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14 Novembre 2022 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Venerdì la stima preliminare dell’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di novembre è calata a 54,7 da 59,9 di ottobre, sui minimi da luglio.
La flessione è guidata dalla situazione corrente (57,8 da 65,6) ma correggono anche le aspettative (52,7 da 56,2).
Il comunicato stampa riporta in particolare un netto deterioramento delle condizioni d’acquisto per i beni durevoli, una possibile indicazione che il rialzo dei tassi sta iniziando a pesare sui consumatori.
Poco variate le aspettative d’inflazione: 5,1% da 5% quelle a 1 anno e 3% da 2,9% a 5 anni.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA
– Venerdì, la Commissione Europea ha pubblicato le Previsioni Economiche d’Autunno. Rispetto alle previsioni di luglio, sono state riviste al rialzo le proiezioni sul PIL relative all’anno in corso (3,2% da 2,6%), mentre sono state drasticamente ridotte quelle sul 2023, a 0,3% da 1,4%, con una contrazione dell’economia nei due trimestri a cavallo d’anno.
La Commissione vede una ripresa solo modesta nel 2024, all’1,5%.
Sono state riviste al rialzo le stime d’inflazione sia per l’anno in corso che per quello successivo, a 8,5% da 7,6% nel 2022 e a 6,1% da 4% nel 2023; l’inflazione è attesa quindi moderare in media annua al 2,6% nel 2024 (scendendo sotto la soglia del 2% non prima di fine anno).
Sono state aggiornate anche le stime sui conti pubblici.
Grazie ad una robusta crescita nominale nei primi tre trimestri dell’anno e all’esaurirsi delle misure di sostegno dovute alla pandemia, il ridimensionamento del disavanzo rispetto al PIL è proseguito anche nel 2022 a ritmi migliori di quelli stimati nelle Previsioni di Primavera in quasi tutti i Paesi dell’area euro, nonostante gli stimoli fiscali varati per fronteggiare la crisi energetica.
Nel 2023 il rapporto deficit/PIL dovrebbe tornare a riallargarsi in Germania, in Francia e nell’intera Eurozona, per via del rallentamento dell’attività economica, degli interventi contro il caro-energia e dell’aumento della spesa per interessi.
Belgio, Italia, Grecia e Polonia hanno minacciato di bloccare il pacchetto UE di misure emergenziali sul gas perché non include proposte operative in merito al tetto al prezzo del gas.
La Commissione potrebbe presentare una proposta a tale riguardo al Consiglio del 24/11.
Nel frattempo, le temperature decisamente superiori alla media registrate nella prima metà dell’autunno hanno ridotto i prezzi a termine del gas per i mesi di dicembre (€98,8/MWh), gennaio (104,59) e febbraio (110,2).

STATI UNITI – Sul fronte dei risultati elettorali, ancora non definitivi, ci sono sviluppi molto rilevanti.
In termini generali, non c’è stata nessuna “ondata rossa” e i democratici hanno ottenuto un risultato straordinariamente brillante, in contrasto con l’esperienza storica che mostra perdite ampie per il partito del presidente in carica, soprattutto se con una popolarità bassa (intorno al 40%) come quella di Biden.
In media, in condizioni analoghe a quelle attuali, il partito del presidente alle elezioni midterm ha perso 39 seggi alla Camera, mentre oggi la perdita democratica risulta assai più contenuta.
In secondo luogo, considerando anche i risultati dei voti a livello statale, si rileva che i candidati più “estremistie populisti presentati dai repubblicani e sostenuti da Trump, sono stati sconfitti, con spostamenti di voti a favore di democratici o con la conferma di rappresentanti repubblicani (governatori, segretari di stato) che avevano difeso la legalità del voto nel 2020.
Questo spostamento verso il centro è avvenuto anche in concomitanza con il focus sull’aborto, esplicitamente sottoposto al voto in diversi stati chiave, come per esempio il Michigan.
Venendo ai risultati disponibili riguardo agli equilibri in Congresso, al Senato i democratici hanno raggiunto la soglia di 50 seggi, con la difesa di due distretti cruciali e indecisi fino all’ultimo, Nevada e Arizona, contro i 49 assegnati ai repubblicani.
