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14 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Ieri, la Survey of Consumer Expectations della NY Fed di febbraio ha mostrato aspettative di inflazione a 1 anno in ampio calo, a 4,2% da 5%, invariate sulla scadenza a 3 anni e in rialzo di un decimo a 2,6% su quella a 5 anni.
L’indagine registra un miglioramento delle aspettative riguardo alle condizioni del mercato del lavoro.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Ieri la bozza di conclusioni dell’Eurogruppo ha mostrato una convergenza di massima alla proposta di riforma delle regole fiscali UE fatta dalla Commissione lo scorso novembre, ma i dettagli per la sua implementazione restano ancora da discutere (la Commissione farà delle proposte dettagliate in merito dopo la ratifica dei principi generali attesa per il prossimo Consiglio UE del 23-24 marzo).
Oggi il vertice prosegue con l’Ecofin.

BCE – Il periodo di silenzio precedente la riunione di politica monetaria implica che non ci sono dichiarazioni di governatori o membri del comitato esecutivo BCE riguardo alle implicazioni della crisi bancaria americana sulle decisioni di giovedì 16.
I mercati monetari hanno immediatamente ridotto da 50 a 25pb le aspettative di rialzo, procedendo poi a rimuovere gran parte degli aumenti dei tassi scontati alle riunioni seguenti.
Ci sono due sviluppi che potrebbero giustificare un punto terminale più basso per i tassi BCE:
(1) tracimazione dell’instabilità finanziaria anche in Europa, oppure (2) repentina e significativa amplificazione della trasmissione dell’impulso di politica monetaria per la reazione degli intermediari finanziari (drastica restrizione delle condizioni creditizie) o delle imprese (riduzione della propensione a investire).
Nel primo caso, è plausibile che l’impatto sulla politica monetaria si manifesti anche immediatamente, obbligando la BCE a ridimensionare la mossa del 16 marzo.
Nel secondo, un minor rialzo dei tassi potrebbe consentire di realizzare il rallentamento della domanda necessario a ridurre le pressioni inflazionistiche; la BCE alzerebbe comunque i tassi di 50pb giovedì, ma poi si fermerebbe o alzerebbe meno.
È troppo presto per valutare se questi eventi si manifesteranno, e con l’intensità necessaria.
Al momento, ci pare plausibile che la BCE proceda con il rialzo di 50pb preannunciato per marzo, ma che l’indirizzo sull’andamento futuro dei tassi ufficiali, che già ci aspettavamo meramente direzionale, sia anche condizionato agli sviluppi della crisi bancaria americana.

STATI UNITI – Nel 2023, la regolarità storica di inflazione misurata con il CPI al di sopra di quella misurata con il deflatore si invertirà, rendendo ancora più difficile la comunicazione della Fed.
Dati in linea o superiori alle aspettative metteranno pressione sulla Fed per alzare i tassi di 25 pb.
In assenza delle tensioni collegate al fallimento di SVB e di Signature Bank, il FOMC sarebbe stato orientato a un intervento di 50pb, ma riteniamo che la gestione del rischio induca la banca centrale a una mossa di entità moderata, come atteso ora dal mercato.
Un deterioramento delle condizioni finanziarie in generale, e del sistema bancario in particolare, potrebbero però spingere il Comitato a interrompere i rialzi la prossima settimana.
I rischi per i fed funds ora sono verso il basso.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in ampio calo ieri sulla scia del fallimento di SVB e di Signature Bank, anche per via della maggior incertezza che vi è ora sul sentiero dei rialzi Fed, incluso quello atteso al FOMC della prossima settimana, in funzione dei rischi di deterioramento delle condizioni finanziarie in generale e del sistema bancario in particolare.
Oggi, comunque, cruciali resteranno i dati di inflazione, attesa solo in lieve decelerazione il che, in assenza degli sviluppi bancari degli ultimi giorni, avrebbe giustificato più rialzi Fed nel breve.
Se i dati non deluderanno o addirittura dovessero sorprendere ancora verso l’alto, la Fed dovrebbe poter procedere con un altro rialzo di 25 pb il 22 marzo – a meno di un peggioramento della situazione sul fronte bancario/finanziario – e il dollaro, che oggi apre in modesto recupero, dovrebbe riuscire a rafforzarsi.
In questi giorni comunque restano centrali gli sviluppi sul versante bancario, per cui eventuali novità negative tenderebbero a prevalere, a svantaggio del dollaro.

