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13 Marzo 2023 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Venerdì, gli occupati non agricoli di febbraio sono aumentati di 311 mila, dopo 504 mila di gennaio, sempre spinti dai servizi privati, con aumenti diffusi a tutti i settori.
Il tasso di disoccupazione è salito a 3,6%, con il tasso di partecipazione in aumento di 1 decimo a 62,5%.
I salari orari sono in rialzo di 0,24% m/m (4,6% a/a), ma il rallentamento mensile potrebbe essere dovuto ai licenziamenti nei comparti con salari superiori alla media.
I dati segnalano che il trend di rallentamento dell’occupazione visto nel 2022 si è interrotto, ma questa indicazione è mitigata dall’aumento della forza lavoro e dal rallentamento della dinamica salariale.
Le informazioni dell’employment report sarebbero marginalmente a favore di un rialzo di 50pb a marzo.

 

COMMENTI:

AREA EURO – La riunione dei Ministri delle Finanze della zona euro in calendario oggi a Bruxelles si focalizzerà sugli orientamenti della politica di bilancio.
Secondo Euractiv, gli stati membri sono più vicini a raggiungere un accordo politico sulla riforma delle regole fiscali UE, che dovrebbe però essere annunciato dal prossimo consiglio europeo del 23-24 marzo e non da questo Eurogruppo.

BCE – Giovedì, ci si attende che la Banca Centrale Europea annunci un nuovo rialzo dei tassi di 50 punti base, che porterà il tasso sui depositi al 3,0%.
L’indirizzo sui tassi potrebbe diventare più vago, limitato alla direzione della prossima mossa.
Le nuove previsioni vedranno probabilmente una marginale revisione al ribasso delle proiezioni di inflazione core 2025, ma senza che esse tornino su livelli coerenti con l’obiettivo BCE.

STATI UNITI – Sulla base dei dati macro, un’inflazione in linea con le aspettative di consenso a nostro avviso darebbe il via libera a una variazione di 50pb.
Oltre ai dati macroeconomici però è ora rilevante anche l’evoluzione delle turbolenze sui mercati finanziari generate dal fallimento della Silicon Valley Bank e dei suoi effetti sul sistema bancario in generale.
In caso di ulteriore deterioramento della liquidità, ma in assenza di tensioni sui depositi, il FOMC potrebbe optare per un rialzo di 25pb.
Dopo SVB, domenica anche Signature Bank, esposta a criptovalute, è stata chiusa dai regolatori per una analoga crisi di fiducia.
L’inizio di un panico bancario ha indotto il Tesoro e la Fed a definire SVB e Signature “banche sistemiche” e ad annunciare che tutti i depositi delle due banche verranno ripagati, anche quelli non coperti dall’assicurazione della FDIC.
Non ci sarà protezione per gli azionisti e il management è stato sostituito.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro, dopo l’iniziale rafforzamento post-audizione di Powell, ha poi chiuso la settimana passata rientrando sui livelli di apertura, in particolare correggendo visibilmente venerdì, penalizzato (i) sia dall’employment report che ha fornito indicazioni contrastanti, mostrando un incremento degli occupati ancora robusto, ma un inatteso aumento del tasso di disoccupazione e un rallentamento della dinamica salariale superiore alle attese, (ii) sia dalla notizia del fallimento, venerdì, della Silicon Valley Bank (il fallimento bancario più grave dalla crisi finanziaria del 2008), trovatasi sotto pressione per l’elevata quota di depositi investita in Treasury, il cui valore è diminuito significativamente a causa del poderoso ciclo di rialzi dei tassi Fed.
Il dollaro apre in calo anche oggi, dopo che domenica è stata chiusa anche Signature Bank.
Le misure adottate dalle autorità USA (in primis la garanzia di rimborso di tutti i depositi delle due banche) per evitare rischi di contagio dovrebbero contribuire ad arginare ulteriori effetti negativi di mercato, incluso il calo del dollaro, ma in questi giorni, almeno fino a che la situazione non rientra, il biglietto verde potrebbe ancora mantenersi sulla difensiva, anche per via della possibilità che, a causa del fallimento di SVB ed effetti collegati, la Fed decida di procedere con un rialzo di soli 25 pb invece di 50 pb alla riunione della prossima settimana.
Restano comunque da monitorare i dati, in primis l’inflazione, in uscita domani, attesa in decelerazione ancora molto lieve e pertanto tale da spingere la Fed ad alzare di più i tassi nei prossimi mesi.
A meno di delusioni dai dati, questo dovrebbe fornire sostegno al biglietto verde, ma potrebbe non essere sufficiente, post-fallimento di SVB, a farlo recuperare subito. Indicazioni miste, ma complessivamente a favore di uno scenario di rallentamento della crescita nel 1° trimestre, dovrebbero invece giungere dai dati dei giorni successivi (indici Empire e Philly Fed, vendite al dettaglio, produzione industriale e fiducia dei consumatori).

