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13 Marzo 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati sul mercato del lavoro relativi al 4° trimestre 2019 mostrano una stabilità degli occupati (risultato di un aumento dei dipendenti, soprattutto a termine, e di un calo degli indipendenti), ma una flessione di un decimo del tasso di disoccupazione (a 9,7%), grazie alla contrazione delle forze di lavoro. Nel confronto annuo, gli occupati restano in crescita(+0,9%, +207 mila unità) e gli inattivi in calo (-0,6%, -82 mila).
Nei dati di flusso, a distanza di 12 mesi, aumenta la permanenza nell’occupazione, in particolare per i giovani sotto i 35anni, mentre tra i dipendenti a termine continuano ad aumentare le transizioni verso il tempo indeterminato.
Le ore lavorate sono diminuite di -0,3% t/t (in linea con la flessione del PIL). I dati dipingono un quadro sul mercato del lavoro ancora tutto sommato positivo, che appare superato dai recenti avvenimenti.
La rilevante contrazione dell’attività nella maggior parte dei settori, soprattutto dei servizi, non potrà non avere ripercussioni anche sugli occupati, specie sui dipendenti a termine e sui lavoratori autonomi.
Gli interventi del governo dovrebbero attenuare solo in parte tali effetti.

AREA EURO – La produzione industriale a gennaio è salita del 2,3% m/m, dopo il calo di -1,8% (rivisto da -2,1%) di dicembre. A livello settoriale, l’aumento maggiore si è avuto nella produzione dei beni intermedi (+3,2%) e dei beni di investimento (2,6%), mentre cala la produzione di energia (-0,1%).
Lo spaccato per paesi vede la Germania (+2,7% m/m) e l’Italia (+3,7% m/m) guidare la crescita della produzione nell’area euro nel mese di gennaio, mentre Francia (+1,2% m/m) e Spagna (+0,1% m/m) registrano performance più modeste.
La variazione annua è passata a -1,8% a/a da -3,3% precedente. Le indagini congiunturali segnalano un ulteriore probabile aumento della produzione per il mese di febbraio, anche se i segnali incoraggianti rischiano di essere spiazzati dall’impatto negativo sull’economia della pandemia di COVID-19, i cui effetti saranno pienamente visibili da marzo.

STATI UNITI
– Il PPI a febbraio corregge di -0,6% m/m, con un’ampia sorpresa verso il basso rispetto alle aspettative per una riduzione di -0,1% m/m. La correzione è spinta da energia e alimentari.
L’indice al netto di alimentari ed energia corregge di -0,3% m/m, frenato dalla debolezza dei servizi commerciali.
L’indice al netto di alimentari, energia e commercio cala di -0,1% m/m, dopo +0,4% m/m di gennaio. I dati segnalano i primi effetti dell’epidemia di Covid-19, con la correzione dei servizi core (-0,1% mm) guidata dal calo del 10% della voce che include le tariffe alberghiere.
La voce corrispondente nel CPI non ha dato segnali di variazione anomala, ma il PPI indica probabili flessioni nei prossimi mesi anche nell’indice dei prezzi al consumo.
A partire da marzo il segmento dei servizi finanziari subirà un violento impatto dagli sviluppi recenti, dato che le tariffe nel settore sono determinate in base al valore delle attività gestite.
Il PPI di febbraio registra un andamento sempre solido dei prezzi della sanità che dovrebbero sostenere la componente sanità nel deflatore.
Le implicazioni complessive delle informazioni sui prezzi di febbraio puntano a un indebolimento del trend dell’inflazione sia headline sia core almeno fino alla parte centrale dell’anno.
–  I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 7 marzo calano a 211 mila da 215 mila della settimana precedente, e restano in linea con un mercato del lavoro al pieno impiego.

 

COMMENTI:

