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15 Aprile 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– La produzione industriale dell’Eurozona è calata a febbraio di -1,0% m/m, dopo la crescita vista nel mese precedente (+0,8%m/m).
Il dato è meno debole del previsto, e lascia la produzione di 1,6% sotto il livello di un anno fa (+0,1% a/a in gennaio).
A febbraio, la produzione è stata trascinata al ribasso da beni di investimento ed energetici (in calo di -1,9% m/me -1,2% m/m rispettivamente).
Sul mese, sono diminuiti anche i beni di consumo durevoli (-1,1% m/m) e i beni intermedi (-0,7%); il calo è stato meno ampio per la produzione di beni di consumo non durevoli (-0,1% m/m).
Come indicato dalle indagini congiunturali, è possibile un nuovo aumento dell’output nel mese di marzo.
Di conseguenza, l’industria dovrebbe tornare a contribuire al PIL a inizio 2021, trainata dalla domanda estera.
Prevediamo una crescita moderata della produzione industriale nel 1°trimestre (+1,0% t/t), a dispetto di una crescita negativa del PIL.
Una ripresa apprezzabile è prevista solamente a partire dal 2° semestre.
– La misura allargata di disoccupazione (labour market slack) di Eurostat è calata al 15,9% nel 2020-T4 dal 16,2% del terzo trimestre. Prima della crisi, l’indicatore si collocava al 14,5%.

STATI UNITI
 – Il Beige Book preparato per la riunione del FOMC di inizio maggio, riporta che l’attività economica è accelerata a un ritmo “moderato” tra fine febbraio e inizio aprile, con un rafforzamento dei consumi, del turismo e delle attività ricreative.
Le vendite di auto sono aumentate nonostante la carenza di semiconduttori e il manifatturiero è riuscito a espandersi nonostante i problemi dal lato dell’offerta, con circa metà delle imprese che riportano crescita “robusta”.
Nel settore immobiliare residenziale, l’eccesso di domanda ha contribuito a un solido aumento dei prezzi. Per quanto riguarda l’occupazione, si registrano aumentifra modesti e moderati”, più forti nel manifatturiero e nelle costruzioni e nell’ospitalità, con aspettative di ulteriore forte espansione nonostante le diffuse difficoltà a reperire manodopera.
Gli aumenti salariali sono definiti modesti in generale, a parte maggiori pressioni nel manifatturiero e nelle costruzioni.
Sul fronte dei prezzi, si registrano aumenti moderati in generale e robusti in alcuni settori. I rialzi dei prezzi degli input sono per lo più da attribuire a difficoltà nella catena dell’offerta, in parte dovute anche al maltempo invernale.
La trasmissione dell’aumento dei costi sui prezzi di vendita è diffusa, ma tipicamente a ritmi inferiori a quelli dei prezzi degli input.
In generale la previsione è di continui aumenti dei prezzi nel breve termine.
Il Beige Book fotografa una situazione in linea con le informazioni dei dati già usciti o in via di pubblicazione (oggi vendite al dettaglio e produzione industriale) e conferma la previsione di espansione solida dell’attività accompagnata da aumenti dei prezzi, come adeguamento parziale alle pressioni dei costi.
Queste indicazioni sono per ora in linea con l’interpretazione di rialzo temporaneo dell’inflazione che dà la Fed: nel 2021, oltre all’effetto confronto con il 2020, non rilevante, ci sarà probabilmente un adeguamento dei livelli dei prezzi alle nuove condizioni di domanda, con un incremento transitorio dell’inflazione, se le aspettative resteranno ben ancorate.
– I prezzi all’import aumentano di 1,2% m/m (6,9% a/a, sui massimi dal 2012) a marzo, dopo 1,3% m/m di febbraio, e segnano il quarto rialzo mensile consecutivo superiore a 1%.
I prezzi energetici crescono di 6,3% m/m, mentre quelli al netto dei carburanti sono in rialzo di 0,8% m/m, con variazioni diffuse a tutti i settori.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il Consiglio dei Ministri in calendario oggi alle 14,30 è atteso approvare la richiesta di scostamento di bilancio da almeno 40 miliardi e il Documento di Economia e Finanza, dopo che una prima riunione del Governo ieri si è chiusa con un nulla di fatto.
Nel DEF, il PIL dovrebbe essere visto in crescita di poco sopra il 4% nel quadro tendenziale e del 5% in quello programmatico.
Il deficit è visto superare il 10% (dal 9,5% del 2020) mentre il debito potrebbe salire verso il 160% del PIL (dal 155,6% dell’anno scorso).
Il voto in Parlamento su scostamento di bilancio e DEF è atteso giovedì 22 aprile.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrebbe essere varato dal Governo la settimana prossima, in vista delle comunicazioni di Draghi in aula il 26 e 27 aprile.

