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14 Febbraio 2023 – nota economica giornaliera

FRANCIA – Questa mattina, il tasso di disoccupazione nel quarto trimestre 2022 ha riportato un calo al 7,2%, dal 7,3% dei tre mesi precedenti (i disoccupati sono diminuiti di 45 mila unità nel trimestre): se si escludono i mesi del primo lockdown, si tratta di un minimo da quasi 15 anni.
La disoccupazione giovanile è calata di un punto, al 6,9%, a fronte di una sostanziale stabilità nelle coorti centrale e superiore, rispettivamente al 6,5% e 5%.
Nei prossimi mesi il tasso dei senza-lavoro potrebbe tornare a crescere, ma il mercato del lavoro, in Francia come nel resto dell’Eurozona, si sta dimostrando decisamente più resiliente del previsto.

GIAPPONE – Il PIL del 4° trimestre ha registrato una variazione di 0,2% t/t (0,6% t/t ann.), dopo – 0,3% t/t del 3° trimestre, deludendo le aspettative di consenso per un aumento di 0,5% t/t.
Il dato è meno debole di quanto appaia in superficie, perché include un ampio contributo negativo delle scorte (-0,5 pp).
Il canale estero ha contribuito per 0,3 pp, con una contrazione delle importazioni di -0,4% t/t che ha rafforzato l’effetto di esportazioni in rialzo di 1,4% t/t.
Per quanto riguarda la domanda domestica finale privata, i consumi si sono mantenuti su un trend positivo, con una variazione di 0,5% t/t, in linea con la crescita estiva, mentre gli investimenti fissi non residenziali hanno registrato una contrazione di -0,5% t/t, dopo 1,5% t/t del 3° trimestre e 2,1% t/t nel 2°, risentendo della debolezza globale del manifatturiero.
La previsione per il 1° trimestre è di crescita modesta, con contributi moderati, ma positivi, da consumi e investimenti privati.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Ieri la Commissione Europea ha pubblicato le Previsioni Economiche d’Inverno con revisioni al rialzo delle previsioni di crescita e al ribasso per quelle d’inflazione.
Il miglioramento dello scenario rispetto allo scorso autunno è dovuto all’evoluzione più favorevole del previsto dei prezzi dell’energia, e suggerisce che l’Eurozona potrebbe evitare una recessione.
Bruxelles stima una crescita del PIL allo 0,9% nel 2023 (rivisto da 0,3% precedente) e all’1,5% l’anno prossimo, mentre l’inflazione è vista al 5,6% nel 2023 (da un precedente 6,1%) e al 2,5% nel 2024.
Secondo le stime della Commissione anche l’Italia dovrebbe riuscire ad evitare una recessione: dopo la contrazione registrata a fine 2022, l’economia dovrebbe risultare stagnante nel trimestre in corso e tornare a crescere dalla primavera: si stima un’espansione allo 0,8% nel 2023 (rivisto da 0,3%) e all’1% (rivisto al ribasso da un precedente 1,1%) nel 2024.
L’inflazione italiana dovrebbe attestarsi al 6,1% quest’anno e al 2,6% nel 2024, con un ritorno sotto la soglia del 2% che non dovrebbe però verificarsi prima del 2025.

ITALIA – Il voto regionale in Lombardia e Lazio ha visto una netta vittoria della coalizione di centro-destra, con elezione dei presidenti Fontana e Rocca (rispettivamente al 54,7% e 53,9% dei voti).
Il turno elettorale ha fatto registrare un crollo della partecipazione (al 40%, dal 70,6% delle precedenti consultazioni).

STATI UNITI
 – Dalla Fed, Bowman (Board) ha detto che la stabilità dei prezzi è ancora lontana e sarà probabilmente necessario restringere ulteriormente la politica monetaria, rallentando la crescita e indebolendo il mercato del lavoro.
Bowman ha sottolineato l’ampia incertezza che caratterizza le previsioni di crescita e inflazione, e ha affermato che vorrà vedere “evidenza consistente” di un sentiero verso il basso dell’inflazione per valutare quando i tassi potranno essere giudicati “sufficientemente restrittivi”.
– Ieri, la Survey of Consumer Expectations della NY Fed di gennaio ha mostrato aspettative di inflazione stabili sull’orizzonte a 1 anno, a 5%, in calo di 3 decimi a 2,7% su quello a 3 anni e in rialzo di 1 decimo a 2,5% su quello a 5 anni.
Per quanto riguarda la situazione finanziaria delle famiglie, si registra una correzione marcata della crescita attesa del reddito, a 3,3% da 4,6% di dicembre e un significativo aumento della disoccupazione attesa fra 1 anno, pur in presenza di previsioni di maggiore facilità nel trovare un’occupazione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in marginale rialzo ieri mattina ma poi ha subito intrapreso un trend discendente, in atto anche oggi, in linea con l’arretramento dei rendimenti, in attesa dei dati chiave di inflazione di questo pomeriggio.
Le attese sono per un calo, sia dell’indice “headline” sia del “core”.
Se i dati non riserveranno sorprese verso l’alto il dollaro dovrebbe mantenersi in calo.
In caso contrario, similmente a quanto accaduto post-employment report, tornerebbe a rafforzarsi, anche se probabilmente in misura inferiore, in quanto il mercato dopo i dati sul mercato del lavoro ha già iniziato a rivedere verso l’alto il sentiero atteso di rialzi Fed.

