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13 Dicembre 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – La produzione industriale è diminuita di -0,5% m/m in ottobre (-2,2% a/a) dopo il +0,1% m/m di settembre (rivisto al rialzo rispetto alla precedente stima). Il dato è in linea con le attese, che erano orientate su una variazione negativa a causa del brusco calo osservato in Germania (-1,7% m/m). Il dato di ottobre conferma che il trend negativo dell’attività industriale si estenderà anche al 4° trimestre, in linea con i due trimestri precedenti. Tuttavia, il ritmo di contrazione, tendenziale e trimestrale, è destinato a ridursi significativamente in novembre e dicembre.

GERMANIA – I dati finali sull’inflazione di novembre hanno confermato le rispettive stime preliminari. L’indice armonizzato ha registrato un +1,2% a/a in novembre, superiore al suo minimo su tre anni (+0,9%) toccato ad ottobre. L’indice nazionale (CPI) è rimasto stabile a 1,1% a/a. L’inflazione è stata frenata dai prezzi dell’energia (-3,7% a/a), in particolare dal gasolio da riscaldamento (-21,9% a/a e -1,7% m/m) e dal carburante (-10,3% a/a e -0,2% m/m). Escludendo i prezzi dell’energia, infatti, l’inflazione sarebbe stata di +1,6% a/a in novembre. Sia l’indice armonizzato, che l’indice nazionale, inoltre, hanno registrato un -0,8% su base mensile. Per l’inizio del nuovo anno, ci aspettiamo un aumento del livello generale dei prezzi, legato agli effetti statistici, seguito da una discesa nei mesi successivi. Al momento non osserviamo spinte inflazionistiche nell’economia tedesca.

ITALIA – Nel 3° trimestre, il tasso di disoccupazione è calato come atteso a 9,8%, da 9,9% dei tre mesi precedenti. L’occupazione è risultata poco variata nel trimestre (l’aumento dei dipendenti, soprattutto a termine, è compensato dal calo degli indipendenti), in un contesto di diminuzione non solo dei disoccupati ma anche degli inattivi. Sono però aumentate le ore lavorate (+0,4% t/t). Il calo dei disoccupati riguarda solo gli individui in cerca di prima occupazione, a fronte del lieve aumento di quanti avevano precedenti esperienze di lavoro. Torna a crescere il tasso di occupazione tra i giovani di 15-34 anni. Nei dati di flusso si nota un aumento della permanenza nell’occupazione, soprattutto tra le donne e tra i giovani. Tra i dipendenti, in aumento le transizioni dai contratti a termine al tempo indeterminato. Dal lato delle imprese, prosegue la crescita della domanda di lavoro, con un aumento delle posizioni lavorative dipendenti di +0,5% t/t e delle ore lavorate per dipendente di +0,2% t/t. Il costo del lavoro è cresciuto di appena 0,1% rispetto al trimestre precedente ma di 1,8% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (sull’anno ha pesato soprattutto l’aumento degli oneri sociali +3%). Ci aspettiamo che il tasso dei senza-lavoro resti vicino al 10% nei prossimi trimestri.

 

COMMENTI:

BCE – Il consiglio direttivo ha lasciato invariata la politica monetaria, come atteso. Le previsioni dello staff sono state riviste nella direzione da noi attesa: sono stati annunciati una lieve limatura alla proiezione di crescita 2020, scesa a 1,1%, e un lieve rialzo della previsione di inflazione per il 2020 a 1,1%. Le previsioni di inflazione salgono nel 2021 e 2022, toccando l’1,6% nel 2022 (2022T4: 1,7%). La presidente Lagarde ha comunque precisato che tale rialzo non è ritenuto sufficiente a soddisfare la condizione di robusta convergenza all’obiettivo di medio termine. Con riferimento ai rischi per lo scenario, la presidente ha detto che le prospettive sul fronte delle guerre commerciali sono migliorate rispetto a qualche mese fa.
Lagarde ha anche annunciato che la revisione strategica della politica monetaria inizierà a gennaio e si concluderà entro il 2020. Il riesame interesserà sia la definizione di stabilità dei prezzi, sia gli strumenti di politica monetaria. Sempre nel 2020, dovrebbero concludersi i lavori della task force sulle monete digitali emesse dalle banche centrali, con l’intenzione di definire anche gli obiettivi della loro introduzione (riduzione dei costi dei pagamenti, erogazione di credito inclusivo a basso costo o altro), oltre che gli aspetti tecnici.
Riguardo al risultato dell’asta TLTRO III, la BCE avrebbe preferito una richiesta superiore ai circa 97,7 miliardi osservati, che si confrontano con 146,8 mld di rimborsi dei precedenti programmi, ma la domanda potrebbe essere stata negativamente influenzata dalla fine d’anno. Riteniamo certo che la BCE manterrà invariati i tassi ufficiali e il ritmo degli acquisti nell’ambito dell’APP anche alla prossima riunione. Valutiamo altresì come molto probabile che non sia più adottata alcuna misura espansiva nel corso del 2020.

