Seguci su twitter

Categorie

15 Febbraio 2023 – nota economica giornaliera

PAESI BASSI – Ieri il PIL è cresciuto a sorpresa nel 4° trimestre, di 0,6% t/t (3,3% a/a) dopo la contrazione di -0,2% registrata durante l’estate.
Esportazioni nette e domanda finale domestica (sia per consumi che per investimenti) hanno contribuito positivamente, mentre le scorte hanno frenato la crescita.
Dopo aver chiuso il 2022 in crescita del 4,5%, il PIL olandese potrebbe rallentare a 0,9% nell’anno in corso.

AREA EURO
 – Nell’area euro la seconda stima ha confermato che nel 4° trimestre del 2022 il PIL è cresciuto di 0,1% t/t (1,9% a/a).
– La crescita degli occupati ha invece accelerato di un decimo allo 0,4% t/t (a fine 2022 l’occupazione risultava superiore del 2,3% rispetto ai livelli pre-Covid): riteniamo che anche nell’anno in corso il mercato del lavoro possa continuare a mostrarsi resiliente.

STATI UNITI – Ieri, il CPI di gennaio ha confermato le aspettative di aumento di 0,5% m/m per l’indice headline e 0,4% m/m per l’indice core.
L’inflazione core rimane spinta principalmente dai servizi (0,5% m/m), in particolare dall’abitazione, in rialzo di 0,7% m/m.
Il comparto dei servizi core al netto dell’abitazione, su cui si concentra ora la Fed, ha registrato una variazione di 0,4% m/m, mantenendosi sul trend in calo rispetto all’estate, ma senza dare segnali di ulteriore rallentamento.

 

COMMENTI:

BCE – Il governatore della banca centrale irlandese, Makhlouf, che si è detto favorevole a un’azione decisa contro l’inflazione, ritiene che il tasso BCE sui depositi potrebbe salire anche oltre il 3,5% e lì restare per un po’.
Makhlouf prevede che i tassi continueranno a salire dopo la riunione di marzo.
Grazie anche ai dati più forti del previsto, le numerose dichiarazioni seguite alla riunione di politica monetaria del 2 febbraio hanno ormai innalzato appena oltre il 3,5% il punto di arrivo scontato dal mercato degli OIS, spingendo le attese di un primo taglio dei tassi all’inizio del 2024.

STATI UNITIBiden ha nominato Brainard, attualmente vice-presidente della Fed, come direttrice del National Economic Council.
L’uscita dalla Fed di Brainard, che ha opinioni più dovish rispetto a Powell, potrebbe spostare marginalmente gli equilibri all’interno del FOMC verso il gruppo di partecipanti più preoccupati della persistenza dell’inflazione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è sceso solo leggermente ieri sui dati di inflazione, ma poi è più che risalito e oggi apre al rialzo, perché i dati hanno sorpreso verso l’alto mostrando un calo inferiore alle attese sia per l’inflazioneheadline” che per la “core”, portando la Fed a tenere alta la guarda in questa fase.
Il mercato ora sconta pienamente altri due rialzi di 25 pb e ne contempla un terzo di pari entità con probabilità intorno al 75%.
Nel breve, pertanto, il dollaro potrebbe tendenzialmente stabilizzarsi anziché tornare a scendere stabilmente, in attesa di indicazioni chiarificatrici dai prossimi dati chiave sul mercato del lavoro con l’employment report del 10 marzo.
Dai dati odierni si attendono segnali non sfavorevoli al dollaro (a meno di ampie delusioni), con l’indice Empire ancora in territorio recessivo ma in miglioramento, le vendite al dettaglio e la produzione industriale in recupero.

EURL’euro è salito solo brevemente ieri sui dati USA, da 1,07 a 1,08 EUR/USD, ma poi è arretrato e oggi ha aperto in calo, ritrovandosi ancora in area 1,07 EUR/USD.
Il differenziale di rendimento è tornato ad allargarsi sull’inflazione USA e anche se i rendimenti euro sono sostenuti dal susseguirsi di dichiarazioni BCE a favore di un sentiero deciso di rialzi dei tassi (il mercato sconta pienamente 100 pb complessivi entro l’estate e ne contempla altri 25 pb in più con probabilità poco inferiore al 50%) la maggior salita di quelli USA riduce l’upside dell’euro.
Nel breve, pertanto, a meno di delusioni dai dati USA, la moneta unica potrebbe tendenzialmente stabilizzarsi piuttosto che riaccelerare rapidamente verso l’alto, incontrando ancora resistenza nella fascia 1,0760-1,0840 EUR/USD.
In questa fase comunque aumenterà la sensitivity del cambio ai dati, in particolare a quelli statunitensi.