Rimane da definire, come atteso, il seggio in Georgia, dove la presenza di un candidato indipendente ha impedito il raggiungimento della maggioranza necessaria per assegnare la vittoria.
Pertanto, analogamente a quanto avvenuto nel 2020, sarà necessario un ballottaggio a dicembre, con esito probabile a inizio gennaio.
Tuttavia, grazie al voto della vice-presidente Harris, i 50 seggi democratici consolidano il mantenimento del Senato, con ricadute positive per le nomine di giudici e di membri dell’amministrazione e per evitare attacchi legislativi da parte dei repubblicani.
Per quanto riguarda la Camera, al momento i democratici hanno perso 10 seggi e i repubblicani ne hanno guadagnato altrettanti, ma per ora nessuno dei due partiti ha raggiunto i 218 seggi necessari per la maggioranza.
Sulla base dei voti già scrutinati, i repubblicani hanno 211 seggi, contro i 204 assegnati ai democratici. Restano però da definire ancora molti seggi, in particolare in California e in altri stati dell’ovest, dove lo scrutinio dei voti per posta potrà richiedere ancora molti giorni.
Al momento ci sono ancora 16 seggi “competitivi”, in cui i candidati dei due partiti sono molto vicini e in cui è difficile prevedere il risultato.
Se questi seggi venissero assegnati in numero uguale ai due partiti, i repubblicani si garantirebbero la maggioranza alla Camera.
Lo scenario centrale rimane di perdita della maggioranza democratica, ma anche in questo caso l’esito potrebbe essere considerato una vittoria democratica, con segnali di significativa debolezza per i repubblicani e per la linea del partito all’inizio della campagna per le presidenziali.
Addirittura, il ruolo di K. McCarthy come possibile speaker della Camera è messo in dubbio.
In conclusione, ora il focus si sposta sul 2024, e sui possibili annunci di candidature (Biden da una parte, Trump e De Santis dall’altra) nei prossimi mesi.
Ma intanto potrebbe aprirsi una fase di minore instabilità e polarizzazione.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Questa settimana i dati di settembre sull’output nell’industria e nelle costruzioni dovrebbero registrare un incremento.
Oggi in Eurozona la produzione industriale dovrebbe essere cresciuta per il secondo mese consecutivo a settembre, stimiamo di 0,7% m/m (3,3% a/a).
L’industria dovrebbe essere quindi rimasta sostanzialmente stagnante nel 3° trimestre.
La recente evoluzione dei prezzi energetici si sta rivelando più favorevole del previsto, ma la marcata decelerazione della domanda non potrà non pesare sull’attività nei prossimi mesi: una contrazione dell’output tra l’autunno e l’inverno rimane probabile.
– Le stime finali d’inflazione di ottobre potrebbero riservare una revisione al ribasso in Italia e di conseguenza nell’insieme dell’Eurozona.
– In calendario anche la seconda rilevazione del PIL dell’area euro (nonché la prima lettura in Olanda, attesa mostrare un’espansione solo marginale), e i dati sulla crescita degli occupati nel 3° trimestre.
– Infine, l’indice ZEW tedesco (prima indagine relativa a novembre) potrebbe mostrare un recupero rispetto a ottobre, pur restando su livelli recessivi.

STATI UNITI
– Oggi non ci sono dati in agenda, ma durante la settimana sono in uscita diverse informazioni importanti.
Le prime indagini regionali del manifatturiero a novembre dovrebbero confermare la debolezza dell’attività, sia corrente sia attesa, e segnalare ulteriore riduzione delle pressioni verso l’alto sui prezzi.
– Per ottobre, le vendite al dettaglio sono attese in marginale aumento in termini nominali, in linea con l’aspettativa di indebolimento dei consumi nel 4° trimestre.
– Sempre a ottobre, le vendite di case esistenti e i cantieri dovrebbero flettere ancora, mentre la produzione industriale e gli ordini di beni durevoli dovrebbero registrare incrementi moderati.