EURL’euro ha aperto la settimana al rialzo ieri da 1,06 a 1,07 EUR/USD ieri e oggi sta arretrando parzialmente, interamente di riflesso alla dinamica del dollaro, e così sarà tendenzialmente in questi giorni, data la centralità della situazione del sistema bancario USA.
Oggi, intanto, a meno di novità negative su questo versante, potrà indebolirsi ancora se i dati di inflazione USA non deluderanno, ma in misura limitata (supporti a 1,0650-1,0600-1,0570-1,0530 EUR/USD) data la prospettiva che giovedì la BCE alzi i tassi di 50 pb, scenario che, pur nell’incertezza del nuovo contesto, parrebbe il più probabile in assenza di sviluppi negativi sul fronte bancario USA.

GBPAnche la sterlina ha aperto la settimana al rialzo sul dollaro da 1,20 a 1,21 GBP/USD e sta arretrando oggi seguendo i driver USA.
Sul fronte domestico i dati del mercato del lavoro questa mattina hanno fornito indicazioni miste, con il tasso di disoccupazione che è rimasto stabile contro attese di aumento, ma la dinamica salariale in rallentamento, il che avvalorerebbe l’ipotesi di un rialzo dei tassi BoE di 25 pb alla riunione della prossima settimana (23 marzo).
Anche in questo caso comunque in questi giorni gli sviluppi sul fronte bancario USA rimangono centrali.
Oggi, intanto, la sterlina avrebbe spazio per ulteriore indebolimento contro dollaro se l’inflazione USA non deluderà.
Contro euro la sterlina si è rafforzata da 0,88 a 0,87 EUR/GBP, aiutata questa mattina dalla sorpresa positiva sul tasso di disoccupazione.

JPYAnche lo yen ha aperto la settimana al rialzo ieri sul dollaro da 135 a 132 USD/JPY mentre oggi sta già arretrando, in linea con il calo ieri e il parziale recupero oggi dei rendimenti a lunga USA.
Se questi saliranno ancora dopo i dati di inflazione USA lo yen potrà indebolirsi ulteriormente, ma anche in questo caso resteranno centrali in questi giorni gli sviluppi sul fronte bancario statunitense.
Oggi lo yen sta ritrattando anche contro euro, da 142 a 143 EUR/JPY, prevalendo la dinamica dell’USD/JPY su quella dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi la produzione industriale potrebbe tornare a calare a gennaio, stimiamo di ben -1,4% m/m, dopo il balzo a sorpresa (1,6% m/m) visto a dicembre, che probabilmente risentiva di effetti di calendario e problemi nei processi di destagionalizzazione dei dati.
L’output sarebbe in rotta per un ulteriore calo nel 1° trimestre 2023, sia pure pari a meno della metà del -1% t/t visto a fine 2022.
Come in Germania, i dati di gennaio potrebbero evidenziare i primi effetti della moderazione dei prezzi del gas naturale sulla produzione nei settori energivori.

STATI UNITI – Oggi è in uscita il CPI di febbraio, che sarà determinante, insieme all’evoluzione della turbolenza nel sistema bancario, per l’esito della riunione del FOMC del 22 marzo.
Il CPI è previsto in aumento di 0,4% m/m sia per l’indice headline sia per quello core.
Su base tendenziale, l’inflazione dovrebbe essere in modesto calo, a 6,2% a/a e 5,5% a/a per il CPI headline e quello core, rispettivamente.
L’indice core dovrebbe essere spinto da aumenti delle auto usate, in base alle indicazioni del Manheim Used Vehicle Value Index, che ha registrato prezzi in rialzo e scorte in calo nelle prime due settimane di febbraio.
Per l’abitazione, si potrebbe vedere una stabilizzazione dei rialzi, a 0,7% m/m, in attesa di una correzione del trend da marzo in poi.
Il focus sarà sempre sui prezzi dei servizi core ex-abitazione, che difficilmente daranno segnali di rallentamento.
Un elemento importante dello scenario dell’inflazione nel 2023 sarà il probabile trend del deflatore core, previsto al di sopra di quello del CPI per via della diversa composizione dei due indici, con pesi e definizione delle principali voci differenti.