AREA EURO – Nell’ambito del Consiglio europeo, è prevista una riunione del Vertice euro in formato allargato, in cui si farà il punto sui progressi compiuti nell’attuazione della dichiarazione del vertice euro del giugno 2019, e in particolare sulla revisione del trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità (MES), sullo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività (BICC) e sui lavori tecnici relativi al rafforzamento dell’unione bancaria. I leader della UE a 27 discuteranno anche della Brexit e dei preparativi per i negoziati sulle future relazioni dopo il ritiro del Regno Unito dall’Unione Europea.

BREXIT – Si profila un’ampia vittoria per il Partito Conservatore e, quindi, un percorso rapido e tranquillo verso la ratifica del Trattato di Recesso dall’Unione Europea. Con 9 seggi ancora da assegnare, i Conservatori hanno già conquistato 359 seggi, oltre la maggioranza assoluta di 326, con un incremento di 66. I Laburisti ne hanno persi 42, scendendo a 202. Male anche i Liberaldemocratici (11). L’unica altra formazione politica in ascesa è lo Scottish National Party (48). Il nuovo voto sul trattato di recesso dovrebbe svolgersi il 20 dicembre, e il suo esito si può dare per scontato. L’uscita formale del Regno Unito dall’UE si verificherà il 31 gennaio. Grazie al periodo di transizione previsto dall’accordo, tuttavia, gli effetti pratici del recesso sull’interscambio commerciale e in generale sul quadro normativo sono rinviati al 31 dicembre 2020. Ci saranno quindi 11 mesi per ratificare l’accordo sulla relazione a regime, in assenza del quale i rapporti commerciali dell’UE con il Regno Unito sarebbero basati sulla tariffa WTO, come in uno scenario di no-deal exit.

STATI UNITI – Il presidente Trump ha dichiarato che l’amministrazione è molto vicina a concludere un accordo parziale con la Cina. L’accordo includerebbe una riduzione dei dazi introdotti in precedenza, oltre al rinvio degli aumenti previsti questa domenica (15 dicembre) su circa 156 miliardi di beni di consumo importati dalla Cina. Quest’ultima garantirebbe importazioni di prodotti agricoli statunitensi, oltre a misure valutarie e di tutela della proprietà intellettuale. Nel frattempo, l’amministrazione ha anche raggiunto un’intesa con i democratici per garantire la ratifica del trattato USMCA con Canada e Messico, bloccato da un anno.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha corretto ieri, principalmente per l’ascesa della sterlina sull’esito delle elezioni, ma si era rafforzato precedentemente grazie agli sviluppi favorevoli sul fronte USA-Cina. Prima infatti Trump in un tweet aveva dichiarato che le parti erano molto vicine a un’intesa, che nelle ore successive avrebbe portato al rinvio degli aumenti dei dazi USA su alcuni prodotti cinesi che sarebbero dovuti entrare in vigore domenica. La reazione del biglietto verde dovrebbe tuttavia essere facilmente reversibile, purché i dati non deludano.

