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13 Gennaio 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – L’indagine presso i consumatori della BCE stima l’inflazione percepita al 9,9% e rileva un calo delle aspettative di inflazione a 12 mesi dal 5,4 al 5,0%.
Le aspettative a 3 anni si collocano al 2,9%, in lieve ribasso rispetto alla precedente rilevazione ma sopra l’obiettivo BCE.
Le famiglie si attendono un aumento del tasso di disoccupazione nei prossimi 12 mesi.

STATI UNITI – Ieri, il CPI di dicembre è calato di -0,1% m/m (6,5% a/a da 7,1% a/a di novembre e dal picco di 9,1% a/a a giugno), dopo 0,1% m/m del mese precedente.
Energia e alimentari hanno confermato i trend contrastanti in atto dall’estate, con la prima in calo e i secondi in crescita.
L’indice core ha registrato una variazione di 0,3% m/m, dopo 0,2% m/m di novembre e in linea con il dato di ottobre, per via di una riaccelerazione dei servizi abitativi.
Da tre mesi, quindi, i rialzi dell’indice core sono in linea con un significativo ridimensionamento della dinamica inflazionistica.
La variazione tendenziale, a 5,7% a/a, è sui minimi da dicembre 2021.
I beni core hanno prezzi in calo di -0,3% m/m (2,1% a/a), terza contrazione consecutiva.
I servizi ex-energia mantengono una dinamica mensile sostenuta, 0,5% m/m (7% a/a), spinti dall’abitazione, in rialzo di 0,8 % m/m (7,5% a/a).
Per i servizi core ex-abitazione, la variazione mensile è stata di 0,2%, grazie alla correzione dei servizi sanitari e degli “altri servizi personali”, oltre che alla moderazione del comparto dei trasporti, sulla scia della flessione delle tariffe aeree.
I dati di dicembre indicano che i rischi qui sono ancora significativi, e verranno monitorati dalla Fed.

 

COMMENTI:

BCE – Per quanto riguarda le esternazioni dei banchieri centrali europei:
(1) secondo il greco Stournaras, l’assenza di spirale prezzi-salari dovrebbe consentire di riportare l’inflazione verso l’obiettivo senza causare una profonda recessione;
(2) per il lettone Kaz?cs non è razionale che i mercati scontino riduzioni dei tassi ufficiali BCE da fine 2023, perché ciò richiederebbe una profonda recessione con un significativo aumento del tasso di disoccupazione – che oggi non è prevista.

STATI UNITI – Ieri, Bullard (St Louis Fed) ha detto che l’inflazione è ancora troppo elevata, ma è in via di riduzione e ha notato che i tassi si stanno avvicinando al livello “sufficientemente restrittivo”.
Il CPI di dicembre dà ulteriore supporto alla previsione di un rallentamento del ritmo dei rialzi, con una variazione di 25pb attesa alla riunione del FOMC che si concluderà il 1° febbraio.
Molti partecipanti al FOMC hanno sottolineato che la politica monetaria è in una fase di quasi assoluta dipendenza dai dati, che richiede flessibilità e giustifica il ritorno a un rimo di rialzi più moderato.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto visibilmente, aggiornando di nuovo i minimi, sui dati di inflazione USA di ieri che hanno mostrato un altro calo, avvalorando le attese che già al prossimo FOMC dell’1 febbraio la Fed possa ridurre ulteriormente la dimensione dei rialzi dei tassi (da 50 pb a 25 pb).
Le nostre aspettative sono che la Fed alzi di 25 pb sia a febbraio sia a marzo chiudendo qui il ciclo di rialzi.
La discesa del dollaro dovrebbe quindi proseguire per via dell’avvicinarsi della chiusura del ciclo di rialzi Fed e della prospettiva che dopo l’attesa recessione USA nella parte centrale dell’anno possa esserci la svolta di policy (tagli dei tassi) già entro la fine del 2023.