EURL’euro, dopo essere transitato attraverso un calo a 1,05 EUR/USD post-Powell), ha chiuso la settimana passata in marginale rialzo da 1,06 a 1,07 EUR/USD favorito soprattutto venerdì dalla generalizzata correzione del dollaro.
Anche oggi infatti ha aperto in ulteriore rafforzamento in area 1,07 EUR/USD, anche se sta già facendo marcia indietro.
La volatilità può restare elevata in questi giorni in funzione degli sviluppi USA post-fallimento di SVB.
Anche a prescindere da questi, tuttavia, l’euro potrebbe restare soggetto a spinte contrastanti questa settimana, al ribasso se i dati di inflazione USA domani non deluderanno, e al rialzo giovedì sull’esito della riunione BCE, non tanto per la decisione sui tassi, che dovrebbe sancire un altro rialzo di 50 pb, ma per le indicazioni sul sentiero dei rialzi successivi.
Su questo, infatti, la BCE è divisa al proprio interno, ma i dati ricevuti finora potrebbero prospettare un sentiero di rialzi leggermente più elevato rispetto a quanto ipotizzabile fino a qualche tempo fa, il che favorirebbe l’euro.
Nel complesso, dunque, il cambio dovrebbe mostrare ancora una dinamica perlopiù laterale, prevalentemente nel range 1,05-1,07 EUR/USD, con accresciuta probabilità però di affacciarsi temporaneamente a 1,08 EUR/USD.

GBPLa sterlina, dopo essere scesa contro dollaro da 1,20 a 1,18 GBP/USD post-Powell, ha poi chiuso la settimana passata in recupero fino a massimi in area 1,21 GBP/USD venerdì post employment report USA e fallimento di SVB.
Oggi ha aperto in ulteriore salita, ma sta cedendo di nuovo, penalizzata anche dall’iniziale incertezza sulle sorti della filiale britannica di SVB, che però è stata di fatto già rilevata da HSBC, dopo l’interessamento di BoE e tesoro britannico per evitare rischi di contagio.
Anche la sterlina comunque potrebbe ritrovarsi supportata contro dollaro in questi giorni fintantoché non rientrano le tensioni di mercato post-fallimento di SVB.
Dagli sviluppi sul fronte domestico potrebbero però giungere ancora indicazioni contrastanti.
I dati sul mercato del lavoro domani dovrebbero mostrare un aumento del tasso di disoccupazione e un rallentamento della dinamica salariale, a convalidare uno scenario di rialzi dei tassi BoE inferiori alla Fed nel breve, mentre il Budget mercoledì dovrebbe mostrare invece una revisione verso l’alto delle previsioni di crescita dell’economia britannica per quest’anno.
Complessivamente, dunque, anche la sterlina similmente all’euro potrebbe tendenzialmente mantenere una dinamica laterale, perlopiù nel range 1,18-1,21 GBP/USD.
Questo implicherebbe una dinamica in range anche contro euro, prevalentemente ancora tra 0,88 e 0,89 EUR/GBP.

JPYAnche lo yen ha chiuso la settimana passata in lieve rafforzamento rispetto al dollaro da 135 a 134 USD/JPY sul calo dei rendimenti a lunga USA e ha aperto oggi un ulteriore salita fino a 132 USD/JPY.
Fino a che non rientreranno le tensioni collegate al fallimento di SVB lo yen potrebbe mantenersi supportato, ma dovrebbe riprendere a indebolirsi quando i rendimenti USA torneranno a salire o comunque si riprenderanno, almeno in parte, come potrebbe essere domani sui dati di inflazione USA.
Lo yen è in rafforzamento anche contro euro, da 144 a 141EUR/JPY oggi, ma potrebbe cedere almeno in parte sull’esito della riunione BCE se aprirà all’ipotesi di un sentiero di rialzi almeno leggermente più elevato.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Oltre all’importante riunione del Consiglio Direttivo della BCE, la settimana entrante vedrà la pubblicazione dei dati sulla produzione industriale di gennaio nell’intera Eurozona (attesa in espansione) e in Italia (vista tornare a calare dopo il balzo a sorpresa di dicembre).
– In calendario anche i dati sul costo del lavoro nel 4° trimestre e le stime finali di inflazione di febbraio, attese confermare il rallentamento dell’indice generale ma una intensificazione delle pressioni sulla componente “di fondo”.

STATI UNITI – Durante la settimana si concluderà la tornata di dati di febbraio rilevanti per la riunione del FOMC del 22 marzo.
Il focus sarà sul CPI di febbraio, atteso in rialzo di 0,4% m/m sia per l’indice core sia per quello headline, che dovrebbe confermare un trend ancora forte per i servizi core ex-abitazione, mantenendo elevate le preoccupazioni per il sentiero dell’inflazione.
Il CPI di febbraio sarà determinante per l’entità del rialzo alla prossima riunione del FOMC.
– Per quanto riguarda i dati di attività di febbraio, la previsione è di rallentamento delle vendite al dettaglio dopo il boom di gennaio, espansione moderata della produzione manifatturiera e stabilità per i cantieri residenziali.
– Le prime indagini di marzo dovrebbero registrare un miglioramento per la fiducia dei consumatori e modesti rialzi per gli indici regionali del settore manifatturiero, sempre in territorio recessivo.