BCE – In un’intervista pubblicata ieri, il governatore di Banque de France, Villeroy de Galhau, ha prospettato la possibilità di incrementare temporaneamente l’APP per smussare l’impatto della chiusura degli acquisti netti PEPP il 31 marzo 2022.
Il PEPP è strettamente legato all’emergenza pandemica, e una sua proroga oltre la scadenza attuale potrebbe essere difficile se per allora la campagna vaccinale avrà avuto successo e si sarà osservato un semestre di robusta ripresa, come nello scenario base BCE.
In altra sede, Villeroy de Galhau si è detto contrario sia a una definizione quantitativa di “condizioni finanziarie favorevoli”, sia a un controllo esplicito della curva dei rendimenti.
Durante la presentazione del Rapporto Annuale, de Guindos ha giudicato il rischio di ritirare troppo presto lo stimolo superiore al rischio di mantenerlo.
Anche la presidente Lagarde ha sottolineato la necessità di proseguire con lo stimolo monetario, per ora; nelle dichiarazioni pubbliche di ieri, ha ricordato che lo staff stima in 0,3% l’impatto di medio termine dello stimolo fiscale americano sull’eurozona, e in 0,15% quello sull’inflazione.

STATI UNITI
 – Powell, in un intervento di ieri all’Economic Club di Washington, ha ribadito che l’economia è a un punto di flesso ora, grazie alla riapertura dell’economia seguita al miglioramento sul fronte della pandemia.
La Fed prevede crescita in accelerazione e solida creazione di posti di lavoro, ma lo scenario rimane soggetto a significativi rischi collegati a una possibile ripresa dei contagi.
Powell ha sottolineato che la svolta dei tassi sarà determinata non da date di calendario, ma dai risultati ottenuti su tre condizioni: massima occupazione, inflazione sostenibilmente al 2% e al di sopra del 2% per un certo tempo.
La Fed ridurrà gli acquisti di titoli quando avrà fatto “sostanziale ulteriore progresso verso i nostri obiettivi. (…) Questo avverrà con ogni probabilità prima – molto prima – di quando considereremo di alzare i tassi”.
Powell ha segnalato che probabilmente si ridurrà gradualmente il ritmo degli acquisti fino a portarlo a zero, mentre il FOMC non ha ancora deciso se successivamente lascerà scadere i titoli, riducendo il livello del bilancio. Certamente, come dopo la scorsa recessione, non sono previste vendite.
Clarida (vice-presidente Fed) in un discorso sul nuovo framework di politica monetaria, ha dato indicazioni simili a quelle di Powell sottolineando le condizioni necessarie per una svolta sui tassi, a cui si aggiunge la volontà di mantenere la politica monetaria accomodante per un certo tempo dopo la svolta e di avere l’inflazione al di sopra del 2%.
Clarida ha indicato che il nuovo regime è in un certo senso asimmetrico: ex-ante la Fed mira a ottenere un’inflazione in media nel tempo al 2%, ma non si impegna a raggiungere tale obiettivo x-post in qualsiasi circostanza.
In sostanza, il nuovo framework si può definire un “temporary price-level targeting” che torna a essere un “flexible inflation targeting” dopo che le condizioni per la svolta sui tassi sono raggiunte.
Clarida ha detto di seguire da vicino l’indice di Common Inflation Expectations pubblicato su base trimestrale dalla Fed, che potrà dare indicazioni per la velocità dei rialzi dei tassi dopo la svolta.
Riguardo all’obiettivo sull’occupazione, Clarida ha ripetuto che il tasso di disoccupazione da solo non sarà sufficiente a determinare una riduzione dello stimolo monetario, ma saranno monitorati anche altri indicatori del mercato del lavoro.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è sceso ancora ieri, sulla difficoltà a risalire dei rendimenti, rimasti in prossimità dei minimi degli ultimi giorni.
Si tratta di una fase temporanea dopo l’ascesa del primo trimestre, spiegata dalla retorica cauta della Fed.
Ieri Powell ha ribadito che la svolta di policy arriverà solo quando i dati mostreranno progressi sufficientemente significativi verso gli obiettivi, precisando che il tapering avverrà ben prima dei rialzi dei tassi e aggiungendo che è altamente improbabile che questi ultimi arrivino prima di fine 2022, anche se comunque la decisione finale dipenderà dai dati, non da riferimenti temporali.
I dati USA in uscita oggi sono attesi molto positivi, il che potrebbe perlomeno frenare la discesa del dollaro, se non necessariamente agevolarne un recupero.

EURL’euro si è rafforzato ancora ieri, seppure di poco, da 1,1945 a 1,1987 EUR/USD, di riflesso alla debolezza generalizzata del dollaro.
Anche in questo caso si tratta di una fase transitoria, destinata a rientrare quando i rendimenti USA torneranno a salire.
L’upside dovrebbe essere contenuto entro 1,20 EUR/USD.

