizio giugno lo Stato di New York aveva già riaperto le attività nella maggior parte delle zone. Nella città di New York, riprenderanno il 22 giugno.
È probabile che a giugno l’indice di aspettative a 6 mesi si stabilizzi intorno ai livelli di maggio o poco sotto, con indicazioni di espansione nei prossimi trimestri.
Le sotto-componenti dovrebbero dare segnali di riavvicinamento a un contesto di crescita diffusa nel settore nel 3° trimestre.
– In settimana verranno pubblicate le prime indagini di giugno del settore manifatturiero, che dovrebbero mostrare una ulteriore risalita degli indici di diffusione correnti e una stabilizzazione in territorio espansivo di quelli delle aspettative a sei mesi.
Fra i dati di maggio, le vendite al dettaglio, la produzione industriale e i nuovi cantieri residenziali dovrebbero essere in rialzo, segnalando l’inizio del rimbalzo dell’attività dopo il lockdown.