Seguci su twitter

Categorie

13 Febbraio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Venerdì, la produzione industriale a dicembre è salita ben più del previsto (+1,6% m/m). Nel 4° trimestre, la produzione è scesa di -0,9% t/t, il che suggerisce che l’industria in senso stretto abbia sottratto circa due decimi al valore aggiunto nello scorcio finale del 2022.
Il recupero dell’output è stato diffuso, con le eccezioni dei beni durevoli (-2,4% m/m) e delle produzioni ad alta intensità di energia (nostra stima: -0,7% m/m); il maggior contributo è venuto dai beni strumentali (+3,1% m/m).
Il dato di dicembre è solitamente molto volatile; tuttavia, il trend per la produzione industriale nel primo semestre del 2023 potrebbe essere più favorevole che nel secondo semestre 2022, grazie all’effetto ritardato dal calo dei prezzi dell’energia.
Più in generale, la nostra previsione di crescita del PIL italiano nel 2023 (0,6%), che per quasi tutto l’ultimo anno è stata significativamente superiore al consenso, pare anzi ora soggetta a rischi verso l’alto, soprattutto nel caso in cui i prezzi delle materie prime energetiche si mantenessero sugli attuali livelli.

STATI UNITI – Venerdì, la fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a febbraio (prel.) è rimata circa stabile, a 66,4 da 64,9 di gennaio con un modesto aumento delle condizioni correnti, a 72,6 da 68,4, e una marginale correzione delle aspettative a 62,3 da 62,7, guidata dalle preoccupazioni per l’inflazione e il previsto aumento della disoccupazione.
Le aspettative di inflazione a 1 anno sono rimbalzate a 4,2% da 3,9% a gennaio, mentre sull’orizzonte a 5 anni sono rimaste invariate a 2,9%.

 

COMMENTI:

BCE – Sabato, il governatore di Banca d’Italia, Visco, ha ribadito l’opinione che i tassi ufficiali BCE dovrebbero salire progressivamente, ma a passo contenuto, e che un approccio equilibrato è più utile rispetto a manifestazioni di forza.
La preferenza per una restrizione graduale e cauta è giustificata dall’incertezza dello scenario, dai ritardi lunghi e variabili con i quali la politica monetaria si trasmette all’economia e, infine, dal rischio di instabilità finanziaria.
Secondo Visco, non ci sono ragioni per ritenere che il ritorno dell’inflazione al 2% richieda una recessione.
Toni più aggressivi sono stati usati da Schnabel nella giornata di venerdì: sono necessari rialzi ancora significativi dei tassi, e se il rialzo di maggio sarà di 25 o 50pb dipenderà dai dati.
I tassi saranno poi mantenuti alti fino a quando non si vedrà solida evidenza che l’inflazione tornerà all’obbiettivo.

GERMANIA – Secondo le prime proiezioni, il partito conservatore della CDU ha vinto le elezioni nella capitale, Berlino, conquistando una città governata dai socialdemocratici per oltre vent’anni.