EURL’euro ha aperto la settimana al rialzo da 1,06 a 1,07 EUR/USD aiutato dal restringimento dei differenziali di rendimento, in attesa dei dati di inflazione USA.
Se questi non sorprenderanno verso l’alto l’euro dovrebbe continuare a rafforzarsi, trovando nel corridoio 1,0760-1,0840 EUR/USD la prima fascia di resistenze chiave. In caso contrario tornerebbe a scendere verso 1,06 EUR/USD (downside “massimo” entro 1,05 EUR/USD).

GBPLa sterlina ha aperto la settimana al rialzo contro dollaro da 1,20 a 1,21 GBP/USD sul restringersi dei differenziali di rendimento e questa mattina ulteriormente favorita dai dati sul mercato del lavoro domestico che confermano una dinamica occupazionale positiva e persistenti pressioni salariali.
La valuta britannica è infatti in rafforzamento anche contro euro, seppure ancora in area 0,88 EUR/GBP.
Se i dati USA di oggi non sorprenderanno verso l’alto dovrebbe proseguire la salita contro dollaro, ma potrebbe temporaneamente stabilizzarsi contro euro, invece di tornare a scendere, perché i dati domestici supportano attese di un altro rialzo BoE.
Il prossimo test in tal senso sarà già domattina con i dati di inflazione, attesi in solo lieve calo.

JPYLo yen ha aperto la settimana in calo ieri da 131 a 132 USD/JPY, ma perlopiù come rintracciamento dopo la reazione rialzista alla notizia della nomina di K. Ueda a prossimo governatore della BoJ.
Oggi, infatti, lo yen è tornato a rafforzarsi, in linea con il calo dei rendimenti a lunga USA.
L’avvenuta nomina di Ueda mantiene comunque aperta l’opzione di un avvio di normalizzazione della politica monetaria, ma tempi e modi di tale processo dipenderanno comunque dai dati, in particolare dalle dinamiche salariali.
Oggi anche lo yen risponderà ai dati USA: se l’inflazione non sorprenderà, la valuta nipponica potrà proseguire il rafforzamento contro dollaro.
Contro euro potrebbe invece mantenersi sulla difensiva, dato il contestuale rafforzamento atteso del cambio EUR/USD.

 

PREVISIONI:

PAESI BASSI – Oggi la stima preliminare dovrebbe mostrare un PIL in flessione di -0,3% t/t nei mesi autunnali, dopo il -0,2% t/t del trimestre estivo.
La variazione tendenziale è attesa rallentare al 2,2% a/a da un precedente 3,1% a/a.
La crescita annua è vista a 0,5%, nel 2023, dal 4,2% del 2022.

AREA EURO – Ci aspettiamo infine che la seconda stima confermi che in Eurozona il PIL è cresciuto di 0,1% t/t (1,9% a/a) nel 4° trimestre.
La crescita dell’occupazione potrebbe aver decelerato di un decimo a 0,2% t/t (1,4% a/a).

STATI UNITI – Oggi è in uscita il CPI di gennaio, particolarmente importante dopo la sorpresa dei nonfarm payrolls.
La previsione è un rialzo di 0,5% m/m per l’indice headline e 0,4% m/m per quello core.
L’indice headline sarà spinto verso l’alto dall’energia, dopo la contrazione di dicembre, sulla scia del rimbalzo della benzina.
I beni core (con un peso di 20,8% sul CPI) dovrebbero registrare un rallentamento del trend verso il basso dell’autunno, con una probabile stagnazione, dopo diversi mesi di contrazioni.
In particolare, le auto usate dovrebbero avere prezzi in moderato rialzo su base destagionalizzata (sempre in calo se non destagionalizzati), alla luce del Manheim Used Vehicle Value Index.
Per i veicoli nuovi, i prezzi destagionalizzati dovrebbero stabilizzarsi dopo due mesi di contrazione, pur restando su un trend verso il basso.
Nei servizi core (peso: 57,9%), prevediamo che l’abitazione (peso: 33,3%) continui a dominare i rialzi, con gli affitti della residenza abituale ancora in aumento di 0,8% m/m e gli affitti figurativi in possibile marginale rallentamento a 0,7% m/m da 0,8% m/m.
Il focus sarà sui servizi core al netto dell’abitazione (peso: 24,6%) monitorati dalla Fed, che dovrebbero mantenersi sul trend moderato dei mesi scorsi (0,35% m/m), senza però segnalare un rallentamento.
Questo segmento del CPI core è formato da settori molto diversi, di cui una parte non è ciclica (per esempio, servizi finanziari e tariffe aeree).
Sarà quindi rilevante seguire la sanità, gli altri servizi e i servizi ricreativi, maggiormente dipendenti dall’andamento del mercato del lavoro e dei salari.
I dati di gennaio sono soggetti a un’incertezza amplificata dall’aggiornamento di inizio anno dei pesi (che da quest’anno verranno aggiornati annualmente in base alle quote di spesa) e dei fattori di destagionalizzazione.
L’abitazione e le auto nuove avranno un peso maggiore, mentre l’importanza relativa delle auto usate sarà minore.
Inoltre, le revisioni dei fattori di destagionalizzazione hanno determinato un sentiero dei prezzi destagionalizzati più elevato in autunno rispetto a quello pubblicato in precedenza, sia per l’indice headline sia per quello core.
Ora, le variazioni sono più elevate di un decimo per entrambi i mesi di novembre e dicembre e pari a 0,3% m/m e 0,4% m/m, rispettivamente.