EUR – L’euro si è rafforzato, ampliando i progressi in area 1,11 EURUSD (massimo a 1,1199), principalmente grazie alla correlazione positiva con la sterlina che è salita sull’esito delle elezioni. Precedentemente infatti la moneta unica era scesa dopo le dichiarazioni di Trump sui negoziati USA-Cina, mentre l’effetto della riunione BCE è stato, come avevamo ipotizzato, pressoché neutro. La banca centrale ha infatti mantenuto invariati sia i tassi sia la forward guidance, confermando la necessità che la politica monetaria rimanga molto accomodante per un periodo prolungato. Ha preso atto dei recenti miglioramenti dei dati, ma non li ritiene sufficienti a dimostrare che lo scenario abbia svoltato significativamente al meglio. La crescita 2020 è stata rivista marginalmente al ribasso e mostra ora una lieve decelerazione rispetto al 2019 (da 1,2% a 1,1%), restando in accelerazione successivamente (a 1,4% sia nel 2021 sia nel 2022).
L’inflazione invece è stata rivista marginalmente al rialzo a 1,1% nel 2020, ma rimane comunque in lieve calo rispetto al l’1,2% del 2019, mentre è previsto in aumento a 1,4% e 1,6% nel 2021 e 2022 rispettivamente. A meno di un deterioramento significativo del quadro, appare probabile che la BCE non debba fornire nuovo stimolo monetario nel corso dell’anno prossimo. Affinché questo possa tradursi in un apprezzamento significativo e non effimero dell’euro è però necessario che lo scenario di crescita e inflazione migliori molto più di quanto non abbia fatto ultimamente.

GBP – La sterlina si è apprezzata ampiamente sia contro dollaro da un minimo in area 1,30 a un massimo in area 1,35 GBP/USD sia contro euro da un minimo in area 0,85 a un massimo in area 0,82 EUR/GBP sui risultati delle elezioni che hanno mostrato sin dagli exit poll alla chiusura dei seggi una vittoria schiacciante dei Conservatori che sono riusciti a ottenere comodamente la maggioranza assoluta.
A conteggio quasi ultimato (649 su 650 seggi) i Conservatori ottengono 364 seggi, contro i 203 dei Laburisti, i 48 dell’SNP scozzese e gli 11 dei Liberal Democratici. Questo rappresenta il risultato più favorevole per l’iter di Brexit e di conseguenza anche per le ricadute sull’economia britannica. Il parlamento infatti potrà approvare rapidamente l’accordo su Brexit siglato da Boris Johnson in ottobre e il Regno Unito potrà uscire dall’UE – con un accordo (i.e. soft Brexit) – entro la data stabilita del 31 gennaio 2020. Rimuovendo un’elevata dose di quell’incertezza che nel corso di quest’anno ha interferito negativamente con i mercati, questo è il risultato più favorevole anche per la sterlina, anche al di là del breve termine. Ne rivediamo pertanto al rialzo il profilo atteso contro dollaro a 1,36-1,38-1,40-1,43 GBP/USD sull’orizzonte a 1m-3m-6m-12m. Contro euro questo si traduce in un rafforzamento più blando con tendenziale stabilizzazione in un range verso 0,81-0,82 EUR/GBP per via del contestuale apprezzamento atteso dell’EUR/USD.

JPY – Lo yen ha corretto, da 108 a 109 USD/JPY prima sulle notizie di un imminente accordo USACina, che per ora permette di rinviare gli aumenti dei dazi USA su alcuni prodotti cinesi che sarebbero dovuti entrare in vigore domenica, poi sui risultati delle elezioni britanniche, che aiutano a rimuovere una buona fetta di incertezza. Contro euro lo yen ha corretto da 120 a 122 EUR/JPY, anche per via della contestuale salita dell’EUR/USD. Alla luce di tali sviluppi rivediamo leggermente al ribasso il profilo atteso dello yen sull’orizzonte a 1m-3m-6m a 109-110-111 USD/JPY. Contro euro questo implica una revisione al ribasso a 120-123-127 EUR/JPY sul medesimo orizzonte previsivo.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
I prezzi all’import a novembre sono attesi in aumento dello 0,1% m/m. La persistente forza del dollaro contiene eventuali spinte verso l’alto legate ai dazi.
– Le vendite al dettaglio sono previste in riaccelerazione, con una variazione attesa dello 0,4% m/m (dopo +0,3% m/m), in parte spinta dalla ripresa dei prezzi della benzina e in parte dall’aumento nel comparto auto. Al netto delle auto, le vendite dovrebbero aumentare dello 0,3% m/m, dando indicazioni di stabilizzazione dei consumi su un sentiero di crescita moderata, intorno al 2% t/t ann.