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12 Ottobre 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri la produzione industriale è cresciuta, a sorpresa, del 2,3% m/m (2,9% a/a) da un precedente 0,5%.
La crescita è trainata dai beni di consumo, e il parziale allentamento delle strozzature all’offerta suggerito dalle indagini potrebbe aver avuto un ruolo.
I dati di agosto sono però tipicamente volatili e non vanno a nostro avviso eccessivamente enfatizzati: sospettiamo che l’output possa essere tornato a calare a settembre e le indagini di fiducia suggeriscono che il peggio debba ancora venire, in particolare nei settori più energivori (già in ampio calo ad agosto, e il cui trend potrebbe essere anticipatore rispetto a quello della maggior parte degli altri comparti).

STATI UNITI – Ieri la Survey of Consumer Expectations condotta dalla NY Fed a settembre ha mostrato una nuova correzione delle aspettative di inflazione a 1 anno, a 5,4%, ma modesti rialzi sugli orizzonti a 3 e 5 anni, a 2,9% e 2,2%, rispettivamente.
La dispersione delle aspettative si è circa stabilizzata su livelli storicamente elevati.
Disaggregando per categoria, il calo delle aspettative a 1 anno è collegato alla benzina, mentre per sanità, affitti e istruzione le variazioni attese sono comprese fra 9 e 10%.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Il FMI ha ridotto le previsioni di crescita per l’Eurozona nel 2023, a 0,5% (da 1,7% previsto sei mesi fa), con una contrazione annua attesa per Germania e Italia (-0,3% e -0,2%, rispettivamente).

BCE – Il governatore di Banque de France, F. Villeroy de Galhau, ha esternato ieri le sue idee in merito a come dovrebbe essere effettuata la normalizzazione della politica monetaria nel 2023.
Dopo aver portato i tassi “un po’ sotto il 2%” entro fine 2022, occorrerà spingere le banche a rimborsare i fondi TLTRO, “evitando ogni incentivo a ritardare” il rientro.
A suo parere, sarebbe contraddittorio alzare i tassi e mantenere un bilancio gonfiato.
In seguito, anche “prima del 2024”, la BCE potrebbe iniziare a non reinvestire integralmente le scadenze del portafoglio APP, con una riduzione progressiva e comunicazione chiara riguardo alla data conclusiva e all’obiettivo del processo.
Secondo P. Lane, l’impatto di mercato della riduzione del bilancio sarà probabilmente inferiore a quello dell’aumento, perché l’effetto segnaletico è più debole; al contrario, gli effetti di un rialzo dei tassi potrebbero essere più ampi, in particolare con l’uscita dal regime di tassi negativi e con l’abbandono della forward guidance.

REGNO UNITO – La Bank of England ha annunciato un nuovo intervento di emergenza, estendendo il programma di acquisti di Gilt anche ai titoli indicizzati all’inflazione.
L’estensione avrà una durata di tre giorni, dall’11 al 14 ottobre, e si affianca al programma esistente di acquisti di titoli convenzionali aperto il 28 settembre.
Complessivamente la BoE è pronta ad acquistare fino a 10 mld di Gilt al giorno (di cui 5 mld indicizzati e 5 mld convenzionali), con l’indicazione che “tutti gli acquisti verranno annullati in modo ordinato quando i rischi al funzionamento del mercato saranno considerati diminuiti”.
Nella giornata di ieri, gli acquisti di titoli indicizzati sono stati pari a circa 2 mld di sterline, con una stabilizzazione dei rendimenti dei Gilt indicizzati sui nuovi livelli, intorno a 1,5% e in forte rialzo da 0,8% di venerdì.
Il governatore Bailey ha ripetuto che i fondi pensione hanno solo tre giorni per ricostituire le riserve di liquidità, confermando l’intenzione della banca centrale di chiudere il programma di emergenza il 14 ottobre.
Allo stesso tempo, la BoE ha ribadito che il malfunzionamento del mercato dei Gilt pone “rischi concretiper la stabilità finanziaria del Regno Unito.

STATI UNITI
 – Il FMI ha ridotto le previsioni di crescita per il 2022-23, portandole a 1,6% e 1%, rispettivamente, con la variazione annua attesa per il CPI a 8,1% e 3,5%.
– Il focus sarà sui verbali della riunione del FOMC di settembre, che dovrebbero confermare il messaggio hawkish emerso dalla conferenza stampa di Powell e dalle proiezioni macroeconomiche.
Il documento dovrebbe mostrare un fronte compatto a favore dell’impegno a riportare l’inflazione al 2%.
I verbali dovrebbero dare informazioni sulle condizioni richieste per rallentare il ritmo dei rialzi e per iniziare una fase di pausa sul sentiero dei tassi.
Il consenso dovrebbe essere diffusamente a favore di altri interventi che portino i tassi intorno al 4,5% a inizio 2023, come indicato nel grafico a punti, con l’intenzione di fare rallentare la domanda e indebolire il mercato del lavoro.
Anche se i verbali avranno toni hawkish, riteniamo che ora il leitmotiv dei discorsi si sposti verso la preparazione a una fase di pausa prevista a inizio 2023, con durata di qualche trimestre, allo scopo di valutare gli effetti della restrizione già attuata.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ulteriormente, favorito soprattutto da un nuovo aumento della risk aversion, ma mostrando una certa volatilità a livello intraday, sulla scia della dinamica dei rendimenti che faticano a salire ulteriormente avendo le aspettative di fatto raggiunto i livelli di tasso attesi indicati dalla Fed alla riunione di settembre.
Anche se complessivamente il biglietto verde rimane supportato nel breve, all’avvicinarsi della fine del ciclo di rialzi Fed l’upside dovrebbe gradualmente andare ridimensionandosi, soprattutto quando si avranno i segnali che la Fed rallenterà il ritmo dei rialzi.
A tale proposito qualche indicazione si potrebbe forse trovare già nei verbali del FOMC in pubblicazione questa sera.
L’altro test importante sarà comunque l’inflazione domani, attesa ancora elevata. Nel breve pertanto si potrebbe osservare una certa volatilità.