AREA EURO – La BCE ha annunciato un pacchetto di misurefinalizzate” per contrastare i rischi economici creati dall’epidemia di COVID-19, come preannunciato nel comunicato del 2 marzo, astenendosi dall’effettuare tagli dei tassi che, sebbene attesi dal mercato, non hanno significato nel presente contesto. Il pacchetto ha una forte caratterizzazione di stimolo creditizio, sia attraverso il mercato, sia attraverso il credito bancario. La BCE ha anche esortato i Governi europei a promuovere un’azione fiscale coordinata per contrastare gli effetti economici della COVID-19, manifestando preoccupazione per la lentezza della reazione fin qui manifestata.
Riguardo alle previsioni, la presidente ha rimarcato che lo shock è “severo ma ancora temporaneo”; riguarderà il primo semestre, e sarà seguito da un rimbalzo nella seconda metà del 2020, “se le giuste misure saranno adottate da tutti gli attori”.
Va segnalato, purtroppo, che la comunicazione della presidenza è stata inadeguata alle circostanze, contribuendo sicuramente al forte aumento delle tensioni sui mercati europei. Le misure annunciate sono queste:
•Il programma APP sarà integrato da 120 miliardi di euro di ulteriori acquisti nel 2020, probabilmente concentrati soprattutto su titoli privati. Questa componente è finalizzata a frenare l’aumento dei premi per il rischio di credito che si sta verificando in questa fase di panico. Tuttavia, la presidente non ha escluso che possano essere utilizzati anche sui titoli di stato, se i rischi emergessero sul quel fronte: “useremo tutta la flessibilità presente nel quadro del nostro APP”, tenendo a mente che “probabilmente vedremo un aumento delle emissioni di debito da parte di alcuni paesi”.
Tuttavia, ha poi vanificato il messaggio positivo, affermando incautamente che “non siamo qui per chiudere gli spread”, perché “non è la funzione o la missione della BCE.”
Questo è sostanzialmente vero (non c’è mai stato un targeting dei differenziali sovrani) e compatibile con un uso attivo dell’APP per contrastare le fasi di eccessiva tensione, ma il concetto che alla fine è passato è quello di irrilevanza delle tensioni sul debito italiano per la BCE.
• Il programma TLTRO III viene potenziato significativamente, innalzando il limite rifinanziabile al 50% del volume di prestiti in essere al 28 febbraio.
Soltanto per l’Italia, questo vale quasi 190 miliardi di euro.
Inoltre, il tasso applicato sulle operazioni fino al giugno 2021 scende a 25pb sotto il livello del tasso sui depositi, se il benchmark viene raggiunto, e al refi -25pb, se il benchmark viene mancato.
La BCE segnala anche che potrebbe decidere un allentamento dei criteri sulle garanzie se emergesse una scarsità di attività utilizzabili nelle operazioni di rifinanziamento.
• Infine, saranno condotte 13 nuove operazioni LTRO con il sistema della piena allocazione e a tasso fisso, pari al tasso sui depositi, una alla settimana e tutte con scadenza 24 giugno 2020. L’obiettivo è “fornire liquidità a termini favorevoli per coprire il periodo fino alla prossima operazione TLTRO III del giugno 2020.
• Come detto, i tassi ufficiali restano invariati (refi a 0,0%, depo rate a -0,50%, rifinanziamento marginale a 0,25%).
• L’indirizzo prospettico (“forward guidance”) conferma che i tassi ufficiali resteranno pari o inferiori al livello attuale fino a quando la BCE non avrà visto l’inflazione convergere con decisione all’obiettivo, e fino a quando tale andamento non si sarà anche riflesso nelle misure sottostanti. Inoltre, i reinvestimenti delle scadenze APP continuerannoper un periodo di tempo prolungato oltre la data in cui il Consiglio direttivo avrà iniziato ad aumentare i tassi ufficiali”.
• Un altro elemento molto importante è l’allentamento del regime prudenziale su liquidità e capitale: le banche possono usare i buffer di capitale e liquidità, operando temporaneamente sotto la Pillar 2 Guidance (P2G), il Capital Conservation Buffer (CCB) e il Liquidity CoverageRatio (LCR). Inoltre, è da attendersi un “adeguato allentamento della riserva di capitale anticiclica (CCyB) da parte delle autorità macroprudenziali nazionali”.
Nel tardo pomeriggio, una dichiarazione della presidente Lagarde a CNBC ha cercato di limitare i danni causati dalla infelice frase sugli spread: “Gli spread elevati dovuti al coronavirus compromettono la trasmissione della politica monetaria. Utilizzeremo la flessibilità integrata nel programma di acquisto di attività, anche nell’ambito del programma di acquisto del settore pubblico”.