GIAPPONE – Il governo nominerà K. Ueda come governatore della BoJ alla scadenza del mandato di Kuroda, in aprile.
Ueda è un economista, con un Ph. D. a MIT e una carriera accademica all’Università di Tokyo alle spalle, è stato membro del Board della BoJ fra il 1998 e il 2005.
Ueda è stato fra i promotori della politica di tassi a zero nel 1999, quando era parte del Board della BoJ.
I suoi commenti sullo scenario economico giapponese sono stati generalmente allineati con le opinioni di Kuroda, in linea con la valutazione secondo cui il rialzo attuale dell’inflazione è un fenomeno transitorio.
Tuttavia, Ueda ha anche indicato che la BoJ dovrà gradualmente preparare una strategia di uscita dalle misure straordinarie.
La linea della BoJ non dovrebbe cambiare con Ueda, mantenendo una stance espansiva con i tassi a zero. L’incertezza principale riguarda il controllo della curva, che potrebbe essere modificato con uno spostamento dell’obiettivo di tassi a zero su scadenze più brevi, in una fase di transizione verso una sua eliminazione più avanti nel tempo.
Sembra probabile che almeno all’inizio del suo mandato Ueda mantenga la politica monetaria invariata ed eventuali cambiamenti possano essere introdotti nella parte centrale dell’anno.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata all’insegna di una sostanziale stabilizzazione, rafforzandosi però durante la giornata di venerdì sui dati di fiducia delle famiglie che hanno sorpreso in positivo mostrando anche un aumento delle aspettative di inflazione a un anno.
Il dato chiave della settimana sarà domani l’inflazione, attesa in calo, il che dovrebbe favorire un arretramento del dollaro.
Se però dovesse sorprendere verso l’alto il biglietto verde tornerebbe a salire più stabilmente, e in tal caso bisognerebbe poi attendere il nuovo employment report del 10 marzo per capire se dopo marzo la Fed debba alzare ancora i tassi (il che favorirebbe il dollaro) o possa invece fermarsi (agevolando un indebolimento del dollaro).
Oggi infatti il dollaro apre al rialzo, favorito da un sentiment di mercato in cui si è insinuato il dubbio che l’inflazione possa sorprendere verso l’alto.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in lieve calo da 1,07 a 1,06 EUR/USD, perlopiù di riflesso alla tenuta del dollaro, risultando più rilevante per il cambio il rischio – seppure ancora ipotetico – che la Fed possa fare un rialzo in più che non la conferma che la BCE proseguirà con decisione sul sentiero dei rialzi dei tassi.
Se tuttavia il disallineamento BCE-Fed si manterrà, il trend rialzista di fondo dell’euro non dovrebbe risultare compromesso.
Nel breve però saranno i dati a guidare le oscillazioni: se domani inflazione USA non sorprenderà, l’euro dovrebbe riprendere a salire, in caso contrario il downside potrebbe estendersi fino in area 1,05 EUR/USD.
I supporti qui collocato sarebbero tuttavia ancora compatibili con il mantenimento di un trend rialzista di fondo se non si modificherà il quadro fondamentale.
Le resistenze chiave rimangono invece collocate nel corridoio 1,0760-1,0840 EUR/USD.
Oggi l’euro apre in lieve calo, sul sentiment di mercato dominante improntato alla cautela in vista dei dati di inflazione USA.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata in marginale salita contro dollaro, seppur limitata in area 1,20 GBP/USD, e in recupero contro euro, da 0,89 a 0,88 EUR/GBP.
Se l’inflazione USA non sorprenderà dovrebbe ritrovare slancio contro dollaro, soprattutto se i dati domestici sul mercato del lavoro domani e l’inflazione mercoledì confermeranno rispettivamente le attese di condizioni ancora tirate di un rallentamento solo blando della crescita dei prezzi.
L’upside dovrebbe comunque tornare a essere inferiore a quello dell’euro, in linea con il maggiore upside sui tassi BCE rispetto a quelli BoE nel breve.
Se però l’inflazione USA dovesse sorprendere verso l’alto la sterlina arretrerebbe.
Oggi, infatti, la sterlina è in calo sia contro dollaro sia contro euro, guidata dal sentiment di mercato dominante in vista dei dati USA di domani.

JPYLo yen invece ha chiuso la settimana passata in rafforzamento sia contro dollaro da 132 a 131 USD/JPY sia contro euro da 142 a 140 EUR/JPY nonostante la salita dei rendimenti USA, prevalendo il dubbio che quest’anno la BoJ possa cambiare la rotta della politica monetaria in direzione meno espansiva.
Domani si attende la proposta della nomina del nuovo governatore BoJ, Kazuo Ueda, teoricamente aperto all’ipotesi di prendere in considerazione almeno un’exit strategy.
In tal caso per lo yen si aprirebbe un potenziale rialzista significativo.
In caso contrario resterebbe la prospettiva di un rafforzamento in funzione dell’atteso calo dei rendimenti USA in chiusura del ciclo di rialzi Fed e successiva inversione di policy.
Oggi lo yen apre comunque in calo, sulla scia della risalita dei rendimenti a lunga USA e sull’idea che K. Ueda potrebbe comunque seguire un approccio cauto, basato, soprattutto all’inizio, sull’evidenza effettiva dei dati, allineandosi, inizialmente, alla strategia finora difesa da Kuroda, per poi avviare eventualmente in una fase successiva la transizione verso una normalizzazione dell’assetto di policy.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Nell’Eurozona, oggi la Commissione europea diffonde le Previsioni Economiche d’Inverno.
Il resto della settimana non offrirà particolari novità sul ciclo economico: la produzione industriale dovrebbe essere tornata a calare a dicembre, mentre la crescita occupazionale potrebbe aver rallentato nel 4° trimestre 2022.
– La prima stima sul PIL nei Paesi Bassi potrebbe mostrare una lieve contrazione, per il secondo trimestre di fila, a fine 2022.
– Infine, in Francia sarà diffusa la seconda stima di inflazione di gennaio e il dato sul tasso di disoccupazione a fine 2022.

STATI UNITI
– L’agenda è fitta di dati questa settimana.
Il focus sarà sull’inflazione di gennaio, che dovrebbe riaccelerare su base mensile, sia per l’indice headline sia per quello core.
Il CPI core è previsto in rialzo di 0,4% m/m, sulla scia di un modesto aumento dei prezzi delle auto usate e di persistenti spinte verso l’alto dell’abitazione.
– Sempre a gennaio, le vendite al dettaglio sono previste in ripresa, ma ancora marginalmente negative in termini reali, la produzione industriale dovrebbe essere in rialzo e i nuovi cantieri residenziali a gennaio in ulteriore calo.
– Le prime indagini del manifatturiero di febbraio dovrebbero confermare i segnali recessivi.