EURL’euro è sceso leggermente ieri da 0,97 a 0,96 EUR/USD sul modesto afforzamento del dollaro, ma sta trovando su questi livelli un’area di stabilizzazione.
Si tratta di livelli piuttosto bassi, per cui il cambio incontra qui supporti robusti in assenza di novità effettive negative per l’area euro o sorprese positive per gli USA che potrebbero invece farlo scendere ulteriormente.
Eventuali indicazioni dai verbali del FOMC sulle condizioni che porterebbero la Fed a rallentare il ritmo dei rialzi offrirebbero sostegno all’euro che potrebbe rafforzarsi ancora in caso di un’eventuale delusione dai dati di inflazione USA domani.
Tuttavia, nel breve, guardando anche al quadro macro area euro e all’evoluzione del conflitto russo-ucraino, i rischi verso il basso non sono ancora rientrati.

GBPLa sterlina mantiene una tendenza ribassista ma con una dinamica molto volatile a causa della forte incertezza che grava sul quadro economico-finanziario domestico.
Contro dollaro è scesa ieri da 1,11 a 1,09 GBP/USD, indebolita soprattutto dalle dichiarazioni del governatore della BoE Bailey chedopo aver lanciato ieri un nuovo intervento di emergenza affiancando al programma di acquisti già in essere anche acquisti di titoli governativi indicizzati all’inflazione per contenere le pressioni rialziste sui rendimenti – ha ribadito con fermezza che gli acquisti straordinari termineranno, come da programma, questa settimana (venerdì 14 ottobre).
Bailey ha pertanto esplicitamente invitato i fondi pensione, che avevano chiesto invece di proseguire il programma di acquisti oltre la scadenza, per sostenere il mercato dei Gilt, a ricomporre le proprie posizioni entro venerdì.
Questa mattina però la sterlina è rimbalzata da 1,09 a 1,10 GBP/USD sulla notizia pubblicata dal Financial Times che citerebbe fonti secondo le quali la BoE potrebbe invece essere disposta a proseguire gli acquisti anche oltre venerdì qualora le condizioni di mercato lo richiedessero.
In attesa di chiarimenti, l’incertezza – riflesso di una situazione critica (anche Bailey ha parlato di rischi per la stabilità finanziaria) – e i dati (molto peggiori del previsto stamani i dati di produzione industriale e di Pil mensile di agosto) lasciano la sterlina esposta a nuovi cali nel breve.
La volatilità è evidente anche contro euro, rispetto al quale la sterlina oggi è in recupero da 0,88 a 0,87 EUR/GBP dopo il calo di ieri.
Da seguire oggi alcuni discorsi BoE (Haskel e Mann, che a settembre avevano dissentito, votando per un rialzo più ampio, 75 pb invece di 50 pb, e Pill).

JPYLo yen ha accelerato oggi l’indebolimento in atto contro dollaro aggiornando i minimi (dal 1998) in area 146 USD/JPY, e superando così i livelli dove è stato condotto l’intervento valutario il 22 settembre.
Le autorità hanno ribadito l’attento monitoraggio del cambio ripetendo che restano pronte a intervenire se necessario, ma il ministro delle finanze Suzuki ha fatto esplicitamente riferimento alla velocità dei movimenti del cambio piuttosto che ai livelli, a conferma che non vi è una regola automatica di intervento al superamento di una data soglia.
Il calo dello yen riflette la salita dei rendimenti a lunga USA (decennale) che ieri hanno raggiunto quota 4,00%, a un soffio dai massimi di fine settembre.
Quando questi invertiranno rotta, all’avvicinarsi della fine del ciclo di rialzi Fed, le pressioni ribassiste sullo yen dovrebbero iniziare a diminuire.
Cruciali saranno pertanto le indicazioni che arriveranno stasera dai verbali del FOMC e domani dall’inflazione USA.
Nel breve, il rischio di ulteriore calo dello yen rimane e se dovesse essere eccessivo vi sarebbe spazio per un nuovo intervento.
Lo yen è in indebolimento anche contro euro, da 141 a 142 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi la produzione industriale dovrebbe essere tornata a crescere ad agosto.
I dati nazionali già pubblicati sono coerenti con un incremento di 1,4% m/m mentre la flessione di luglio potrebbe essere rivista in senso migliorativo intorno a -1,7%.
Riteniamo però che l’output possa tornare a calare già da settembre e che la debolezza dell’attività nell’industria sia destinata ad accentuarsi nei prossimi mesi.

STATI UNITI – Oggi sarà pubblicato il PPI di settembre, atteso in aumento di 0,2% m/m per l’indice headline e 0,3% m/m per il core.