GBPLa sterlina è salita solo brevemente contro dollaro ieri sui dati USA da 1,21 a 1,22 GBP/USD, arretrando poco dopo e aprendo in calo oggi, indebolita anche dai dati di inflazione domestica di questa mattina che hanno mostrato un calo superiore al previsto, ridimensionando le attese di mercato sui tassi BoE.
Ora il mercato sconta solo “quasi pienamente” 50 pb di rialzi complessivi entro i prossimi mesi.
La nostra previsione rimane per un rialzo di 25 pb alla prossima riunione del 23 marzo, con rischi comunque verso l’alto.
Nel breve la sterlina potrebbe stabilizzarsi contro dollaro piuttosto che tornare a salire alla luce della revisione verso l’alto sul sentiero atteso dei tassi Fed attuata dai mercati dopo i recenti dati USA.
Rispetto all’euro la valuta britannica potrebbe ritrovarsi sulla difensiva: già oggi infatti è in calo, comunque contenuto in area 0,88 EUR/GBP, indebolita soprattutto questa mattina dai dati di inflazione domestici.

JPYLo yen si è indebolito sia contro dollaro da 131 a 133 USD/JPY sia contro euro da 141 a 143 EUR/JPY sulla salita dei rendimenti a lunga USA dopo i dati di inflazione statunitensi.
Nel breve la valuta nipponica potrebbe restare sulla difensiva fintantoché i rendimenti USA non torneranno a scendere, fermo restando lo scenario di successiva risalita quando i rendimenti intraprenderanno un trend discendente in chiusura del ciclo di rialzi Fed.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi nell’Eurozona la produzione industriale dovrebbe tornare a calare a dicembre, stimiamo di -1% m/m (-1% a/a).
Nei prossimi mesi il calo dei prezzi dell’energia potrebbe ridurre le pressioni sulla manifattura; tuttavia, il progressivo esaurimento delle commesse inevase, nonché le indicazioni ancora recessive su ordini e produzione dalle survey, non puntano ancora verso una riaccelerazione dell’industria a inizio 2023.

STATI UNITI
– Oggi l’agenda è fitta di dati.
Le vendite al dettaglio a gennaio dovrebbero rimbalzare di 1,7% m/m dopo -1,1% m/m.
La spinta per l’aggregato totale dovrebbe essere riconducibile al rialzo del prezzo della benzina, da un lato, e al rimbalzo delle vendite di auto, dall’altro.
Le vendite di auto a gennaio hanno registrato un ampio aumento, diretto anche verso le agenzie di noleggio, che segue l’ampia contrazione di dicembre e riflette la riduzione dei vincoli dal lato dell’offerta.
Anche i fattori di destagionalizzazione dovrebbero sostenere le vendite di auto, i cui trend sono stati particolarmente instabili dall’inizio della pandemia.
Al netto delle auto, le vendite dovrebbero registrare una variazione di 0,8% m/m.
I dati dovrebbero dare segnali di riaccelerazione dei consumi anche in termini reali che, se confermati, potrebbero indicare una ripresa della crescita più diffusa.
– L’Empire Index della NY Fed di febbraio è atteso a -25, in modesto miglioramento dopo il crollo di dicembre a -32,9 (minimo da metà 2020).
L’indagine dovrebbe mantenersi in territorio recessivo, confermando le contrazioni di ordini, ordini inevasi e fatturato, con indicazioni deboli per le ore lavorate e circa stabili per l’occupazione.
– La produzione industriale a gennaio dovrebbe registrare un rimbalzo di 0,4% m/m dopo -0,7% m/m di dicembre, con un aumento sostenuto nel manifatturiero, alla luce dell’incremento di ore lavorate e occupati rilevati dall’employment report di gennaio.