STATI UNITI
 – La NY Fed ha annunciato un’iniezione di liquidità straordinaria per far fronte alle condizioni di stress sul mercato dei Treasury causate dal coronavirus.
Le misure, definite su istruzione di Powell con consultazione del FOMC, sono su due fronti, gli acquisti mensili di titoli e l’offerta di liquidità. Per quanto riguarda gli acquisti, viene modificata la tipologia di titoli dagli attuali 60 mld di T-bill al mese, a un ammontare equivalente distribuito su tutte le scadenze in modo da replicare la composizione di durata dei titoli esistenti, come viene già fatto per il reinvestimento dei titoli delle agenzie in scadenza.
Invece per l’offerta di liquidità, giovedì c’è stata un’operazione di rifinanziamento a tre mesi per 500 mld di dollari. Il 13 marzo verranno attuate altre due operazioni per 500 mld, una a 3 mesi e una a 1 mese. Operazioni per 500 mld a 1 mese e a 3 mesi saranno condotte settimanalmente fino alla fine del mese di marzo.
Nel frattempo, il Desk continuerà a offrire due volte alla settimana operazioni giornaliere per almeno 175 mld e a 14 giorni per almeno 45 mld. Il comunicato afferma che i cambiamenti annunciati per la tipologia di titoli in acquisto durerà per tutto il 2° trimestre, mentre le operazioni di rifinanziamento verranno aggiustate come necessario per garantire il funzionamento del mercato e l’implementazione della politica monetaria.
– La Presidente della Camera Pelosi ha detto che un pacchetto di misure per far fronte all’epidemia di Covid-19 è “vicino” e che i negoziati proseguono, indicando che continua la collaborazione con il segretario del Tesoro Mnuchin.
Pelosi ha affermato che la leadership democratica ha accettato “gran parte” delle proposte di modifica avanzate dai repubblicani, in modo da permettere di arrivare a un testo condiviso da portare al voto in aula alla Camera nella giornata di venerdì, prima della prevista chiusura della settimana prossima. Pelosi ha indicato che l’obiettivo è di chiudere al più presto un intervento bipartisan, senza indugi, in modo da trasmettere fiducia e sostenere le famiglie di fronte ai rischi collegati al coronavirus.
Il disegno di legge dovrebbe prevedere 14 giorni di malattia pagati, fino a 3 mesi di congedo per motivi familiari o per malattia pagati, sussidi di disoccupazione per i lavoratori in aspettativa, sospensione dei requisiti di lavoro per ottenere assistenza alimentare (introdotti nel 2019 dall’amministrazione), nuovi fondi destinati a Medicaid. Inoltre, dovrebbe essere incluso il finanziamento di test per il coronavirus gratuiti per gli individui non assicurati.
Secondo Politico i punti controversi per i repubblicani sono due.
Prima di tutto l’inclusione dell’obbligo permanente per le imprese di due settimane di congedo per malattia pagate in caso di eventi di emergenza sanitaria pubblica, con la predisposizione di crediti di imposta per imprese con meno di 500 dipendenti.
Il secondo riguarda il periodo di congedo temporaneo per malattia del lavoratore o dei familiari che dovrebbe, nel testo democratico, essere accompagnato da un pagamento parziale dei salari dei lavoratori interessati.
I repubblicani avevano obiettato anche all’inclusione nel pacchetto di supporto a Medicaid per le spese relative a individui non assicurati. Pelosi ha affermato che, dopo la definizione del disegno di legge in discussione ora, la Camera predisporrà un terzo pacchetto di interventi di emergenza.
Giovedì Trump ha detto di essere contrario alle misure del disegno di legge democratico, senza specificare punti precisi, e ha affermato che, sebbene ora non ci sia consenso per un taglio della payroll tax, in futuro è probabile che venga adottato.
Il presidente del Senato McConnell ha comunicato che la chiusura del Senato prevista per la prossima settimana verrà rinviata, in modo da poter lavorare sul pacchetto di misure di sostegno in via di definizione alla Camera. La situazione di crisi che si sta diffondendo ora anche negli USA, con il blocco delle attività ricreative e sportive, la chiusura di molte università e soprattutto il crollo verticale dei mercati, dovrebbe dare la spinta definitiva al passaggio di un pacchetto di misure entro la giornata di venerdì. L’amministrazione potrebbe anche liberare circa 40 mld di fondi gestiti dalla Federal Emergency Management Agency se venisse dichiarato lo stato di emergenza nazionale da parte del presidente. Tuttavia, fonti di stampa riportano che il presidente è restio a fare tale dichiarazione che contrasterebbe con la sua minimizzazione dell’emergenza Covid-19.
Infine, per quanto riguarda la valutazione della diffusione di Covid-19 negli USA, è sempre più palese la mancanza di preparazione del sistema sanitario americano di fronte a un’emergenza. I laboratori, pubblici e privati, hanno una carenza drammatica di kit per i test.
Finora sono stati effettuati solo circa 11 mila test dai laboratori pubblici e mancano le informazioni su quelli effettuati nelle strutture private. Fauci, il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, parte della task force per Covid-19, ha ammesso che “il sistema non è all’altezza delle necessità attuali(..) Questo è un fallimento”. La gestione della task force (alla cui guida c’è Pence), appare inadeguata di fronte alla situazione, anche per via delle interferenze politiche dell’amministrazione per minimizzare la portata dell’epidemia.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha proseguito il recupero intrapreso martedì, favorito anche dal calo post-BCE dell’euro, ma ha fatto poi parziale marcia indietro – chiudendo comunque in ampio rialzo – dopo che la Fed ha iniettato nuove massicce dosi di liquidità sul mercato, che potrebbero preludere a nuovi interventi di stimolo monetario entro il FOMC di mercoledì prossimo.
Va osservato che il mercato è caratterizzato da elevata volatilità a livello intra-day. Sul fronte dati atteso oggi un calo della fiducia delle famiglie, che potrebbe parzialmente indebolire il dollaro, senza però compromettere il recupero degli ultimi giorni.

