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13 Settembre 2022 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Poco fa, la stima finale ha confermato che ad agosto l’inflazione armonizzata è salita all’8,8% a/a, massimo dall’inizio delle rilevazioni (1998), dall’8,5% precedente, e quella nazionale al 7,9% a/a dal 7,5% di luglio, con un ritorno sui massimi dalla riunificazione.
La variazione congiunturale è stata di +0,4% m/m sull’indice armonizzato e di +0,3% su quello nazionale.

STATI UNITI – Ieri, l’indagine delle aspettative dei consumatori condotta dalla NY Fed ad agosto ha rilevato un calo delle aspettative di inflazione a 1 anno a 5,7% da 6,2% di luglio e di quelle a 3 anni a 2,8% da 3,2%, mentre la divergenza fra le opinioni dei partecipanti ha continuato ad aumentare sull’orizzonte a 1 anno, ma è calata su quello a 3 anni.
Le aspettative per il mercato del lavoro restano ampiamente positive, con un calo della probabilità che il tasso di disoccupazione sia più alto fra 1 anno e un aumento della probabilità di trovare lavoro.
Le aspettative per il reddito e la spesa fra 1 anno sono in rialzo.
Il miglioramento sul fronte delle aspettative di inflazione va letto insieme all’aspettativa di consumi e reddito in aumento, con indicazioni a nostro avviso sempre in linea con un sentiero piuttosto ripido dei tassi nei prossimi mesi.

 

COMMENTI:

BCESchnabel ha ribadito ieri che la BCE si attende di dover aumentare ancora i tassi ufficiali nei prossimi mesi.
Nel discorso di ieri, ha rimarcato che la frequenza delle revisioni di prezzo da parte delle imprese aumenta quando l’inflazione è più elevata, un fattore che potrebbe aumentare la pendenza della curva di Phillips rispetto al periodo di inflazione bassa e stabile.

AREA EUROReuters riferisce che i prestiti UE non utilizzati nell’ambito del RRF potranno essere richiesti anche per finanziare misure connesse alla crisi energetica e ad altre criticità connesse alla guerra russo-ucraina, oltre che per finanziare progetti connessi a REPowerEU, come era già previsto.
Intanto, l’annuncio delle misure di emergenza da parte della Commissione slitta a domani

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha aperto la settimana in calo e così esordisce anche oggi, indebolito dalla stabilizzazione dei rendimenti USA e del sentiment globale di mercato e, anche in attesa oggi del dato di inflazione che si prevede in rallentamento.
Anche se questo non dovrebbe impedire alla Fed di alzare i tassi di 75 pb la prossima settimana, potrebbe rallentare il ritmo dei rialzi successivi, contribuendo a ridurre l’upside del dollaro.
Il ritracciamento in atto del biglietto verde rimane tuttavia ancora almeno in parte reversibile nel breve, a causa della fragilità del contesto globale.

EUR – L’euro ha aperto la settimana al rialzo da 1,0058 a 1,0197 EUR/USD ieri, mantenendosi in salita anche oggi, complici sia il ritracciamento del dollaro sia il rafforzarsi di attese per un sentiero di rialzi BCE più robusto.
Questo può offrire supporto alla moneta unica, ma non basta a preservarla da nuova debolezza per via del significativo deterioramento del quadro di crescita dell’area (molto negative oggi anche le indicazioni provenienti dallo ZEW tedesco) a causa della crisi energetica. Rinviato intanto a domani l’annuncio delle misure UE per mitigare il caro-energia. Possibile tentativo di ingresso in area 1,0200 EUR/USD oggi in caso di delusione dall’inflazione USA, ma tecnicamente una salita nella fascia 1,02-1,03 EUR/USD non preclude un nuovo calo sotto la parità successivamente.

GBP – Anche la sterlina apre la settimana in recupero sul generalizzato ritracciamento del dollaro da 1,15 a 1,17 GBP/USD e può trarre ulteriore temporaneo beneficio oggi in caso di delusione dai dati USA.
Tuttavia, il peggioramento del quadro inflazione – come mostrano le condizioni ancora più tese del mercato del lavoro in base ai dati di questa mattina – a fronte dell’avvicinarsi della recessione (prevista dalla BoE a partire già dalla fine di quest’anno) mantiene esposta la valuta britannica a nuova debolezza già nel breve.
Indizi di fragilità della sterlina emergono dal confronto con l’euro, rispetto al quale ieri la valuta britannica ha aggiornato i minimi di giugno da 0,86 a 0,87 EUR/GBP, pur ritracciando già in giornata.

JPY – Lo yen apre la settimana in recupero contro dollaro dai minimi della settimana scorsa da 144 a 142 USD/JPY sul generale ritracciamento del biglietto verde, e oggi può rafforzarsi ancora in caso di discesa dei rendimenti a lunga USA sull’atteso calo dell’inflazione statunitense.
Resterebbe tuttavia ancora spazio di indebolimento nel futuro prossimo finché non si attenua la divergenza tra BoJ e Fed.
Contro euro lo yen ieri ha aperto in calo verso nuovi minimi da 143 a 145 EUR/JPY sul rafforzamento dell’EUR/USD, ma sta ritracciando parzialmente oggi.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – Oggi l’indice ZEW è atteso pressoché stabile a settembre, visto il difficile contesto geopolitico e la forte incertezza sulle forniture energetiche: l’indice headline è visto salire a – 54,5 da -55,3 precedente e l’indicatore sulla situazione corrente dovrebbe restare quasi invariato a -47 punti.
Ieri, l’istituto ha tagliato a -0,3% la stima di crescita dell’economia teutonica nel 2023.

STATI UNITI – Oggi il focus sarà sul CPI di agosto, previsto in marginale calo (-0,1% m/m) per l’indice headline e in aumento di 0,3% m/m per l’indice core, con rischi verso l’alto.
L’indice headline risente della correzione del comparto energia, in atto da giugno.
L’attenzione sarà concentrata sul core, che potrebbe dare un secondo segnale di rallentamento della dinamica mensile, dopo lo 0,3% m/m di luglio.
La moderazione del dato del mese scorso dovrebbe provenire da alcune voci volatili (auto usate, tariffe aeree e alberghiere), oltre che dall’abbigliamento, che dovrebbe riflettere sconti collegati alla volontà di ridurre le scorte.
Possibili persistenti pressioni verso l’alto invece dovrebbero riguardare ancora gli alimentari, l’abitazione, la sanità e gli altri servizi, su cui gravano gli effetti di salari in continua crescita.
Sarà più rilevante valutare l’andamento della diffusione di aumenti superiori alla media con la successiva pubblicazione dell’inflazione mediana e della media troncata.
Anche un aumento del CPI core di 0,3% m/m a nostro avviso non sarebbe incompatibile con un rialzo di 75 pb alla riunione della prossima settimana: diversi partecipanti al FOMC, incluso Powell, hanno detto che occorrono “diversi” mesi di inflazione più moderata per dare un segnale convincente di rallentamento duraturo.