JPYAnche lo yen si è rafforzato ancora contro dollaro ieri, da 109 a 108 USD/JPY, di riflesso alla debolezza del biglietto verde.
Contro euro invece è sceso, per via del maggior rafforzamento dell’EUR/USD, ma si è mantenuto in area 130 EUR/JPY.
Il calo contro dollaro riprenderà quando i rendimenti USA torneranno a salire.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata ieri contro dollaro da 1,37 a 1,38 GBP/USD, indebolendosi leggermente invece contro euro, per via del maggior rafforzamento dell’EUR/USD, ma si è mantenuta in area 0,86 EUR/GBP.
In attesa di maggiori spunti sull’evoluzione dello scenario domestico, la valuta britannica dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi in questa fase.
L’appuntamento chiave in tal senso sarà la riunione BoE del 6 maggio, in quanto in questa sede la BoE presenterà le nuove previsioni di crescita e inflazione.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La seconda lettura dei prezzi al consumo di marzo dovrebbe confermare la lettura preliminare, con un’inflazione annua in salita da 0,6% a 0,8% (massimo da quasi due anni) sul NIC (con listini in aumento di 0,3% m/m) e in frenata da 1% a 0,6% sull’indice armonizzato UE (con prezzi in crescita di 1,8% m/m).
L’inflazione di fondo (sul NIC) dovrebbe essere confermata in calo a 0,8% da 0,9% precedente.
In prospettiva, l’inflazione potrebbe salire sopra l’1% prima del previsto, probabilmente già a maggio; il picco in corso d’anno dovrebbe essere raggiunto a settembre, attorno all’1,5%: tuttavia, i rischi su questa previsione appaiono oggi al rialzo.
Il divario tra indice NIC e IPCA dovrebbe chiudersi già ad aprile.

FRANCIA – La seconda lettura è attesa confermare che a marzo l’inflazione è salita a +1,1% a/a sull’indice nazionale e a +1,4% a/a sull’armonizzato.
Il rialzo deriverebbe principalmente dall’aumento dei listini energetici (da -1,6% a +4,8% a/a).
Sul mese i prezzi dovrebbero essere confermati in crescita di sei decimi sull’indice domestico e sette sull’armonizzato.

STATI UNITI
 – L’indice Empire della NY Fed ad aprile dovrebbe aumentare a 18, poco sopra il livello di marzo (17,4) e dei picchi della primavera scorsa, intorno a 17.
L’indice delle condizioni a 6 mesi (a 36,4) è coerente con un’ulteriore espansione nel settore, pur in presenza di vincoli dal lato dell’offerta.
– L’indice della Philadelphia Fed ad aprile è previsto da 51,8 a 43.
Il balzo dell’indice a marzo, sui massimi da quando esiste la serie, era stato accompagnato da rialzi diffusi a tutte le componenti dell’indagine sulla scia dell’accelerazione della campagna vaccinale.
Anche l’indice generale a 6 mesi si mantiene sui massimi storici e segnala un’espansione sostenuta nei prossimi trimestri.
– Le vendite al dettaglio a marzo sono attese in forte ripresa, con una variazione di +4,8% m/m, dopo -3% m/m, con una forte spinta dal comparto auto.
Le vendite di autoveicoli presso i concessionari sono aumentate del 12,6% m/m (59,7% a/a), a 17,75 mln ann., in parte anche per recuperare il calo di febbraio dovuto al clima avverso e al basso livello delle scorte.
Al netto delle auto, le vendite dovrebbero crescere del 5,7% m/m, dopo -2,7% m/m.
I progressi della campagna vaccinale e la riapertura delle attività, insieme all’accredito degli assegni da 1400 dollari/contribuente previsti dall’American Rescue Plan, dovrebbero spingere le vendite al rialzo, con contributi positivi da gran parte delle categorie di beni, oltre che dalla spesa in ristoranti e bar.
L’indice di Opentable riporta che le prenotazioni per le consumazioni nei ristoranti nel primo week-end di aprile erano sui livelli di febbraio 2020 e intorno a -20% durante la settimana.
Anche il flusso di passeggeri negli aeroporti continua a crescere.
– La produzione industriale a marzo dovrebbe aumentare di 2,4% m/m, dopo -2,2% m/m di febbraio.
I dati dell’employment report puntano a un netto recupero nel manifatturiero, con l’aspettativa di un incremento di output di 2,1% m/m, alla luce della creazione di 53 mila posti di lavoro e di un rialzo di 0,9% m/m delle ore lavorate.
Anche nell’estrattivo le ore lavorate hanno registrato una variazione solida (+4,8% m/m), dopo il calo di febbraio causato dal maltempo.