EUR – L’euro ha corretto da 1,13 a 1,10 EUR/USD in seguito alla riunione BCE, che ha lasciato i tassi invariati, ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per quest’anno da 1,1% a 0,8% e limato quelle per l’anno prossimo da 1,4% a 1,3%, spiegando che tali numeri non tengono ancora conto pienamente degli effetti del coronavirus (per cui la previsione 2020 è probabilmente una sovrastima) e ha annunciato nuove misure per contrastare le ricadute economiche negative del coronavirus (LTROs, operazioni di rifinanziamento a più lungo termine aggiuntive, applicazione di condizioni più favorevoli alle TLTRO III da giugno 2020 per un anno, incremento temporaneo fino a fine anno di 120 miliardi per il programma di acquisto titoli), che però non sono state percepite come sufficientemente efficaci.
L’euro è poi parzialmente risalito, fino in area 1,11 EUR/USD inoltrata, dopo gli interventi sulla liquidità della Fed. Riteniamo coerente la reazione ribassista della moneta unica all’esito della riunione BCE: i ridotti margini di manovra a disposizione della banca centrale – a prescindere dalla ridotta efficacia della politica monetaria di fronte allo shock da coronavirus – rimangono un fattore di debolezza, almeno potenziale, per l’euro.

GBP – La sterlina ha corretto ancora, ampiamente, sia contro dollaro, da 1,28 a 1,24 GBP/USD, sia contro euro da 0,87 a 0,89 EUR/GBP, in una combinazione di correlazione positiva con l’EUR/USD, di generalizzato recupero del dollaro e fattori di debolezza propria dovuti all’incertezza sui negoziati con l’UE. Nel breve, almeno, la valuta britannica rischia di restare ancora sotto pressione.

JPY – Lo yen ha vissuto una giornata molto movimentata ieri passando contro dollaro da 103 a 106 USD/JPY, salvo chiudere in solo marginale calo rispetto all’apertura, e contro euro da 118 a 116 EUR/JPY per via del calo dell’EUR/USD. La dinamica dello yen, rispetto al dollaro, testimonia un’elevata incertezza, comprensibile sia per la tipologia di shock (coronavirus) sia per i dubbi sull’efficacia degli interventi che si stanno adottando a livello internazionale. Nel breve tale incertezza permarrà.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – La seconda lettura dovrebbe confermare che l’inflazione a febbraio è calata di un decimo all’1,4% dall’1,5% sull’indice nazionale e all’1,6% dall’1,7% su quello armonizzato.
I prezzi nel mese dovrebbero essere confermati invariati (dopo il -0,4% m/m sull’indice nazionale e il -0,5% m/m sull’armonizzato registrati a gennaio). La tendenza al ribasso per l’inflazione potrebbe accentuarsi nei prossimi mesi.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a marzo (prel.) è attesa in calo, sulla scia della correzione del mercato azionario e della diffusione del COVID-19 anche negli USA.
L’indice di fiducia dovrebbe correggere a 95 da 101 di febbraio, nell’ipotesi che il taglio dei tassi della Fed riesca a sostenere i mercati azionari in modo duraturo, con una ripresa dai minimi di venerdì 29 febbraio. Nel caso in cui la correzione di mercato proseguisse, la fiducia potrebbe essere in calo anche maggiore. L’indagine dovrebbe riportare un calo più marcato delle aspettative a fronte di una correzione relativamente contenuta delle condizioni correnti.