EURL’euro si è rafforzato visibilmente sull’inflazione USA da 1,07 a 1,08 EUR/USD, aggiornando qui i massimi a 1,0867 EUR/USD, superando il corridoio di resistenze chiave 1,0760-1,0840 EUR/USD che, se sfondato in senso proprio, aprirebbe tecnicamente il fronte rialzista.
Da altri discorsi BCE sono giunte ulteriori indicazioni favorevoli a proseguire con decisione con il sentiero dei rialzi dei tassi.
Alla luce del dato di inflazione USA di ieri, che avvalora lo scenario di passaggio a rialzi Fed più contenuti, e del contestuale consolidarsi di uno scenario di maggiori rialzi BCE nei prossimi mesi (le nostre previsioni sono per altri 150 pb di rialzi BCE entro giugno) rivediamo al rialzo il profilo atteso dell’euro a 1,10-1,12-1,14-1,15 EUR/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 1,05- 1,08-1,10-1,12 EUR/USD, prevedendo una tendenza rialzista sia nel breve sia successivamente in corso d’anno.
La BCE, infatti, non dovrebbe seguire la Fed nella sua svolta di policy (principalmente perché il calo atteso dell’inflazione nell’area euro è molto più lento che negli Stati Uniti) agevolando così la prosecuzione del restringimento dei differenziali di rendimento a favore della moneta unica.
I rischi dello scenario di previsione sono verso il basso nel caso in cui la temporanea recessione in corso nell’area dovesse rivelarsi meno blanda del previsto o la ripresa nel secondo semestre più fiacca delle attese (in particolare in caso di evoluzione sfavorevole dei prezzi energetici, rischio che – per quanto ridimensionatosi – non si può ancora considerare rientrato del tutto) o nel caso in cui la recessione USA fosse più mite del previsto portando la Fed a rinviare il timing atteso del ciclo di tagli dei tassi.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata ieri contro dollaro sui dati di inflazione USA, da 1,20 a 1,22 GBP/USD, ma meno dell’euro, rispetto al quale si è indebolita, mantenendosi comunque in area 0,88 EUR/GBP, e recuperando in parte questa mattina sulle indicazioni miste giunte dai dati.
Il PIL mensile di novembre è infatti risultato migliore delle attese, così come il dato di produzione industriale, ma la produzione manifatturiera si è rivelata peggiore del previsto e lo scenario di recessione già in atto è confermato.
Alla luce del dato di inflazione USA di ieri che indebolisce il quadro prospettico del dollaro rivediamo al rialzo anche il profilo atteso della sterlina rispetto al dollaro a 1,24-1,26-1,27-1,28 GBP/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 1,20-1,23-1,25-1,27 GBP/USD, ma meno dell’euro, rispetto al quale il nuovo profilo atteso della valuta britannica risulta di conseguenza rivisto al ribasso a 0,89-0,89-0,90-0,90 EUR/GBP a 1m-3m-6m-12m dal precedente 0,87-0,88-0,88-0,89 EUR/GBP.
La prospettiva che la BoE alzi i tassi meno della BCE nei prossimi mesi (ci aspettiamo altri 100 pb di rialzi BoE entro la primavera, con rischi verso il basso) e inverta il sentiero di policy (tagliando i tassi) tra fine 2023 e inizio 2024, ovvero prima della BCE, dovrebbe infatti agire leggermente a sfavore della sterlina rispetto all’euro.

JPYAnche lo yen si è rafforzato contro dollaro sui dati di inflazione USA ampliando la salita già intrapresa nella notte sulla notizia che la BoJ potrebbe apportare nuove modifiche alla strategia di policy, in particolare per quanto riguarda il controllo della curva, già alla riunione della prossima settimana.
Lo yen è così salito da 132 a 128 USD/JPY, rafforzandosi anche contro euro da 142 a 139 EUR/JPY.
Alla luce del dato di inflazione USA, che avvalora lo scenario dell’avvicinarsi della chiusura del ciclo di rialzi Fed e del conseguente calo atteso dei rendimenti USA in corso d’anno, rivediamo pertanto al rialzo il profilo atteso dello yen a 126-122-120-118 USD/JPY a 1m-3m-6m-12m dal precedente 134-128-124-120 USD/JPY.
Unitamente alla revisione delle previsioni del cambio EUR/USD il nuovo profilo atteso dello yen rispetto all’euro passa a 139- 137-136-135 EUR/JPY sul medesimo orizzonte previsivo da 141-138-136-134 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Oggi la produzione industriale dovrebbe essere tornata a crescere a novembre dopo la flessione del mese precedente.
Alla luce delle indagini di fiducia e dei dati nazionali già pubblicati, prevediamo un rimbalzo dell’1% m/m.
Anche in Italia la produzione industriale dovrebbe essere tornata a crescere dopo due mesi di calo, stimiamo di almeno 0,4% m/m.
– In calendario anche la stima finale d’inflazione di dicembre in Francia e Spagna.

GERMANIA – La prima stima annua del PIL 2022 dovrebbe offrire maggiori indicazioni sulla performance dell’economia nel 4° trimestre.
I più recenti dati sull’industria hanno evidenziato una tenuta del settore migliore delle attese, che suggerisce la presenza di rischi al rialzo sullo scenario a fine 2022: ci aspettiamo una crescita dell’1,9% che sarebbe coerente con una contrazione solo marginale nel 4° trimestre (-0,1% t/t).

STATI UNITI – Oggi la fiducia delle famiglie rilevata dall’Univ. of Michigan a gennaio (prel.) dovrebbe segnare un modesto miglioramento a 60,5 da 59,7 della lettura finale di dicembre.
Le aspettative di inflazione dovrebbero rallentare di nuovo sull’orizzonte a 1 anno, da 4,4% di dicembre (minimo da giugno 2021), sulla scia del continuo calo del prezzo della benzina, mentre quelle a 5 anni dovrebbero stabilizzarsi a 2,9%.